I modelli cosmologici alternativi

 

Tra i principali ricordiamo i seguenti.

Universo stazionario.

È un modello proposto nel 1946 da un gruppo di cosmologici (Fred Hoyle, Thomas Gold, Herman Bondi), secondo il quale nell’universo si ha una creazione continua di materia che rimpiazza quella che si allontana a causa dell’espansione cosmica. Il ritmo con cui nuova materia entra nell’universo è tale che, in media, la densità delle galassie rimane invariata man mano che l’universo si espande. L’universo non ha nè inizio nè fine ed appare in media sempre uguale a se stesso. Secondo questa ipotesi i gruppi di galassie vicini a noi dovrebbero apparire simili a quelli molto lontani; la cosmologia del Big Bang, invece, prevede che, poiché le galassie si sono formate tutte molto tempo fa, quelle lontane debbano sembrare più giovani di quelle vicine, dato che la loro luce impiega più tempo per raggiungerci. Oggi non viene ritenuto valido, in quanto contrasta con i dati sperimentali raccolti con le osservazioni.

Universo ciclico.

La storia dell’universo si ripete infinitamente secondo precisi cicli.

Universo bidirezionale.

L’universo, chiuso e finito, raggiunge una dimensione massima, per poi contrarsi, ripercorrendo esattamente a ritroso l’evoluzione subita in fase di espansione. Questa ipotesi è stata formulata dall’astronomo Thomas Gold e non trova d’accordo gran parte degli scienziati.

Universi paralleli.

In questa teoria si suppone che esistono tanti universi, forse infiniti, che appaiono continuamente come bolle in un substrato cosmico primordiale in espansione e soggetto a sporadici cambiamenti. Ognuna di queste bolle, dopo essersi formata, si espande a sua volta secondo modalità dettate dalle condizioni iniziali, innescando l’evoluzione di un mondo fisico a se. Noi vivremmo in uno di questi mondi in cui si sono instaurate fra le infinite condizioni possibili, quelle giuste per farci essere come siamo. In questa visione di molti universi, il nostro non sarebbe il risultato di un singolo evento, ma solo uno dei tanti universi possibili, ciascuno retto da condizioni del tutto casuali. La convivenza di universi paralleli non è osservabile e dimostrabile, a meno che qualcuno di questi universi non interagisca in qualche modo con il nostro.