Recensione
a cura di
Alessandro Brozzetti
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La
storia del Lotto
di
Mauro Ulivi
Fin
dai tempi antichi il gioco ha sempre fatto parte dell’indole umana,
infatti alcuni ritrovamenti archeologici testimoniano che i soldati della
regina Cleopatra già nel 30
avanti Cristo amavano cimentarsi in
un gioco chiamato “pesca”, una sorta dell’attuale lotteria. Questo
tipo di gioco si diffuse soprattutto nel periodo in cui regnarono Augusto
e Nerone. Successivamente altre forme di lotteria nacquero nelle
repubbliche di Milano e di Venezia intorno al 1450.
Sono
in molti a pensare che il Lotto abbia preso vita a Napoli, invece le
origini del gioco più seguito dagli italiani ci portano a Genova, quando
nel lontano 1576
vennero sorteggiati tra i 120 personaggi più illustri della città, i
cinque membri che avrebbero dovuto governare. I foglietti con i nomi
venivano estratti da un urna chiamata “seminario” e ben presto
iniziarono le scommesse su chi sarebbe stato sorteggiato, fu così coniato
il nome di “Gioco del seminario”.
All’inizio tutto avveniva in un clima di clandestinità, in
quanto il governo riteneva che scommettere sui futuri senatori fosse
offensivo nei loro confronti. Quando poi si capì quanto fosse elevato
l’introito che ne derivava, nell’anno 1643 il
gioco venne legalizzato imponendo su di esso una tassa e l’anno
successivo venne dato in appalto a un privato.
I
grossi utili che la Repubblica genovese ne ricavava fecero si che anche
altri Stati lo legalizzassero evitando così che i propri sudditi attratti
dall’azzardo, giocassero a Genova tramite intermediari, con conseguente
esportazione di valuta. Nel 1650 furono
gli Stati Veneziani ad introdurre il gioco nei loro territori, poi toccò
alla Lombardia nel 1665
a dar vita al “Gioco dei Senatori di Genova”. Negli Stati della Chiesa
venne ammesso nel 1670,
negli Stati Sardi di terraferma nel 1674
e nel Regno delle due Sicilie nel 1682.
In questo periodo si susseguirono molte sospensioni sempre a causa della
moralità. Si giunge così al 1732
quando a Genova nacque il “Gioco delle zitelle”. Venivano imbussolati
90 nomi di donne povere non sposate e alle cinque estratte era concessa
una dote. Negli anni successivi, anche la Toscana nel 1739
e il Piemonte nel 1740 ebbero
il loro gioco. Lo Stato Pontificio contrastò per molti anni lo sviluppo
di queste scommesse, ma alla fine si giunse alla legalizzazione destinando
una parte dei proventi in beneficenza e alla realizzazione di opere
pubbliche.
Dopo
l’avvenuta unità d’Italia, Casanova che all’epoca deteneva a Parigi
alcuni “banchi” della Regia lotteria francese dimostrò che con questo
gioco lo Stato non poteva mai perdere. Così nel 1863
venne istituito in Italia il monopolio del Lotto e nel 1871
si ebbero le prime estrazioni ufficiali. I compartimenti all’epoca erano
solo sette (Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia) per
poi diventare otto nel 1874
con l’aggiunta della ruota di Bari. Dal 1939
si passa alle attuali dieci 10 ruote essendo ammesse anche Cagliari e
Genova. Nel periodo bellico del secondo conflitto mondiale diverse
estrazioni non furono effettuate, ma col ritorno della pace il gioco del
Lotto non ha più subito interruzioni fino ai giorni nostri. Unica
eccezione per una estrazione non effettuata in tutti e dieci i
compartimenti a causa di uno sciopero avvenuto nel 1961.
Un grosso incremento delle scommesse si è avuto a partire dal 1994
anno in cui è avvenuta la meccanizzazione delle giocate su tutto il
territorio nazionale. Questo ammodernamento ha portato un grandissimo
aumento del numero delle ricevitorie in quanto la possibilità di ricevere
le giocate è stata affidata anche ai tabaccai. Dal mese di marzo del 1997
è stata istituita la seconda estrazione settimanale destinando parte dei
proventi delle scommesse al mantenimento dei beni culturali. Nel corso del
XX
secolo sono nati altri giochi a pronostici legati direttamente alle
estrazioni, come l’Enalotto e il Super Enalotto, quest’ultimo divenuto
in poco tempo un vero e proprio fenomeno di massa.
Mauro
ULIVI
ma_uli@yahoo.it |