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Martinique

cap. 10

Warning!!!

 

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31 maggio 1785

Dal diario di bordo della Mistral:

 

“…

Avvistata la costa est della Martinica.

Aperti gli ultimi dieci barili di rum per festeggiare, su ordine dell’ammiraglio.

Spira un Aliseo teso da nord e il cielo è coperto e minaccioso, ma procediamo veloci verso terra; arriveremo in poche ore a Saint Pierre...”

 

 

cap.10

Opera di Ariel

 

Anche chi aveva passato la notte in bianco per il turno di guardia si trovava sul ponte di coperta a festeggiare. Strattonata dal vento sferzante, la Mistral volava sulle onde; lo scatto finale del corridore stanco verso terra tanto attesa che aveva interrotto la monotonia dell’orizzonte poche ore prima. Il profilo inaspettatamente aspro delle cime verdi della Martinica sembrava brillare di luce propria nel buio della giornata piovosa e, nonostante la perturbazione peggiorasse di ora in ora, l’equipaggio non dava segno di stancarsi della propria euforia. Continui brindisi e urla di gioia si levavano dalla massa di uomini in festa sotto la furia di scrosci d’acqua intermittenti. Il trio formato da Oscar, Étienne e Camille si godeva lo spettacolo dall’alto del cassero, intavolando una discussione dietro l’altra, lasciandone molte a metà, come accade spesso nelle ore più leggere, più liete, tra amici.

 

“Lo SVEDESE???”

“Rudimenti.” rispose Oscar, vaga.

“Ma perché???” domandò al colmo dello stupore l’ammiraglio, non riuscendo ad immaginare il motivo che l’avesse spinta ad imparare una lingua così poco diffusa.

“E poi il latino. Anche se più che altro so leggerlo.” sviò lei con destrezza, nascosta dai capelli ribelli nelle brusche folate di vento.

“E’ così per tutti, e chi è così colto da conoscerlo, solitamente, parla anche il francese.” Argomentò Étienne, “Quindi, almeno finché non esisterà la pirateria vaticana, vi risulterà più utile migliorare l’inglese e imparare il creolo. Camille vi darà lezioni quando ci vedremo, a Saint Pierre.”

“Però, se non ho capito male, non ci incontreremo spesso una volta sbarcati.” obiettò la bionda.

“No, no. Non vi libererete tanto facilmente di noi, Oscar!” Disse Camille, ricevendo un sorriso in risposta. “Per i primi tempi faremo in modo di venire a trovarvi il più spesso possibile; il che significa che vedrete la Mistral spuntare all’orizzonte… diciamo… almeno una volta al mese!”

“Non so se sarà possibile così spesso” Rettificò Étienne “D’altronde questa nave è fatta per le battaglie, e le coste vanno pattugliate. Ma l’idea è quella, almeno per controllare che tutto proceda per il meglio…”

Seguì una pausa divertita, piena di sottintesi indirizzati ad Oscar.

“Parlo del vostro adattarvi alla nuova sistemazione, non intendevo certo… pensavate che mi stessi riferendo a voi e ad André, mia cara?”

Lei gli negò la soddisfazione di mostrarsi imbarazzata, chiuse il discorso con un’occhiata infastidita, mentre il nostromo arrivava trafelato al loro cospetto. “Ammiraglio… comandante, dottore…”

“Stéphan, cosa c’è? Che hai?” chiese Camille.

“Laggiù” rispose lui con il fiatone, indicando il cielo alle loro spalle, e porgendo all’ammiraglio il cannocchiale.

Al di là delle raffiche di vento che facevano lacrimare gli occhi, oltre la scia della Mistral e i muri di pioggia, ad est, un fronte denso di nubi solide e scure come la notte sembrava voler avvolgere il cielo in spire minacciose, lampi magenta ne disegnavano i contorni mobili, in una successione spaventosa e silente di esplosioni elettriche. Doveva essere un inferno. Ma per loro fortuna era ben lontano dal travolgerli.

“E’ tutto a posto.” Commentò l’ammiraglio, dopo un’attenta osservazione. “Oramai, se ci raggiungerà, sarà dopo lo sbarco.”

“E la Destin?”

La tensione nella voce di Oscar era palpabile.

“Anche io sono preoccupato per loro.” Rispose il nostromo, più veloce degli altri due. “Non ho mai visto una tempesta simile, e di questo periodo meno che mai, sembra l’apocalisse! E dire che stava andando tutto così bene…”

“Stéphan!” Lo interruppe Étienne. “Non è affatto detto che sia brutta come crediamo.”

“Ma, signore…”

“Da qui” continuò l’ammiraglio “non possiamo dirlo con certezza. E la Destin potrebbe essere ancora molto lontana, per quello che ne sappiamo.”

Ma la paura che vide sul volto terreo di Oscar gli fermò ogni altra bugia sulle labbra. Non poteva negare l’evidenza di una simile rivoluzione del cielo, né trovava le parole per lenire le ansie della sua amica. Il vocio di festa dell’equipaggio ignaro riempì, stonando, il lungo silenzio che seguì.

“Étienne… cosa possiamo fare?” chiese lei.

“Sperare… pregare, Oscar, se credete.”

 

***

 

“Non è ancora stagione” dicevano.

“E’ presto per le grandi tempeste.”

Ma ben presto i marinai si trovarono a dover ammettere che la situazione stava loro sfuggendo di mano.

Il mare continuava a gonfiarsi alla furia del vento; le onde crebbero prima lunghe, poi alte e nauseanti, stremando lo stomaco anche dei più resistenti. Poi venne il buio, nel bel mezzo del giorno, e una pioggia tagliente e continua si abbatté sulla Destin, prima ancora che avessero iniziato ad ammainare le vele.

L’ululato cupo della tempesta era assordante. Iniziarono i tuoni, continui, il boato del primo si esauriva nel successivo senza pace, mentre il bagliore metallico dei fulmini ritagliava attimi storditi, la confusione di un equipaggio disorientato, preso in contropiede dalla violenza esplosiva di quella che credevano solo una burrasca.

 

Urlavano, senza capirsi, a due passi di distanza. “VA’ VIA!!!”

“Risparmia…” André si interruppe per aggrapparsi alla cima che stava stringendo attorno all’albero, nell’intenzione di assicurare parte del carico che non erano riusciti a mettere al sicuro sottocoperta. “Risparmia il fiato e le energie!”

Alain lo afferrò per un braccio, esasperato: “Pazzo di un cieco che non sei altro, finirai col farti ammazzare! Se non scendi immediatamente, ti ci trascino io!”

Ma fu un’onda più alta del previsto a trascinare entrambi sul pontile, a cui seguì un rollio infinito e terrificante, che mise a dura prova il bilanciamento della Destin, che non si ribaltò, pur andandoci vicino. Alla ruota del timone, impavido, nonostante quante se ne erano dette sul suo conto, stava il comandante Dagoût, assieme ai tre migliori marinai della nave, in evidente difficoltà per la furia degli elementi. Fecero loro segno per chiedere aiuto, servivano altre braccia, ancora.

“Vogliono una mano a tenere la ruota del timone!”

Ma André non aveva visto, non riusciva. E al momento era troppo disorientato anche solo per capire da che lato della nave si trovasse. “Non posso far nulla se continuo a preoccuparmi per te! Non azzardarti a fare altro, MI HAI CAPITO?”  E André capì, infine, non reagì all’urlo, rimase immobile, col peso di se stesso e della sua vista provata, mentre Alain raggiungeva come possibile la poppa e i timonieri.

Tutto divenne bianco e luminoso per un istante. Seguì un boato fortissimo, il tremito ferito della Destin e uno schianto terribile, in pochi attimi convulsi; parte dell’albero di maestra e forse anche quello di trinchetto, straziati dai fulmini, cominciavano a sfracellarsi sul ponte.

“UOMO IN MAREEEEE!!!”

La murata a cui stava tenendosi Alain, semplicemente, non esisteva più.

E non c’era tempo per pensare, André agì d’istinto. Legò la cima che stava usando alla maglia di una manovra fissa e l’altro capo a mo’ di imbracatura, alle sue  spalle e al torace. E forse qualcuno provò anche a fermarlo mentre si lanciava nel tumulto delle onde scure, ancora di più per lui, nell’impresa folle di recuperare l’amico che neppure vedeva.

L’abbraccio ghiacciato del mare lo avvolse stordendolo.

Sotto la superficie delle onde, i suoni della tempesta arrivavano ovattati e temibili, come da una dimensione aliena e lontana, gli venne il dubbio di essere già morto.

No, noi dobbiamo vivere, Alain.

Emerse a bracciate disperate, riusciva a stento a mantenersi a galla mentre la corrente lo trascinava contro la sua volontà e l’imbracatura lo strozzava.

Lo so che non finisce così. Devo vederti, prima, Oscar.

Prese acqua anziché aria; si inabissò e riemerse, tossendo, inanellando senza direzione una bracciata dopo l’altra, senza poter pensare, sempre più stanco.

“ALAAAAAAAAAIN!!!” urlò disperato.

E lo travolse ancora un’onda, e un’altra ancora. Ma qualcuno forse lo ascoltò, perché a portata di braccia, dal nulla, comparve l’amico o il suo miraggio a nuoto, che si aggrappò al suo salvatore malmesso. “SEI COMPLETAMENTE PAZZO!!!” urlò con gioia disperata.

André era sfinito. Annuì sorridendo affaticato, e si sentì trascinare per la corda, che prontamente, qualcuno dalla Destin doveva stare issando.

“Tieni duro, ci stanno ripescando, André!” Alain sosteneva entrambi a galla, sempre più vicini alla salvezza della nave, diventata essa stessa porto nella tempesta, dove l’equipaggio gridava esaltato; l’impresa di André era destinata a diventare leggenda e aveva ridato vigore all’equipaggio stremato. Invocavano il nome dell’eroe, che quasi non li udiva più. Sentì solo che veniva sollevato, la stretta della corda sul costato e l’ultimo schiaffo violento di un’onda che lo spinse rabbiosamente contro la carcassa della Destin.

E André non vide più nulla.

 

pubblicazione sul sito Little Corner marzo 2013

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

 

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