"Ti voglio solo bene"
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Questo argomento è stato altresì trattato dall'autrice sul forum del sito www.larosadiversailles.it
Quanto vi è dispiaciuto che Oscar non abbia detto "ti amo" ad André nella scena del bosco?
Metto il dito sulla piaga che è stata anche la mia, per anni... ripensandoci, consideravo questa come la scelta meno azzeccata, la nota stonata di una sinfonia perfetta... gli hai sempre voluto bene, se lo ami diglielo, non nasconderti, pensavo.
Questo prima che la scienza e la tecnica e i DVD mi permettessero di misurare la mia insoddisfazione con il testo originale, alla ricerca delle tracce di fedeltà, più o meno assoluta, che la traduzione italiana riserva all'anime.
Cosa dice davvero Oscar? Gli dice "ti amo", o "ti voglio bene?". Certo il confronto è senza fine - e mai finirà visti i mille spiragli lasciati aperti dal duo Dezaki Ikeda - circa la l'ardita quaestio relativa alla traduzione della frase pronunciata da Oscar nella scena del bosco... è fedele, non è fedele, lei gli dice "ti voglio bene" e invece era "ti amo" che doveva dire... ???
Per noi è "ti voglio bene".
Solo "ti voglio bene?"
Questo ho pensato, per anni... se in giapponese dice "ai shite iru" che un'amica giapponese ci qualifica come l'espressione utilizzata per definire l'amore passionale, l'amore nell'accezione "eros", allora... abbiamo toppato, e la nostra di tutte le Oscar si classifica come la più fredda e ingenerosa, che nemmeno nell'istante della confessione suprema si lascia andare, ma trattiene le emozioni e risolve tutto con un ti voglio bene; non si arrende, non si fa investire dall'amore come un ciclone, non è "vera".
Poi alla questione si sovrappongono le nostre idee, la nostra visione personale della scena inserita nel contesto dell'intera vicenda; le aspettative frustrate di chi si aspetta da lei una decisa rottura con il passato ed interpreta in tal senso come più corretto "ti amo" invece di un "ti voglio bene" dolcissimo ma più... interlocutorio, rispetto alla situazione... le argomentazioni di coloro che vedono nel "ti voglio bene" il giusto epilogo del suo scoprirsi innamorata "in punta di piedi", che gradiscono questo suo fare timido e dimesso ritenendolo in piena consonanza con le circostanze... la paura, per lui e per ciò che sarà, l'emozione fortissima che invece di darle coraggio toglie il fiato e quasi la lascia senza parole... ma trova un "ti voglio bene" a fior di labbra, e glielo regala.
E spera che lui capirà...
Ma lo sapete che io sono l'avvocato delle cause perse e semiserie, no?
Vi faccio una domanda retorica...
Perché la nostra Oscar dovrebbe assomigliare a quella giapponese? La nostra è diversa, la scelta è stata fatta a monte 37 puntate or sono... diversa nelle sfumature, diversa la voce... e se possibile ancora più severa e rigida, la più severa di tutte...
La voce giapponese è limpida ed argentina, secca e squillante, e media man mano la crescita di Oscar scegliendo un tono sussurrato, lento e pensieroso; la voce di Cinzia de Carolis, più bassa e graffiante per natura, ci regala una fanciulla già grande a 14 anni; può essere morbida come il velluto, ma spesso è più dura di una brusca da cavallo... Oscar che pesca André colpevole addormentato nelle scuderie e non gli dice "se ti prendi un malanno te lo sarai voluto" il che denota un minimo di preoccupazione... ma gli dice solo un secco e sprezzante "dovresti vergognarti"... se il buongiorno si vede dal mattino... è la stessa che davanti al tavolo rovesciato e ai bicchieri rotti alla malinconica offerta di aiuto di André risponde un "no" freddo e cupo, che non lascia speranza, la stessa che gli ripete fino a sfinirci "fa' come ti pare".
Persino nel modo di rendere le risate c'é differenza, la nostra Oscar sembra ben conscia che un soldato non ride ma al massimo sorride, e interpreta con estrema moderazione ogni concessione all'ilarità: del resto la risata più vera e spontanea che la storia concede, cioè quando Rosalie si offre a lei scambiandola per un uomo nell'anime italiano è tagliata, come tutta la scena.
La nostra Oscar è quella che misura i sentimenti con il compasso, che ride amara davanti allo specchio pensando alla proposta di Girodel... mentre "Oscar san" ride di gusto di quell'idea ridicola, la nostra madamigella dopo l'ennesima giornata infernale prende sommessamente in giro se stessa e la triste fine che sembra prospettarsi di questa sua vita, che ora come non mai deve sembrarle "una farsa inutile"...(grazie Fiammetta!)
E' tutto misurato, dall'inizio, gesti e finanche i sospiri.
Anche al nostro André il doppiaggio regala un carattere un po' diverso, la voce di M. Rossi è meno fanciullesca di quella giapponese ben incline allo scherzo e alla battuta, si adatta benissimo e spesso accompagna con mille sfumature diverse le poche parole intercalate ai lunghi silenzi, cresce bene con il personaggio e si evolve con lui, il ragazzino che diventa un uomo taciturno e gentile, e si innamora e soffre... soffre molto bene Massimo, c'é qualcosa di irripetibile nella sua abilità che fatico a ritrovare e a riconoscere agli altri che si sono misurati nell'arduo compito.
Se i "nostri due" sono diversi dalle versioni originali sono più che credibili, direi... ormai adulti hanno una caratterizzazione ben definita e per le differenze più o meno evidenti nessuno si lamenta, diciamo che possiamo godere appieno di entrambe le versioni e confrontarle solo per il gusto di farlo, soddisfatti della nostra e curiosi di conoscere le altre.
Questo fino alla scena del bosco...
Lasciamo da parte i puristi del manga che ricusano una scelta così poetica ma un po' frettolosa, rispetto alla ferma premeditazione di Oscar che nel manga in un certo senso "pianifica" di capitolare; ma c'è un qualcosa di meravigliosamente casuale nel dichiararsi lì in mezzo ai grilli da parte di lei che me la fa sentire più umana (e se posso permettermi l'André dell'anime non direbbe mai, credo, ad Oscar che nella sua camera titubante confessa di avere paura che "ha aspettato anche troppo!").
Orbene, la scelta di farle dire "ti voglio bene", così difficile da digerire...
Volete fare tutti un passo indietro assieme a me??
Vogliamo riguardarci la scena partendo da qualche fotogramma prima?? Confrontiamo anime italiano e sottotitoli (che sono dichiarati come abbastanza fedeli al testo originale, e del resto se come me non sapete di giapponese che "grazie" e "arrivederci" bisogna che ci fidiamo).
Allora... apriamo il sipario su due figure che cercano con fatica di raggiungere la caserma, le strade sbarrate, lui che sanguina... che camminano dicendo cose senza senso, così per parlare "la ferita alla testa ti fa male?"... logico che gli fa male... "solo un graffio, non preoccuparti" e figuriamoci se lui non la tranquillizza...
Lei davanti, lui dietro. Come al solito.
Poi un piccolo colpo di scena... all'improvviso, come se il coraggio la investisse tutto d'un colpo lei si ferma e torna sui suoi passi, e decide di affrontarlo con le buone. Gli chiede di tornare indietro, di non seguirla:
Sottotitoli : O - Fai come ti dico André, non devi correre pericoli.
Anime It: O - Ti supplico (ti supplico???) di darmi ascolto André, non puoi combattere in queste condizioni.
Lei si comporta da persona corretta, ancora non si espone: gli dice semplicemente quello che è, che sa tutto e non lo vuole al suo fianco.
Ma lui non demorde... anzi, dando retta al buon Alain, "non molla".
Sottotitoli: A - Io verrò con te Oscar - così come è sempre stato e come sempre sarà... io sarò sempre con te.
Anime It: A - No, verrò con te, come sempre... ormai è una vita che vengo con te in ogni occasione, non posso certo cambiare adesso, ti pare?
Il copione è perfettamente rispettato, la sua risposta è da manuale...
Ma lei ci stupisce... sia in una versione che nell'altra, lei si sgretola, a poco a poco... sembra impossibile, ma davanti all'evidenza sembra non poter credere che lui la voglia ancora...
Sottotitoli: O - André io... una volta sono stato innamorato (al maschile!) di Fersen, l'ho amato sapendo bene che tu mi amavi... è mai possibile che tu mi voglia ancora bene?
I sottotitoli dicono "(...) mi voglia bene... ma in giapponese mi pare che si sia dell'altro...
Anime It: O - André io... una volta sono stata innamorata di Fersen pur sapendo che tu mi volevi molto bene, che mi amavi... è mai possibile che tu adesso... mi voglia ancora bene André?
In entrambi i casi lei è impaurita, come se davvero potesse temere che lui le neghi il suo amore... come le venga in mente onestamente non è dato capire, ma lo fa... è possibile che il "tu mi voglia bene" sia consequenziale e dettato (e anche ben sorretto a questo punto) quasi dalla cautela che lei ha appena espresso, dalla paura di quello che lui potrebbe risponderle... gli sussurra queste parole e trattiene il fiato, aspetta la sentenza da cui adesso dipende la sua voglia di vivere ancora...
E qui registriamo una divergenza.
Nella traduzione sottotitolata lui le dice che la ama finché avrà vita e lei gli risponde a tono che lo ama dal profondo del cuore.
Nella versione italiana sappiamo bene tutte che lui le dice che le vuole bene da sempre.
Quindi, nella nostra versione la scelta di usare il "ti voglio bene" inizia prima, prescinde dalla figura di Oscar, dalla sua vera o presunta debolezza, dal suo essere "resa" ed arrendevole tra le sue braccia... lei risponde a lui che le ha appena detto di volerle bene, e di André tutto si può dire tranne che sia timido , insicuro, lui sa benissimo di amarla, glielo ha detto tante volte...
Tu mi vuoi bene , e anch'io te ne voglio... e poi l'abbandono fisico, quell'abbraccio che la avvolge, e lei che si fa abbracciare e quasi sparisce tra le sue braccia a cercare amore e passione sì, ma anche protezione...
E certo è importante ciò che i personaggi si dicono, ma quanto è importante cosa fanno? Sono le parole pronunciate dai due protagonisti a descriverci ciò che vediamo o viceversa?
Se togliessimo l'audio, cosa evoca la scena? Passione e solo quella?
Non mi sembra... c'è tutta la cosmologia dei sentimenti in quei pochi istanti, non certo solo l'eros, l'amore passionale... ci sono affetto, fiducia, emozione, un po' di timore malcelato, amicizia, perdono non chiesto ma subito concesso, incredulità e consapevolezza, sapientemente dosati, contrapposti e fusi; e poi certo, l'amore, profondo e senza confini, che va ben oltre il desiderio e la passione che ne sono indubbiamente componenti fondamentali, quello che fa fiorire sulle labbra di Oscar placata un sorriso poco dopo, quando la vediamo idealmente protesa verso l'amore fisico e verso il suo uomo che invece è serissimo e compreso, chino su di lei, prima che il regista decida di calare il sipario.
Mi verrebbe da dire... solo "ti amo"? Ci stanno tutte queste cose in un solo "ti amo"?
Forse non è abbastanza... ma in un "ti voglio bene" ci stanno, per lo meno per come lo intendiamo noi! Ti voglio bene, lo dici e intanto è come se l'abbracciassi quella persona, e l'abbraccio ha mille forme ed emozioni dentro di sé... possiamo plasmarlo in mille modi un "ti voglio bene", si adatterà generosamente arrivando dritto al cuore di chi lo riceve.
La nostra Oscar non ha detto niente di meno delle altre che bisbigliano, sussurrano o hanno gridato "ti amo". Perché se è vero che ha sempre voluto bene ad André, ora e solo ora glielo dice... è la metamorfosi di un sentimento che cresce ed esplode, l'elemento che fa la differenza, e lui può smettere di immaginarsele, quelle parole (e in fondo anche noi...).
Non manca nemmeno l'elemento di rottura, in fondo... la vera "rottura" è fare insensatamente l'amore lì e subito, non attendere razionalmente un momento ed un luogo più acconcio, non perdere più nemmeno un istante... è come se lei dicesse "prendimi qui e subito, prendiamoci ora quello che il destino ci offre..."
Non è assurdamente rivoluzionario per una persona compassata come lei accettare una situazione simile, volerla, viverla per poter dire finalmente "sono viva"?? E' come fare un salto nel buio, fidarsi ed affidarsi... ci sono tutti gli elementi per poter pensare ad una svolta... abbandono, ardore, coraggio da vendere e un pizzico di follia... e la corazza si sgretola piano piano, sciolta dalle carezze di André...
Che nessuno osi pensare che la nostra Oscar ama meno solo perché dice "ti voglio bene"... glielo dice piangendo come una bambina confusa, aggrappata fisicamente a lui, così piccola davanti ad André che giustamente con il suo sorriso incoraggiante e le parole appena pronunciate giganteggia la scena, e per una volta è lui che l'aspetta al varco, ma tendendole la mano perché come sempre non la lascia sola... André è il vero "dominus", ma la ama troppo per pretendere una dichiarazione "diretta", gli basta solo una conferma di ciò che lui sa già, perché la conosce meglio di noi e sa che avrà tutto ciò che desidera, sarà lei spontaneamente a concederglielo.
Il tempo in questo momento sembra avergli dato ragione, sembra dalla sua parte. E la nave approda tranquilla nel porto, non ce la sbattono le onde del mare in tempesta, ma la corrente che in silenzio l'ha guidata fin lì... ma arriva, alla fine, tra le braccia di André.
Rivalutiamolo quel ti voglio bene, diamogli lo spazio e la valenza che merita... un "ti amo" che ti toglie il fiato ti colpisce in piena faccia per quanto è forte, annulla tutto il resto, tu ti ritrovi ad occhi chiusi per ascoltare, per non fare rubare la scena alle immagini... il "ti voglio bene" si muove in piena consonanza con i gesti, le mani strette a pugno di lei che lui scioglie piano con le sue, l'ultimo sguardo intensissimo prima di prendersi il primo bacio vero in vent'anni, e quell'abbraccio esclusivo e totale che vede lei passiva, forse per la prima volta... vogliamo perderci tutto questo solo per una questione lessicale???
Ascoltando e riascoltando le parole giappo, credo di poter dire alla fine che il termine usato "ai shite...", e ciò non ci permette di salvare dall'infamia le scelte effettuate per riprodurre l'espressione nell'italica vulgata, ci vorrebbe un traduttore professionista per darci la certezza che non otterremo facilmente, nonostante i continui rewind...
Il segreto - se ne esiste uno - sta nel non voler cercare una chiave di lettura univoca, che forse non esiste... e non rovinare l'infinita poesia che queste poche scene sono in grado di evocare in ognuno di noi.
In fondo il senso profondo, la profondità del sentimento, dichiarato con forza o appena sussurrato è intatto e supera agevolmente ogni barriera anche linguistica, ben sorretto com'é dalle immagini, dall’epilogo di un lungo e sofferto percorso lungo il quale si snodano la crescita e la presa di consapevolezza dei protagonisti... sulle scelte effettuate in sede di traduzione si può anche storcere il naso, ma dal punto di vista della resa finale direi che il risultato alla fine è lo stesso...il risultato è che dagli Appennini alle Ande siamo tutti senza fiato davanti ad un sentimento così grande e profondo da non sembrare vero, da non riuscire quasi a raccontarlo solo con le parole... qualsiasi esse siano.
pubblicazione sul sito Little Corner del novembre 2005
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