Sul film "Marie Antoinette" di S. Coppola
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Globalmente direi che non mi è dispiaciuto. Anzi, diverse cose cose mi sono
piaciute molto. Solo che c'è una critica sostanziale che va fatta
preliminarmente. A questo film secondo me non si può perdonare il fatto di aver
drasticamente eliminato tutti gli eventi connessi alla storia e al ruolo che
indiscutibilmente Maria Antonietta ebbe negli eventi pre-rivoluzionari e nelle
vicende della rivoluzione. Di aver tagliato tutta la seconda più drammatica
parte della vita della regina (eccetto qualche episodio particolarmente
suggestivo che deve aver colpito la fantasia dell'autrice, tipo l'inchino sul
balcone davanti al popolo - e tra l'altro direi che la Coppola ha visto Lady
Oscar, in questo e in altri punti). È un film che ritrae il personaggio nella
sua psicologia rispecchiando le letture che la Coppola dà della psicologia umana
e femminile in particolare nei suoi lavori. Letture peraltro anche suggestive,
ad esempio quella di “Lost in translation”. Le sue protagoniste sono tutte
giovani ragazze che si affacciano alla vita con un misto di spaesamento e
stupore e incertezza, avvolte da una nube confusa di aspettative e speranze e
sofferenze ovattate e persistenti. Il loro incontro con la realtà è in fondo uno
scontro cui soccombono o imparano ad adattarsi o rifiutano con la fuga ma che
mai affrontano pervenendo a una piena consapevolezza. E questo anche, forse,
perché la regista tende a fermarsi alla fase iniziale della storia, con tutte.
Non ci racconta la maturità ma l'emozione incantata e delusa della prima
giovinezza sognatrice e fragile. Anche per Maria Antonietta mi pare che sia
così. E per certi versi direi che l'autrice ci prende anche, su questo. Tuttavia
Maria Antonietta non fu solo questo. Non ebbe solo un'adolescenza ma un’età
adulta e una drammatica maturità, che nel film non vengono esplorate, e giudico
piuttosto arbitrario prendere la vita di un personaggio storico e manipolarla
con questa disinvoltura ignorando gli aspetti che non collimano con la propria
personale visione delle cose. Certo, nessuno si aspettava un documentario o un
film storico. Però è proprio riflettendo su tutto il percorso di una persona, e
non solo sulla sua fase iniziale, che credo si possa veramente sperare di
comprenderla. Non tutte le storie sono storie di adolescenti stupite, e in certi
punti sembra proprio che Sofia Coppola abbia fatto la scelta di tagliare la
seconda parte della vita della regina perché non le interessava - o non si
sentiva in grado - di confrontarsi con questo fatto.
Detto questo, posso anche dire, però, che il film è molto poetico, quasi onirico
in certi punti, che per la prima volta rende giustizia agli aspetti più
umanamente comprensibili della vita ddi Maria Antonietta: che non fu la frivola
regina delle brioches che una facile vulgata ci ha consegnato per secoli. Per
noi, amanti di Lady Oscar e avvezzi al ritratto affettuoso della Ikeda e di
Dezaki, che siamo andati a leggerci tutte le sue biografie, questa
rappresentazione non suona come una novità, ma piuttosto come una positiva
conferma. E sospetto che sia proprio questo il motivo, invece, per cui ad
alcuni, soprattutto in Francia (dove maggiore è il radicamento di certe
tradizioni critiche), il lavoro della Coppola non è piaciuto. Per certi aspetti
"Marie Antoinette" riesce veramente a ritrarre (o comunque a darne una lettura
molto suggestiva) lo spaesamento ingenuo di un'adolescente che a quattordici
anni si trova a vivere in una realtà che non ha gli strumenti per decifrare, e
che affronta come farebbe un'adolescente: come un gioco un po' strano, come un
sogno, come un dovere che non proviene da una scelta e cui si sottomette
docilmente, ma che in fondo non capisce. E' come se per tutto il film Maria
Antonietta vivesse in un mondo tutto suo, che non riesce a comprendere. Anzi,
sembra non riuscire nemmeno ad arrivare alla consapevolezza di questa incapacità
di comprendere. Come se gli eventi che la circondano fuori della reggia
arrivassero come un'eco lontana e soffusa e indistinta alle sue orecchie e alla
sua mente occupata da problemi e doveri da cui non può prescindere e che in
larga misura non dipendono da lei o che comunque lei non ha gli strumenti per
affrontare (un matrimonio non consumato per anni, dare un erede al trono,
l'etichetta rigidissima di Versailles che la imbalsama e la tiene inchiodata a
un ruolo cui - onestamente - sembra davvero impossibile potersi sottrarre; e cui
in fondo, quando vi si sottrae, lo si fa con una velleitaria ribellione fatta di
feste, di Trianon, di cicisbei, di corse, ma che fondamentalmente conferma il
medesimo isolamento di prima). Ecco, questo mi è piaciuto, al di là di
riconoscere nella vicenda molte cose che avevo letto o sapevo e cui l'autrice si
è mantenuta sostanzialmente fedele: la grande capacità che questo film ha di
ritrarre la solitudine, la "estraneità" di Maria Antonietta a quello che la
circonda, il suo vivere con mille persone intorno ma nessuna che la comprenda e
cui potersi donare.
Lo scorrere delle sue giornate tutte uguali a se stesse e senza calore, come in
un lento immutabile stillicidio, come un cammino in una galleria vuota in fondo
alla quale non sembra esserci alcun traguardo ed alcuna luce. Il rifugiarsi per
questo, in mille cose colorate e eccitanti e divertenti: dolci, scarpe, vestiti,
balli in una girandola vorticosa che sa molto più di ricerca dell'ebbrezza, di
stordimento ed oblio che di vera ribellione, di ricerca di qualcosa che abbia un
significato. In fondo la protagonista non prende mai in mano la sua vita: anche
quando si sottrae alle costrizioni che le vengono imposte non lo fa con la
maturità della consapevolezza ma con la fuggevolezza sorda, inquieta allegra e
testarda dell'infanzia che si rifiuta di uscire da se stessa e di crescere.
Forse è anche vero, in fondo, che Maria Antonietta non riuscì mai a comprendere
la storia perché non viveva dentro di essa, e il film dà chiaramente l'idea di
questo suo essere mille miglia lontana, oniricamente e sideralmente lontana
dalla realtà. E' una visione per certi versi molto affascinante, e questo essere
"a parte" di Maria Antonietta è sottolineato dalle musiche rock e pop della
colonna sonora, che hanno un effetto assolutamente straniante nel loro incontro
con abiti e stucchi dorati e quadri del Settecento. In mezzo a grandi fughe di
corridoi, in corse a perdifiato nei prati della reggia, nelle albe nebbiose che
ritornano quasi come un leitmotiv psicologico, nei notturni illuminati di fuochi
e di chiacchiere, nelle rare, rarissime scene assolate di un sole accecante sui
fiori dei prati e dei vestiti io ho trovato il fascino di questo film e il suo
punto di forza.
pubblicazione sul sito Little Corner del novembre 2006
prima pubblicazione su http://blog.littlecorner.it/ del 2 novembre 2006 http://blog.littlecorner.it/archivi/2006-11-01.html
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