Elementalors - alcuni spunti sul tempo in Lady Oscar

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Inizia con un fulmine, e con una pioggia battente.
Cielo plumbeo. Gocce che si abbattono a terra in cerchi. Una pioggia che non smette.
Inizia così, Lady Oscar. Nel nostro ricordo di quel I marzo 1982. E, ogni volta, forse è la sensazione di quel ricordo, che cerchiamo. Di scoperta, di novità, come quando si legge un bel libro per la prima volta.
Inizia con quel vento insistente del'opening. Spazza l'erba, i capelli, i petali. Tutto.
E' poi una primavera verde, intensa.
Poi, di nuovo pioggia. Una finestra e le tende al vento. Vento e pioggia, ancora. Lui, che vorrebbe chiudere, e risparmiarle quel dolore. Le tracce delle ruote della carrozza, come ferite. Lei, che quella pioggia è pronta a prendersela tutta.
Oscar, grondante, sul cornicione. Vent'anni dopo, Oscar, sotto la pioggia, all'Assemblea. Ideale parallelo.
E, ancora, Oscar, lui, la lotta nell'erba. Una vita dopo, altra erba, altra lotta. Corpi a corpi evolutivi...
Poi, quei petali, e le lacrime di André (che noi obso dalle vhs non vedevamo bene, potevamo solo intuire).
Continua così. Piove, sul dolore. Il vento sottolinea le emozioni. A volte le carezza. A volte le spazza. Penso al vento di Arras. La nebbia vela i sentimenti, all'alba del duello o come nell'ep. 20. Tramonti di fuoco e di vento, di nuovo, per l'intrecciarsi senza mai incontrarsi dei sentimenti di Oscar, di André, di Fersen. I sentimenti delle donne si intrecciano. Riescono a comunicarsi. L'affetto di Oscar per la principessa, per Rosalie, e gli altri. Ma quelli dei singoli elementi delle coppie sembrano destinati a sfiorarsi brevemente. Oscar e André lottano. Lottano per tutta la serie. Esemplificati nelle schermaglie verbali, nella sublimazione degli allenamenti, nei fianco a fianco a cavallo, nei brindisi silenziosi, giusto uno sguardo bruciante. Lottano, proseguendo paralleli, senza sfiorarsi. Eppure, ognuno di loro ferisce l'altro. Lo modella. Plasma. Lo educa. Quella di Oscar e André pare essere un'educazione sentimentale reciproca, tanto silenziosa quanto potente. Ognuno esempio silenzioso e specchio per l'altro. Per un'intera vita.
Il fuoco, altro elemento presente, non è conviviale, come tra Oscar e Fersen. I loro sono silenzi che bruciano, davanti al camino. Si feriscono. Si negano. Rinnovano la loro unione fatta di parole mute.
Le scene nuove sortiscono maggiore efficacia, nel mostrare le evoluzioni dei sentimenti, che quelle riprese dal manga.
Non ha gran presa la corsa disperata di Maria Antonietta per Fersen, l'accademico inciampare sul ramo, il boccolo artisticamente scomposto (ma come si fa???), ma tocca nel cuore il vento che spazza l'acqua delle fontane per Charlotte, la bruma che accompagna la carrozza nella notte e poi quella missione impossibile di Rosalie, che deve avere un debole per le armi da fuoco, vista la frequenza con cui le maneggia. E di nuovo un tramonto di fuoco per il reduce. E serate limpide per le birrette di Oscar e André, unica concessione alle bevande popolari rispetto al vino delle tavole dei nobili (ma da notare, negli script originali, la quantità di roba che Oscar elenca alla taverna di Arras, come proposta di pasto ad André. Va bene che un lavoratore dei campi faceva fino a sette pasti al giorno e ingurgitava una quantità immane di calorie, ma dove li mette, me lo domando??? Nella nostra versione la bionda se la cavava glissando "E tu, se vorrai, potrai bere anche del buon vino". Alla faccia!!!).
Poi, arriva l'inverno.
Ed è neve, vento, ancora. Rami secchi e pozze gelate. I sentimenti incastrati nel gioco dei personaggi. E' un'alba che sorge anche nell'audio, il risveglio di André dopo il ferimento. Sembra irrompere, inarrestabile, avvolgente, eppure, tutto è trattenuto.
La natura, gli elementi parlano in luogo dei protagonisti.
Sono sguardi che brillano. Un accenno di sorriso commosso. Una rosa che qualcuno (chi?) ha depositato sul comodino. Una rosa rosso sangue. Non bianca. E poi, silenzio.
Quando torna la primavera, non erompe. Sono quadri intimistici, non un trionfo di colori. Sottolineano gli stati d'animo dei personaggi. Altri tramonti, dunque, ma sono la convalescenza di lui che prova ad allenarsi senza contare sulla profondità, poi, un relitto, onde, un cane che non ci saremmo aspettati - dopo le cacce alla volpe dei primi episodi. Sono le lacrime sfocate - o il baluginare dei riflessi sull'acqua di un canale? E che sia lo stesso in cui André, poi, va a morire? Io l'ho visto, il Canal St. Martin, ed è uguale. - in una notte di alcool e stanchezza. La notte ti avvolge, leggera. Puoi soffrire, non è come con la luce, che devi nasconderti.
Torna una primavera, poi un inverno di lotte e carestia e neve, torna Bernard (snow man??? °_°;;; No, perché da uno che va in giro conciato così che altro t'aspetti? Soprattutto quando scopri che s'è messo con Rosalie!), che, nella neve, incontra André.
Poi, è di nuovo pioggia. Acqua, che scorre e lava via. E trascina con sé anche la salute di Oscar.
Siamo alla fine. Tocca al tramonto che si fa notte. La voce che si spegne. Una rapida stella cadente.
Pioggia, ancora. Luce, poi, occhi che si chiudono sul ricordo della notte.

Laura, 22 febbraio 2007

pubblicazione sul sito Little Corner del marzo 2007

prima pubblicazione su http://blog.littlecorner.it/ del 22 febbraio 2007 http://blog.littlecorner.it/archivi/2007-02-01.html

 

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