Apple man - di mela in Mela
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Tramonto di fuoco e sangue vivo.
Lei, dolente e tormentata, si lancia al galoppo sul suo cavallo bianco.
Avanti... indietro... una corsa senza meta, incerta, confusa.
Lo sfiora, gli passa al fianco nella corsa: sono vicini e lontanissimi.
Lui la guarda, taciturno, pensoso.
Poi dà voce ai suoi pensieri "Se fuggire fosse la soluzione io sarei andato via da te tanto tempo fa..."
E poi... lui e lei, davanti a una vetrata luminosa. Il tavolino e il vaso di fiori sono sempre lì, silenziosi spettatori di tanti dialoghi. Ma quello è diverso: parlano dell'altro.
"C'è gente che ama una persona tutta una vita senza che questa se ne accorga".
Cade lì, la frase, quasi appoggiata come un fiore sul cuscino dell'amata, come un sospiro troppo doloroso per essere represso.
E poi...
"Una rosa resta sempre una rosa, che essa sia bianca o rossa..."
O, ancora meglio
"Io farei tutto per te, lo sai Oscar"
"Qualunque cosa voi possiate pensare, io resto sempre la persona più adeguata a proteggervi."
Alzi la mano, scagli la prima pietra, faccia un passo avanti... insomma, si segnali chiunque, leggendo queste frasi di André, anche solo pensandole, non sente la voce di Massimo Rossi nella testa. Un'interpretazione così intensa che ormai è impossibile immaginare, in qualsiasi contesto, André senza quella voce.
E' una necessaria premessa all'omaggio che voglio tributare a un doppiatore che ci ha regalato emozioni tali da entrarci nell'anima, legandosi ai ricordi.
In una delle giornate che già si contendevano la pole position per il titolo di "peggiore del mese" mi è capitato un evento bizzarro, surreale a modo suo, ma capace di vivificarmi e spazzare via, con la freschezza dell'emozione, le nuvole cupe del quotidiano.
Metti una giornata uggiosa, con tanto di scirocco e cielo plumbeo.
Metti l’ufficio per aria, con i muratori che passano, la polvere che si alza e una marea di problemi da risolvere.
Insomma uno di quei giorni in cui ti rendi conto di essere inequivocabilmente nel mondo dei grandi, con il peso concreto dei problemi a piegarti le spalle e incatenarti alla terra.
Sei lì, seduta davanti allo schermo, con il morale grigio come il cielo, quando arriva un sms.
Mittente: la tua dolce metà.
Testo: “Non posso morire proprio adesso, proprio non posso”.
E’ successo a me ma, ben lungi dal preoccuparmi per la sua incolumità, ho lanciato subito un urlo degno di una cheerleader quindicenne.
Il significato mi era chiaro: la Mia Dolce (e paziente... e comprensiva...) Metà era a pochi metri da lui, “the Voice”.
E il messaggio voleva dire ancora di più per noi.
Qualche mese fa la Mia Dolce Metà era impegnato in una delle sue peregrinazioni informatiche e aveva avuto l'impressione di incrociare Massimo Rossi. Da lì era nato un fanta-dialogo su che tipo di computer potesse usare the Voice. Il binomio artisti-Mac è piuttosto consolidato e sarebbe stato un caso bizzarro scoprire che la voce del mangiatore di mele usa il computer della Mela. Quasi auspicabile, direi.
Il dialogo, come tanti che si iniziano senza pretese, era finito lì e i mesi erano passati fino ad arrivare alla giornata plumbea di cui sopra.
La Mia Dolce Metà si trova nell'ennesima odissea informatica quando gli sembra di adocchiare un viso conosciuto (**). Inizia a farsi circospetto, lanciare occhiate furtive, maledire la miopia e la buona educazione che gli impediscono di fissarlo.
Poi l’uomo viene chiamato, inequivocabilmente. E mentre The Voice si eclissa, lui, raggiunta la certezza, impugna il cellulare e mi scrive...
... “Non posso morire proprio adesso, proprio non posso.”
Il messaggio arriva, l’urletto da cheerleader parte dalla mia gola e risuona nella stanza, chiamo subito la Mia Dolce Metà che mi racconta l’evento e finisco la giornata camminando con un sorriso ebete in faccia.
Perché, poi, sorridevo? Voglio dire, non ero io lì. Non è successo nulla, in realtà. Non un autografo, non una parola. Due persone, tra loro estranee, si sono incrociate e una terza, io, ne è stata messa a conoscenza.
Eppure nella mente, tutte insieme, sono tornate scene, frasi e soprattutto emozioni. Anzi, forse un'unica emozione che riassumeva il senso di tutti i ricordi. Questa è l'arte: brivido e magia che dà vita a un personaggio e ci fa vivere con lui.
Il fascino del buon Grandier si fonda anche sulla voce di Massimo Rossi, su quell’interpretazione toccante, vibrante e misurata che tanto ha contribuito a rendere vivo il personaggio, superando persino l’opera stessa e creando un André ulteriore e, probabilmente, il migliore.
Seguire il filo di ricordi che inizia dal pensiero di una voce mi ha riportata allo “stato soave” degli anni più sereni che magari passano sul calendario ma restano in noi.
E c'è da ringraziare anche Massimo per questo.
Per il lavoro svolto in Lady Oscar, per i momenti indimenticabili che ha reso vivi e ai quali abbiamo partecipato.
Io, nel mio piccolo, lo ringrazio anche per l'emozione che mi ha donato, inconsapevole e per interposta persona, ma che è arrivata proprio a me.
E poi, vuoi mettere la soddisfazione? Ho una certezza in più nella vita. La voce del mangiatore di mele usa il computer della Mela ma, anche, la voce dell’Uomo perfetto usa il computer perfetto!
Sonia, 2 aprile 2009
pubblicazione sul sito Little Corner dell'aprile 2009
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