2 ottobre 2010 - Quando incontrai Riyoko Ikeda

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Ancora oggi a distanza di più di tre anni fatico a credere di aver realmente assaporato quei momenti, conoscere Riyoko Ikeda era qualcosa che andava al di là delle mie più rosee aspettative di grande appassionata di Lady Oscar... evidentemente la fortuna era dalla mia quel giorno, e mi sorrideva radiosa, visto come andarono le cose.

Devo ammettere comunque, a malincuore, che alcuni dettagli sono un po' offuscati nella mia mente, quasi come fosse stato un sogno. 

Le sensazioni che provai erano amplificate dall'emozione, dall'attesa, dall'entusiasmo, credo di aver rasentato le lacrime più di una volta - va bene, magari non le ho proprio rasentate le lacrime - ma è stato tutto troppo perfetto, quasi irreale, essere lì, sul serio. Ancora rido se ci ripenso ma scoprii per caso della presenza della Ikeda al Romics 2010 durante un apatico pomeriggio di fine settembre, in cui, spinta dalla noia, decisi di far visita al sito della fiera. Inutile sottolineare il mio sgomento quando lessi "Ospite d'onore Riyoko Ikeda" Iniziai ad agitarmi, a strepitare, mentre tentavo freneticamente di digitare sul telefonino il numero della mia migliore amica per urlarle al telefono (più di una volta, decisamente più di una volta) "Il 2 ottobre dobbiamo andare a Roma!!!".

Pur essendo arrivate al Romics molto presto, i capannoni della fiera (tre attivi quell'anno, compreso quello deputato alle interviste) erano già traboccanti di ragazzi e cosplayer, tanto che mi ritrovai a sperare che non fossero tutti fan di Oscar, se volevo avere una minima chance di vedere, anche da lontano, la mangaka. 

Non ricordo esattamente l'orario, ma ci fu un momento della mattinata in cui le mie amiche ed io ci ritrovammo ferme a chiacchierare sotto una postazione dove avevano impiantato degli altoparlanti, lo staff della fiera pensò bene di annunciare (una sola volta, questo voglio sottolinearlo) l'apertura delle 100 prenotazioni per avere la possibilità di prender parte al meet and greet che si sarebbe tenuto di seguito alla conferenza. Credo di non aver mai corso tanto velocemente come allora, ma arrivata al desk delle prenotazioni riuscii ad accaparrarmi la quarantesima posizione, mentre dietro di me la fila cresceva sempre più.

Eppure non mi sentivo per nulla tranquilla, non avrei tirato un sospiro di sollievo fin quando non mi fossi trovata dinanzi Riyoko Ikeda, e quell'appuntamento sembrava sempre troppo lontano per arrivare. 

Immagino quanto fu messa alla prova la pazienza delle mie amiche quando le costrinsi ad andare, con un' ora di anticipo per prendere i posti più vicini al palco, all'appuntamento nel padiglione che avrebbe ospitato l'intervista (le prime file erano già occupate, di fan accaniti come me ce ne erano veramente parecchi!); ci sedemmo in terza fila, e visto il grande anticipo pensai bene di fare amicizia con tutte quelle povere anime che erano sedute ai posti limitrofi al mio (quel giorno ero particolarmente espansiva, ma giuro in genere sono più moderata... beh, più o meno) sta di fatto che alcune di quelle persone sono tuttora in contatto con me e con loro condivido la mia passione per Lady Oscar.è

Un boato (l'ambiente, non so perch, era in penombra)  mi anticipò l'entrata di una scortatissima Ikeda nel padiglione, e posso assicurare che l'emozione fu talmente forte che rasentavo le lacrime, cosa emblematica visto che difficilmente piango, ma per me quel momento equivaleva (quasi) a vedere Oscar in carne ed ossa, di fatto era partito tutto dalle mani di quella donna, era la cosa più vicina al mito della mia infanzia che potessi concretamente incontrare.

Dopo un breve assaggio del musical "Lady Oscar - Versailles Rock Drama" tenuto, come omaggio alla fumettista, dalla compagnia teatrale Diverbia et Cantica, iniziò la conferenza, che sarebbe stata perfetta se non fosse stato per chi presentava – mi sono domandata se avesse appreso la storia di Lady Oscar la sera prima da Wiki, ma sorvoliamo che è meglio… -. 

La Ikeda comunque parlò molto, del suo mestiere di mangaka, delle sue aspirazioni da ragazza, di come era nata la figura di Oscar facendo una panoramica generale davvero molto esaustiva (e anche sbalorditiva a dire il vero, considerate le dichiarazioni non propriamente positive sulla figura di Maria Antonietta).

Al termine delle domande di routine di chi presentava, la scaletta prevedeva che fosse il pubblico stesso a porre domande all'autrice, ammetto di essermi messa in fila anche per dire la mia, ma non ci riuscii per il poco tempo a disposizione, ma comunque quello fu il momento della conferenza più  appassionante.

Conclusasi l'intervista (vi lascio immaginare il finimondo che venne a crearsi) tutti i fan presenti si accalcarono sotto il palco e la Ikeda fu subito allontanata dal padiglione per essere condotta nel luogo dove avrebbe dovuto incontrare i 100 fortunati. Neanche quei minuti comunque andarono sprecati, all'intervista era presente, tra i tanti, anche Clara Serina la voce de "I Cavalieri del Re", il gruppo che per primo incise la sigla italiana di Lady Oscar... come disdegnare una foto con lei e, magari, il suo autografo? 

Fuori dalla sala delle firme i fan continuavano ad accalcarsi, molti - che avevano appreso della faccenda delle prenotazioni solo in quel momento - chiedevano freneticamente se c'era modo di porre rimedio alla loro "mancanza" se così poteva essere definita (ricordo che la questione del meet and greet fu annunciata solo una volta), se c'era modo di incontrare comunque Riyoko Ikeda... nulla da fare, lo staff era irremovibile e chiamando in ordine di prenotazione fecero entrare solo i 100 che erano riusciti a riservarsi il posto, tra questi naturalmente c'ero anche io! 

La stanza degli autografi era ricavata su una parete del padiglione, chiusa a rettangolo da mura di cartongesso bianche, penso fosse uno degli uffici dell'amministrazione perché al suo interno c'erano delle mezze pareti divisorie tra un ambiente e l'altro; la Ikeda era seduta nell'ultima cella a destra, considerato che facevano entrare a gruppi di 10 persone la volta, la piccola fila che veniva a crearsi si snodava lungo uno stretto corridoio che passava in mezzo alle scrivanie. Al centro di questo corridoio vi era, ferma nella sua posizione, il capo delle guardie del corpo della mangaka, una donna dall'aspetto un po' minaccioso (solo di aspetto, ve lo posso assicurare):  ricordo che mi si avvicinò e, vedendomi visibilmente agitata (è eufemismo, non credo esista un aggettivo per descrivermi in quel momento),  mi disse in inglese "Are you excited?" e mi sorrise, le sorrisi di rimando ma riuscii a rispondere solo un "Sì" sussurrato a causa della mia gola sempre più secca. Quando riuscii a vedere direttamente all'interno della stanzetta dove era seduta la Ikeda ebbi anche la possibilità di mettere a fuoco il marito, un uomo alto e imponente, dai capelli scuri, con barba e baffi ben tagliati, che sorrideva quando il traduttore, seduto vicino la scrittrice,  traduceva i complimenti dei fan alla moglie; il traduttore invece, era piccolino e minuto, il classico stereotipo del timido studioso giapponese che si vede nei cartoni animati, capelli scuri, occhialini ben posizionati sul naso, mi dava la sensazione di essere molto timido di indole, e anche di essere molto emozionato, a dirla tutta. 

Ma la mia attenzione era tutta per Lei, la vera star della giornata, RIYOKO IKEDA! Era seduta composta su una sedia da scrivania blu, era vestita di nero e aveva un trucco molto chiaro, le ciocche più alte dei capelli erano state fermate dietro la testa con dei ferretti; nel complesso comunque, vederla dal vivo non si rivelò radicalmente diverso da come la avevo sempre immaginata. 

Firmò prima gli autografi alle mie amiche, mentre io aspettai per andare per ultima (alla fine la vera fan ero io, volevo gustarmi quel momento, che egoisticamente, doveva essere solo mio). Quando me la trovai davanti le sorrisi e lei sorrise di rimando, cercavo domande da farle, e ne avevo veramente a milioni, volevo parlare dei miei dubbi, delle mie curiosità, volevo parlare di Oscar... eppure, arrivata lì mi parve tutto così futile, così scontato, non dovevo parlare di Oscar, perché in quel momento io la stavo conoscendo Oscar. Le strinsi la mano e le dissi quanto significasse quel giorno per me, lei continuava a sorridere, e il suo sorriso si ampliò quando le porsi il disegno da firmare - amo disegnare, anche se ammetto che sono più i fogli che butto che quelli che mi soddisfano, anche in minima parte - fatto sta che mi guardò e mi disse in giapponese "complimenti, è bellissimo". Mentre il traduttore finiva di tradurre sentii che non avrei retto ancora per molto, e anche se lo nascosi molto bene dinanzi a lei, uscita fuori piansi veramente.

Intanto la situazione fuori dalla sala era, se possibile, peggiorata i fan volevano entrare, con o senza prenotazione... mi sono molto immedesimata nei loro panni, cosa avrei fatto al loro posto, sapendo di avere Riyoko Ikeda lontana pochi metri e comunque inarrivabile. Io ero tra i "prescelti" quei pochi fan fortunati che erano riusciti ad entrare, egoisticamente ammetto che non avrei mai ceduto il mio posto, non me ne vogliate per questo, ma quel giorno è diventato, a distanza di anni, uno dei miei ricordi più felici. 

Devo ringraziare di questo, in modo particolare, la mia migliore amica Laura che mi ha sempre supportata e che mi ha seguita alla fiera pur non essendo fan accanita di Lady Oscar, solo per vedermi felice... a te che sei lontana ora dedico questo ricordo.

Ilaria, novembre 2013

 

pubblicazione sul sito Little Corner del novembre 2013

 

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