(Fonte CNN
News)
Il
trattato di Oslo
Il trattato di
Oslo costituisce la base sulla quale si fondano gli attuali accordi di
pace fra Israele e la Palestina. Ufficialmente denominato
"Dichiarazione dei Principi", il documento che riassume gli
accordi venne negoziato segretamente fra la delegazione israeliana e
quella palestinese nel 1993 a Oslo, in Norvegia, sotto l'egida del primo
Ministro norvegese Johan Jorgen Holst.
La firma a questo
trattato venne apposta a Washington, nel corso di una cerimonia svoltasi
alla presenza del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il 13
settembre 1993.
In occasione di
tale storico evento, sia il leader palestinese Yasser Arafat, sia il primo
ministro israeliano Yitzhak Rabin si scambiarono una stretta di mano,
ponendo fine a decenni di profonda inimicizia.
Gli accordi di
Oslo posero le basi degli obiettivi a lunga scadenza da raggiungere,
compreso il completo ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza
e dalla Cisgiordania e il riconoscimento del diritto dei palestinesi
all'autogoverno di questi territori.
Il 2 settembre
1995, nel corso di un'altra cerimonia alla Casa Bianca, israeliani e
palestinesi firmarono un altro accordo noto come "The Interim
Agreement" o "Oslo numero 2". Nel trattato, lungo 400
pagine, veniva previsto un secondo stadio di autonomia per i palestinesi
attraverso il riconoscimento del diritto di governare in piena autonomia
le città di Betlemme, Jenin, Nablus, Qalqilya, Ramallah, Tulkarm, parti
di Hebron e altri 450 villaggi, senza però toccare il diritto degli
israeliani di controllare insediamenti ebraici.
Il
trattato di Wye
Nel 1998, il
Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ospitò il leader palestinese
Yasser Arafat e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu per un
summit della durata di 9 giorni a Wye Mills, nel Maryland. Il summit si
concluse il 23 ottobre con la firma a Washington di un trattato di pace
per la sicurezza dei territori.
Elementi chiave
del "Memorandum del Fiume Wye", altrimenti noto come il
"Trattato di Wye", sono:
| Un piano di
sicurezza per porre fine alla violenza degli attacchi terroristici
| Un nuovo
spiegamento di truppe israeliane, da realizzarsi nel termine di 90
giorni, a partire da una percentuale aggiuntiva di territorio della
Cisgiordania del 13,1 per cento
| Un
trasferimento del 14,2 per cento di territorio della Cisgiordania dal
governo misto israelo-palestinese, al completo governo palestinese
| La revoca,
nella Carta costituzionale nazionale della Palestina, delle clausole
nelle quali si esprime "ostilità" nei confronti di Israele
| La garanzia di
due corridoi di sicurezza fra Gaza e la Cisgiordania
| L'impegno di
Israele ad effettuare una terza fase di spostamento delle truppe dalla
Cisgiordania
| La liberazione
di 750 prigionieri palestinesi in tre fasi distinte
| L'apertura di
un aeroporto palestinese a Gaza |
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Il 13 settembre
1999, il Primo Ministro israeliano Ehud Barak - che aveva sconfitto
Netanyahu con la promessa di portare avanti le trattative per la pace -
firmò un accordo con Arafat per perfezionare una versione modificata del
Trattato di Wye. Quest'ultimo accordo ha stabilito la data del 13
settembre 2000 come scadenza per un trattato di pace conclusivo.
Le
risoluzioni dell'O.N.U nr. 242 e 338
Dopo i conflitti
del 1967 e 1973 scoppiati fra Israele e gli arabi, le Nazioni Unite
votarono due misure: la Risoluzione numero 242 del 22 novembre 1967 e la
Risoluzione numero 338 del 22 ottobre 1973.
Le risoluzioni
imponevano ad Israele di ritirare le sue truppe dai territori occupati in
occasioni di tali guerre. A loro volta, gli arabi dovevano riconoscere
l'esistenza dello Stato di Israele.
Israele rettificò
le risoluzioni, insieme con l'Egitto e la Giordania, ma i palestinesi
opposero un rifiuto. In un drammatico discorso pronunciato il 15 novembre
1988, il leader palestinese Yasser Arafat dichiarò di accettare le
risoluzioni come base per una serie di provvedimenti politici.
Nel riconoscere
l'esistenza dello Stato d'Israele, i palestinesi speravano che gli Stati
Uniti avrebbero tolto il veto posto sulla possibilità di condurre
trattative con il Movimento per la Liberazione della Palestina. Ma gli
Stati Uniti aggiunsero un'altra clausola prima di togliere questo veto. Il
governo americano chiese infatti che l'Olp si impegnasse a rinunciare ad
ogni attività terroristica.
Nel dicembre del
1988, Arafat rese una pubblica dichiarazione, dettatagli dal dipartimento
di Stato americano, in base alla quale l'Olp condannava "ogni forma
di terrorismo individuale, di gruppo o di Stato" e prometteva
"di non ricorrervi mai, in nessuna occasione".