(Fonte CNN
News)
Lo chiamano
"bulldozer", perché ha fama di abbattere ogni ostacolo che gli
si pone davanti. Ex generale, l'aggressivo leader del partito di
centro-destra Likud neo eletto premier al posto di Ehud Barak ancora una
volta ha in mano il futuro politico di Israele e il processo di pace in
Medioriente.
Sharon è un uomo
che ispira forti reazioni da ogni parte dello spettro politico. Per i suoi
sostenitori di destra, è un eroe di guerra in grado di tutelare con mano
salda gli interessi di Israele di fronte all'ostilità dei vicini arabi.
"E' un uomo coraggioso, molto acuto, un eccellente stratega… furbo,
competente, pieno di esperienza", dice Sharon Uzi Landau, suo
compagno di partito ed ex compagno d'armi.
Per i palestinesi
e per gli israeliani pacifisti, è un elefante in un negozio di porcellane
cinesi, che mettera' a repentaglio le già scarse possibilità di successo
del processo di pace. "E' un uomo di guerra. E' un uomo di
espansione.
E' un uomo di occupazione - dice il ministro dell'Autorità palestinese
Ziad Abu-Zayyad - Non è in grado di entrare nella forma mentis necessaria
alla costruzione di una pace tra palestinesi e israeliani".
Dal suo canto,
Sharon ama descriversi come un pragmatico. "Credo nella pace, ma in
una pace che possa garantire ad Israele una sicurezza reale per la sua
sopravvivenza", ha dichiarato una volta alla CNN. Quando fu ministro
degli Esteri con il primo ministro Benjamin Netanyahu, rifiutò
categoricamente di stringere la mano o persino di parlare col leader
palestinese Yasser Arafat, con la sola eccezione dei colloqui di Wye River,
nel 1998.
Sharon ha
proposto di concedere ai palestinesi la metà appena dei territori offerti
da Ehud Barak, che ha guidato un governo capeggiato dal partito
laburista. Nella sua ottica, questo piano garantirebbe la salvaguardia di
Israele. Sharon ha ripetuto che Gerusalemme - città contesa e sulla
quale Barak sembrava disposta a fare concessioni - resterà unita e resterà
israeliana. Sharon, descritto da un recente articolo della rivista on
line "Slate" come "un terzo Douglas MacArthur, un terzo
Richard Nixon, un terzo bomba a mano", potrebbe incontrare
difficoltà ad ottenere il rispetto dei suoi avversari. "Il problema
e' che e' divenuto un'icona negativa nel mondo arabo, agli occhi dei
palestinesi e dell'intera comunità internazionale", dice di lui
Akiva Eldar, del giornale israeliano "Ha'aretz". "Credo che
in un certo senso Sharon abbia contribuito a demonizzarsi. Si è
guadagnato questa immagine proprio con le sue azioni".
Come ministro
della Difesa, nel 1982, Sharon orchestrò l'invasione israeliana del
Libano, un'operazione militare che ha causò la morte di centinaia di
civili libanesi - e negli anni a seguire anche di centinaia di soldati
israeliani - mentre le forze israeliane erano impegnate nel tentativo
di sopprimere in quella regione i militanti della Organizzazione per la
Liberazione della Palestina.
A Sharon viene
anche imputata la mancata prevenzione del massacro di almeno 2000
palestinesi presso i campi profughi di Sabra e Shatila, alla periferia
di Beirut, compiuto delle milizie cristiane alleate di Israele. Un'indagine
ufficiale di Israele riconobbe Sharon quale indiretto responsabile della
strage, in quanto non avrebbe impedito l'accesso ai campi da parte
delle milizie, nonostante fondati timori secondo cui le stesse milizie
intendessero vendicare l'omicidio del loro leader avvenuto il giorno
prima. Sharon fu costretto a dimettersi.
La sua precedente
carriera militare non è stata meno controversa. Nato nel 1928 in una
Palestina dominata dagli inglesi, Sharon si arruolò nella resistenza ad
appena 14 anni, facendosi ben presto notare per le sue doti di leadership
nei diversi conflitti arabo-israeliani. In seguito conquistò una fama di
competenza militare e rudezza come comandante nell'attacco israeliano in
Giordania nel 1953, la crisi di Suez nel 1956, la guerra dei Sei Giorni
nel 1967 e la guerra dello Yom Kippur nel 1973. A capo della speciale
Unita' 101, affrontò con estrema durezza le infiltrazioni arabe dalla
Cisgiordania e da Gaza negli anni '50 e la guerriglia palestinese a Gaza
del '70. Sharon raggiunse i vertici della scala gerarchica militare a metà
degli anni '60. Diede le dimissioni dalla milizia nel 1972, ma venne
richiamato quando la guerra si riaccese l'anno successivo. In
quell'occasione venne promosso generale e messo al comando di una
divisione armata. Questa catturò la Terza Armata egiziana, ponendo fine
alla guerra.
Sharon contribuì
alla creazione del Likud nel 1973 e venne eletto alla Knesset, ma nel '74
si dimise per assumere la carica di speciale consigliere per la sicurezza
del primo ministro Yitzhak Rabin. Partecipò al governo di Menachem Begin
nel 1977 come ministro dell'Agricoltura e capo del comitato ministeriale
per gli insediamenti, incoraggiando la costruzione di una rete di
postazioni ebraiche nei territori occupati. Assunse una posizione di
grande rispetto tra i coloni e da allora si batte strenuamente contro il
ritorno dei territori alla sovranità araba.
In seguito al
ritiro di Netanayahu da leader del Likud, nel maggio 1999, Sharon ha preso
le redini del partito. Barak ha tentato di raggiungere un trattato di pace
con i palestinesi, ma Sharon ha criticato il piano di Barak e le
concessioni che Israele era pronta a fare durante il secondo vertice di
Camp david. Il 28 dicembre del 2000 si e' recato in visita alla
Spianata delle moschee, nella parte araba di Gerusalemme. I palestinesi
hanno considerato il gesto una provocazione e hanno scatenano la rivolta
che ha preso il nome di seconda Intifada. Nelle settimane successive,
quando Barak - travolto dalla crisi del suo governo - ha rassegnato le
dimissioni, Sharon si è candidato (grazie anche alla rinuncia di Benjamin
Netanyahu) alla carica di premier. In febbraio ha stravinto le elezioni,
chiedendo a Barak di formare un governo di coalizione.