(Fonte CNN
News)
La creazione di
uno Stato palestinese è stata il sogno di Yasser Arafat sin dai tempi in
cui faceva contrabbando di armi dall'Egitto verso la Palestina. E' stato
questo sogno a sostenerlo durante gli anni di guerriglia trascorsi con una
pistola sul fianco, è stato questo sogno a guidarlo nel corso della sua
leadership nell'Organizzazione per la liberazione della Palestina.
Arafat non ha mai
rinunciato a questo progetto. Anche nei mesi che hanno preceduto gli
accordi raggiunti durante il summit tenutosi al Wye River Conference
Center in Maryland alla fine di ottobre del 1998, Arafat ha ribadito
l'intenzione e la volontà dei palestinesi di creare un proprio Stato
anche qualora l'accordo con Israele non dovesse rivelarsi possibile.
Tuttavia, a dispetto delle pressioni interne, finora ha sempre rinucniatoa
dichiarare unilateralmente la creazione dello stato palestinese.
Arafat, il cui
nome è in realtà Mohammed Abdel-Raouf Arafat al Quadra al-Hussein, è
nato in Egitto, al Cairo, il 24 agosto 1929. Suo padre era un commerciante
di successo, sua madre mori' prematuramente lasciandolo all'età di 4
anni. Il piccolo Arafat ha vissuto l'infanzia con uno zio a Gerusalemme,
una città che sin dal primo dopoguerra era sotto il governo inglese
secondo un mandato della Lega delle Nazioni.
Quelli sono anni
decisivi per Arafat che vede nascere il conflitto fra arabi ed ebrei, in
particolare per gli ebrei immigrati che arrivavano in Palestina con l'idea
creare in quel territorio la propria madrepatria.
Uno studioso di
cose ebraiche
Mentre compie i suoi studi per diventare ingegnere civile
all'università del Cairo, Arafat intraprende uno studio sulla cultura
ebraica, cominciando a frequentare persone di credo ebraico e leggendo le
opere di sionisti quali Theodor Herzl. Ma già dal 1946 è un nazionalista
palestinese che fa contrabbando di armi dall'Egitto verso la Palestina.
Quando nel 1948
scoppia il primo conflitto arabo-israeliano, si dice che Arafat riesca ad
entrare in Isreaele per combattere il neonato stato ebraico. Più tardi
però dichiarerà che lui ed i suoi compatrioti vennero disarmati e
rispediti indietro da altri arabi che non volevano l'aiuto di forse
irregolari palestinesi. In seguito alla vittoria di Israele, i palestinesi
subiscono un'ulteriore umiliazione: 750.000 arabi palestinesi vengono
lasciati senza un loro Stato, nonostante in origine (nel '47) le Nazioni
Unite avessero previsto in Palestina la creazione di uno stato ebraico e
di uno arabo.
A metà degli
anni '50, Arafat diventa ufficiale dell'esercito egiziano e nel 1956
combatte nella campagna di Suez.
Dopo aver
lasciato le file dell'esercito, Arafat lavora come ingegnere in Kuwait.
Proprio in questo periodo, insieme ad alcuni altri arabi palestinesi,
forma un movimento noto col nome di Al Fatah, un'organizzazione che lotta
per restituire la Palestina ai palestinesi. Questo ed altri movimenti si
raggruppano nel 1964 nell'organizzazione Olp.
Il movimento di
Al Fatah diviene a poco a poco per Arafat un'occupazione a tempo pieno e
alla fine del 1965 l'organizzazione comincia raid e attacchi terroristici
verso Israele.
Nel 1967 Israele
vince la guerra dei Sei giorni, conquista le alture di Golan, la
Cisgiordania, Gaza e gran parte della penisola del Sinai in Egitto.
Re Hussein
scaccia l'Olp
Nel 1968 Arafat e
Al Fatah ottengono l'attenzione della comunità internazionale in seguito
alla sconfitta inflitta alle truppe israeliane che penetravano in
Giordania. Le attività dell'Olp preoccupano però re Hussein di Giordania
e nel 1971, dopo una sanguinosa guerra civile, Hussein obbliga i
palestinesi a lasciare i territori della Giordania. Sarà, per ironia
della sorte, proprio re Hussein che partecipando agli incontri di Wye
riuscirà a spingere Arafat e Netanyahu a firmare una accordo.
Dopo aver
lasciato la Giordania l'Olp stabilisce il proprio quartier generale in
Libano e continua a promuovere raid contro Israele. Le azioni
terroristiche (la piu' celebre delle quali, nel 1972, e' l'irruzione nel
villaggio olimpico di Monaco di Baviera da parte di un commando di
"Settembre Nero", che si conclude con il sequestro e l'uccisione
di 11 atleti israeliani) portano la questione palestinese alla ribalta, ma
costano all'Olp un prezzo molto alto in termini di isolamento politico.
Nel 1974 ad
Arafat viene concesso un intervento all'Assemblea generale delle Nazioni
Unite, che votano per accordare all'Olp lo status di osservatore. Otto
anni più tardi, precisamente nel giugno 1982, Israele ripaga con la
stessa moneta la serie di attentati terroristici dell'Olp lanciandosi in
attacchi che distruggono il quartier generale dell'Olp a Beirut.
Arafat
ristabilisce la sede dell'organizzazione in Tunisia e dà il suo sostegno
ai palestinesi della Cisgiordania e degli altri territori occupati che
iniziano ad insorgere contro Israele.
La stretta di
mano con Rabin
Nel 1988 Arafat
annuncia l'indipendenza della Cisgiordania e della striscia di Gaza e
informa le Nazioni Unite che l'Olp non intende procedere nella sua attività
terroristica. Dichiara che l'Olp sposa il diritto di tutte le parti a
vivere in pace. Alla fine di quello stesso anno, 70 paesi riconoscono l'Olp,
la cui credibilità viene però nuovamente indebolita nel 1990 quando
l'organizzazione favorisce l'Iraq durante la guerra del Golfo. Sempre nel
1990 l'Olp riconosce ufficialmente Israele e nel 1993 Arafat e Yitzhak
Rabin firmano gli accordi della pace di Oslo e stabiliscono un'intesa di
base su cui fondare una pace più duratura.
Gli accordi
prevedono un graduale ritiro delle truppe israeliane da Gaza e dalla
Cisgiordania nonché la creazione di un'autorità palestinese come ente
governativo dei territori occupati.
Rabin e Arafat
vincono il Premio Nobel per la pace insieme al ministro degli Esteri
israeliano, Shimon Peres.
Nel gennaio 1996,
con una vittoria schiacciante Arafat diventa presidente dell'Autorità
palestinese.