
(Pubblicato su "il
manifesto", 9 maggio, e su "Liberazione")
"Noi,
cittadini di Israele, siamo estremamente preoccupati per il rapido
deterioramento delle condizioni dei palestinesi nella Cisgiordania e nella
striscia di Gaza. Consideriamo gli insediamenti ebraici nei territori
occupati da Israele nel 1967 un atto continuato di aggressione nei
confronti del popolo palestinese. Massicce costruzioni di nuovi
insediamenti e l'espansione di quelli esistenti sono continuate senza
sosta anche dopo la firma degli accordi di Oslo, ancor più di sette anni
fa. Questo è uno degli elementi più gravosi dell'occupazione israeliana
che è diventata insopportabile per i palestinesi che vivono a Gaza e
Cisgiordania.
Mentre
condanniamo decisamente gli atti di terrore contro i civili, consideriamo
legittima la rivolta palestinese contro l'occupazione coloniale. Anche se
tra le vittime di questa rivolta vi sono molti israeliani innocenti,
consideriamo che non possa esserci simmetria militare tra occupanti e
occupati. L'occupazione stessa è moralmente e politicamente sbagliata:
l'uso eccessivo della forza da parte di Israele per imporre le sue regole
contro una resistenza palestinese crescente è totalmente
inaccettabile.
L'esercito
israeliano ha usato armi letali contro manifestanti disarmati uccidendo
quattrocento palestinesi dall'ottobre 2000, tra di loro circa settanta
erano giovani inferiori ai sedici anni, e ferendone altre migliaia. Per
rappresaglia contro gli attacchi palestinesi Israele ha bombardato e
colpito obiettivi nelle città palestinesi. Il controllo israeliano sulle
strade principali della Cisgiordania hanno diviso il territorio
palestinese in una serie di ghetti isolati. Questo ha pesantemente
danneggiato l'attività economica palestinese, spingendo sempre maggiori
settori di popolazione sotto la soglia di povertà a tal punto che alcune
aree sono ridotte alla fame. Le operazioni israeliane hanno interrotto i
servizi sanitari di emergenza, trasporti e educazione. I civili
palestinesi non sono solo maltrattati dai militari israeliani, ma anche
esposti alle minacce e alle aggressioni dei coloni. I danni psicologici
causati da anni di intimidazioni, ansia, perdite, umiliazioni e lutti sono
incalcolabili.
Israele agisce
come un potere supremo che ha abbandonato ogni responsabilità legale e
morale di protezione della popolazione palestinese sotto la sua
giurisdizione.
Riconosciamo la
complessità di una situazione in cui è spesso difficile distinguere tra
atti legittimi di resistenza palestinesi e atti inaccettabili di
terrorismo e tra una politica israeliana di legittima difesa e atti di
terrorismo di stato. Ma la complessità di questa situazione non può né
diminuire la nostra responsabilità né farci tacere.
E' nostro obbligo
morale come cittadini israeliani esprimere solidarietà con la lotta dei
palestinesi per la libertà, e fare il possibile per proteggere la
popolazione che vive nei territori occupati.
Sollecitiamo
cittadini, amici e colleghi in tutto il mondo ad alzare con noi la voce
contro l'occupazione e l'oppressione dei palestinesi. Chiediamo un
immediato intervento internazionale per mettere fine al massacro di esseri
umani che rivendicano l'elementare diritto alla libertà. Premete sui
vostri governi perché vadano oltre le deboli condanne di Israele per
promuovere una forza internazionale di pace che possa aiutare a proteggere
i palestinesi dall'aggressione israeliana e facilitare la ripresa di
negoziati seri tra le parti in conflitto".
Questo appello è
già stato firmato da circa 350 intellettuali, universitari e cittadini
israeliani. Per le firme contattare:
Yaron Erzahi: mshruth@mscc.huji.ac.il
Ruth HaCohen: mshruth@mscc.huji.ac.il
Hannan Hever: hever26@post.tau.ac.il
Ana Matar: matar@post.tau.ac.il
Adi Ophir: adiophir@post.tau.ac.il