ATON
In geroglifico la parola iten significava “disco”; successivamente venne interpretata anche come l'espressione del corpo visibile di Ra. Durante la XVIII dinastia il faraone Amenofi IV fece dell'Iten, cioè di Aton, la sua principale divinità. In suo onore, dopo aver abbandonato Tebe e il suo dio Amon, fondò una nuova capitale, Akhetaton (“l'orizzonte di Aton”), l'odierna Tell el-Amarna, e mutò il nome da Amenofi (“Amon è soddisfatto”) in Akhenaton (“colui che giova ad Aton”). Aton era raffigurato come un disco dal quale fuoriescono i raggi del sole; questi raggi terminano con piccole mani, alcune delle quali reggono il segno anekh che il dio offre ad Akhenaton e alla sua sposa, la regina Nefertiti. Il tempio di Amon, “il nascosto”, era un edificio chiuso, progressivamente più buio man mano che si procedeva verso il sacrario, e la stessa immagine del dio era inconoscibile ai suoi fedeli. Aton invece era il sole, visibile a tutti, e fu adorato in un tempio aperto ai raggi del sole, un grande cortile nel quale erano collocati numerosi altari. Contrariamente ad Amon e alle altre divinità egizie, il dio non aveva sacerdoti all'infuori del faraone: in questo modo Akhenaton voleva evitare che si ripetessero le gravi ingerenze che si erano verificate da parte del sacerdozio di Amon sulla casata regnante. La cosiddetta "eresia" di Akhenaton fu in realtà un tentativo politico di restaurare il pieno potere del faraone, ma fallì per la scomparsa del sovrano. Il suo successore, Tutankhamon, ancora bambino, venne riportato a Tebe e Akhetaton fu abbandonata.