Beirut
Le prime tracce
dell'insediamento umano a Beirut risalgono all'Età
della Pietra quando la zona attualmente occupata dalla città era
formata da due isole situate nel delta del fiume omonimo, riunitesi
nel tempo in un unico territorio per il progressivo accumulo dei detriti.
Secondo la tradizione, il nucleo dell'antica Beirut fu fondato da
popolazioni provenienti da Biblo; l'antico nome di Beirut potrebbe
essere stato Birut o Birrayyuna oppure Birrayat, il che indica
comunque la presenza di uno o più pozzi nelle sue vicinanze (la moderna
lingua Araba usa ancora la parola bir per "pozzo"). Secondo Filone
di Alessandria nella sua Storia, Birut fu invece la prima regina della
città.
Beirut fu conquistata da Agrippa nel 64 a.C. e ribattezzata Julia Augusta
Felix Berytus, in onore della figlia dell'imperatore; nella regione si
stabilirono due legioni romane, la Quinta Macedone e la Terza Gallica,
e
la città divenne rapidamente "romanizzata". Nel III secolo d.C. la
città
visse il suo momento di gloria grazie alla fama e al prestigio di cui godeva
la sua Scuola di Diritto, rivale di quella di Atene, Alessandria, Cesarea.
Intorno alla metà del V secolo si verificarono alcuni devastanti terremoti
e maremoti, l'ultimo dei quali distrusse quasi completamente la città nel
551 d.C., la scuola di diritto fu trasferita a Sidone.
Gli Arabi giunsero in questa regione, nel 625 e la governarono fino alla
conquista crociata, Beirut fu espugnata da re Baldovino I di Boulogne,
che vi fondò un vescovado latino, rimase in mano alle crociate per 77 anni.
Nel 1187 Saladino riuscì a riconquistare la città, ma per 6 anni soltanto
prima che il re di Cipro Amoury, l'assediasse e costrinse i musulmani alla
fuga. Nel luglio del 1291 i musulmani mamelucchi ritornarono nella
città per sempre, scacciando i crociati.
Beirut rimase mamelucca fino all'invasione delle armate ottomane,
avvenuta nel 1516. Durante l'Impero Ottomano, la città ebbe riconosciuta una parziale autonomia in cambio dei tributi versati al Sultano e gli
Emiri locali furono lasciati liberi di gestire a modo loro il governo della regione, uno di questi Emiri Fakhr al-Din, riuscì a fondare un
proprio regno, di fatto indipendente dal Sultano; l'acuto senso degli affari portò
questo Emiro a intraprendere delle attività commerciali con le potenze europee,
in particolar modo con Venezia, grazie alle quali Beirut risorse dal punto di
vista economico e riacquistò in parte il prestigio perduto. Il Sultano ottomano,
osservò con preoccupazione questo sviluppo, portandolo ad attaccare le
truppe di Fakhr al-Din, sconfiggendolo a Safed. L'Emiro fu catturato e portato
a
Costantinopoli , lì fu giustiziato nel 1635.
Il settecento vede Beirut alle prese con alterne fortune, questa altalena di
alti e bassi caratterizza tutta la storia di Beirut fino alla metà del secolo
XX.
Per un breve lasso di tempo, intorno alla metà del XIX secolo, Beirut subì
la dominazione egiziana di Mehmed Alì, fu liberata nel 1840 dalla flotta
alleata anglo-austro-turca.
A quel tempo la città contava soltanto 45.000 abitanti, l'enorme sviluppo del
commercio della seta richiamò molti immigrati a Beirut, cui si aggiunsero
molti cristiani maroniti in fuga dalle montagne dopo i massacri avvenuti nel
1860 a Damasco e in altre parti del Libano. Iniziò un vero e proprio boom
commerciale, nel 1868 i missionari siriani e americani fondarono il Syrian
Protestant College (l'attuale AUB, Università Americana di Beirut), che
diventerà in seguito una delle università più prestigiose di tutto il Medio
Oriente.
Nel corso della prima guerra mondiale, Beirut subì il blocco da parte
degli
Alleati, ma questo tentativo di scacciare i Turchi riuscì soltanto a causare la
carestia, seguita da un'epidemia, che uccise più di un quarto della
popolazione. Scoppiò allora una rivolta contro i Turchi, ma i capi ribelli
furono
impiccati dal popolo in quella che sarà chiamata Place des Martyrs. La
prima
guerra mondiale pose fine al predominio turco sulla regione e l'8 ottobre 1918,
otto giorni dopo la conquista di Damasco da parte degli Alleati, l'esercito
Inglese e un distaccamento Francese entravano in Beirut.
Il 25 aprile 1925 la Lega delle Nazioni concedeva ai Francesi il mandato sulla Siria e sul Libano e Beirut divenne il quartier-generale dell'Alto commissario francese, nonché la capitale del cosiddetto Grande Libano.
Durante la seconda guerra mondiale, la città fu occupata dalle
forze
alleate e, grazie alla posizione strategica del suo porto, divenne una
importante base per i rifornimenti militari. Nel 1946 i Francesi
lasciarono la città, che diventerà in breve tempo uno dei principali centri
commerciali e finanziari del Medio Oriente. La guerra arabo-israeliana del 1948 causò il massiccio esodo in Libano di rifugiati palestinesi che si sistemarono
nella zona a sud di Beirut, dove vivono tuttora.
Dal 1975 al 1991, la città conobbe un periodo di anarchia assoluta a causa
della guerra, la città fu in mano a diversi gruppi militari fedeli all'una o
all'altra fazione, che si affrontarono isolato per isolato; ci furono
bombardamenti aerei da parte degli Israeliani che devastarono la città.
Enormi furono le vittime e le ripercussioni economiche.
Quella che veniva chiamata la "Parigi del Medio Oriente" oggi ha tutte
le carte in regola per acquistare un ruolo molto importante nel Medio
Oriente, diventare la "porta d'accesso" per i commerci in tutta
l'area,
grazie alla dinamicità e laboriosità dei libanesi. Tuttavia in Libano
sussistono problematiche quali la presenza di circa 35.000 soldati siriani
(pagati obbligatoriamente dai libanesi), la presenza di campi profughi
palestinesi nel sud del Paese e l'interminabile questione israelo-palestinese
che condiziona, economicamente, socialmente, tutta la regione. |
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BYBLOS (Jbeil)
La storia di Biblos risale ai tempi preistorici.
La più antica occupazione del sito risale al quinto millennio a.C., quando i primi abitanti pescavano e badavano ai
loro armenti proprio in questa zona, dove si svilupparono inoltre le prime economie
a base agricola.
Nel terzo millennio a.C., Biblos fu colonizzata dai Fenici, come altre località
della costa: trasformatosi in città-stato, divenne uno dei centri religiosi più
importanti della regione. Il tempio di Baalat Gebal fu celebre nell'antichità e venne probabilmente
costruito sul sito di una precedente grotta sacra. Gli stretti legami
con l'Egitto stimolarono lo sviluppo di Biblos, sia dal punto di vista culturale che religioso; la città divenne un
centro artistico e architettonico di stile ibrido: in parte egizio e mesopotamico,
risentirà in un secondo tempo anche delle influenze micenee. Intorno al 1250 a.C. gli
Amoriti si impadronirono della città; meno evoluto dei locali dal punto di
vista culturale, questo popolo danneggiò in parte l'ordinato assetto urbanistico di Biblos con la
sua invadente
e prospera presenza. Risalgono a questo periodo le tombe reali
sotterranee e il Tempio
degli Obelischi dedicato a Resheph, dio del fuoco devastatore. Il
predominio degli Amoriti
durò fino al 1725 a.C., ma durante la dominazione straniera gli
abitanti di Biblos furono
comunque in grado di conservare in parte la loro identità culturale,
come dimostra la continuità dell'espressione artistica in questa e nelle epoche seguenti.
All'occupazione
Amorita mise fine una successiva invasione, questa volta da parte
dei bellicosi Hyksos. Gli
Amoriti si sottomisero presto davanti alla forza dirompente
dell'esercito nemico, che
giunse in questa regione accompagnato da cavalli e carri da guerra e
lanciando giavellotti
e lance: tutte armi mai viste da queste parti. Gli Egizi però, che avevano
anch'essi subito
l'invasione di questo popolo, furono ben presto in grado di
rendere la pariglia agli Hyksos
e, dal 1580 a.C., avanzarono delle pretese sulla costa fenicia.
Iniziò così un periodo di
prosperi commerci e di intenso sviluppo, durante il quale i re di
Biblos svolsero un ruolo
subordinato al faraone egizio. Si adottarono usi e costumi degli
Egizi e si presero a
decorare templi e camere mortuarie alla loro maniera, e il culto di Iside
si rafforzò notevolmente. L'alfabeto lineare, forse la più importante invenzione fenicia a essere giunta fino a noi, fu portato a compimento proprio
in quest'epoca: sembra che sia nato a Biblos per rispondere all'esigenza di un sistema di registrazione delle transazioni commerciali più
pratico rispetto ai caratteri cuneiformi allora in uso.
Questo periodo di prosperità non era purtroppo destinato a perdurare
e dal 1100 al 725 a.C. Biblos fu surclassata da Tiro, diventata la
più importante città-stato fenicia, e sarà poi oggetto di scambi diplomatici
nella lotta di potere tra Greci e Assiri, dal 725 al 612 (a.C.). Cadrà
in
mano agli Assiri e, in seguito, ai Babilonesi. Dopo la conquista di Babilonia da parte di Ciro il Grande, nel 539 a.C., Biblos fu rivalutata
come collegamento commerciale verso l'oriente soggetto all'impero persiano e durante l'epoca ellenistica, si alleerà spontaneamente con Alessandro e continuerà a prosperare con un'autonoma dinastia
reale. Quando l'impero greco svanì davanti all'avanzata romana, Biblos rivolse i suoi interessi commerciali all'occidente e, a partire dal 63
a.C., i prodotti fenici cominciarono ad apparire nei mercati romani. Da tempo, ormai, la città si era sviluppata oltre i suoi antichi confini e poteva
ora vantare
un'importante architettura pubblica e un sistema
suburbano di fattorie.
Purtroppo, però, si erano anche gettate le basi della futura decadenza poiché
la città non aveva saputo porre un freno alla spoliazione delle
vicine foreste -
una risorsa che era stata importantissima per lo sviluppo di Biblos e
che andava
scomparendo. Quando i romani divisero l'impero tra occidente e oriente nel
395
a.C., Biblos si alleò con Costantinopoli e divenne sempre più
importante come
centro religioso. Il paganesimo fu
gradualmente soppiantato dalla religione cristiana
e la città, divenuta sede di un vescovado all'epoca di Diocleziano, vivrà
sotto la
protezione dell'Impero Romano d'Oriente fino all'invasione Araba
del 636 d.C.. Il
fulcro dei commerci islamici si spostò verso oriente e il porto di Biblos
perse la propria
importanza, mentre si andavano indebolendo i sistemi difensivi della
città. Damasco
e Baghdad non avevano alcuno interesse a mantenere i rapporti
commerciali con l'Europa e Biblos, divenuta Jbail, fu abbandonata a se stessa. Durante
l'offensiva
crociata, che ebbe inizio nel 1098 d.C., la città cadde nelle mani del
conte di Tripoli, Raymond de Saint Gilles, ma nonostante la ripresa dei commerci con
l'Europa non
riuscirà a riconquistare il potere di un tempo. Le successive lotte
tra Cristiani e
Musulmani proseguirono fino all'Agosto del 1266 quando l'emiro Najibi
luogotenente del Sultano Baibars, cinse d'assedio Biblos mentre i difensori della città
fuggivano a Tripoli con il favore della notte. I secoli successivi non portarono eventi
degni di nota:
i Turchi si impossessarono della città nel 1516 e Biblos
cadde nell'oblio fino a quando
lo storico e filosofo francese Ernest Renan non iniziò a scavare il
sito, nel corso del suo
soggiorno in Libano,dal 1860 al 1861. Si dovranno però attendere gli
anni Venti di
questo secolo perché venisse intrapreso uno studio scientifico. La
cittadina si sviluppa
a raggiera lungo la collina, verso est dal porto, ed è fiancheggiata a sud
da un promontorio dove si trovano il castello dei crociati e le antiche
rovine. |
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ANJAR
Nella valle di Beqaa e a circa 58 km da Beirut, questa
cittadina fu fondata dal califfo Omayyade Walid Ibn
Abdelmalek agli inizi del secolo VIII A.D. La struttura
urbana, che ricorda I campi Romani, presenta due strade
principali a croce. All'interno della città fortificata si
trovano resti di strade, tre palazzi, suq, tre bagni turchi ed
una moschea. Situato sulla vecchia strada che collega
Beqaa con Damasco., Anjar fu costruita nei pressi di una
fortezza chiamata Gerrah, la cui esatta posizione non è
a tutt'oggi ben chiara. |
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BAALBECK
L'antica località di Baalbek fu abitata in un primo tempo
dai Fenici e dedicata al Dio Baal (che sarà chiamato in seguito Hadad), da cui il nome. La scelta del sito fu
determinata dalla vicinanza delle sorgenti e dalla favorevole posizione tra i due fiumi Litani e al-Aasi. I Greci e i Romani
chiamarono la città "Heliopolis", letteralmente "città del
sole",
e dedicarono il suo tempio più importante a Giove Eliopolitano,
che fu così associato a Baal/Hadad, ovvero il padre di tutte le
divinità nonché dio del sole. In realtà, questo Baal di Heliopolis
era di fatto una triade di dei - suoi compagni erano Venere e
Mercurio.
Venere fu associata ad Astarte, o Atargatis, la più importante
divinità femminile, mentre non si sa per certo a chi fosse
abbinato Mercurio nel panteon fenicio; questa triade godeva della massima
popolarità e gli altari alei dedicati furono trovati non solo in
Oriente ma anche nei Balcani, in Spagna, Francia e persino Scozia.
In seguito alla conquista di Alessandro Magno, Baalbek divenne nota con il nome di Heliopolis, serbatole in seguito dai conquistatori
romani. Nel 64 a.C. Pompeo Magno, in visita a Baalbek, fu
vivamente impressionato dalle sue divinità; pochi anni dopo, nel 47
a.C., Giulio Cesare vi fonderà una colonia romana per la sua posizione
strategica tra Palmiria, nel deserto siriano, e le località della
costa,
dandole il nome della propria figlia Giulia.
Baalbek fu così occupata dai Romani e si diede inizio alla costruzione
di nuovi edifici: in breve si parlerà di lei come della più importante
città
della Siria romanizzata. La ricostruzione dei templi fu un'impresa di
proporzioni enormi: si ha notizia che il grande tempio di Giove era
ormai quasi terminato nel 60 d.C., durante il regno dell'Imperatore Nerone.
I Romani tentarono in questo modo di integrare nella loro cultura i
popoli
orientali, guardando con favore ai loro culti ed erigendo splendidi monumenti a celebrazione delle loro divinità. Ma nella scelta di costruire
edifici di proporzioni così mastodontiche sicuramente ebbe un
grosso peso
anche la sempre più invadente presenza del cristianesimo, che stava
ponendo seriamente in crisi l'ordine costituito. Così i templi
crebbero a
dismisura, nel tentativo di "fissare" l'orientamento religioso
dei popoli a
favore del paganesimo. Con l'ascesa al trono imperiale di Costantino, il
mondo pagano fu seriamente minacciato e a Baalbek si sospesero i
lavori.
Ma con l'imperatore Giuliano l'Apostata il paganesimo conobbe un nuovo
momento di gloria e si cercò di reintrodurlo in tutto l'Impero: tremende
furono le ritorsioni contro i cristiani, che si risolsero nel martirio di
massa
della popolazione cristiana. Il cristianesimo fu poi nuovamente
ristabilito
con l'Imperatore Teodosio e i grandi blocchi di pietra dei templi di Baalbek vennero utilizzati per la costruzione di una basilica cristiana, alla morte
di
Teodosio, Baalbek perse progressivamente ricchezza e importanza.
Quando gli Arabi Musulmani invasero la Siria, trasformarono i templi di Baalbek in
una fortezza e riportarono in auge il toponimo siriaco: per diversi
secoli la
città fu soggetta a Damasco, prima di cadere vittima di una serie di
invasioni,
saccheggi, rapine e devastazioni.
Saccheggiata dagli Arabi nel 748 e poi dal capo Mongolo Tamerlano nel 1400,
Baalbek divenne quasi irriconoscibile. a partire dal XIX secolo le potenze
europee cominciarono ad interessarsi ai ruderi delle città antiche e
alla loro
conservazione e quando il Kaiser Guglielmo II visitò Baalbek, nel
corso di un
suo viaggio in Medio Oriente, decise immediatamente di intraprendere uno
scavo. Il Kaiser riuscì a otteneredal sultano turco il permesso di
inviare in zona
un gruppo di archeologi e i lavori ebbero inizio: nei successivi 7
anni ilgruppo
studiò a fondo il sito e da quel momento Baalbek cominciò ad essere frequentemente visitata da turisti che siportavano via in tutta
tranquillità
sculture e iscrizioni, senza dimenticare di incidere i propri nomi sui muri
dei
templi.
Dopo la sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale gli studiosi
tedeschi furono rimpiazzati dai loro colleghi francesi e per vari
decenni si lavorò
all'esportazione di tutte le opere di muratura più recenti e al restauro
dei templi, cercando di riportarli allo splendore del I secolo d.C. |
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TRIPOLI
Il sito originario della città, fondata probabilmente intorno
all'800 a.C., si trovava nella zona chiamata oggi Al-Mina ma
di questo abitato non resta più nulla. I greci chiamarono la
località Tripolis per la sua suddivisione in tre quartieri cinti da
mura, ognuno dei quali era la sede federale di altre città-stato
fenicie: Biblo, Sidone e Aradus.
Prima che vi fosse fondata questa federazione, la città non
era stata altro che un piccolo porto commerciale.
Durante il periodo della dominazione Seleucide e, in seguito,
quella romana, Tripoli fu abbellita da molti templi ed edifici
sontuosi fino a quando, nel 543 d.C., un catastrofico terremoto
modificò completamente la zona del porto e distrusse quasi
completamente la città. Dopo la presenza bizantina, la città
cadde in mani cristiane e successivamente riconquistata dagli
Omayyadi e quindi dai califfi Abbasidi, e rimase sotto il controllo
di quest'ultima dinastia di sovrani fino alla metà dell'XI secolo e
all'avvento dei crociati. Dopo un lungo assedio, durante il quale
un incendio distrusse la splendida biblioteca araba che conteneva
100.000 volumi, i crociati presero infine Tripoli nel 1190: l'assedio
era stato posto da Raymond de Saint-Gilles e sarà concluso soltanto
dopo la sua morte dal cugino, Guillaume Jourdain.
La vittoria finale si deve all'aiuto di un battaglione genovese, le
influenze italiane sono ancora chiaramente visibili a Tripoli. I
crociati
riuscirono a mantenere il controllo sulla città per 180 anni, durante
i
quali fu costruito il castello di Raymond de Saint-Gilles e si gettarono
le basi per una florida economia, basata sull'industria tessile. Il
sultano
mamelucco Qala'un si impadronì di Tripoli nel 1289 e, grazie
alle sue
concessioni territoriali, i musulmani poterono costruire una città ai
piedi della rocca del castello e lungo le sponde del fiume: è quella che
oggi viene definita "città vecchia".
Gli stessi musulmani edificarono pure alcune torri difensive ad Al-Mina.
La città fu poi conquistata dai Turchi ottomani nel 1516, durante il
regno del sultano Selim I. La parte "vecchia" della Tripoli odierna
è
arretrata circa 3 Km all'interno, rispetto al porto, e ha un assetto urbanistico prevalentemente medioevale con quartieri moderni
disposti a raggiera intorno al nucleo più antico. Negl'ultimi decenni
gli aranceti posti situati tra la "città vecchia" e la zona del
porto sono
stati gradualmente soppiantati da quartieri residenziali e la città si
presenta oggi con una struttura omogenea. Dall'indipendenza della
nazione, ottenuta nel 1946, Tripoli è diventata la capitale amministrativa
della regione settentrionale del Libano. |
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Sidone
(Saida)
L'antica città di Sidone, o
Saida, è la più grande città del Libano del sud e si trova a circa 45 Km
da Beirut. La ricerca storica ha fornito le prove che il sito era
abitato già nel 4000 a.C. e che era uno dei principali centri
fenici: gran parte della sua ricchezza aveva origine dal commercio del
murice, da cui si estraeva una tintura porpora
molto pregiata, e dalle industrie vetrarie che erano all'epoca le
migliori del mondo.
Sidone raggiunse il suo acme all'epoca dell'impero persiano (550-333 a.C.),
quando i suoi abitanti divennero grandi costruttori di navi e marinai
esperti, impiegati nella flotta persiana. Il tempio di Echmoun risale
proprio a quest'epoca, e alcune epigrafi, scoperte in zona, rivelano che
la Sidone fenicia si era sviluppata lungo due direttrici: la
città marittima (detta Sidone Yam) e i quartieri più elevati (Sidone
Sadeh), costruiti sulle pendici inferiori del Monte Libano.
Nel 333 la città fu conquistata da Alessandro Magno, e poté disporre di
una relativa libertà e di uno stile di vita alquanto sofisticato, fino a
quando non cadde in mano dei Seleucidi e ai Tolomei. Agli albori
dell'Impero Romano, Sidone fu una specie di repubblica con un proprio
senato e l'autorizzazione a battere moneta, fino a quando Augusto non
pose fine alla sua indipendenza, stabilendovi il controllo diretto da
parte di Roma. Quando San Paolo la visiterà nel corso del suo viaggio da
Cesarea a Roma, nel I secolo d.C., troverà una città ormai in declino,
anche se ancora prestigiosa per le sue attività commerciali. Nel 551
d.C. ebbe luogo un violento terremoto che distrusse la maggior parte
delle città fenicie e Sidone, allora sede di un vescovado bizantino e
solo parzialmente colpita dal cataclisma, accolse la famosa Scola di
Diritto, trasferita qui per gli ingenti danni subiti a Beirut.
Nel 667 la città fu invasa dagli Arabi e prese il nome arabo di Saida e
fu amministrata da Damasco. Nel 1111 Sidone subì l'assedio di re
Baldovino I, re di Gerusalemme, al quale si arrese dopo 47
giorni; durante la dominazione franca fu poi soggetta a Gerusalemme e
nel 1187, infine, fu conquistata da Saladini, che rase al suolo i
bastioni.
Nel XV secolo le fortune della città rinacquero grazie al suo ruolo di
porto commerciale di Damasco e l'economia rifiorì nuovamente nel XVII
secolo sotto il governo di Fakhr al-Din, che ricostruì e modernizzò
alcuni quartieri (tra l'altro, il Khan al-Franj rivitalizzando le
attività in declino: tale prosperità fu però soltanto episodica e nel
XIX secolo la città era caduta nuovamente nell'oblio. Oggi Sidone è il
centro amministrativo del sud del libano. |
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Tiro
Tiro è stata, con ogni probabilità, la più grande delle
città-stato fenicie e il suo sviluppo e decadenza furono
entrambe spettacolari. Di qui i marinai fenici partirono
alla volta di Cartagine per fondare in nuovo impero e
la città era già famosa ai tempi della Bibbia per il suo
splendore e vetustà.
All'epoca della XVIII dinastia egizia Tiro fu soggetta ai faraoni e, come le altre città fenicie di Sidone, Biblo e
Ugarit tenuta a versare dei tributi ancora dopo il regno di Ramses II. In questo periodo (dal XVII al XIII
secolo a.C.) la città beneficiò della protezione dell'Egitto
e prosperò dal punto di vista commerciale. Verso la fine
del II millennio a.C. Tiro divenne un regno sotto il sovrano
Abibaal.
Il figlio di questi, Hiram I, dopo essere salito al trono strinse
solidi legami con i re ebrei Salomone e Davide e inviò loro
legno di cedro e abili operai per la costruzione del famoso
tempio di Gerusalemme, oltre a una grande quantità d'oro,
ricevendone in cambio un distretto con venti città in Galilea.
Secondo il tracciato urbanistico originale Tiro era suddivisa
in due zone: un 'isola che ospitava il nucleo più antico dell'abitato e la sua successiva espansione sulla terraferma.
Hiram diede impulso all'attività edilizia sull'isola, collegandola
inoltre, alle altre isolette vicine grazie a dei terrapieni e alla terraferma tramite una stretta strada rialzata. Durante il
regno di questo monarca i Fenici colonizzarono la Sicilia e il
Nord Africa, che diventerà in seguito l'impero cartaginese.
A quell'epoca il mare Mediterraneo era chiamato "Mare di
Tiro" dal nome della città più importante che si
affacciava
sulle sue sponde. Al termine dei 34 anni di regno di Hiram,
Tiro precipitò in una sanguinosa rivoluzione: diversi sovrani si
alternarono sul trono, tra i quali è degno di menzione Ithobaal,
supremo sacerdote di Astarte, che regnò per 32 anni. La figlia
di quest'ultimo monarca è la tristemente nota Jezebel della Bibbia,
che sposò il re Ahab di Israele e andò incontro a una sorte terribile.
La figura femminile degli antichi miti di Tiro è forse la Principessa Alissar, detta Didone. Coinvolta in una congiura, poi fallita,
Didone s'impadronì di alcune navi e fece vela verso il Nord Africa,
dove fondò un nuovo porto sui ruderi di Kambeh. La località
diventerà in seguito la celebre Cartagine, principale centro
dell'impero che da lei prende il nome. Lo sviluppo di Cartagine andò di pari passo con la decadenza di Tiro: ormai indeboliti, i suoi
abitanti chiesero la pace quando gli Assiri conquistarono il Levante
e divennero un loro stato vassallo. Seguirono alcune guerre, tra cui
un assedio durato 13 anni del re babilonese Nabucodonosor, all'inizio
del VI secolo a.C.. Nel IV secolo fu conquistata da Alessandro Magno
e nel 64 a.C. cadde in mano ai romani, che vi costruirono molto
monumenti importanti tra cui un acquedotto, un arco trionfale e
il
più grande ippodromo finora scoperto nel mondo. Diventerà poi
cristiana e fu sede, in epoca bizantina, di un arcivescovado che
controllava 14 vescovadi. Quando i crociati sferrarono il loro attacco
in Medio Oriente, nel 1124, gli abitanti delle altre città costiere
si
rifugiarono a Tiro sentendosi al sicuro dietro
le sue "inespugnabili"
mura; nel XII secolo i crociati costruirono una basilica, al posto della
primitiva basilica fatta distruggere da Diocleziano, i lavori furono
svolti dai veneziani; secondo la tradizione la basilica dovrebbe
contenere la tomba di Federico Barbarossa.
Tiro fu dominio crociato per 167 anni fino a quando l'esercito dei
musulmani Mamelucchi non la riconquistò nel 1291, distruggendo
poi nel tempo quanto restava dell'epoca classica e paleocristiana e
riutilizzandone il materiale edilizio per la costruzione di nuovi
edifici.
Il porto si ostruì e il molo che collegava l'isola alla terraferma si ridusse
a una striscia di sabbia: la città divenne così una penisola, oggi
interamente coperta di edifici moderni.
All'inizio del XVII secolo Fakhr al-Din cercò di ricostruire e rivitalizzare
la città, senza peraltro riuscirci.
Nel 1766 Tiro fu preda dei Metwali e durante il regno di Jezzar Pascià
molti materiali edilizi inviati per nave ad Acre , nel sud, mentre la
sabbia ricopriva lentamente i ruderi antichi. Con la caduta dell'impero
Ottomano, la città entrerà a far parte della Repubblica Libanese.
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