Grandi Voci


 
Seminario
P.C. Racamier
presso CERP, Padova

(elaborato tratto dagli appunti del dr. A.M. Favero)







12/ 04 / 86

IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA



L'identificazione proiettiva è un meccanismo “ primitivo “ dell'Io studiato da M. Klein, e fa parte di quei mezzi psicotici attraverso i quali, l'Io del paziente, lotta contro la sua conflittualità interiore. Lo psicotico, invece di combattere l'angoscia per via intrapsichica, utilizza metodi di espulsione.
Prima dei lavori della Klein, la proiezione era un concetto essenziale in psicoanalisi ed era intesa in due modi:
  1. proiezione corrente: come riportare su qualcuno un investimento vissuto in precedenza rispetto a un'altra persona. E' un atto del transfert
  2. Proiezione difensiva: movimento attraverso il quale una pulsione è rigettata e attribuita ad un altro.
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Quello di “ identificazione proiettiva “, è un concetto proposto dalla Klein nel 1946: presente nella posizione schizo-paranoide. Si tratta di espellere da sé parti cattive ( escrementi ), quelle parti cattive dell'Io destinate ad attaccare, controllare e prendere possesso dell'oggetto. Il fantasma dell'identificazione proiettiva irrompere nell'oggetto e lo trasforma in modo da poterlo controllare nell'amore e nell'odio.
Questo meccanismo riguarda un soggetto diviso in almeno due parti, considerare la totalità è un po' travisare il suo senso originario.
Secondo la Klein, nell'identificazione proiettiva sono in causa parti parziali e cattive, i kleiniani, invece, estendono il concetto a parti totali e buone.
Gli autori successivi alla Klein hanno tenuto maggiormente conto delle reali reazioni della madre. La maggior parte dei contatti tra il bambino e sua madre avvengono attraverso l'identificazione proiettiva: il bimbo invia alla madre un fantasma o un affetto grezzo che non può sopportare, la mamma che ha un Io elaborato può dar forma a ciò che il figlio le ha inviato.



immagine 1


    1. L'io del bambino è in parte proiettato nell'oggetto






immagine 2





    1. l'oggetto ri-invia, per rimozione (ciò che gli
    2. èstato proiettato) all'interno del bambino.


La psiche del bambino è divisa in tre parti:

immagine 3



La comunicazione in questa fase avviene per identificazione proiettiva. Il bambino invia un “ fantasma ” ; un affetto aggressivo o amoroso poco elaborato e non legato a rappresentazioni dell'Io.
        

immagine 4


Siccome questo affetto grezzo non può essere trasportato, viene inviato all'interno della madre:


immagine 5


        
La madre ha un Io elaborato e trasforma il grido di collera in qualcosa di formalizzato: ella ripercuote sul bambino, con atteggiamenti verbali, ciò che in origine era senza forma.

Questo ha a che fare con l'intenso uso del linguaggio che le madri usano col proprio bambino, che nei primi mesi, non è in grado di capire.
Grande amore o grande rabbia è lo stesso, è comunque qualcosa di intollerabile.
Se la madre raccoglie quel che il bambino invia in modo grezzo, allora è un buon contenitore.
Un'altra possibilità potrebbe essere:


immagine 6

Il recipiente, non appena riceve, rinvia al Bambino ciò che ha ricevuto.

Oppure:

immagine 7



se l'oggetto- madre ha una barriera difensiva, una corazza, il bambino invia cose che ricascano subito su di lui. E' il caso di madri troppo attente e ossessive, prive di contatto affettivo, o di quei terapeuti che tengono troppa distanza.
O ancora:


immagine 8





Il contenuto psichico è inviato dentro l'oggetto, ma quest'ultimo non sa che farsene e cerca solo di controllarlo al suo interno.


In quest'ultimo caso non viene restituito nulla al bambino: a quel punto il bambino si trova senza una parte di sé. L'oggetto, con queste inclusioni aumenta sempre di più, diventa sempre più pieno ( madri sempre allerta che vogliono controllare sempre tutto e per le quali il bambino è senza problemi ), mentre il soggetto sempre più povero:


immagine 9



questa è una situazione di estrema dipendenza dall'oggetto.

Quest'ultima è una situazione che si verifica anche in quei terapeuti molto coinvolti che ricevono, ruminano, cercano di conservare tutto in se stessi.
Inoltre, se un bambino è soggetto a identificazione proiettiva da parte di un genitore non riesce a raggiungere uno sviluppo psichico soddisfacente
L'identificazione proiettiva è un meccanismo universale e permanente; è un fenomeno presente nell'empatia e in altri processi.         

La persistenza della posizione schizo-paranoide è all'origine dello sviluppo delle psicosi infantili e adulte. Negli psicotici, l'identificazione proiettiva è estremamente massiccia ( specialmente quella di tipo “ tossica “ ), questo è l'unico modo di relazionarsi con l'altro: “ comunicare al meglio sbarazzandosi del peggio “ ( Rosenfeld ).
Al posto di identificazione proiettiva si potrebbe parlare di INIEZIONE proiettiva, o proiettante, in quanto esprime meglio il concetto: si tratta di qualcosa che si immette nell'altro “ injectat “.
Ciò che viene inviato per identificazione proiettiva è ritenuto “ cattivo “ perché non negoziabile, anche se non si tratta di qualcosa di necessariamente aggressivo.
Gli psicotici vivono il pensiero come veleno interno e per questo vogliono inviarlo ( o meglio iniettarlo ) all'altro.
L'affetto più sottoposto a identificazione proiettiva è l'angoscia. Ad un certo punto lo psicotico non la sente più, ma le persone che gli stanno vicino reagiscono secondo le modalità di rielaborazione. L'angoscia passa attraverso tanti segnali, ma non attraverso il contenuto verbale.
M. Klein in “ invidia e gratitudine “ riporta : “ l'uso dell'identificazione proiettiva porta lo schizofrenico a sentire il proprio Io frammentato e confuso con gli altri.”
Secondo la Klein la schizofrenia rappresenta una regressione alla posizione schizo-paranoide, posizione che fa abbondante uso del meccanismo dell'identificazione proiettiva.
Non è attendibile definire il delirio secondo il criterio errore / verità. Il delirio è un vissuto totalmente estraneo all'elaborazione da parte dell'Io, può essere comunicato,ma non può essere oggetto di scambio. Non è sufficiente riferire una verità nel delirio perché cessi di essere tale.

Utilizzazione terapeutica dell'identificazione proiettiva

Nel rapporto con lo psicotico vengono in primo piano i rapporti con l'identificazione proiettiva. Egli ci sente come oggetto nuovo, mai incontrato né conosciuto, il che implica che egli abbia un vissuto inquietante.
I kleiniani tendono a dare precoci interpretazioni, ciò mostra presto al paziente che è compreso ma, spesso, non è così indispensabile intervenire tanto presto; capire se occorre o no intervenire è qualcosa di molto importante.


I TOSSICOMANI

Il tratto che accomuna il tossicomane allo psicotico è la fobia dell'attività mentale e, al contempo la sua difesa ad oltranza.
Obbligo del terapeuta è la difesa della vita mentale degli altri, e il tossicomane attacca per distruggerla: ciò rende estremamente difficoltoso il trattamento analitico.
Anche negli psicotici c'è, simultaneamente, attacco e difesa della vita psichica, è , per questo importante capire quali delle sue parti siano in grado di collaborare con noi per difendere la sua vita mentale.
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ESTENSIONI D' IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA

L'identificazione proiettiva può essere intesa in due modi: quello strettamente kleiniano ( violento ) e quello elaborato in seguito che ha ampliato il registro del meccanismo estendendolo a tanti altri meccanismi.
Esiste anche un'identificazione pura e semplice che si differenzia dalla proiettiva: è il caso, per esempio, di pazienti che si identificano con il terapeuta.


Editing LaTerraSanta



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