IL VILLAGGIO DEI RIBELLI
Capitolo 006
Drako accompagnò Melania ad un gruppo di casupole in legno e la fece entrare in una delle più isolate, sul lato destro del grande spiazzo centrale. Al contrario di quando erano arrivati, non c'era nessuno in giro.
-Drako! Perché non c'è nessuno qui? Dov'è finita tutta la gente che abbiamo visto prima?
-Non so! Credo che abbiamo saputo della riunione del consiglio e siano andati dai propri capi tribù. Infatti……ecco Pharsalos che arriva!
Il giovane aiutante di Drako raggiunse i due e si affiancò alla giovane.
-Ciao! Finalmente possiamo parlare un po’ più liberamente. I consigli sono necessari, ma molto noiosi. Ti chiami Melania, giusto?
-Si! Molto contenta di conoscerti!
Melania strinse con calore la mano tesa del ragazzo, finalmente un'abitudine che conosceva! Era contenta che Pharsalos si fosse avvicinato, aveva proprio voglia di fare quattro chiacchiere con qualcuno che non fosse Drako. Era molto bello e affascinante, ma non si poteva certo passare tutta l'esistenza solo con lui!
-Mai quanto me! - riprese il ragazzo - conoscere la prescelta dalla nostra principessa è un vero onore. Scommetto che, a dispetto di quello che hai detto, sei molto brava con i poteri!
-No, mi spiace deluderti! Ma, per favore, non parliamo di me, almeno per un po’. Piuttosto… - prese sotto braccio i due ragazzi, sorprendendo più Drako che Pharsalos - …perché non mi fate vedere la zona? Fin ora ho visto pochissimo, ma quel pochissimo mi è piaciuto molto.
-Perché no!- Drako intervenne, non gli dispiaceva l'idea di accompagnare Melania - In fondo devi restare con noi a lungo, meglio farti conoscere la zona!
-Forse sarebbe meglio… - Pharsalos guardò sottecchi il suo superiore, voleva stare un po’ da solo con Melania, e aveva anche la scusa adatta - …se qualcuno andasse a parlare con la nostra tribù. Sei tornato da poco e saranno tutti curiosi di sapere cosa si è detto nella riunione!
A Drako non andava molto a genio lasciare il suo aiutante solo con Melania, ma d'altro canto aveva ragione. Doveva farsi vedere dalla sua gente, ed era nei suoi doveri comunicare le decisioni del consiglio.
-Si, hai ragione. Allora… - lasciò, quasi controvoglia, il braccio della giovane -…ci vediamo più tardi. Tornerò a farti visita prima di notte… se non ti dispiace.
Perché? Come mai aveva pronunciato quella frase? A lui, il capo tribù delle genti dell'ovest, non era mai passato per la testa un pensiero simile prima di allora. Cosa stava succedendo?
-Certo che puoi! In fondo non conosco molta gente qui.
-Ancora per poco… - s'intromise Pharsalos -…se vuoi posso farti conoscere tutto l'accampamento in meno di due ore.
-Oddio no! - Melania aveva assunto un tono di gioco e confidenza con il giovane biondino, e, chissà perché, questo non andava molto giù a Drako - non riuscirei mai a ricordarmi tutti i nomi dopo.
-Come preferisci. Allora andiamo! A dopo Drako!
-Ciao ciao!
-Arrivederci.
Drako rimase a guardarli mentre si allontanavano scherzando come vecchi amici. Si riscosse solo quando svoltarono l'angolo e scomparvero ala sua vista. Si rimproverò aspramente per quella sua reazione. Qualsiasi cosa fosse quella che cominciava a provare doveva fare in modo che non intralciasse il suo lavoro. Lui era un capo tribù, non poteva permettersi distrazioni, di qualsiasi tipo fossero.
Melania e Pharsalos avevano trovato subito un'intesa. Forse era perché avevano pressappoco la stessa età. Erano stati insieme tutto il pomeriggio, e Melania aveva visitato tutto l'accampamento, sotto la guida e le battute del giovane. Erano partiti dall'accampamento degli uomini dell'ovest, dove, cioè, avrebbe alloggiato Melania. Qui le capanne erano abbastanza semplici, piccole ma confortevoli, in legno di varie tonalità, con il tetto a terrazzo. Erano passati poi alle capanne degli uomini dell'est, alla destra delle precedenti. Anche qui le casupole erano in legno, ma il tetto era spiovente, o con la classica forma triangolare, oppure con tutto il tetto in pendenza da un lato. Alla ragazza ricordavano tanto gli scialet di montagna . Da lì, attraversando il grande spiazzo centrale, erano arrivati alla zona dove vivevano i nani, alla sinistra degli uomini dell'ovest. Qui non sorgevano capanne o costruzioni sugli alberi, ma le case erano sotterranee, scavate nel terreno e rinforzate con pareti di roccia. L'unica parte visibile, di quelle strane abitazioni, era l'ingresso, ma anche quello, pensò Melania, poteva facilmente essere occultato. Fino ad allora aveva incontrato molte persone in giro per le capanne, molto indaffarate, ma sempre gentili e disponibili. Tutti le avevano rivolto, se non un sorriso, un'occhiata gentile. Nella zona che videro dopo non accadde nulla del genere. Le uniche persone che vide erano sulle soglie delle case e la scrutavano con diffidenza. Era comprensibile, dato che quella era la zona degli uomini del nord, comandati da Alex. Le costruzioni erano sempre in legno, e presentavano tetti a cupola e ingressi tondeggianti. Persino le finestre e, soprattutto, le piante delle abitazioni erano circolari. Ciò che videro dopo, però, ebbe la facoltà di far dimenticare a Melania la stranezza di quella gente. Erano arrivati nella zona abitata dagli elfi. Non sorgeva nessuna costruzione sul terreno soffice e ricoperto di foglie, erbe e muschi; tutto sorgeva sui rami degli alberi. Le sembrava di vivere in un sogno, tutto aveva un'aria così magica e misteriosa che quasi si faceva scrupolo a camminare sul terreno. Fu la voce di Pharsalos a riportarla alla realtà.
-Melania, avresti voglia di visitarne una?
-Una cosa? - Melania non osava sperare che il ragazzo le stesse proponendo di visitare una casa elfica.
-Una di quelle! - indicò con l'indice per aria, e proprio sopra la loro testa sorgeva una di quelle magiche costruzioni.
-Dici sul serio! Sarebbe bellissimo… ma… possiamo?
-Certo! Basta chiedere il permesso.
Il ragazzo lasciò il braccio di Melania per allontanarsi di qualche metro. Quando raggiunse il limite dei rami di quell'albero maestoso, puntò il naso per aria chiamando a voce alta qualcuno.
-Elb! Elb, ci sei?
-Chi è? Oh, ciao Pharsalos! Aspetta, scendo subito.
La voce che Melania aveva udito non era assolutamente umana. Assomigliava al rumore di una sorgente di montagna, in cui l'acqua, pura e cristallina, scendeva a valle vivace e musicale. D'improvviso, una figura, dolce e aggraziata, scese dall'albero, reggendosi ad una fune dorata con un braccio, avvicinandosi al giovane. Aveva i lunghi capelli argentei raccolti in una bellissima acconciatura: le ciocche frontali erano legate in una coda, all'altezza della nuca, ma quelle più vicine al viso erano acconciate in piccole trecce che scendevano lungo il viso angelico della donna, mentre il resto scendeva docilmente lungo la schiena e le spalle. Il viso non era molto ben visibile da dove si trovava Melania, ma si riuscivano ugualmente a scorgere le lunghe orecchie a punta. Indossava un vestito di un colore imprecisato, che sembrava quasi cambiasse tinta al movimento della donna, grazie al quale venivano messe in risalto tutte le sue forme aggraziate e femminili. Era lungo fino alle caviglie, ma presentava un profondo spacco sul lato destro che metteva in mostra le lunghe gambe candide. Aveva bretelline fini e dorate, su cui era poggiata una stola trasparente di un bellissimo grigio perla. Tutta la figura emana rispetto e nobiltà, e Melania ebbe un certo timore ad avvicinarsi, quando Pharsalos la chiamò.
-Questa… - esordì lui, rivolto alla donna indicando Melania - … è Melania, la ragazza prescelta dalla principessa Ailis.
-Sono molto lieta di fare la tua conoscenza - la donna tornò a parlare con quel timbro di voce sottile e delicato, che ispirava tanta vitalità, salutando con il solito movimento del capo una spaesata Melania - io sono Elbereth, figlia di Lexiure. Tu hai già conosciuto mio padre.
-Si… - Melania ancora non riusciva a credere di parlare con quella celestiale creatura -… e sono molto felice di conoscere te.
-Elb, ci chiedevamo se puoi farci visitare la tua casa. Melania aveva molta voglia di vederne una dall'interno.
-Certo! Seguitemi pure.
Appena terminato di parlare la donna si afferro con un braccio alla stessa corda dorata con cui era scesa, e risalì velocemente verso la costruzione. Solo allora la ragazza comprese che non era lai a muoversi, ma un complicato sistema di contrappesi trasportava sopra chiunque si appendesse alla corda.
Infatti, appena fu arrivata sopra, Elbereth rilanciò giù la corda, invitando con un gesto delicato della mano a salire. Pharsalos non le dette nemmeno il tempo di parlare, l'afferrò per la vita e, girando due volte il braccio intorno alla fune dorata, diede uno strattone, grazie al quale mise in azione i contrappesi che portarono i due fino alla piattaforma della casa.
Qui, con sua grande sorpresa, Melania comprese che le case non erano costruite, ma erano formate con gli stessi rami degli alberi. Era come se l'albero avesse piegato i suoi rami e le sue foglie ai bisogni degli elfi, regalandogli una comoda abitazione. Come la capanna in cui era stata accolta dai capi tribù, la casa di Elbereth sorgeva su uno spiazzo centrale, da cui partivano i rami esterni. Ma sempre da lì partivano i rami che si piegavano geometricamente, creando la forma di una casa. La porta d'ingresso era tondeggiante, un po’ come quelle degli umani del nord, ma molto più alta; e nascondeva l'interno grazie ad una cascata di foglie e ramoscelli verde acceso. Qua e là si poteva perfino scorgere qualche fiorellino bianco e giallo.
Appena entrata Melania rimase letteralmente incantata. L'abitazione era costituita da due camere: la sala giorno e la camera da letto, comunicanti attraverso un'altra porta ad arco, e con una grande finestra squadrata, alla destra della porta, il tutto sempre coperto da foglie piccole e regolari. Il tetto era invece coperto da foglie di un verde acerbo, molto grandi e disposte in modo irregolare. Anche da qui sbucavano fiori bianchi e gialli. L'arredamento era strettamente essenziale: un mobile con cassetti e ante, un divanetto molto basso e un tavolino facevano mostra nella sala da giorno, in cui si affacciava un'enorme finestra quadrata. La camera da letto era arredata con un letto, a due piazze, che toccava quasi il pavimento, un armadio molto alto e tre sedie, disposte ordinatamente sotto la grande finestra rettangolare.
Se ne andarono quasi subito, era tardi e la mensa stava per aprire. Elbereth prima di lasciarli andare, rivolse a Melania un largo sorriso che riscaldò il cuore della ragazza. Sempre più ferma fu, nel suo cuore, la convinzione che gli elfi fossero persone eccezionali, capaci di infondere coraggio e bontà a tutti quelli che li circondavano. Proprio per questo, però, si augurò di non averne mai uno contro. Le persone più benevole e dolci, non sono quasi mai le più deboli, anzi…
La mensa si trovava nella zona degli uomini dell'est. Da quello che le disse Pharsalos, ogni sezione dell'accampamento aveva il compito di provvedere ad un edificio importante per la comunità. Nella zona degli uomini dell'est si trovava la mensa; in quella degli uomini dell'ovest aveva sede la grande biblioteca dei capi tribù; i nani si occupavano di fabbricare armi e oggetti in metallo; gli omini del nord si occupavano degli abiti per gli umani, perché gli elfi e i nani provvedevano da sé; infine gli elfi si occupavano delle riserve idriche, vegetali e animali, in oltre nella loro zona sorgevano le cinque capanne dei capi tribù. La prima, e la più grande, sorgeva sul grande albero centrale e serviva per le riunioni del consiglio, era quella in cui era stata accolta Melania. Alla sinistra di questa si trovavano le capanne di Ormuzd e di Alex, mentre a destra vivevano Lexiure e Drako. Omicron, in quanto nano, non sopportava le altezze, e si recava sugli alberi sono per le riunioni importanti, non si fidava degli alberi; quindi si era costruito una casa sotterranea ai piedi del grande albero centrale, in solida pietra e metallo.
La mensa era un grande edificio in tronchi, con il tetto spiovente verso sinistra. Ci si accedeva attraverso un grande portone quadrato, oppure attraverso le cucine, sul lato posteriore. Era a due piani, ma i soffitti erano molto alti. L'interno era abbastanza sobrio. Tutto lo spazio era riempito da tavoli e panche, rigorosamente in legno, sul fondo si aprivano le porte per la cucina e le scale per il piano superiore.
-Qui… - cominciò a spiegare Pharsalos, sempre tenendo sotto braccio Melania - … mangiano i soldati, mentre al piano superiore, dove andremo noi, mangiano i capi tribù e le donne che non combattono.
Si avviarono quindi alle scale, e, al loro passaggio, tutti quelli che si trovavano nella sala, uomini, nani, elfi, salutavano con gioia la prescelta. Arrivati al piano superiore furono investiti dalla luce. Al piano inferiore c'erano solo due finestre rettangolari, una a est e una a ovest, mentre il piano superiore era munito da quattro enormi finestre, una per lato.
Nel centro della sala vi era un grande tavolo rotondo, circondato da sedie con lo schienale alto, su cui avevano già preso posto tutti i capi tribù. Tutti la salutarono calorosamente, solo Alex le rivolse uno sguardo gelido, che la mise molto a disagio.
La fecero accomodare tra Lexiure e Drako. Da quando li aveva conosciuti, in fondo, li aveva visti come i suoi protettori. Drako era la prima persona di quel mondo che aveva conosciuti, ed era naturale che si fosse affezionata a lui; Lexiure le dava un senso di sicurezza. Le ricordava suo padre. Quindi fu molto contenta della sistemazione che le avevano dato.
Il pranzo trascorse molto tranquillamente, e Melania ebbe la possibilità si assaggiare le specialità locali, di cui non riuscì a capire nemmeno un nome. Quando ebbero finito, Lexiure l'accompagnò alla sua capanna, nella zona degli uomini dell'ovest, dove rimase per la maggior parte del pomeriggio.