verso

L' ULTIMO VERSO

Capitolo 017

Non può essere… no, non voglio crederci…… come può essere lui il prescelto? Non è possibile!

Era una fresca mattina della seconda settimana dal ritorno in vita dei cavalieri di Asgard. Rix stava passeggiando per il bosco con troppi pensieri per la testa per potersi accorgere che qualcuno le si stesse avvicinando.

Quando arrivò la prese di sorpresa interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Rix!!

Lei sobbalzò per la sorpresa e si girò di scatto, pronta a difendersi se necessario. Ormai non poteva fidarsi di quasi nessuno……

Ikki! Che c'è? Mi hai spaventato!

Me ne sono accorto. Pensavi a Mime?

Come diavolo faceva a conoscere le sue preoccupazioni? No, era impossibile che conoscesse la leggenda del predestinato…… tirava certamente ad indovinare.

E perché dovrei pensare a lui?

Forse perché……

Gli lesse nel pensiero. Come lo sapeva?

No! Non dirlo per favore. Non voglio sentirlo!

Devi dirglielo. Si sta chiudendo in se stesso. Se non saprà il vero motivo credo che non resisterà a lungo!

Non ce la faccio.

Erano arrivati al lago ghiacciato che stava al centro del bosco. Rix camminava con lo sguardo basso. Era troppo doloroso per lei…… no poteva…… non era pronta a sopportarlo!

Come lo hai scoperto?

Intuito. E qualche conoscenza della mitologia……

Che vuoi dire……

Non dirmi che non conosci la leggenda dei musici maledetti!

Non interamente. Ma non ora.

Gli fece cenno con gli occhi. Qualcuno si stava avvicinando a loro. Shun.

Vi ho trovato finalmente! Dove eravate sparti?

Ho convinto tuo fratello ad accompagnarmi a pattinare!

COSA?????

Uno sguardo assassino lo colpì, Ikki s'arrese e indosso i pattini che Rix aveva "casualmente" nel borsone per quattro persone!

Hai fatto male i conti però. Siamo tre!

Quattro!

Orion sbucò dagli alberi e li raggiunse. Schioccò un bacio sulle guance a Trix e indossò i pattini dicendo:

La nostra carissima amica porta sempre il numero giusto di pattini. Ma non ho ancora capito come fai?

Non lo so. Vado ad occhio.

Così i quattro si misero tranquillamente a pattinare, e, come il solito, Rix dovette dare lezioni di pattinaggio.

Shun, sei un mito! Ti ricordi tutto!

Veramente non mi sento tanto stabileee!!

Il poverino cadde ai piedi di Orion

Vebbé che sono bello, ma buttarti addosso è un pochino esagerato!

ORION!!! Lascialo in pace. Devo ricordarti quante volte cascavi ai miei piedi!

Sorvoliamo, che è meglio……

"- Ikki, mi senti?-"

Cos?

"- sono Rix, ti sto parlando con i miei poteri mentali. Non parlare! Voglio finire il discorso interrotto. Stasera passa in camera mia.-"

E Hyoga?

"- per una notte dormirà nel suo letto. Non gli farà male……-"

Ehehehe!!

Perché ridi fratello?

Stavo…… pensando alla tua caduta!

Ancora? Basta!! Vorrei vedere te……

Continuarono per un bel po’. Almeno finché la fame li riportò al castello.

Che sonno, ma che ore sono??? Le nove? Devo andare a far colazione prima che Thor finisca tutto!

Mime s'alzò dal letto controvoglia. Ma non poteva certo poltrire fino a tardi. Era pur sempre un cavaliere!

Già, un cavaliere. Si era chiesto spesso ultimamente il vero significato di esserlo. Un cavaliere poteva amare, soffrire, morire; ma doveva rimanere fedele ai suoi ideali. E se nel corso della vita questi ideali cambiassero? Se la cosa più importante non fosse più la difesa del dio o della patria? Era giusto, in quel caso, lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare con nuovi obiettivi da raggiungere?

Per l'ennesima volta stava riflettendo su questo, quando notò un foglio sotto la porta della camera.

Erano giorni che ne riceveva uno ogni mattina. Non sapeva di chi fossero, ma era sicuro che non fosse nessuno dei suoi conoscenti. Nessuno di quegli zoticoni poteva conoscere poesie di quella delicatezza e intensità.

Oggi era più lunga del solito, e forse lui sapeva anche perché.

Lesse piano, quasi con paura di arrivare alla fine della pagina:


POSSO SCRIVERE…


Posso scrivere i versi più tristi questa notte

scrivere, ad esempio "la notte è stellata

e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza".

Il vento della notte gira nel cielo e canta.


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Io l'amai e a volte anche lei mi amò.

Nelle notti come questa la tenni fra le mie braccia.


La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, e a volte anche io l'ho amata.

Come non amare i suoi grandi occhi fissi?


Possono scrivere i versi più tristi questa notte.

Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.


E il verso che cade sull'anima come sull'erba la rugiada

Che importa se il mio amore non poteva conservarla.

La notte è stellata e lei non è con me.


È tutto. In lontananza qualcuno canta, in lontananza.

La mia anima non si rassegna di averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.

Il mio cuore la cerca e lei non è con me.


La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.

Noi, quelli di allora, non siamo più gli stessi.

Io non l'amo, è certo, am quanto l'amai.


La mia voce cercava il suo udito attraverso il vento.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.

La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.


Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo.

È così breve l'amore e così lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra la mie braccia.


La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa

e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

Voglio incontrarti, posso aiutarti a riaverla. Vieni con me oppure l'ultimo verso sarà la verità per me! Come per te………

No. Non voleva che le poesie finissero. Ormai esse avevano troppa importanza per lui. Si, l'avrebbe incontrato! Chissà come, chissà quando………

Fuori del castello:

- Il predestinato è con noi!


Capitolo Precedente
Capitolo Successivo