LA VERA POTENZA DELLA MUSICA
Capitolo 033
I fratelli erano finalmente riuniti. Ora sapevano casa fare; dovevano seguire il loro destino.
Nel frattempo gli ultimi atti di un'aspra battaglia si svolgeva alle loro spalle.
I tre generali del dio della guerra erano sicuramente molto forti, ma stavano pian piano perdendo terreno contro i cavalieri, che a vedere Rix e Mime nuovamente insieme avevano ripreso vigore e forza d'animo.
Tuttavia anche i generali non demordevano. L'unico che sembrava più in difficoltà era Share, il generale della distruzione. Megrez con la sua spada d'Ametista gli stava dando filo da torcere. Hyoga e Mentres erano un po’ più in difficoltà, ma resistevano egregiamente entrambi. A vederli combattere insieme non si sarebbe mai detto fossero rivali in amore, fortunatamente riuscivano a lasciare le questioni personali fuori dal campo di battaglia.
Rix e Mime erano uno accanto all'altro, pronti a combattere. Insieme.
L'armatura di Mime era tornata quella di Odino e la lira gli era ricomparsa tra le mani.
Rix aveva assunto una posizione stana: era come se imbracciasse qualcosa, la mano destra all'altezza della spalla, e la sinistra difronte al ventre, con le dita morbide ma tese. Sembrava avesse tra le mani una chitarra.
Ares. Padre. Tu hai deciso di metterci al mondo in due…
Stavano parlando all'unisono, e quelle parole sembravano una condanna.
…tu hai deciso di dividere il nostro potere in modo che non potesse nuocere a nessuno. Quella è stata la tua condanna. Ora il nostro potere è tornato ad essere uno solo!
Un'esplosione di luce ed energia accompagnò le ultime parole. Tutto si fermò, i generali e i cavalieri interrompettero per un breve periodo la loro lotta per assistere all'unione dei cosmi dei musici maledetti.
Quando la penombra tornò ad avvolgere l'immensa sala i due erano scomparsi. Nulla poteva ricordare la loro presenza, solo una leggerissima melodia, tanto leggera da essere appena udibile.
Ares era tesissimo. Concentrato al massimo per scorgere ogni più piccolo segnale sulla postazione dei nemici non faceva orami più caso ad alimentare i cosmi dei suoi generali, che stavano ormai per soccombere. Lo sguardo, rosso vivo, quasi da pazzo, con una vena di cattiveria e crudeltà, vagava da una parte all'altra della sala, cercando un segno… un piccolo segnale e li avrebbe potuti distruggere.
All'improvviso la voce alta e imperiosa di Rix lo fece sobbalzare visibilmente:
Ci cerchi con gli occhi, padre? Non hai capito che noi non siamo cose visibili…
Mime seguì la voce della sorella:
Noi siamo cose udibili… ascolta…forse ci troverai così!
Smettetela traditori!!! Venite fuori! Mostratevi e combattete!!
Noi stimo combattendo!
La musica cambiò bruscamente, si fece notevolmente più udibile e più intensa, quasi rabbiosa.
Ares, finalmente scese dal piedistallo che prima era occupato dal trono-armatura; girò per la stanza come una furia, tentando di non ascoltare. Sapeva cosa volevano fare, sapeva perfettamente qual era il loro intento. Volevano farlo impazzire, volevano farlo uscire di senno. Ma non ci sarebbero riusciti! No! Non poteva permetterlo!
Si sedette a terra, incrociò e gambe e chiuse gli occhi, tentando di uscire da quella realtà per escludere tutto e tutti.
Non ci riuscì. Un colpo di spada lo raggiunse al viso e fece saltare l'enorme elmo, assieme ad una bella ciocca di capelli neri.
Maledetti! Uscite fatevi vedere!
Nulla. Solo quell'orribile musica che gli penetrava il cervello. Non la sopportava! Non aveva mai sopportato la musica, ma questa oltrepassava tutti i limiti.
Un altro colpo di spada, proveniente, all'apparenza, dal nulla lo colpì in pieno petto, lasciando un profondo solco nell'oro sfavillante della corazza.
Ancora, sulla gamba, ma questo non era un colpo di spada, sembravano più fili sottilissimi ma resistentissimi. Fatto sta' che il gambale sinistro si frantumò sotto i suoi occhi increduli.
Ora basta!
Imbracciò la sua lancia e cominciò a farla volteggiare sopra la testa. Nel frattempo altri due colpi gli distrussero il gambale destro e le due lame sopra le spalliere. Non importava. Tra poco li avrebbe avuti tra le mani, e quella sarebbe stata la più gradita delle vendette.
Al fine, con un'esplosione cosmica spaventosa, piantò la lancia nel pavimento della sala.
Un terremoto scosse la terra. La sala cominciò a cadere in frantumi. Enormi calcinacci si staccarono dall'altissimo soffitto, cadendo nel bel mezzo della sala.
Tutti, compresi i moribondi generali, tentarono di precipitarsi fuori per non essere colpiti, ma Ares, con un raggio giallastro bloccò la porta. I cavalieri erano in trappola. Troppo deboli per attaccare Ares, troppo stanchi per proteggersi dalle macerie.
Allora. Rix, Mime non venite ad aiutare i vostri amici? Preferite che li faccia fuori io?
Sei solo un cane!
Rix era apparsa nel mezzo della sala. Era determinata a salvare i suoi amici, e ad uccidere quell'essere basso e meschino che li usava come esche.
Che peccato! È troppo tardi!
Un altro colpo al terreno con l'asta della guerra e un intero pezzo di soffitto si staccò, cadendo addossò ai cavalieri.
Quasi tutti riuscirono ad evitarlo, scansandosi chi da un lato che dall'altro. Le uniche vittime furono proprio due generali di Ares: Vanèsa e Share, troppo stanchi per difendersi.
Come? Come puoi sacrificare i tuoi stessi guerrieri?
Il suo tono era molto, troppo arrabbiato. Non poteva concepire un dio che sacrificasse i suoi guerrieri per la vittoria.
ne troverò altri. Intanto mi accontenterò di pareggiare i conti… uccidendo te!
Un raggio rosso fuoco venne emesso dall'asta della guerra, e avrebbe raggiunto Rix dritta al cuore se qualcosa non si fosse messo in mezzo…qualcosa, o qualcuno.
Nessuno si rese conto di ciò che era successo finché non fu tutto finito.
Megrez, il cavaliere di Odino, si era messo volutamente sulla traiettoria del colpo di Ares, salvando Rix con il suo sacrificio.
S'accasciò all'indietro, finendo tra le braccia di Bellatrix, ormai in fin di vita.
Rix era sconvolta, perché si era sacrificato? Lei avrebbe potuto evitare quel colpo, lei sarebbe sopravvissuta. lui aveva perso la vita.
Piangente, distrutta, si era inginocchiata, prendendo la testa del moribondo Megrez sulle ginocchia; con un filo di voce gli chiese tra le lacrime:
perché? Megrez perché lo ha fatto?
Perché… perché… mi ero promesso di non dirtelo ma… io ti amo! Sei stata tutto per me! Ricordati di me…ti prego no odiarmi!
Come potrei odiarti! Sarai sempre nei miei pensieri te lo prometto!
Grazie…
Megrez io…
Non finì la frase. Megrez era morto! La voce falsa ed ipocrita di Ares risuonò nell'aria, mentre calcinacci e polveri continuavano a crollare dal soffitto e dalle enormi colonne:
Se questa scena lacrimevole è terminata, avremmo uno scontro da finire!
Rix alzò gli occhi pieni di lacrime, ma altrettanto pieni di rabbia. Le era tornata in mente la leggenda:
…i gemelli vinceranno il male, ma perderanno un pezzo del loro cuore…
Era per colpa sua se Megrez era morto. Era per colpa sua se tutti loro erano in pericolo.
Non poteva sopportare oltre quel dio.
Adesso basta!
Si alzò, lasciando a terra il povero Megrez, esanime; continuava a stringere, ora convulsamente per l'enorme rabbia, la spada maledetta, quella che lei sapeva essere l'unica arma con cui poteva essere ucciso un dio.
Adesso basta, Ares! Ora vedrei il vero potere della musica, e ti pentirai di avermi messa la mondo!
Rix venne avvolta da un cosmo rosso ed esplosivo. Era stanca di quella storia. L'avrebbe fatta finita, per lei, per la sua vita, per quella di suo fratello e quelle dei loro amici, ma anche in memoria di quella sacrificata di Megrez. Un pezzo del loro cuore era andato perso; ora Ares doveva morire!