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L' ULTIMO GIORNO

Capitolo 010

Era da poco spuntata l'alba, e già Melania si stava dirigendo alla sala delle riunioni sul grande albero. Sperava ardentemente che, finalmente, quel giorno si arrivasse ad una decisione. Non era certo ansiosa di combattere, ma quella situazione di incertezza le dava molto fastidio. Se avesse saputo che dovevano partire, almeno, si sarebbe messa l'animo in pace.


Poco prima di giungere al luogo della riunione, incrociò Drako e Lexiure. I due avevano, stranamente, un'espressione gioviale e soddisfatta; mentre lei era molto cupa. Forse avevano saputo che Alex e Ormuzd avrebbero accettato l'accordo. Si avvicinò a loro, con questa speranza nel cuore, e li salutò con tutta l'allegria che le era rimasta, ben poca a dire la verità.

-Ciao! Come mai così allegri?

-Salve Melany…- Lexiure sembrava davvero di buon umore -…E perché non dovremmo esserlo?

-Perché fino a ieri sera sembrava impossibile venire a capo di questa situazione. - Melania era molto stanca, e s'intuiva perfettamente dalla sua voce.

-La notte aiuta a riflettere… - intervenne Drako, prendendo sottobraccio la ragazza. Lei accettò volentieri il suo sostegno, le piaceva sentirlo vicino.


Drako aveva accettato il suo suggerimento, e adesso non indossava più il mantello nero. In principio erano rimasti tutti interdetti, ma con il tempo si erano abituati a vederlo così, e adesso parecchie donne lo guardavano con occhi diversi. Adesso vedevano ciò che era realmente, un uomo. Prima Drako era stato una figura strana e indistinta, in un certo senso, l'incarnazione del potere; e il mantello scuro contribuiva a renderlo distaccato e lontano delle cose terrene.


Mentre parlavano erano giunti alla scala sotto la capanna, e cominciarono a salire. Quando fu in cima Lex scorse Alex che arrivava, con passo fermo e deciso, e la indicò agli altri. Stranamente la ragazza sembrava di buon umore e, all'elfo, che aveva vista migliore degli altri, sembrò di scorgere l'ombra di un sorriso sulle gelide labbra.


Poco dopo furono tutti riuniti nella sala del consiglio. Lexiure e Omicron seduti per terra su comodi cuscini, Drako e Melany appoggiati all'unica piccola finestra, che si affacciava a strapiombo, verso gli alberi degli elfi, Ormuzd che passeggiava nervosamente vicino alla porta d'ingresso e Alex appoggiata, come sempre, allo stipite della stessa.


Come al solito, fu Lexiure a cominciare. Gentilmente chiese agli altri presenti:

-Se volete accomodarvi, direi che è ora di incominciare.


In pochi istanti tutti furono seduti e, sorprendentemente, fu Alex a prendere la parola. Era gelida come al solito, ma a Lexiure e a Melania non mancò di notare la strana espressione soddisfatta che trapelava dai suoi occhi.

-In principio mi scuso con voi per l'atteggiamento irragionevole che ho assunto ieri sera. Le mie idee restano sempre quelle, è ignobile attaccare un esercito che non è ancora sceso in campo. Ma se questo è ciò che volete, l'esercito del nord vi aiuterà…


Lexiure non era ancora convinto, ma Omicron proruppe con grande felicità:

-Allora, cosa aspettiamo? Partiamo subito!

-Non ho ancora finito! - il tono era ancora più gelido, come se si fosse irritata, ma non si sarebbe mai detto a guardarla, e poco dopo tutti capirono il perché - noi vi aiuteremo ad una condizione. Quello è il nostro territorio, quella che abita nelle vicinanze è la nostra gente, noi sappiamo come muoverci in quelle zone…voi no. noi saremo con voi all'unica condizione che sia io il capo della spedizione.


Detto questo si alzò, e, avvicinandosi alla porta, disse:

-Adesso vi lascio discutere, quando avrete deciso fatemi sapere. Ma ricordate che senza di me e della mia gente sarà molto difficile attraversare le zone del nord.


Uno stupefatto silenzio calò nella sala. Non volevano credere a quello che avevano appena udito. Omicron fu il primo a scattare:

-Non possiamo permetterlo! Non darò mai il potere sulla mia vita a quella vipera. Non avremmo mai dovuto inserirla nel consiglio, e…

-Basta così Omicron! - Lexiure aveva fulminato il nano con un tono molto duro e con un'occhiata altrettanto ostile - sappiamo tutti che era inevitabile ammettere il capo della tribù del nord nel consiglio, e, soprattutto, era un nostro dovere assicurare la presenza di tutte le parti. Per quanto riguarda il comando della spedizione mi trovo contrario anch'io ad affidarlo unicamente nelle mani di Alex.

-Nel contempo… - Drako era intervenuto con il solito tono calmo e aperto, anche se la richiesta della donna lo infastidiva non poco -…non possiamo fare a meno di lei e della sua gente. Quello che ha detto è vero. Non riusciremmo mai a muoverci senza destare sospetti in quei territori, solo loro posso darci una guida valida e sicura. Mi trovo anch'io contrario ad eleggerla come capo della missione, ma non possiamo permettere che ci lasci.


Ancor una volta, il silenzio calò nella camera. Nessuno aveva la minima idea di come venire a capo da quella situazione. Improvvisamente un'idea balenò nella mente confusa di Melania.


-E se cercassimo un accordo?

-In che senso Melly? - Pharsalos sembrava molto curioso. Aveva temuto di dover obbedire ciecamente alla gelida donna.

-Si potrebbe tentare di venire ad un compromesso. Per esempio lei potrebbe avere il comando per quanto riguarda gli spostamenti e qualcuno altro riguardo all'organizzazione… non so se mi spiego bene…

-Si, è un'ottima idea! - Drako aveva accolto l'idea di Melania con un sorriso radioso, e anche Lexiure sembrava molto soddisfatto. - si potrebbe lasciare a lei il comando degli spostamenti, come hai suggerito, e a Lexiure il comando sull'organizzazione. Cosa ne dici Lex? Per te andrebbe bene?

-Come idea si, è la soluzione migliore. Non sono convinto, però, sulla mia nomina. Non credo di…

-Oh, avanti! - Drako era euforico all'idea di poter finalmente partire - sei il migliore di noi, e nessuno potrà fare questo lavoro meglio di te. E in oltre sei l'unico che riuscirebbe a tenerla a bada.

-Ti ringrazio Drako, ma credo che ascolterebbe più te di me! Comunque, se è questo che volete, assumerò questo incarico.

-Ma certo che è questo che vogliamo. - Omicron era davvero contento di quella soluzione, e Melania si sentiva orgogliosa di essere stata d'aiuto.


L'unica persona che non aveva mai parlato per tutta la riunione era Ormuzd, e si sorpresero quasi tutti quando, sommessamente, disse:

-No. scusate ma io non posso…

-Non puoi… cosa, Ormuzd? - Lex era tornato sulla difensiva. La sera precedente Ormuzd aveva insistito per aspettare e temeva che continuasse su quella linea.

-Non posso scontrarmi con i vampiri. Non posso.- dicendo questo si alzò, dirigendosi alla finestra. Poggio le mani sul davanzale, rivolgendo le spalle alla sala


Erano tutti increduli. Ormuzd si era sempre dimostrato coraggioso e disponibile, era impensabile che avesse paura di scontrarsi con i vampiri a punto tale da voler rinunciare. Melania si alzò in piedi, e lo raggiunse. Gli poggio una mano su una spalla e gli parlo dolcemente.

-Ormuzd, cosa c'è che non va'? Non posso credere che tu abbia paura dei vampiri. Cosa c'è? Con noi puoi parlarne, siamo i tuoi amici!


Nel silenzio, interrotto solo dal cinguettare di alcuni uccellini variopinti, si udirono i sommessi singhiozzi dell'uomo. Dopo alcuni attimi parlò, con voce triste e singhiozzante.

-I vampiri……i vampiri hanno ucciso mia moglie e mia figlia. Per questo mi unii a voi, per far si che queste cose non accadessero più. Ma adesso…adesso non ci riesco, è più forte di me. Vi prego perdonatemi.


Detto questo si girò e uscì, correndo, dalla sala. Erano tutti sbigottiti per la reazione e per la storia di Ormuzd. Lexiure parlò con voce insicura e stranita:

-Io…io sapevo della sua storia, ma non avrei mai pensato che…che potesse esser rimasto scosso fino a questo punto.


Omicron, il più materialista, domando con incredulità:

-Ma come può ragionare così? Se i vampiri mi avessero distrutto la vita, io non vedrei l'ora di incontrarne uno per vendicarmi!

-Non tutti… - Melany aveva preso la parola duramente, osservando vacua fuori dalla finestra -…hanno le stesse reazioni al dolore…io lo so bene…

Comunque sia…- Drako riportò la discussione sull'argomento principale - non credo che cambierà idea. Quindi dovremo fare a meno di lui nel nostro viaggio. Credo che sarà più difficile del previsto.

-Scusate ma… - Melania intervenne con il tono di voce di chi afferma qualcosa di ovvio -…non si può semplicemente eleggere un nuovo capo tribù degli uomini dell'est, e partire con lui al comando?

-No, Melany, non è possibile! - Lex rispose con dolcezza e sapienza alla ragazza - l'elezione di un capo tribù è un processo più difficile di quanto si immagini, e poi ci vorrebbe troppo tempo, e noi non possiamo permetterci di perderne altro!


Alcuni istanti di riflessione seguirono alla risposta dell'elfo. Avevano appena sperato di poter finalmente partire e invece erano ripiombati nell'impossibilità di agire. Questa volta fu Drako a trovare la soluzione:

-Forse ci sono, ascoltate. In ogni caso le donne che non combattono e i bambini resteranno qui all'accampamento, giusto?

-Si, giusto. - disse Omicron come se stesse pensando ad alta voce

-Ma… - riprese Drako -…non possiamo certo lasciarli indifesi. Io propongo di lasciare qui un piccolo contingente di soldati a difesa dell'accampamento, e, non potendo lasciarli senza comandante…

-Ormuzd potrebbe restare qui, senza perdere la carica di capo tribù!- proruppe Pharsalos con fare trionfante - Capo sei grande!

-Ha ragione. - intervenne, orgoglioso del suo amico, Lexiure - una soluzione davvero eccellente. Se non ci sono altri problemi da discutere, io propongo di sciogliere la riunione. Drako, tu e Melany cercate Ormuzd e riferiteli la soluzione, io andrò da Alex. E speriamo bene.


Era tardo pomeriggio ormai. Dopo una capatina da Gror nelle cucine per avere un piccolo spuntino, Melany si aggirava assorta tra le capanne. Al mattino, dopo la riunione, lei e Drako avevano trovato Ormuzd vicino alla cascata. Era sconvolto, Melany non avrebbe mai pensato che un uomo come lui potesse ridursi in quello stato. Ma, d'altro canto, avrebbe dovuto aspettarselo. Come si era ridotta lei stessa dopo quella terribile sera? Non aveva avuto il coraggio di riprendere a vivere per molto tempo, e ancora oggi, non aveva la forza, né tanto meno la volontà, di raccontare la sua storia. Ammirava quell'uomo perché, al contrario di lei, pur continuando a soffrire immensamente, aveva preso la sua vita, e aveva fatto in modo che riprendesse a scorrere.


Quando gli riferirono la soluzione che avevano trovato era stato immensamente sollevato, era perfino riuscito ad abbozzare un sorriso. Aveva abbracciato entrambi con tanta gratitudine che Melany si era sentita colma d'affetto come poche volte nella sua vita.


Anche Alex aveva accettato il compromesso, non senza polemiche, e quindi tra brave sarebbero partiti.


Aveva pranzato con Drako e Lexiure, mentre gli altri erano impegnati con le loro tribù. Poco dopo erano scomparsi anche loro due. Non le era dispiaciuto in modo eccessivo. Avevano vissuto gomito a gomito per ben due mesi, e un po’ di tranquillità e di solitudine era la cosa migliore che le potesse capitare.


Adesso che vagava per l'accampamento da sola, stava riflettendo sulla diversità della vita che aveva avuto prima dell'incontro con Drako. In un certo senso era stato quel ragazzo a cambiarle la vita. Si era ormai convinta che se fosse stato qualcun altro ad esporle i fatti, quel giorno, a casa sua, non sarebbe partita. Perfino Lexiure non sarebbe stato in grado di farle prendere quella decisione. Erano stati gli occhi di Drako. I suoi stupendi occhi neri in cui molto spesso si perdeva, e tutta la disperazione che avevano espresso in quei momenti a convincerla.


Mentre pensava era arrivata alla costruzione sotto la cascata che veniva utilizzata come bagno comune. Era molto grande, un po’ più piccola della mensa, le pareti erano in un legno di colore tra il violetto scuro e l'indaco, mentre il tetto era in metallo luccicante. C'erano due ingressi, uno per gli uomini e un altro per le donne e all'interno lo spazio era riempito da molte vasche alte e strette che fungevano da lavandini, e dei congegni con secchi d'acqua che somigliavano alle docce del suo mondo. C'erano, naturalmente, anche delle tinozze base e larghe in cui ci si poteva tranquillamente fare il bagno, tutto rigorosamente in metallo. Fu in una di queste che Melany si tuffò.


Il bagno l'aveva rilassata molto, ora era molto allegra e aveva voglia di incontrare qualcuno con cui parlare tranquillamente. Con questa idea si avviò lungo il ciottoloso sentiero che portava al villaggio. A metà strada circa incontrò Lex che le veniva incontro sorridente.


-Ciao Melany! - esordì lui allegramente - cercavo giusto te!

-Perché mi cercavi? - chiese lei diffidentemente, aveva paura di altri intoppi

-Nulla di grave, non ti preoccupare. - alcune volte sembrava che l'elfo le leggesse nella mente, o, meglio, nel cuore - volevo solo fare una delle nostre lezioni, e poi ho una sorpresa per te!

-Una sorpresa? - la diffidenza era scomparsa e aveva fatto posto ad una grande curiosità.

-Vieni con me! - dicendo questo la prese sottobraccio e si avviarono verso l'accampamento.


Si diressero verso la zona con cui avevano avuto meno a che fare: la zona degli uomini del nord. Da quello che sapeva Melany, gli uomini del nord si occupavano della fabbricazione dei vestiti e della carta. Sinceramente non riusciva a capire perché Lex la stesse portando da quella parte.

-Lex…- cominciò curiosamente - …perché stiamo andando dagli uomini del nord? Di cosa tratta la lezione?

-Non molto per la verità, hai già appreso le cose più importanti e non mi è rimasto molto da insegnarti della nostra tecnologia. Volevo mostrarti come folliamo la stoffa…

-Come fate che? - Melany non capiva

-La follatura è un processo grazie a cui la stoffa intessuta viene ispessita e resa più resistente. Secoli addietro si praticava manualmente, con acqua gelida e dei grossi magli in legno. Adesso invece… - mentre parlava si erano diretti verso una specie di mulino, da cui proveniva forti rumori metallici -… utilizziamo la forza dell'acqua per fare meno fatica.


Melania osservo attentamente il marchingegno che le stava davanti. Era composto da una ruota del mulino ad acqua, alimentato da un affluente del fiume della cascata, al cui asse erano fissati un palo orizzontale, munito di molto martelli metallici, che dovevano essere molto pesanti, e un asse di legno che girava assieme al palo. Questa, ad ogni giro, urtava i manici dei martelli e li spingeva verso il basso, facendo alzare le teste. Poi la tavola girava e, liberando i manici, faceva abbassare con fragore i martelli. Nella tinozza, sotto i martelli, c'era l'acqua, che sembrava gelata, e dentro si intravedevano grandi quantità di stoffa. C'erano delle donne al lavoro vicino alle tinozze, e vi versavano delle quantità di terra. Lex le si affiancò e cominciò a spiegarle:

-Quella che le donne aggiungono è la terra da follatore. Con questo procedimento la stoffa di lana si restringe e s'ispessisce, diventando più resistente. La terra serve ad estrarre gli olii propri della lana


La lezione durò ancora per poco, e dopo Lex condusse Melany ad una struttura un po’ più grande di una capanna normale, sempre in legno e con le caratteristiche aperture arrotondate.

-Come mai siamo venuti qui?

-Bhe, qui c'è la sorpresa che ti avevo promesso! Entriamo, ci aspettano.


Melany entrò allegramente nella capanna e, sorprendentemente, non vi trovò un abitante delle terre del nord, ma Elbereth, la figlia di Lexiure.

Come al solito era sorprendentemente bella, con dei profondi occhi verde smeraldo, due labbra carnose di un rosso delicato e un naso fino ed elegante. Aveva sulle labbra un sorriso sorprendentemente affascinate e luminoso. I capelli le circondavano il viso, acconciati nel solito modo. Indossava un abito lungo e aderente di uno splendido dorato, con degli stivali con il tacco alto e una collana fine con un pendente ambrato. Era davvero stupenda.

-Salve a voi! Siete in ritardo padre. - esordi melodiosamente la donna.

-Ci ho messo un po’ di più a trovarla, Elb. Come stai? - disse Lex, avvicinandosi e baciandole la fronte. Era sorprendente il rapporto tra di loro, Melany non li aveva mai visti insieme, e rimase affascinata dal calore e dalla bontà espressa da quel piccolo gesto.

-Bene, grazie. Ma adesso veniamo a te Melany - adesso sorrideva ancora più radiosamente. - Io e mio padre volevamo farti un regalo prima di partire, e abbiamo pensato a regalarti degli abiti più adatti al combattimento.


Melania restò interdetta per alcuni istanti. Per la verità fino ad allora si era vestita con i suoi abiti, jeans, T-shirt, camicette e tute da palestra; non aveva mai pensato ad indossare abiti diversi. Aveva osservato molto spesso gli abiti indossati dalle guerriere dell'accampamento, e per lo più non le erano piaciuti, ma, chissà perché, si fidava di Elbereth e Lex.


Guardandosi intorno capì che quella doveva essere la sartoria. Probabilmente Lex aveva chiesto al responsabile di averla a disposizione per farle una sorpresa. Era davvero gentile.


La donna elfica la condusse in un'altra camera, e qui, aperta una delle tante cassapanche che affollavano il pavimento, e le mostrò tutti gli abiti in essa contenuti. Elb le disse di prenderne quanti ne voleva, e le consigliò di prendere anche qualcosa di pesante, perché durante il viaggio la temperatura sarebbe scesa di molti gradi. Erano davvero belli, tanto che scelse subito una canotta e un pantalone e li indossò. Alla fine Elbereth le disse soddisfatta:

-Stai davvero bene. Vieni qui, guardati.

Le aprì l'anta di un armadio, rivelando una grande superficie lucida che fungeva da specchio. Melany si osservò con crescente soddisfazione.


Indossava un pantaloncino di pelle marrone abbastanza corto, che risaltava le sue belle gambe, toniche e lunghe. La canotta era in tinta con il pantalone, era corto e mostrava la pancia scolpita della giovane, la scollatura tonda mostrava il seno prosperoso. Le bretelle, sempre in pelle marrone, erano due per lato, e lei le aveva allacciate dietro la nuca, facendole incrociare sul petto. Aveva raccolto i capelli in una coda alta, lasciando dei ciuffi liberi ad incorniciarle il volto. Era da molto che non si guardava in uno specchio e si accorse, piacevolmente, di essersi abbronzata. Adesso aveva una tonalità dorata che evidenziava gli splendidi occhi blu. Rovistò ancora dentro la cassapanca, e ne estrasse due stupendi stivali di pelle marrone. Erano alti fino alle cosce, sulla sommità erano morbidi come un pantalone, mentre si stringevano sotto i ginocchio.


Uscì dalla camera e, dopo aver ricevuto i complimenti di Lex, si diresse verso la capanna di Drako. Non sapeva il perché, ma voleva mostrargli i nuovi abiti.


Mancava poco alla casa sull'albero di Drako, e già poteva vederne la scala. Chissà cos'avrebbe pensato vedendola arrivare così, le sarebbe piaciuto ricevere dei complimenti da lui, era molto gentile, ma in quanto a complimenti era abbastanza arido.


Era quasi arrivata, riusciva già a vedere la scala per salire e la porta d'ingresso della capanna.

Accelerò di poco il passo, felice di essere arrivata, quando qualcosa la fece bloccare di colpo. Alex era comparsa improvvisamente da dietro l'albero e stava salendo con circospezione la scala di Drako. Un brivido, una specie di premonizione le impose di nascondersi, in modo che la ragazza, salendo, non la potesse vedere.


Arrivata in cima alle scale Alex stava bussando alla porta, sempre guardandosi attorno. Melany pensò di veder apparire Drako con una faccia abbastanza contrariata, non gli era mai piaciuto avere a che fare con quella donna. Invece, con suo grande stupore, la porta si aprì subito e Drako la fece accomodare velocemente, controllando anche lui che nessuno stesse osservando.


Quando la porta si richiuse Melany era già lontana. Corse a perdifiato per tutto l'accampamento, e appena arrivò alla sua capanna, si getto sul letto, in lacrime. Non riusciva a capirsi, non aveva visto nulla di grave, forse Alex era andata lì per parlare della partenza, forse Drako si era mosso in fretta per sbrigare subito tutto, forse…forse…No, Drako le aveva sempre detto di non sopportare molto quella donna, e invece… si sentiva tradita, umiliata, offesa.


Pianse tutte le lacrime che aveva e poi, cadendo in uno strano torpore, si addormentò placidamente.


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