sagula

IL CONTE SAGA

Una saetta squarciò il cielo, coperto da nere nubi cariche di pioggia, e un fragoroso rombo di tuono seguì la luce del lampo. L'atmosfera cupa e inospitale rendeva il paesaggio triste, pauroso.

Un paesaggio roccioso, desolato, arido, la cui monotonia era spezzata solo da strane costruzioni, 12 case senza custode, con un edificio più grande al di sopra di tutte queste, una specie di tempio-castello che si imponeva sulle altre case, come fosse la più importante. Forse, il castello di un conte.

Sì. Era la reggia del Conte Arles Saga dei Gemini, casata che un tempo regnava incontrastata su tutta la zona, era il suo podere. Ma da tempo tutto questo era stato abbandonato a se stesso. I nobili Gemini, erano stati cacciati, dai loro stessi servitori.

Il tempo non accennava a migliorare, anzi, l'atmosfera si faceva sempre più tenebrosa e qualcosa non andava. L'aria profumava di pioggia, ma c'era qualcos'altro. Come un cattivo presagio, una saetta cadde a terra e colpì un albero secco, esploso in mille pezzi. Il temporale proseguì, ma il ritmo della pioggia battente era cambiato, le nubi si spostavano velocemente, il vento creava dei brevi ma intensi vortici, tutto intorno al castello del conte. La notte finì e con essa il temporale.

Passò qualche giorno e il castello era cambiato: non più rovine, non più rocce sconnesse, ma una reggia, una cupa e sinistra reggia di pietra. Le colonne esterne non si contavano, ma sulle prime dodici, quelle della faccia frontale del castello, erano state poste dodici piccole statue dei segni zodiacali, ricordi di un passato lontano.

Una notte, all' improvviso, uno strano cigolio si fece strada nel silenzio, uno stridulo, acuto rumore di una porta che si apre. No, quel rumore non proveniva da nessuna porta, ma era il cigolio di una bara che si apriva. La cantina, dov'era situata la bara, creò un potente campo di forza che si estese al resto dell' edificio che cominciò quasi a... respirare, a vivere da solo.

-Mmhahahah...- una risata sorda, sommessa, fece tremare i muri. Il conte Saga era risorto a nuova vita.

Non molto tempo dopo, il castello si popolò di strane "persone". Era un continuo via e vai, tanto che la gente del piccolo paese ai piedi della collina cominciava a sentirsi a disagio. Non era più come una volta: il cielo non rischiarava mai completamente, il suolo era come se tremasse di continuo, e gli animali, i pochi animali che gli abitanti tenevano per compagnia o allevamento erano irrequieti.

Il conte non scendeva mai a valle. Anzi: aveva un corriere, un servo, tanto bello quanto infido. Il suo nome era Aphrodite, della casata dei Pishes, che da sempre dava servizio ai nobili più in vista. Uno strano personaggio un po' effeminato, e nei suoi occhi si leggeva la devozione al padrone. Il suo compito era quello di occuparsi delle feste che il conte dava in continuazione al castello, ma non solo: doveva anche pensare agli approvigionamenti alimentari e si occupava del giardino del suo padrone. Aphrodite si dava da fare, pretendeva la perfezione, e non ammetteva errori nelle consegne e nei tempi di queste. Era succube del conte, viveva solo per lui.

Poi, il conte Saga aveva anche un altro servo, ma questo non aveva un' occupazione fissa. Era arrogante, spocchioso, e scendeva sempre alla locanda del paese per bere e maledire chiunque gli rivolgesse la parola. Il suo nome era Dethmask, della casata dei Cancer. Il suo passatempo preferito era girovagare per il paese, quando non si intratteneva col conte, e dava fastidio alle poche ragazze presenti nel luogo, soprattutto alla bella e dolce Saori, una ragazza dai lunghi capelli viola, esile, sui 13 anni, che lavorava come serva alla bottega dello scarpolino Mu, di Aries, che col fratellino Kiki, si guadagnava la giornata.

Saori era una povera ragazza, orfana, che in passato fu abbandonata in questo paese. Il destino a volte può essere davvero crudele. Ma la piccola trovò presto un padre adottivo che poi morì, non lasciandole nulla, tranne che bei ricordi e una schiera di amici. Il paese viveva di poche cose, di certo non c'era nè lusso nè bella vita, ma i compaesani si davano conforto l'un l'altro.

Ora però, con l'avvento del conte, che nessuno aveva visto arrivare, e che nessuno aveva mai visto in faccia di persona, potevano fare qualche soldo in più, anche se spesso i loro servizi non venivano retribuiti come pattuito, ma che fare: i ricchi non si curano di nessun altro che di loro stessi.

Un giorno, alla locanda fece visita un ragazzo, un certo Seiya di Pegasus.

-Salve, sono Seiya di Pagasus. Avete delle stanze libere per qualche giorno?- chiese il ragazzo a gran voce.

-Certo, signore. Quanto intendete restare?- Il locandiere era un uomo alto, robusto, con un gran vocione. Era molto amico di Mu. Si aiutavano spesso, nel momento del bisogno, e parlavano altrettanto spesso. Potevano restare a parlare anche per notti intere. Il suo nome era Aldeberan, dei Toro. Eh sì, tutte casate cadute in rovina, in tempi lontani, quando i conti della casa dei Gemini spadroneggiavano in queste terre. Per questo furono cacciati, e la vita trascorse, nella libertà acquisita assieme alla povertà più assoluta. Ma nessuno ci faceva più caso.

-Beh...- riprese Seiya, -vorrei fermarmi al massimo una settimana... Sto tornando da un lungo viaggio in oriente e sono diretto a casa.-

-Bene, non c'è problema. Ah ah! Una firma qui e la stanza n°4 è sua.- diede una forte pacca al ragazzo sulla spalla che perse momentaneamente l'equilibrio. Poi Aldeberan continuò:

-Si cena verso le sette. Ora se mi vuol dare i suoi bagagli li porto su. Le posso dare del tu?-

-Emmh... sì, certo, tanto siamo quasi coetanei.-

-Bene. Allora Seiya buona pemanenza! Ah, ci sono altri ospiti, spero non ti diano fastidio.-

-No, anzi! Così potrò parlare con qualcuno.- I due salirono le scale. Era lunedì.

La sera scese rapidamente, e il paese diventò buio e desolato, in apparenza. Ogni casa o luogo pubblico chiuse i battenti, e tutti se ne stavano ben rifugiati nelle loro dimore. L'atmosfera si fece cupa, la luna illuminava la stradina di sassi che tagliava tutto li paese e il silenzio calò su tutto il resto. Faceva buio in fretta, e per questo nessuno voleva restare in giro dopo il tramonto. Un posto desolato come quello porta briganti e bestie feroci in cerca di cibo, qualsiasi cosa sia commestibile.

Alla locanda intanto, la cena era servita. Un pasto a dir poco frugale, ma non si poteva pretendere poi tanto.

-Ciao Seiya, hai sistemato le tue cose?- Aldeberan ci sapeva fare con i suoi clienti.

-Sì, grazie. Ho una fame!!!-

-Bene, allora ecco qui acqua e vino intanto.-

-Grazie. Ehi, Aldeberan, sono quelli gli altri tuoi ospiti? Che facce serie!- Seiya si riferiva ai tavoli che aveva uno davanti a sè e uno di fianco.

-Sì. Quelli sono Dauko di Libra e Shiryu... emmhm... del Dragone mi sembra. Parlano pochissimo, se ne stanno sempre in meditazione, ma credo che il vecchio sia pieno di soldi. Lei è la serva di entrambi: poveretta, secondo me è la futura sposa di Shiryu, ma non credo di aver mai sentito la sua voce. Quelli invece sono 2 fratelli: non si direbbe eh?? Quello più grande si chiama Ikki mentre il più giovane, è Shun. Guarda: non ho capito bene di dove siano e la loro casata di provenienza, ma sono tipi simpatici. Sono arrivati ieri, invece Il vecchio e gli altri sono qui già da un po'.-

-Capisco. Beh si mangia ora. Alla salute di tutti!!!- urlò Seiya alzando il calice e guardando le reazioni degli altri. Dauko, Shiryu e la ragazza non si scomposero e non ci fecero caso, mentre i fratelli alzarono il calice e brindarono con Seiya.

La cena continuò. Ikki e Shun parlavano tra loro. Ikki era serio e a volte rideva, mentre Shun era più estroverso e sorrideva spesso. Venti minuti dopo, il tavolo di Dauko si svuotò e i 3 si ritirarono nelle loro stanze, mentre Seiya non resisteva più, doveva parlare con qualcuno. I fratelli facevano al caso suo e stava per attaccar bottone quando dalle scale scese un altro ragazzo, biondo, assonnato, slanciato e dai tipici lineamenti nordici.

-Ben arrivato Hyoga, ti servo la cena?- chiese Aldeberan.

-Sì grazie. Scusa il ritardo ma non sto bene.-

-Non ti preoccupare, ecco lal cena. Ti farà bene! Questa zuppa ha delle proprietà curative incredibili!!! Ahahahah!-

Il ragazzo sorrise. Seiya lo guardava. Di gente ce n'era, ma se ne stavano tutti sulle proprie.

I 2 fratelli si alzarono di lì a poco e si spostarono in un altro tavolo, vicino al bancone di Aldeberan. Lì si radunava la gente per parlare e passare la serata. L' occasione giusta per Seiya, per farsi nuovi amici.

Intanto giunsero le nove di sera. Fuori si sentivano civette e lupi che si aggiravano attorno al paese. Sentirono anche una carrozza che viaggiava a grande velocità sulla strada del paese. Ai presenti parve di sentire una lieve scossa tellurica.

-Non preoccupatevi: è da un po' che la terra trema, ma le scosse sono sempre molto leggere. Non c'è pericolo.- Alla scossa nel terreno se seguì un'altra, della stessa intensità, e poi per tutta la serata non se ne sentirono più.

-Ciao, vi offro da bere?- Seiya fu un po' sfacciato, ma era fatto così, non sapeva resistere. Doveva avere degli amici ovunque. Si rivolse ai fratelli.

-Come scusa?- chiese Shun amichevolmente.

-No, grazie.- rispose Ikki.

-Eddai! Tu sei Ikki, vero? Conoscete quel tipo lì biondo? Che strano: dalla catenella che porta dev'essere nobile.-

-Non so e non lo conosco.- fece Ikki, con un gesto per far intendere a Seiya di lasciarli in pace.

-Ikki! Scusalo, ma non si fida mai di nessuno all'inizio. Io sono Shun, e lui è Ikki, sei ben informato. E tu invece come ti chiami?- Shun era molto socievole, al contrario del fratello.

-Sono Seiya di Pegasus, piacere. La locanda si riempie di sera vedo.-

-Beh, credo che sia l' unico passatempo del paese. Quel ragazzo si chiama Hyoga e proviene dalle terre del Nord Europa. Non so cosa ci faccia anche lui qui, ma credo stia cercando qualcosa.-

-E voi 2, cosa ci fate qui? Io torno da un lungo viaggio dall' oriente, cerco mia sorella, scomparsa anni fa. Ma per il momento torno alla mia cara Nuova Luxor!-

-Oh, sei di Nuova Luxor?- Shun corrucciò le sopracciglia.

-Ti dice niente, questa città?- chiese Seiya incuriosito dalla "smorfia" di Shun.

-No, per carità. Io e Ikki, stiamo seg...-

-Shun, andiamo. Ciao Seiya, ci vediamo domani mattina.-

-Mah... mah...- Seiya rimase lì da solo e Aldeberan gli portò un bicchiere di vino.

-Che tipo quell' Ikki, eh? Comunque se vuoi un consiglio, chiedi quello che vuoi, ma mai cosa ci fanno qui tutte le persone che incontri. Meno sai e meglio stai. Ahah!- Aldeberan se ne andò in cucina, e si sfregò le mani nello straccio che teneva sempre sulla spalla sinistra.

La locanda intanto si era riempita e tra i tanti era arrivato anche Dethmask, altezzoso come sempre.

-Ehi, oste!! Dove sei finito? Allora! Qui c'è gente che muore di sete! Oste, OSTE! Ah ah ah ah!- Aldeberan arrivò subito.

-Eccomi, conte Dethmask, ed ecco qui la sua bottiglia preferita.- Anche Aldeberan perse tutta la sua sicurezza nel parlare con quell'uomo. Hyoga intanto si alzò dal suo tavolo, al quale era rimasto un po' a pensare anche dopo aver finito di cenare, e fece il primo gradino delle scale, quando il conte di Cancer, lo schernì:

-Ehi tu, biondino, dove credi di andare?? EH??? Nessuno ti ha detto che potevi alzarti!- il silenzio ghiacciò la stanza. Hyoga si fermò sulle scale e si girò. Ma sembrava non curarsi delle parole di Dethmask. Era pallido in viso, con gli occhi semi chiusi. Barcollava lievemente e dopo pochi secondi perse i sensi e sarebbe caduto se Seiya, con i suoi riflessi pronti, non si fosse gettato verso la scala per prendere il ragazzo svenuto. Dethmask incredulo di come un ragazzo potesse essere così debole scoppiò in una sonora risata, divertito anche dal pronto intervento di Seiya.

-Ah ah ah ah!!! Siamo al circo, ma bene, ancora ancora!!! Oste sbrigati! Portami altro vino, muoviti bestione! Ah ah ah ah!!!-

Intanto Seiya portò Hyoga ancora svenuto ad un tavolo vicino alle scale. In suo soccorso giunse la bella Saori, che vedendo arrivare Dethmask era rimasta in cucina (per Aldeberan lavava i piatti e puliva qua e là, in cambio di qualche pasto per lei e per i fratelli della casata degli Aries), ma non poteva non soccorrere un ragazzo svenuto, era più forte di lei. Il suo vecchio padre adottivo morente le disse in punto di morte che doveva sempre aiutare gli altri, in questo modo sarebbe cresciuta amata e rispettata da tutti. Oltre a questo motivo, la ragazza sentiva comunque il bisogno di correre in aiuto di chi si trovava in difficoltà. Così arrivò al tavolo con Hyoga sdraiato e Seiya in piedi di fianco a lui. Gli altri stavano a guardare. Anche Aldeberan avrebbe voluto intervenire, ma Dethmask era potente, e aveva ordinato di "lasciar perdere quelle 3 nullità" .

-Ah ah ah ah! Ma come si fa? Femminuccia, cadere per paura di un mio ordine! Ah! Sono il più potente! Vi faccio paura inutili creature? Bene, ne sono quasi commosso... ah ah ah ah ah!!!- e si bevve un altro bicchiere di vino.

-Tu, ragazzo, sì tu con i capelli castani. Perchè mi hai disubbidito e sei corso in aiuto di quel...-

-Non dica altro signore!- proruppe Seiya -come osa venire qui e fare i suoi comodi e a disturbare una tranquilla serata tra amici, eh??-

-Co... me osi parlarmi... tu, moscerino! Il conte te la farà pagare, hai i giorni contati. Ah ah ah ah! Dai Saori, vieni qui, gradirei vedere il tuo bel visino da vicino. Vieni...- e bevve.

La situazione era insopportabile: Hyoga stava davvero molto male (e nel curarlo Saori aveva notato 2 piccoli fori sul collo del povero ragazzo), Seiya non resisteva più alle angherie di Dethmask, Saori era imbarazzata per le parole del conte di Cancer e gli altri uomini alla locanda tra cui Aldeberan erano immobili per paura di un gesto del seguace di Saga. Ma all'improvviso, la tensione fu tagliata da una porta che si aprì, al primo piano, dove erano situate le stanze per la notte. Dalla prima ne uscì il vecchio Dauko con Shiryu alle spalle. Dauko aprì gli occhi, ma in quello stesso istante la porta della locanda si spalancò e entrarono due nuove persone: Camus, degli Acquarius, e Aioria della casata del Leone. Il primo era un uomo alto, dallo sguardo di ghiaccio che nemmeno preoccupandosi di dove o chi ci fosse si incamminò verso Hyoga. L' altro invece, era castano chiaro, riccio, con un corpo statuario.

-Smettila Dethmask.- disse Aioria a gran voce.

-Non posso permettere che le tue parole importunino ancora queste brave persone.- Aioria si mosse verso il conte di Cancer, mentre Camus era giunto ormai vicino a Seiya.

-Spostati.- disse Camus a bassa voce, e con un gesto allontanò Seiya il quale non protestò più di tanto sentendo la fredda temperatuta del braccio di Camus. Questi prese in braccio Hyoga, e si diresse verso al porta.

-Andiamo Dethmask.- intimò Aioria all' uomo. - Scusatelo, quando beve non sa più quel che dice. Il conte Saga, in quanto protettore di quest' uomo vi porge le sue scuse. Arrivederci.- nel silenzio si fece strada un lieve brusio che aumentò appena i 3 conti se ne andarono.

-I tempi sono maturi, maestro. Il mostro è tornato.- Dauko annuì a Shiryu. Seiya, non appena li vide rientrare nelle loro stanza li chiamò sonoramente, in mezzo alla gente che non poteva credere a ciò che Aioria aveva detto: "il conte Saga vi porge le sue scuse". Era inaudito, il conte non voleva avere niente a che fare col paese, ma ora porgeva le sue scuse in vece di Dethmask.

-Ehi voi 2, lassù! Cosa sta succedendo? Secondo me, lei- rivolgendosi a Dauko- voleva intervenire ma poi si è bloccato.- poi verso Aldeberan:

-Ma chi erano quei 3 uomini? Si può sapere perchè nessuno ha fatto niente?-

-Seiya, stai calmo.- disse Aldeberan.

-Quelli sono gli uomini del Conte Saga, ma ce ne sono altri.- disse Ikki che aveva seguito tutto dall'alto, con Shun protetto dietro di sè.

-Ora mi parli? E Hyoga? Eh? Cosa si fa? Dove l' hanno portato? - chiese Seiya con il pugno in avanti.

-Non dobbiamo dare spiegazioni a nessuno. Meno saprete, meglio sarà.-disse Shiryu che voltatosi se ne tornò in stanza con Dauko e la ragazza taciturna.

-Eh, no! Domani andrò al castello, se ne sta là quel Saga immagino. Bene, domani voglio fargli una visita.-

-No. Correresti un pericolo inutile. Ora vai a dormire Seiya, il tuo temperamento è fuori luogo.- Ikki e Shun se tornarono in stanza. La gente cominciò ad andarsene, era meglio restarne fuori.

-Dai Seiya, forse è meglio che vai a dormire sul serio, una bella dormita farà bene a tutti.- disse Aldeberan, con lo sguardo basso. Si vergognava di non poter fare nulla contro gli uomini del conte Saga, ma non era davvero il caso di intervenire.

-Mah...- Seiya non si rassegnava. Saori sorrise e prese la mano del ragazzo, poi disse:

-Ora vai a dormire, ti prego. A domani il tempo delle spiegazioni, che ne dici?- sorrise.

-Ma tu chi sei? La figlia di Aldeberan? Vivi qui? Va bene, ma domani voglio sapere chi sono quei 3 prepotenti. D'accordo?-

-D'accordo. Ora va. E comunque no, non sono la figlia del nostro amato locandiere. A domani.- e lasciò la mano del ragazzo per tornarsene in cucina con Aldeberan.

La notte trascorse, lenta, silenziosa, nel paese come al castello. Ma non fu una notte normale, esattamente come tutte quelle passate dal ritorno del conte. Nessuno aveva sentito niente, nessuno poteva immaginare cosa era successo in quelle poche ore di sonno. Nessuno aveva mai assistito o avrebbe mai voluto assistere ad una scena così raccapricciante.

La mattina seguente infatti, il paese si svegliò con le urla della povera Saori, che svegliatasi all' alba, se ne andava alla bottega di Mu, per aiutarlo. A quale scena dovette assistere per prima.

-Ma cosa...- Seiya si svegliò di soprassalto e si precipitò alla finestra della sua stanza, che dava sulla strada, e vide Saori svenuta, tra le braccia di un giovane, che gli ricordava qualcuno nell' aspetto, e gli altri abitanti che giungevano sul posto lentamente, col terrore negli occhi. Seiya decise di scendere e si vestì in tutta fretta. Anche Shun e Ikki scesero velocemente e si incontrarono sulla scala.

-Ma cosa è successo?- chiese Shun spaventato.

-Non so, Saori è svenuta! Andiamo!- Seiya corse fuori dalla locanda con Shun. Ikki scese con più calma, tanto ormai la situazione si era calmata e non sarebbe successo nient'altro al momento. Aldeberan era già uscito.

-Si può sapere cosa...- Seiya si fece strada tra la gente del paese, fino al giovane con Saori tra le braccia.

-Presto Aioros, portala alla locanda.-disse Aldeberan.

-Si.- Il giovane rispose prontamente all' uomo e portò la ragazza alla locanda.

-Ma... cosa è successo qui...- Shun guardò inorridito la scena, mentre gli altri non potevano credere ai loro occhi, e non potevano pensare che fosse solo opera dei lupi che giravano attorno al paese. Non si erano mai avvicinati così tanto, per le fiaccole che illuminavano il perimentro del paese e per il guardiano che tutte le notti perlustrava la zona proprio contro le invasioni di bestie feroci.

L'uomo, il guardiano, era lì, steso a terra, in una posizione impossibile per un corpo umano. Era quasi attorciliato su se stesso, o almeno lo era ciò che rimaneva di lui. Sì perchè il suo corpo era stato smembrato in parte. Gl mancavano il braccio sinistro e una parte della gamba destra. L' uomo era comunque quasi irriconoscibile. Il viso sfigurato, sfregiato, era fermo in una smorfia di terrore e spavento, ma non perdeva sangue. No, come il resto del corpo. Poche gocce di sangue lo attorniavano. Strano, il terreno non poteva aver assorbito tutta la linfa vitale del guardiano e i lupi non perdono certo tempo a nutrirsi del sangue della preda se possono cibarsi del corpo.

-E' stato aggredito quasi sicuramente, ma non sono segni di lupi, questi.- disse Shiryu giunto sul luogo con Dauko. Il ragazzo coprì il cadavere.

-Ma se non sono stati i lupi allora chi o cosa...- urlò Seiya. Ikki tornò alla locanda.

-Allora cosa è succeeso, ma dove sono capitato?!?- Seiya era agitato, non riusciva a tacere, mentre gli altri, più rispettosi, restavano in silenzio.

-Fai silenzio, e prega per questo pover' uomo.- Dauko si sedette poco lontano e cominciò a pregare per l' anima dell'uomo defunto.-

-Ahhhhhhh!! Ehiiii!!! Guardate qui!- altre urla. Questa volta era Kiki, che si era allontanato per controllare i recinti delle pecore, poichè il guardano era stato massacrato, gli animali da allevamento erano stati lasciati soli.

Mu corse in soccorso del fratello, lo prese in braccio e lo strinse a sè, come per proteggerlo. La scena fu ancora più disgustosa. Alcuni abitanti si sentirono male. Una carneficina. Delle pecore rimaneva solo un mucchio di carne putrescente. Mosche e vermi già le assalirono. La lana era macchiata di rosso, inutilizzabile. I più coraggiosi, i proprietari, e qualche altro volontario, si unirono per ripulire quel macello. Ma anche qui, il sangue degli animali sembrava essersi volatilizzato, poche gocce e niente più.

-Ah, che schifo. Puliamo, avanti.- disse uno del paese.

-Cosa sarà successo...-

-Io non ho sentito nulla stanotte...-

-Questa è una catastrofe per il paese, ma vi prego, dobbiamo trovare la forza di tirare avanti.- disse Mu, con Kiki ancora in braccio.

-Parli bene tu! Non hai perso niente, queste pecore erano mie!-

-E queste altre mie, ora non abbiamo più nulla!-

-Calmatevi. La rabbia non porta a nulla. Diamo una sepoltura decente a quel poveraccio. Poi penseremo al da farsi.- disse Shiryu andandosene.

-E tu chi sei per darci ordini, un forestiero deve starsene zitto!- Gli abitanti del paese scossi per l'accaduto, per aver perso i loro mezzi di sostenimento, non reggevano la situazione. Da tanto non accadevano cose del genere, anzi forse non era mai accaduto niente del genere.

-Shiryu ha ragione, bisogna stare calmi e ragionare. A proposito, qualcuno mi deve delle spiegazioni anche per ieri sera- disse Seiya. Dauko si alzò ed entrò nella locanda. Così fece Shiryu e a ruota Shun e Seiya che cercava spiegazioni.

-Come sta?- chiese Aldeberan ad Aioros riguardo alle condizioni di Saori.

-Sta bene, tra poco sono sicuro che si risveglierà.-

Ikki se ne stava al bancone a pensare, a giudicare dalla sua espressione. Shun lo raggiunse, ma nel farlo vide qualcosa luccicare dietro le scale e andò a vedere. Era la catenina di Hyoga, quella con la croce del Nord, che indossava sempre. Doveva essergli caduta quando era svenuto la sera precedente.

-Guardate qui, ragazzi: la catenina di Hioga. Deve averla persa ieri sera.-

-Giusto, e Hyoga? Ah, io non ci capisco più nulla!- gridò Seiya con le mani tra i capelli. Qualcuno mi dice chi erano quei tipi di ieri sera? E Hyoga dove è stato portato? E là fuori c'è stata una carneficina...-

-Ragazzo, calmati.- disse Aioros. Costui era Aioros dei Sagitter, una tra le casate più potenti in passato, ma dopo un animato scontro con il conte Saga cadde anch' essa. Era il proprietario dell'emporio del paese. Nella sua bottega si poteva trovare un po' di tutto, e da lui spesso Aphrodite faceva rifornimento per le feste del Conte. Aphrodite era esigente e faceva strani ordini, anche oggetti e cibi stranieri che Aioros doveva ordinare nei paesi vicini e nelle città più grandi. Non aveva più pace.

Saori aprì gli occhi.

-Sia ringraziato il cielo- disse Mu, giunto nella locanda. C'erano tutti. Shun intanto aveva portato la catenina di Hyoga a Shiryu che gliela aveva chiesta.

-Allora- disse Shiryu camminando fino al bancone -secondo il mio anziano maestro, è ora che vi diamo le spiegazioni che volete.-

-Era ora! Dai racconta!- Seiya si sedette al fianco di Saori che aveva ancora la scena negli occhi. Aiorios le teneva la mano. Erano tutti in ascolto.

-Io e il mio maestro abbiamo evvertito delle strane energie ultimamente e la nostra ricerca ci ha portati qui. Un' antica leggenda narra di un Conte, che risorto a nuova vita dopo essere stato cacciato, sarebbe tornato per vendicarsi su tutti coloro che erano stati la causa della sua fine.-

-E chi sarebbe questo conte?- chiese Seiya con gli occhi sgranati.

-Con tutta probabilità il Conte Saga. Sappiamo che è tornato in paese, ma nessuno lo ha ancora visto.-

-Ma a chi volete darla a bere?! Le leggende non sono mai vere.- Seiya.

-In effetti anche io e Shun abbiamo avvertito qualcosa di strano nell'aria. Abbiamo seguito un uomo sospetto. Discende da una delle casate che giurarono fedeltà al conte in passato. Il suo nome è Shaka dei Virgo.- una lieve scossa tellurica li sorprese, ma nulla di importante.

-Ohhhhh, ma non scherziamo! E voi che siete del paese non ne sapete nulla?- chiese Seiya, incredulo, ma coinvolto.

-No... non ... ne so niente...- Aldeberan andò in cucina. Il silenzio scese nella stanza.

-Beh, io non starò qui a lungo senza far niente. Voglio andare da quel Saga. Lo voglio vedere in faccia, e vi dimostrerò che tutto ciò che dite corrisponde a falsità. Come fa uno a risorgere dopo aver giurato vendetta... tutte fandonie.-

-Falsità o no, l' ultimo discendente della casa dei Gemini è tornato, e i suoi seguaci non ci danno pace.- disse Aioros.

-Sì, - riprese Saori:

-Seiya, quegli uomini che hai visto ieri sera sono tutti seguaci di Saga. Credevo che in passato tutte le casate fossero cadute in rovina, ma evidentemente alcune di esse sono riuscite a tornare potenti come un tempo. Mio padre mi parlava sempre di queste casate, ma io non gli credevo. Ma ora...-

-...- Saori piangeva, mentre tutti gli altri se ne stavano ancora in silenzio.

-Devo andare, anzi sono già in ritardo!- Aioros si alzò di scatto. Era mattina inoltrata ormai, e l' accaduto li aveva estraniati dalle loro faccende di tutti i giorni. Ma dovevano tornare alle loro mansioni. La vita doveva proseguire.

Ma proprio in quell' istante ecco arrivare Aphrodite, alto, fiero, col viso roseo, curato. Furono tutti sorpresi di vederlo nella locanda. Non ci avrebbe mai messo piede se non fosse stato per una causa importante, o che lui reputasse tale. Aldeberan gli andò incontro offrendogli il miglior tavolo. Ma Aphrodite voleva parlare con Aioros e non si curò del locandiere. Aioros, abbassò lo sguardo, e si scusò col discendente dei Pishes.

-Mi scusi, se ha dovuto aspettare, ma ha visto cosa è successo qui fuori.Siamo tutti un po' scossi. Comunque l'ordine che mi aveva fatto è arrivato già ieri, e se mi vuol seguire...-

-Taci, non dire altro. Quello che ho visto qui fuori non mi interessa, sono fatti che riguardano voi e il vostro lurido paese di poveracci. Fortunatamente per voi, vi porto la mia presenza che di per sè fa brillare questo misero luogo. Eh eh eh- accompagnava le sue parole con un sacco di gesti, e portò la mano alla bocca per ridere.

-Le tue scuse non mi servono di certo. Ma avanti: i miei uomini e le carrozze sono pronti a trasportare la consegna. Questa sera il Conte Saga darà una delle feste più grandi che si siano mai viste a palazzo. A proposito...- disse accarezzandosi i capelli -Il conte si vuole scusare di persona per quello che è successo ieri sera. Ogni suo ordine è sacro per me, anche se questo proprio non lo capisco: vi ha invitati tutti per questa sera. Vestitevi come si deve. Saranno presenti i conti più in vista dell' aristocrazia del posto, quindi comportatevi di conseguenza. Ecco gli inviti. Ora andiamo, non ho altro tempo da perdere, io. Aioros!-

-Sì.- fece sommessamente il ragazzo che seguì il conte fuori dalla locanda. Erano tutti ammutoliti. Ognuno di loro aveva ricevuto un invito diverso.

-Finalmente avrò l' occasione di vedere il conte in faccia! Ah! Ma questo chi era? Un altro dei suoi seguaci? Perchè mi facevate segno di tacere.- disse Seiya con esuberanza.

-Sì, è il più fidato dei seguaci di Saga. Per questo non dovevi proferir parola.- disse Mu.

-Cosa dicono i vostri inviti? Il mio dice: "Per scusarmi del cattivo comportamento di Dethmask conte di Cancer, la invito al gran galà che si terrà questa sera al mio castello. La attendo con ansia, Conte Arles saga di Gemini." Ma come parla???-

-Ank'io sono stata invitata- disse Saori:

-"La prego di scusare il temperamento alquanto fuori luogo del conte di Cancer. Si saprà scusare lui stesso questa sera. Spero che accetti questo invito. A stasera. Immagino che sarà la più bella tra le belle." E si firma.-

-Sentite qui: "Al rispettabile locandiere Aldeberan, nonchè discendente dell' antica casata dei Toro. La aspetto questa sera, per ristabilire i contatti con le altre casate decadute del luogo. Spero che accetti l'invito. Oh, quasi dimenticavo: il suo ospite Hyoga del Cigno, è ricoverato qui da me. Il conte Camus, suo amico, lo ha voluto curare di persona, e vi aspetta per rivedervi tutti. Conte Arles Saga di Gemini." Da non credere!!!-

-Il mio invito è più o meno uguale al tuo.- disse Mu, richiudendo la busta sigillata con la cera e il simbolo dei Gemini.

-Maestro anche lei è stato invitato?- chiese Shiryu all' anziano uomo, che per la prima volta parlò a tutti.

-Sì. Io discendo dalla casata dei Libra. Un tempo anche i miei avi regnavano su questi luoghi. Invita anche te Shiryu, come mio discepolo.- Sgomento generale, tranne Shiryu e Fiore di Luna, la ragazza che stava con loro.

-Anche Aioros ha ricevuto l' invito.- disse Shun.

-Sì, discende dai Sagitter, lui.- rispose prontamente Aldeberan.-Sbaglio o anche voi siete stati invitati?- chiese il locandiere, rivoltosi a Ikki che teneva la busta in mano. Aprendola ebbe un capogiro. Sentiva la forte energia del conte Saga. Si riprese e lesse il biglietto:

-Sì. "Il Conte Shaka di Virgo mi ha chiesto di farvi partecipi alla festa di questa sera che si terrà al mio castello. Avrebbe piacere rivedervi, e io sarei onorato di avervi qui con me. Spero di vedervi questa sera." E si firma.-

-Il Conte Shaka? Fratello? Cosa vorrà?-

-Beh, avete detto che lo seguivate da un po', no? E' l'occasione giusta per parlargli.- fece Seiya.

-Il Conte Shaka ha distrutto la nostra famiglia.- disse Ikki.

-Sì. Appena nacqui, la nostra famiglia fu... sterminata....- a Shun brillavano gli occhi e non riusciva a continuare il racconto. Intervenne Ikki:

-Siamo cresciuti in un orfanotrofio, ma poi abbiamo cercato la verità sulle nostre origini, e ci dissero che gli uomini del Conte Shaka avevano massacrato i nostri genitori.-

-Ma ora è giunto il momento di sapere perchè, è l'occasione, giusta. Forse è il momento. Che ne dici fratello?- Shun ritrovò il sorriso con un profondo respiro.

-Verrete anche voi stasera?- chiese Ikki.

-Ci puoi scommettere!!-

-Ma dovremo stare attenti. Non sapete ancora tutto del conte Saga. La leggenda dice che...- Shiryu fu interrotto da Seiya:

-La leggenda! Mi sembra che il conte Saga ci voglia incontrare tutti. Bene, andiamo. Saremo tutti insieme e non succederà niente. Cosa ci può fare? Non ci succhierà tutto il sangue dalle vene, no?? Ah ah ah!-

Shiryu non rise.

Era ora di pranzo. Il pomeriggio passò nei preparativi per la serata. Il fatto accaduto la notte scorsa stava passando di mente ai ragazzi. Inaudito. Ma quei biglietti, l'energia che scaturiva da essi... Il problema era stato lasciato ai compaesani, che avevano quasi ripulito tutta la strada, e data una sepoltura dignitosa al guardiano.

La sera finalmente calò, e i ragazzi erano pronti per la festa al castello. Nessuno aveva rinunciato all' incontro col conte, non potevano lasciarsi sfuggire l' occasione di vedere colui che un tempo spadroneggiava sul luogo. Gli abitanti del paese avevano saputo nel pomeriggio che alcuni di loro avevano ottenuto un invito dal conte e questo portò scompiglio e agitazione. Ciò che era accaduto li aveva spaventati e ormai nel paese girava la convinzione che lo stesso conte avesse fatto uccidere il guardiano e le pecore. Era possibile, il conte forse si voleva vendicare per la cacciata subita un tempo, e per questo si erano opposti al fatto che Saori e gli altri andassero a cena dal conte, ma i ragazzi sentivano il bisogno di partecipare alla festa tenuta al palazzo, o meglio, DOVEVANO andare, una strana forza li attirava lassù, oltre quelle 12 case diroccate. Anche Aioros era pronto.

Shiryu e Dauko sapevano che quella cena poteva rappresentare un pericolo per tutti loro, ma dovevano partecipare per conoscere la verità sulla leggenda. Dopo questa cena probabilmente avrebbero capito che non c' era da preoccuparsi o invece...

Aldeberan fu il primo a presentarsi sulla strada, tutto messo a nuovo per la serata.

-Oh, Aldeberan, sei pronto. Complimenti!- disse Saori che arrivò di lì a poco con Mu.

-Grazie... Saori anche tu sei... molto bella...- rispose rosso di vergogna. -Ciao Mu. Sto aspettando gli altri per chiudere la locanda.-

-Eccoci qui.- disse Shun.

-Bene, e finalmente ci siamo! Ma come ci andiamo dal conte? Non vorrete fare tutti quegli scalini a piedi?- disse Seiya.

-Emmh... boh, non so.-

-Saliremo tutti su quelle 2 carrozze.- disse Ikki guardando lontano.

-Cosa dici? Una carrozza, io non vedo nien...- fece Aldeberan che si interruppe guardando verso la fine della strada.

Due magnifiche carrozze si avvicinavano al paese a grande velocità. Nel frattempo anche Aioros era arrivato. Ora c'erano tutti, e anche gli altri abitanti erano tutti lì per vedere la scena.

Le carrozze si fermarono. Erano nere, con le rifiniture rosse e oro. Ampie, spaziose all'interno, rivestite di tessuti pregiati e pizzi. I cuscini rossi, soffici e vaporosi, davano il massimo del confort. Gli ospiti di Saga non potevano di certo arrivare a piedi. E davanti, sopra il cocchiere, lo stemma ben in vista dei Gemini: 2 bambini per mano che si guardano, uno con espressione dolce, e l'altro invece sorridente e beffardo.

Le carrozze si fermarono una dietro all'altra. I 4 stalloni (4 per carrozza) neri come la pece, dagli occhi tetri e saettanti erano irrequieti. Sbuffavano di continuo, e non riuscivano a restare fermi. Le lunghe criniere si agitavano al vento, pronte a sfrecciare verso le scuderie del loro padrone.

Gli abitanti e il gruppo di invitati, erano rimasti attoniti. Dauko avvertiva una forte energia negativa, mentre tutti altri, anche Shiryu, erano quasi incantati da tanta magnificenza, e come se attirati si avvicinarono ai mezzi di trasporto appena arrivati. Le porte si aprirono da sole, ma nessuno ci fece caso.

I cocchieri scesero dal loro posto e si inchinarono, gesto che suggeriva al gruppo di entrare nelle carrozze. Questi 2 uomini erano di bassa statura, anziani, con una lunga barba incolta che copriva quasi tutto li loro busto. Un grande cappello nero copriva loro il resto del viso e i loro vestiti avevano un chè di strano, non sembravano tessuti reali, ma "magici".

Saori salì sulla prima carrozza con Aldeberan, Mu e Aioros. Sulla seconda invece Dauko, Shiryu, Seiya, Ikki e Shun. Le porte si chiusero e i cocchieri, risaliti e prese le redini, cominciarono a frustare gli stalloni che inarcarono le loro schiene, si alzarono sulle gambe posteriori e dopo aver nitrito al cielo, in segno di potenza, si lanciarono al galoppo. Le carrozze viaggiavano molto rapidamente, i cavalli erano come saette e i cocchieri non risparmiavano colpi sugli animali, quasi inferociti. Ma all'interno delle carrozze nessuno si accorse di andare così veloci. Si creò una strana atmosfera tra i passeggeri taciturni, assorti nei loro pensieri. Chissà cosa li aspettava, sarebbero stati all' altezza di parlare con dei conti? E poi rivedere Dethmask, Pishes e Shaka... Ma anche Hyoga, ritrovare un amico. Shiryu teneva con sè la catena del ragazzo, ritrovata nella locanda da Shun.

-Credete che il conte sia una persona gentile?- chiese Shun, agli altri viaggiatori.

-Io so che rivedremo Shaka. E sapremo tutta la verità.- Ikki teneva le braccia incrociate e gli occhi chiusi, pensieroso. Anche Dauko era immerso nei suoi pensieri, e cercava il più possibile di non farsi influenzare dall'energia negativa che sentiva attorno a sè. Ma il potere di Saga era forte.

-Shiryu...- disse Dauko ad un certo punto.

-Mi dica maestro.-

-Ricorda: la salvezza sta nella concentrazione. Ti sento lontano. Ricorda...-

Shiryu cadde come in trans. Seiya li fissava, ma voleva solo arrivare al più presto dal Conte. Ormai per lui era una sfida: vedere il conte, pretendere le scuse e mangiare a sazietà!

Intanto nell'altra carrozza, Mu parlava agli altri.

-Saori, mi raccomando, stai attenta. Non vorrei che Dethmask, ti desse ancora fastidio.-

-Tranquillizzati Mu. A proposito: Kiki dove lo hai lasciato?-

-E' a casa di amici.-

-Spero che Fiore di Luna si trovi bene. La locanda è chiusa, ma l'ho lasciata in mano ad un mio fido conoscente.-

-Non ti preoccupare.- disse Airios, che pensava pensava. Sapeva che quella sera probabilmente avrebbe rivisto qualcuno a lui caro.

-Che c'è Aioros? Sei dubbioso su questa serata?-

-No... speriamo di arrivare in fretta.-

In quell' istante ebbero tutti la sensazione che la rispettiva carrozza si fosse fermata. E fu così. Il viaggio era durato pochi minuti, anche se il paese e il palazzo del conte erano distanti. Le porte si aprirono e i cocchieri che li aspettavano fuori, si inchinarono. Non potevano nemmeno incrociare gli sguardi dei ragazzi, in quanto erano ospiti del sommo Saga.

Scesero.

Erano le nove.

La luna primeggiava in cielo, tonda lucente, alle loro spalle. Era una sera serena, troppo serena, quasi fittizia. I lupi cominciavano ad aggirarsi per quelle terre desolate. Le civette volavano maestose da un albero secco all'altro, in cerca di roditori o insetti. La luce lunare faceva brillare le loro penne.

Davanti invece si trovarono il castello di Saga. Una brivido scese lungo la schiena dei ragazzi. Anche Seiya che era fermo e deciso fino a pochi minuti prima, ora era un po' intimorito, ma disse:

-Beh, siamo arrivati. Entriamo?- la voce non era sicura. Fecero un respiro tutti quanti. Shun non era tranquillo, ma sapeva di essere in buona compagnia e non aveva paura. Ikki, lo rassicurava. Aioros si fece strada con passo solenne, mentre Saori era a braccetto con Aldeberan. Shiryu e il maestro avanzarono, come gli altri verso la porta.

Non era una porta comune. Mai avevano visto una costruzione del genere. Il portone era immnenso, di legno e oro, e si apriva verso l'interno. Su di esso erano raffigurate strane scene, 12 per l' esattezza. Ma erano confuse, e in ognuna di esse compariva sempre lo stemma dei Gemini, oltre agli altri simboli dorati che rappresentavano le altre casate del passato. Il castello era un grandissimo edificio, di pietra. Le prime 12 colonne portavano alla loro sommità le statuette dei 12 simboli zodiacali, e mentre quella dei Gemini era come se li guardasse entrare, le altre sembravano piangere. Tutto l'edificio sembrava partecipe del potere di Saga. Un campo di energia rivestiva tutto l'ambiente, che stava diventando quasi opprimente. Le torri ai lati del palazzo si alzavano verso il cielo buio della notte, e ospitavano corvi e altri animali volanti che si aggiravano attorno ad esse in cerca di cibo. Le finestre in stile gotico, un po' come tutta la costruzione, erano rigorosamente chiuse, e non lasciavano trasparire nulla dell'interno. Sì. anche perchè sembrava che dentro al castello non ci fosse nessuno, nessuna luce, nessun rumore, tranne lenti e lunghi respiri (che sembravano venire dalla casa stessa).

Poi Il pesante portone di ingresso si aprì e tutto si animò. Pareva di essere al castello di un Re. Aphrodite stava dietro la porta, e attendeva che i ragazzi entrassero.

-Prego, ben arrivati.- disse con un gesto plateale invitandoli ad entrare. I suoi occhi erano attenti, furbi, e sul viso aveva sempre un sorriso beffardo, di scherno, che non lo abbandonò per un bel pezzo della serata. Poi rialzatosi dall'inchino riprese a parlare:

-Il Conte Saga vi aspetta nella stanza principale per la serata, che spero sia per voi... piacevole. Vi prego di seguirmi.- E cominciò a camminare lungo il corridoio, illuminato da mille fiaccole. Le pareti erano decorate con rifinimenti d'oro, intervallati da grandi arazzi che prendevano buona parte della parete in altezza. Sì, perchè anche il corridoio era slanciato in alto, come tutto ciò che stava in quella casa. Tutto era magnificente, fastoso, e si ergava più in alto possibile. I ragazzi erano taciturni. Non avevano mai visto tanto lusso tutto insieme, e l'atmosfera di quella casa li metteva un po' a disagio. Un dettaglio che Shiryu volle rilevare: nessuno specchio. Finalmente arrivarono nel salone principale. Al contrario del viaggio in carrozza, quel corridoio non sembrava mai finire.

-Il conte vi attende. Vi ricordo di comportarvi come si deve.- Aprì le porte che davano sul salone, sorridendo.

-Ci siamo...- disse Seiya.

-Calmi...- disse Mu. Shiryu teneva con sè la croce di Hyoga, mentre Dauko si guardava in giro. Stavano per entrare nella stanza del mostro...

-Benvenuti.- Il conte si avvicino a Saori e gli altri i quali avvertirono come un brivido.

-Come è andato il viaggio? Ho scelto le carrozze più confortevoli che possedevo nelle mie scuderie. Prego accomodatevi.- E anche Arles li invitò ad entrare con lo stesso gesto che poco prima aveva fatto Aphrodite all' antrata. -Oh, Dauko, che piacere rivedervi.- Saga si inginogghiò in un gesto altamente plateale. Il maestro ebbe la sensanzione di essere preso in giro.

-Conte Saga, ben tornato. In passato abbiamo avuto dei diverbi che spero si siano risolti.- disse Dauko.

-Maestro voi già lo conoscete, questo non lo sapevo.- bisbigliò Shiryu.

-Dauko, -fece Saga rialzandosi -lasciamo perdere il passato. Inutili guerre allontanarono le casate di questi luoghi. Ma è mia intenzione questa sera riunire tutti in pace e armonia. Oh, voi dovete essere Shiryu, dei Dragone, il giovane rampollo del conte Dauko. Non sapete che fortuna avete...- Il Conte Saga di Gemini era un uomo alto, imponente, dai capelli grigi ormai. Le sue vesti lo rendevano spaventoso, il suo sguardo era terrificante, e un falso sorriso forzato gli incorniciava il viso.

Gli altri ospiti del paese assistettero a tutta la scena, fermi sulla porta, ma avevano già intravisto gli altri conti.

-Prego, prego entrate. Ma che sbadato. Dovete scusarmi, ma rivedere il Conte di Libra, mi ha distolto dal fare gli onori di casa. Sono così contento che siamo tutti qui riuniti. Passo alle presentazioni, così poi possiamo sederci a tavola.- Saga si incamminò verso il centro della stanza, di fianco al tavolo imbandito, illuminato da centinaia di candele, le cui fiamme saettavano verso l'alto. Tutti gli ospiti si riunirono per le presentazioni.

-Voi siete Saori, la figlia dei Kido. Complimenti, una bella ragazza come voi non dovrebbe sapere nemmeno cos'è il lavoro. La famiglia Kido era molto potente un tempo.- le fece il bacia-mano, e assaporò il profumo della ragazza.

-Piacere di conoscervi, conte. Giù in paese siete una leggenda ormai...- disse Saori, già incantata da Arles.

-Questo rispettabile signore è Dauko e il ragazzo con lui è il suo discepolo Shiryu.- indicò con il palmo intero della mano i due citati. Mentre Saga avanzava con le presentazioni gli altri inchinavano il capo in segno di amicizia.

-Oh, credo che tutti voi già conosciate il conte Dethmask e il conte Aphrodite. Qualcuno qui pretende delle scuse... Ma questo a dopo.-

Seiya vide Hyoga, in ottima forza e voleva raggiungerlo, e il conte se ne accorse subito.

-Chi abbiamo qui? Seiya di Pegasus. Benvenuto. So che è arrivato da poco in paese, e mi spiace che abbia già avuto da ridire col conte di Cancer. Ma dopo questa sera sono sicuro che tutto sarà risolto.- Fece un gesto veloce, e la sua ombra riflessa sul muro, con la luce delle candele, si era come mossa in ritardo. Shun se ne era accorto, ma non ci fece caso. Ikki aveva aveva già visto il conte Shaka, che se ne stava in disparte, con gli occhi chiusi. Poi il conte riprese:

-Hyoga, venite qui. I vostri amici vi vogliono salutare.-

Hyoga si avvicinò, felice di rivedere Aldeberan e gli altri della locanda.. Seiya gli diede la mano e qualche pacca sulle spalle.

-Ciao Hyoga stai bene, ora? Sai ti ho soccorso quando stavi cadendo dalle scale. Io e Saori...-

-Grazie Seiya. Non vi preoccupate per me: ora sto bene. Il conte Camus, mio vecchio amico, mi ha curato al meglio.- e sorrise. Ma parlava con una strana cantilena, come se quel discorso se lo fosse già preparato prima o come se non fossero parole sue. Aveva lo sguardo fisso, un po' perso nel vuoto.

-Beh, allora vi presento il conte Camus, degli Aquarius. Arriva dalle lontane terre della Siberia, dove la sua casata ha avuto modo di riprendersi.-

-Buonasera.- Camus era gelido, distante.

-Voi dovete essere il conte Mu e il conte Aldeberan, Benvenuti. Il mio cuore piange nel sapere che ancora non siete riusciti a riacquisire il vecchio potere che un tempo le vostre famiglie avevano. Ma siamo qui per questo. Il Conte Milo di Scorpio desidera parlarvi. Credo che sia una buona occasione di riavvicinamento.- Milo da lontano sorrise, e fece un inchino.

-Buonasera...- dissero in coro, poi Mu continuò:

-E' un onore anche per noi conte. Le nostre famiglie si sono scontrate in passato, errori da non ripeterte, spero.-

-Certamente.- Poi, voltatosi verso un altro dei suoi nobili ospiti:

-Questo signore è il conte Shura della famiglia dei Capricorn.-

-Buonasera a tutti, buonasera Lady Saori.- si inginocchiò.

-Ma cosa fate, rialzatevi...- Saori era imbarazzata.

-Ma come... non posso credere che non sappiate nulla. La mia famiglia ricevette grandi onori dai Kido e per questo fummo i vostri servitori, sempre. Poi qualche incomprensione...- Saori adesso era sorpresa. Seiya e Shun si guardarono in faccia.

-Ora a voi. Scusatemi se ho voluto volontariamente tenervi per ultimi, ma evete questioni da spiegarvi no? Questo è il conte Shaka di Virgo. Credo che siate voi gli interessati, vero? Mi fa piacere di vedervi.- rivoltosi verso Ikki e Shun.

-Sì.- rispose il maggiore dei fratelli.

-Io sono Shun e questo è mio fratello Ikki. Conte Shaka, noi dobbiamo parlare.-

-Certo, ma mi darete dopo le spiegazioni che esigo...- disse Shaka girandosi verso il tavolo, sempre con gli occhi chiusi, in segno di disprezzo.

-Noi... delle spiegazioni a voi, vile...- irruppre Ikki col pugno in avanti. Shun lo fermò.

-Beh, voi mi avete seguito fin qui, me ne sono accorto...-

-Calma, vi prego. Le ultime presentazioni e poi a tavola potremo parlare e spiegarci. Il conte Aioria dei Leone, famiglia tra le più potenti e influenti della nostra aristocrazia.- disse indicando il giovane e continuò:

-E qui abbiamo il conte Aioros. Se non sbaglio siete fratelli... Che strano gioco del destino, due casate diverse ma lo stesso sangue.- Tra gli ospiti serpeggiava un live brusio. Aioros e Aioria fratelli, ecco spiegata la loro somiglianza, notata da Seiya la mattina stessa.

-Fratello, finalmente ci rivediamo.- disse Aioria avvicinandosi ad Aioros, con quel sorriso poco convincente che tutti i conti ospiti di Saga avevano sul viso, Ma Aioros fece un piccolo passo indietro.

-Salve, fratello.- il ragazzo fu glaciale, ma vedeva negli occhi di Aioria una strana luce. Era suo fratello sul serio? Sì, lo era, ma così distante dal suo animo.

-Fratelli? Che storia è questa? Ma se tu sei un Sagitter e lui un Leone.... ah non ci capisco...-Seiya

-Intanto accomodiamoci a tavola.- intimò Saga. I posti erano stati già decisi. Gli ospiti si sedettero.

-Sì,- riprese Aioria -noi due abbiamo la stessa madre, ma due padri diversi. Anche per questo ci fu dell'astio tra le famiglie, ma noi siamo sempre stati uniti, vero?- Aioria fissò il fratello negli occhi. Fu un attimo, e un lampo squarciò, il cielo.

-Oh!- Saori si spaventò, la saetta fu imrpovvisa. Il cielo si stava oscurando. Le nubi si addensavano e in poco tempo iniziò anche a piovere. Il temporale aveva una potenza quasi surreale.

-Non si preoccupi, qui siamo al sicuro.- disse Saga alla ragazza che gli sorrise.

-Ora possiamo cominciare. Aphrodite, cosa ne pensate?-

-Sì, conte- e schioccò le dita. I camerieri cominciarono a portare le pietanze. Non mancava nulla, dall' ottimo vino ai primi piatti, raffinati, stranieri, fino ai secondi, selvaggina, manzo, maiale, tutto quello che si poteva desiderare, con verdure, salse delicate e piccanti. I conti avevano uno strano modo di mangiare: nella loro finezza, si "godevano" quel cibo in maniera al quanto plebea. Come se non mangiassero da tempo. Si gustavano le carni, le assaporavano, ne sentivano il profumo e poi a bocconi le mandavano giù.

-Allora: conte Dethmask....- dopo queste parole, il conte si alzò.

-Seiya, Hyoga, e Saori, vi chiedo formalmente scusa per il comportamento che ho mostrato ieri sera alla locanda del conte Aldeberan.- il conte di Cancer pronunciò quelle parole, ma non ci credeva, erano parole buttate lì, di facciata. Eppure agli interessati parvero sincere. Solo Dauko si accorse della falsità di quel discorso e ormai era sicuro che erano tutti in pericolo. La leggenda non sbagliava. Saga vide Dauko sospettoso e cominciò a parlare:

-Bene, conte Dauko, cosa ne pensate di...- e i 2 cominciarono a parlare. Saori era affascinata da come Saga si esprimeva, e quel mondo le faceva gola. Insomma, abituata a spazzare e pulire la locanda di Aldeberan e la bottega di Mu, come non poteva rimanere affascinata da tutto quello che ora la circondava. Shura le sorrideva spesso, e lei non si accorgeva di cadere sempre più nella trappola di quella casa.

Intanto...

-Allora, posso sapere perchè mi avete seguito per tutto questo tempo? Non è cortese infastidire un gentil' uomo.-

-Siamo noi a volere delle spiegazioni...- disse Shun, squotendo la testa, era un po' stordito.

-Io spiegazioni a voi? Sicuri?- Aprì gli occhi e i fratelli che malauguratamente lo stavano fissando, si sentirono come preda di una volontà più forte della loro. Ikki sentiva come una mano opprimente che gli manipolava il cervello, i pensieri. Forse fu il vino, forse la situazione, ma non ricordava più cosa voleva ottenere dal conte. I 2 fratelli cominciarono a sentirsi meglio poi, ma trattavano il conte Shaka come un amico.

Seiya se ne stava vicino a Dethamask, e brindavano insieme, mangiavano e si facevano delle battute come vecchi amici. Cosa stava succedendo... L'atmosfera era cupa, i conti di Saga non facevano altro che parlare, e versare vino agli altri ospiti che caddero nelle loro mani in poco tempo.

-Allora Hyoga, sei stato davvero bene fino ad ora eh??- disse Seiya che probabilmente era ormai ubriaco di vino e sazio di racconti del conte Dethmask.

-Camus è un guaritore perfetto...- e si guardarono. Hyoga ormai era perso nella volontà del conte di Aquarius, che sembrava sincero nel volere il bene di Hyoga. E per lui, il suo bene era diventare uno di loro...

-Aioros, ti prego, voglio aiutarti. Dobbiamo tornare legati come un tempo.-

-Ma... tu... perchè mi stai ipnotiz...-

-Aioros, cosa dici, hai bevuto troppo forse? Ah, il mio fratellone...- e così dicendo gli mise un braccio attorno al collo, e si inumidì le labbra.

Aldeberan e Mu stavano seduti al fianco del conte Milo, il quale decantava l' amicizia che c'era tra le loro famiglie, in passato:

-I miei avi mi dissero che una volta i nostri nonni in una battuta di caccia avevano catturato un cervo dalle dimenzione di un bue! E a quel tempo sapete, andavano di moda i quadri che ritraevano gente coraggiosa, che aveva dato luogo a grandi imprese. E furono immortalati, sì proprio loro... Il quadro poi è rimasto a me, un caro ricordo del nonno. Volete vederlo? L' ho portato con me, per l' occasione...- Milo e i 2 sventurati si alzarono e lo seguirono fuori dal salone. Non potevano resistere a quell' ennesimo invito.

-Chiedo scusa, conte Saga, io e i miei amici ritrovati ci assentiamo qualche minuto. Voglio mostrare loro quella cosa...-

-Bene, conte Milo, andate pure. Quel quadro è sublime. Dicevamo caro Dauko...- l' anziano maestro faticava a resistere agli influssi di Arles, ma qualcosa lo tratteneva, non riusciva a liberarsi pur mantenendo ancora la propria volontà.

Saori ormai era in balia di Saga, aveva occhi solo per lui. E intanto Mu e Aldeberan tornarono con Milo nel salone. Milo era più roseo in faccia, mentre i due ragazzi erano pallidi, e assenti, come Hyoga, la sera precedente.

Il conte Shura intanto, seduto al fianco di Shiryu raccontava al ragazzo della famiglia Kido, ai quali erano stati servitori per molto tempo, poichè la famiglia di Saori omaggiava la casata dei Capricorn con regali molto apprezzati. Diaciamo pure che i Capricorn erano stati in passato dei mercenari e i Kido davano loro pretezione.

Shiryu perse ogni difesa, come tutti ormai, e si lasciò andare, si sentiva sevenire, sotto il controllo di Shura. Ma nel cadere a terra (gli altri non se ne accorsero, tanto erano influenzati dai conti di Saga), gli si strappò dal collo la catenella con la croce del Nord di Hyoga (che teneva ben nascosta sotto il vestito). La croce cadde, poco lontano dal ragazzo, e fu un attimo: nel cadere fece un rumore acuto, che i conti avvertirono subito e che li fece alzare di scatto. Le candele ebbero un sussulto, un lampo saettò nel cielo e la piogggia si intensificò. Nell'alzarsi di scatto le sedie furono scaraventate lontane. La croce era a terra, brillava più che mai e la sua luce interruppe per pochi secondi l'influsso dei vampiri sui ragazzi, che però erano succubi del loro potere. Anche il conte Arles Saga ebbe un sussulto e si alzò da tavola, e con un gesto fulmineo si coprì il viso col mantello per difendersi da quella luce.

-Ahhhh! Conte di Cancer, Aphrodite! Coprite quella maledetta croce!- la sua voce era cambiata, era profonda, tetra, e riecheggiava per l'intera casa. Questi attimi furono la salvezza di Dauko che aveva mantenuto le sue difese attive, pur non potendo agire. Ma quello era il momento giusto. Hyoga cadde a terra, e si teneva il viso con le mani, mentre Aioria, Milo, Shura, Camus, Shaka e persino Mu e Aldeberan, si contorcevano a terra, per ripararsi dalla luce, e rivelarono il loro vero aspetto: mani scheletriche, ossute con lunghi artigli appuntiti. Un viso pallido, magro, cadaverico con labbra violacee e occhi di fuoco.

-Fermate quella luceeee- ringhiò Saga, mostrando i suoi potenti canini a punta. I ragazzi del paese però erano ancora presi dai loro poteri, ma non Dauko.

-Shiryu! Hyoga!- urlò l'anziano conte di Libra, che corse verso la croce e dopo averla presa in mano la alzò verso i ragazzi, i quali si risvegliarono come da un incubo e squotendo la testa ripresero coscienza di sè.

Dethmask e Aphrodite si avventarono su Dauko che nonostante la sua età si sapeva ancora difendere. E dalle vesti che portava tirò fuori un paletto di quercia, appuntito più che mai e con un gesto veloce lo piantò nel torace del Conte di Pishes. Dethmask però ne approffittò per allontanare la croce da Dauko. E come un lupo famelico, con una rabbia inaudita, fece a pezzi l'anziano maestro di Shiryu, del quale non rimase altro che il corpo sbrindellato a terra. Poi Dethmask coprì la croce con il suo mantello, e il suo influsso svanì, ma bastò, almeno in un primo momento.

Intanto Aphrodite si contorceva e si teneva il petto con le mani e urlando "Conte Saga!" alzò lo sguardo al cielo, con la bocca spalancata e i canini ben in vista, e si disintregò nel nulla. Di lui rimase solo un mucchietto di polvere.

Intanto Shiryu e Hioga si erano risvegliati. Il ragazzo venuto dal freddo si sentiva stordito e senza forze.

-Ma cosa sta succ...- chiese Hioga.

-Noooo! Maestrooo!- Shiryu assistette a tutta la scena. Il piccolo corpo di Dauko straziato giaceva lì, steso, senza vita, un pasto per i vermi. Dethmask rideva, con le zanne alla luce dei lampi.

-Ikki, Shun! Svegliatevi! Aioros! Liberatevi dal loro malefico influsso! Seiya!!!-

-Fatelo tacere!- ruggì Saga.

Aioros sentì le parole di Shiryu, e lo guardava, ma non capiva, poi vide il fratello Aioria che si avventò su discepolo del Conte di Libra, il quale si difendeva come poteva, mentre Ikki e Shun squotevano ancora la testa. I due lottarono, ma Aioria era più forte, era un non-morto, e la sua forza si era triplicata. Quello infatti non era più suo fratello, ma un demone con con il suo corpo. Allora si alzò, e il suo primo istinto fu di salvare Saori, che fragile com'era, non riusciva a liberarsi dall'incantesimo del conte. Saga vide le intenzioni del giovane e lo fermò, con un pugno, scaraventandolo ancora a terra.

-Pazzo! Non puoi ribellarti a noi! Non potete, ribellarvi a noi, popolo risorto dal mondo dell'Ade! Muahahah... E' troppo tardi!- e predendo con sè Saori scappò in una delle torri del palazzo. Seiya cercò di seguirlo, ma fu fermato da Milo che gli saltò addosso. La lotta era feroce.

-Aioros aiuto!- gridò Seiya in difficoltà. Aioros si accorse di avere due fori nel collo, ma era ancora se stesso. Non era morto dunque. Così anche Hioga, Mu e Aldeberan. Il ragazzo corse da Seiya e Milo fu sconfitto, sbattuto lontano. Scivolò per qualche metro e poi con ferocia li guardò e tornò all'assalto. Il conte aveva gli occhi neri come la pece, e in viso gli si leggeva la voglia di massacrare i 2 malcapitati. Ma Aioros, con uno scatto prese una sedia lì vicino e la ruppe in mille pezzi. E lanciò una delle gambe a Seiya che la usò come paletto. Milo fu spacciato. Come Aphrodite, dopo aver ricevuto, quel colpo nel mezzo del cuore, si inarcò verso l'alto e con un ultimo verso animalesco si polverizzò. Ma con lui morì Aldeberan. Sì, Milo si era come fuso con l'uomo, non l'aveva solo morso sul collo. Lo fece perchè aveva bisogno di nuove forze. Ma anche se Aldeberan non era ancora un vampiro, la sua vita era vincolata al conte di Scorpio. Ma la lotta imperversava e pochi se ne accorsero. Aldeberan si accasciò a terra. Il suo corpo non si polverizzò, ma perse tutto il sangue che gli era rimasto in corpo. Le sue membra si asciugarono, i suoi muscoli persero turgore, e in pochi secondi rimase solo uno scheletro ricoperto di pelle. Nient'altro.

Intanto Shaka si era avventato su Ikki, che si difendeva a fatica. Il conte cercava di azzannarlo al collo, ma il ragazzo resisteva, anche grazie all'aiuto di Shun che teneva Shaka da dietro.

Aioros aiutò Shiryu a liberarsi da Aioria che ormai era irriconoscibile. Il suo viso trasformato in quello di un mostro, il suo corpo una macchina per uccidere.

-Lasciateci in pace!- Mu aveva visto che la croce era stata coperta dal mantello di Dethamask e si lanciò verso di essa. La prese in mano, anche se gli dava fastidio toccarla (la croce gli procurò un'orribile ustione alle mani, l'odore della sua carne che si carbonizzava era forte e dava il voltastomaco) perchè era stato morso da Milo e in lui scorreva un po' l'energia malvagia del conte di Scorpio, ma non ebbe la stessa sorte di Aldeberan, perchè loro non si erano fusi.

-Ancora!- sibilò Shura che attaccò Mu e la croce cadde un' altra volta e si perse nella stanza.

Camus se ne stava in disparte, non gli piaceva avventarsi sulle vittime in quel modo. Sapeva che comunque di lì a poco tutto sarebbe finito. Aveva perso dei compagni, ma non importava.

-Basta! Andiamocene. La droga farà il resto.- Camus si girò ed uscì dal salone. Il suo mantello si gonfiò in quell' atto, e la sua ombra lo seguì dopo qualche secondo. Allora Shura si alzò e girandosi riprese le sembianze umane che lo contraddistinguevano, e lasciò Mu a terra che effettivamente si sentiva stanco e la testa gonfia. Aioria lasciò Shiryu e se ne andò, come tutti i conti di Saga supersiti. I ragazzi non riuscivano più ad alzarsi, le forze mancavano loro, e non avevano più equilibrio. Il cibo e il vino erano drogati. Persero i sensi e dopo qualche ora furono portati nelle cantine del palazzo.

Quando Seiya si svegliò erano circa le 10 del mattino di mercoledì. Ma non poteva saperlo, poichè nel luogo in cui era stato rinchiuso assieme agli altri sopravvissuti dalla sera precedente, non aveva sbocchi sull'esterno. Anzi era buio, molto buio, se non fosse per quelle poche fiaccole appese ai muri di pietra che illuminavano quel poco della stanza per avere una visione d'insieme abbastanza paurosa.

-Dove...- Seiya aprì gli occhi, ma li richiuse subito, per qualche secondo, per tossire. Istintivamente cercò di portare la mano alla bocca, ma non riuscì perchè era legato ad una asse di legno, con cinghie di cuoio nero. L'aria era stantia e pesante. C'era odore di morte.

La stanza era ampia, spaziosa, ma l'aria opprimente. Le pietre nere che formavano le mura, erano ben incastrate tra loro, in modo che non trapelasse nulla all'esterno e dall'esterno. Sviluppavano una strana energia negativa, un campo di forze occulte che rendevano l'atmosfera pesante. Colava dell'olio dalle fiaccole sui muri che cadeva a terra e una piccola scintilla si spegneva velocemente sul pavimento, se poteva essere definito tale. Terra, nuda terra e niente altro, dalla quale ogni tanto dei vermi facevano capolino con il loro corpicino viscido e sinuoso. Sulla sinistra però c'era una scala e in cima ad essa una porta, massiccia di legno d'ebano, con rifiniture dorate, tutte raffiguranti ovviamente lo stemma dei Gemini. La scala di marmo pregiato incastonato nel muro, senza ringhiera come in quei vecchi castelli medievali, trasudava calore, un calore che proveniva direttamente dal centro della Terra.

Seiya e gli altri erano stesi su assi orizzontali, disposte l'una di fianco all'altra. Tutti con le teste rivolte vero nord, con mani e piedi legati da cinghie strette come tenaglie d'acciaio.

-Seiya?- La voce di Ikki.

-Sì, sì, dove siamo?-

-Devono essere le cantine del palazzo. L'effetto della droga che ci hanno somministrato sta finendo.-

-Sì. E siamo legati a queste assi di legno. Siamo in trappola.- La voce di Crystal.

-Crystal! Non dire così, ci salveremo. Cosa ti han fatto, quando sei stato portato via da Camus lunedì sera? Forse se ricordi qualcosa...-

-Non ricordo nulla... Quando Camus mi portò in questa casa maledetta, sentivo solo un gran brusio. Avevo la mente anniebbiata, come incantata. Ma non era la prima volta che incrociai la strada di quel mostro...-

-Come? Cosa vuoi dire?-

-Sì. Eri già stato azzannnato sul collo, vero? Come il guardiano del villaggio.-

-Shiryu sei sveglio!- gridò Seiya. Ma la voce gli si strinse in gola.

-Ci troviamo in presenza della rinascita dell'impero dei Vampiri, e il Conte Saga ne è il fulcro, il Principe.-

-Il Principe delle tenebre?- chiese retoricamente Shun.

-Fratello. Stai bene?-

-Sì, Ikki. Mu, Mu!- Shun girò il capo alla sua destra, dove Mu stava sdraiato. Non potè fare altri movimenti.

-... le mie mani...- furono le prime parole di Mu, al suo risveglio, poi -Aldeberan!- urlò.

-Aldeberan... a che prezzo... Dobbiamo pensare ad un modo per fugire da qui.- disse Seiya.

-I conti ci hanno legati per bene a questi letti... sacrificali...- Shiryu sussurava.

-Sacrificali? Ma cosa ci vogliono fare?-

-Ancora non lo capisci Seiya?- chiese in modo sprezzante Ikki.

-Siamo i loro sacrifici alle tenebre. Berranno il nostro sangue e saranno finalmente al colmo delle loro forze e allora da questo paesino sperduto faranno rinascere il loro impero, e il loro potere si amplierà a macchia d'olio fino a raggiungere tutto il pianeta.-

-Tutto il pieneta, ma stiamo scherzando? Dobbiamo fermarli!- Seiya si contorceva su se stesso per liberarsi, non senza dolore per il cuoio che gli stringeva i polsi e le caviglie, ma non riuscì nel suo intento, anzi la situazione quasi peggiorò.

-E' inutile, non possiamo fuggire al momento.- Una voce carica di rassegnata convinzione giunse dalla sinistra di Ikki. Anche Aioros si era risvegliato, già da un po' di tempo e aveva sentito il racconto di Shiryu. -Per il momento non possiamo fare nulla, non credo. Ma deve essere mattina, non credete?-

-Sì, credo... Abbiamo dormito tutta notte, drogati da chissà cosa... Ma se anche fosse mattina, cosa può significare per noi?- chiese Shun. Ma la risposta gli balenò in mente appena finita la domanda.

-I vampiri agiscono solo di notte, per quanto ne so io.- disse Aioros.

-Sì: i vampiri agiscono solo di notte... normalmente. Ma qui siamo nel palazzo del principe in persona. Tra queste mura il tempo è relativo. Credo anch'io che sia mattina là fuori, e credo che per il momento i conti non ci daranno fastidio. Ma...-

-No, ancora un MA!- Seiya.

-...Ma presto saranno qui. L'allineamento stellare avverrà questo pomeriggio. E allora saremo in serio pericolo. Il mio maestro...- La voce di Shiryu si fermò qualche secondo. Non riusciva più a proseguire, gli venne un nodo in gola.

-Oh Shiryu...- disse Shun.

-... Tutto a posto. Il maestro ha dato la vita per aiutarci. Che il suo sacrificio non sia vano. La catenina! Dove sarà la catenina?-

-Ma sì, la mia catenina! E' un dono di mia madre- precisò Crystal. -Le era stata data da mia nonna, che l'aveva benedetta con le sacre acque fredde della Siberia. E' una specie di amuleto porta-fortuna, ma non credevo che potesse tornare utile in questo modo.-

-Ma chissà dov'è finita ora...-

-Sento ancora le mani che bruciano, sono quasi uno di loro... Ma no! Non mi avranno! Quei maledetti vampiri non avranno mai il mio sangue... La cetenina mi è caduta dopo che Shura mi è venuto contro. Dev'essere ancora là, sotto il mobile col candelabro nella sala da pranzo. Secondo me non l'hanno trovata...- disse Mu. La sua voce era tremante. Le sue mani si stavano riprendendo dal trauma, ma era come avere mille spilli puntati tra le dita e nel palmo.

-... e se anche se ne ricordassero non credo che le si avvicinerebbero troppo. Ehi...- Ikki ebbe un sussulto. Poi:

-Non credete che in paese si stiano chiedendo dove siamo finiti?-

-Non saprei. Il sortilegio del conte Saga è forte. Credo che siano tutti sotto il suo influsso ormai.- anche nella voce di Shiryu c'era una punta di rassegnazione, ma aveva qualcosa in mente. Era ancora stordito, ma qualcosa gli sfuggiva, c'era una via d'uscita?

-Saori!!!- urlò Seiya.

-E' stata portata via da Saga in persona. Hanno bisogno anche del sangue di una vergine. Saga l'avrà sicuramente ammaliata con i suoi poteri. Non ha più speranze di noi.- disse Shun.

-Ma cos'è questo pessimismo, eh? Non siamo ancorta morti! Possiamo pensare a cosa fare invece di piangerci addosso. Saori è ancora viva, no? Hanno bisogno del suo sangue tanto quanto necessitano del nostro. E finchè vivremo noi anche lei sarà viva.- Seiya era convinto delle sue parole, e gli altri ne furono quasi intimoriti, o meglio umiliati. Non dovevano perdere la speranza di uscirne vivi.

-Hai ragione. Un modo ci sarà. Forse dobbiamo solo attendere. Così legati non possiamo fare nulla.- intervenne Crystal.

-Ehi Crystal...- Ikki. Tutti si azzittirono. -Mu è stato aggredito una sola volta e risente dell'influsso di Saga molto più di te che sei stato qui da più tempo. Cosa dovrei pensare?- Il silenzio era agghiacciante. Ci fu una pausa di un intero minuto. Poi Shun intervenne:

-Dai Ikki non vorrai dire che Crystal è una spia? E' legato come noi, no?-

-Ikki ha ragione, Shun- poi rivolgendosi a Ikki, Crystal disse:

-Fai bene a dubitare, vuol dire che sei libero dalla droga. No, non sono una loro spia, se è questo che intendi, ma tu non mi crederai fin a quando non verrò sacrificato con voi.-

-La mia è solo una supposizione. Per quanto ne sappiamo l'uno dell'altro potremmo essere già tutti dei vampiri e nemmeno ce ne siamo accorti.- Ancora silenzio.

-Abbi fiducia Ikki. Io non so ancora cosa ci accadrà, ma di sicuro so che tra noi non ci sono spie, nessuno qui è ancora uno di loro.- Shiryu fu convincente, ma quel dubbio rimase ancora tra di loro. Ma ne furono persuasi e cadde il silenzio per più di un'ora.

Era ormai mezzogiorno. Le mura della cantina si scaldavano all'esterno, ma tutto rimaneva invariato dentro alla stanza.

All'improvviso, dalla cima della scala provenirono due forti rumori, uguali per suono e intensità. Era il rumore di una chiave che apre una porta. E così fu. La porta in cima alla scala si aprì lentamente. Una luce appena più forte entrò dall'alto della cantina, e subito due ombre si formarono sui gradini. Le fiaccole ebbero un sussulto, come se sentissero la presenza di 2 nuove creature nella stanza. I ragazzi alzarono la testa di scatto, rivolte verso quell'angolo che a loro pareva illuminatissimo, e strinsero gli occhi per pochi secondi.

-Liberateci carogne, luridi vampiri!- proruppe Seiya.

-Non sono loro...- Shiryu.

-E chi sarebbero?!?- Seiya non credeva ai suoi occhi.

Nella stanza erano entrate due ragazze. Nessuna delle due era Saori, perchè anche se i loro visi erano nascosti da maschere d'argento, nessuna di loro aveva le fattezze della fanciulla. Alte, slanciate, un bel corpo, in abito succinto. Probabilmente le concubine del conte Saga.

-Questi mostri vivono del bisogno più primordiale: soddisfare il piacere dei sensi. Devono essere state catturate dalla magia di Saga, le sue concubine. Seiya? Seiya!-

Seiya si era incantato alla vista di una delle due ragazze. Concubine... il piacere dei sensi... le parole di Shiryu gli rimbalzavano nel cervello, da un neurone all'altro. Concubine....

-Nooo! Marin!- Shun sobbalzò. Era lei la ragazza di Nuova Luxor che Seiya cercava?

-Marin, sorella sei tu? Cosa ti ha fatto quel mostro? Marin, MARIN!!-

Le due ragazze scesero le scale a testa bassa, e senza curarsi delle urla di Seiya, si accertarono che le cinghie di cuoio fossero ancora ben strette. Si muovevano quasi in sincrono, stregate anch'esse dalla mente malefica di Saga.

-Non ti sentono, sono sotto l'incantesimo del conte.-

-Maledizione Marin, Marin! Svegliati! So che sei tu! Perchè sei finita qui cosa ti ha fatto quel mostro? Marin- la sua voce si strozzava in gola dal tanto che urlava, ma le due ragazze non reagivano. Proseguivano con la loro breve missione di controllo.

-MARIN ti prego ascoltami...- La ragazza che lui chiamava Marin era giunta da lui per accertarsi dello stato delle cinghie. E riuscì a prenderla per la fascia che portava attorno alla vita.

-Fermati Marin! Tu sei mia sorella! MIA SORELLA! Quanto ti ho cercata! E ora che sei qui non mi riconosci... Marin!- la disperazione del ragazzo era vivida più che mai. Shun sentiva la sua tristezza, il suo animo triste e arrabbiato per aver ritrovato la sorella e non poter far nulla. Poi, una vocina interna al suo cervello gli disse "chiamala, urla il suo nome, aiuta Seiya".

-Marin! Svegliati, tuo fratello ti chiama! Rispondigli!-

-Marin, Marin!- Seiya continuava ad urlare, e nella sua voce c'era come gratitudine verso Shun.

L'altra ragazza aveva finito il suo giro di ispezione e dopo aver acceso un grande fuoco ai piedi dei ragazzi, attese che anche "Marin" finisse. L'attese sulle scale. Dovette attenderla perchè la ragazza si era fermata per un momento da Seiya, con la testa bassa, e si aggiustò la fascia. Poi, riprese la sua camminata e aggiunse legna al fuoco. Dopo aver finito salì la scala. E se ne andarono come erano venute, nel silenzio, con la chiave che ora chiudeva la serratura della cantina.

-Lo so, lo so! Era mia sorella! Come potrei sbagliarmi! I suoi capelli rossi, quel corpo... era lei!- Seiya non se ne accorse ma piangeva. Aiorors capiva cosa provava: suo fratello Aioria era uno di loro, un mostro, un vampiro, che voleva il suo sangue, e non ci poteva ancora credere.

Silenzio.

Solo il crepitare delle fiaccole rompeva quel silenzio surreale.

Anche il suono della campana fuori dalla porta spezzò il silenzio in cui era precipitata la casa. I conti stavano sicuramente riposando nelle loro ampie e vellutate bare di legno, mentre figure non definite, ombre, spiriti, si spostavano senza rumore nella casa. Ma poi la campana, che annunciava l'arrivo di qualcuno. Una visita.

-E' quasi ora. Shaina, vai tu dai Conti, e accertati delle loro condizioni. Devono essere in forma per il rito. Io andrò alla porta. Vai.-

-Vado. Chiunque sia caccialo. Il piano di Saga sta per avere un termine, poche ore e tutto sarà finito. E non ci devono essere intoppi. Quel ragazzo, laggiù, cosa voleva?-

-... Cosa ne so.- la ragazza indugiò un attimo, ma Shaina non se ne accorse. -Sbrighiamoci.-

Aprire la porta e accertarsi di chi volesse parlare col Conte Saga in persona era un lavoro che spettava ad Aphrodite, ma il fidato servitore del Principe era già stato annientato. Perciò, quando Fiore di Luna si vide aprire la porta, non trovò un alto uomo curato nell'aspetto per servirla, ma una ragazza, con la maschera d'argento. Sì, proprio Marin, la sorella di Seiya. Si era imbattuta nel conte Saga qualche giorno prima che Seiya giungesse in paese. Per questo Shun sapeva di lei, ma non poteva essere sicuro che fosse proprio lei. Era stata rapita oltre 6 anni prima, quando Seiya con l'intera famiglia era in vacanza in India, da schiavisti indiani che la volevano rivendere al miglior offerente. Il mercato di giovani ragazze da servitù era una realtà spiacevole. Le ricerche furono vane, ma Seiya non aveva mai lasciato perdere, anche e soprattutto dopo la morte dei genitori. Ma poi Marin era riuscita a fuggire, grazie anche alla collaborazione di un'altra ragazza che si trovava nella sua stessa situazione. Era Shaina. Fuggirono, travestite da mercanti, o nascoste in quei putridi e giganteschi vasi che contenevano ogni sorta di prodotto commerciabile. Riuscirono a tornare in Europa, e sembravano ormai libere. Per questo Marin volle tornare a Nuova Luxor, e per ringraziare Shaina la volle ospitare in casa dei suoi genitori, poichè quest'ultima aveva perso tutti, anche i genitori, e Marin ancora non sapeva di essere rimasta orfana a sua volta. Poi... chissà, una forza le attirò verso quelle maledette 12 case, o meglio: quel conte tanto gentile si offrì di aiutarle e le portò con sè nel covo di Saga. Aioria le aveva portate dal Principe perchè potevano essere utili al loro piano. Erano 2 ragazze forti, vigorose, e il loro sangue doveva essere... squisito. E così caddero subito ai piedi di Arles, catturate nei suoi giochi ipnotici. Ma Seiya le ricordava qualcuno. Quella voce... quell'ostinazione... Qualcosa le balenò in mente poi quando anche quell'altro ragazzo la chiamò... Marin era il suo nome, e aveva un senso, non più solo una parola come Shaina, ma un nome, un'identità.

-Sì?- chiese Marin da dietro quella sua maschera d'argento che copriva l'intero volto. La voce ne risentiva.

-Salve, il mio nome è Fiore di Luna. Sono venuta fin qui dal paese...-

-Cosa vuoi?- Marin ebbe un sussulto. Questa ragazza poteva essere la sua ancora di salvezza. Ma se fosse stata una seguace di Saga? Un'altra sua vittima? Ora che si era liberata dagli influssi del Conte Saga non ricordava tutto il suo piano, il rito che di lì a poco sarebbe avvenuto. Ma doveva scappare e portare con sè Seiya e tutti i prigionieri legati nelle segrete del palazzo. Doveva pensare in fretta.

Fiore di Luna era minuta, quasi infantile d'aspetto, sicuramente cinese, capelli neri, scurissimi, legati in una grande treccia che le ricadeva sulla schiena. Occhi grandi un po' spaventati, ma decisi. Teneva le mani nascoste dietro la schiena. Di fianco a lei, c'era un bambinetto, dai capelli rossi, con uno strano tatuaggio sulla fronte, come 2 cerchietti. Dove li aveva visti?

-Mi scusi, sto cercando un gruppo di ragazzi accompagnati da un anziano uomo. Sono venuti qui ieri sera e...- Marin fece un passo in avanti verso Fiore di Luna che all'improvviso balzò indietro e portò le mani davanti al corpo. Teneva una balaustra, carica con un fine paletto appuntito, pronta a colpire il cuore di colei che le aveva aperto. Dauko l'aveva istruita e non era mai caduta nel sortilegio che Saga aveva lanciato sulla gente del paese. Fiore di Luna sapeva come muoversi, anche se sembrava un po' impacciata in quel frangente. Kiki, teneva tra le mani una grossa croce d'argento.

-Ferma non sparare!- Marin urlò con voce sommessa. Da questo gesto estremo della ragazza capì che non era una seguace di Arles, ma che era anche un po' sprovveduta.

-Perchè non dovrei spararti mostro! Sarai la mia prima vittima, e poi tutti quegli altri vampiri!- Fiore di Luna era determinata a fare giustizia. Ma era sola contro tutti. Dauko e Shiryu non erano tornati, e il palazzo era ancora in piedi. Dunque erano stati sconfitti e allora lei sarebbe stata l'ultimo baluardo, avrebbe gradito in un aiuto più consistente di quello che un bambino le avrebbe potuto dare, ma era l'unico a non essere caduto sotto l'influsso di Saga giù in paese e non c'era più tempo. Doveva tentare, e probabilmente era già tardi.

-Ehi Fiore di Luna, sembra che la croce non abbia alcun effetto...- precisò Kiki.

-No, infatti, ti prego abbassa quell'arma, prima che qualcuno si accorga di te. Non sono un vampiro e la croce lo dimostra...-

-Sembri sincera... ma che dico: voi siete spregevoli incantatori! Sparisci!- Fiore di Luna stava per scoccare la freccia-paletto, ma Kiki la trattenne.

-No, aspetta! Non credo sia una di loro.- Kiki lanciò la croce contro il corpo di Marin che si protesse e nient'altro. La croce cadde per terra senza sortire effetti.

-Allora tu... ma perchè sei qui? Shiryu, gli altri?-

-Non posso parlare più di tanto, quindi ascoltatemi con attenzione. Il Conte Saga ha rinchiuso dei regazzi nelle cantine del palazzo. Sono in pericolo perchè verranno sacrificati... oggi pomeriggio credo...- Marin si sforzò di ricordare -sì, alle 17:13... andatevene ora. Ecco questa è la chiave per entrare in tutte le porte della casa, cercate aiuto, munitevi di qualsiasi cosa possa annientare i vampiri. Io farò il possibile da dentro la casa, voi dall'aesterno. Appuntamento alle 17.13. Andate. Fidatevi... maledizione sta tornando Shaina... Andate presto, siate prudenti...- Marin chiuse la porta, anzì la sbattè con violenza. Kiki raccolse la croce e prese Fiore di Luna per mano, che sistemò la balaustra, e scapparono giù in paese. Avevano poco, pochissimo tempo per organizzarsi.

-Chi era? Tutto questo tempo alla porta? I conti si stanno per risvegliare.-

-Nessuno di importante. Un uomo, l'ho cacciato. Voleva...- Shaina la interruppe per fortuna. Forse la disperazione le avrebbe fatto pensare ad una scusa banale, forse no, ma era andata bene.

-Poco importa. Il conte ci chiama. Le stelle sono quasi allineneate. Andiamo.- Shaina s'incamminò verso le stanze al primo piano, di nuovo, dove alloggiavano i "letti" dei conti.

-Un momento, vado in sala da pranzo e arrivo.-

-Sbrigati. Hai una voce strana.-

-Quell'uomo, quell'impiccione mi ha dato fastidio.- Marin andò nel salone in cui la sera precedente era stata consumata la cena. Ricordava di aver messo lei stessa la droga nelle pietanze di quei ragazzi. Shaina si era occupata del vino. Più pensava alla serata trascorsa e più ricordava gli avvenimenti. Giunta in sala si guardò in giro. Una sedia distrutta, il tavolo all'aria assieme agli arazzi e ai candelabri. La stanza era un ammazzo di cibo e quant'altro.

-Maledizione ci deve essere...- Marin cercava qualcosa. La stanza era un porcile, e non si preoccupò di peggiorare lo stato delle cose. Mise sotto-sopra tutto il resto che era rimasto integro ed eccola. I particolari della serata le tornavano in mente uno dopo l'altro: le finte scuse di Dethmask, Milo che succhiava il sangue a quei due ragazzi del paese, lì davanti ai suoi occhi in cucina. E per lei era tutto normale. E poi la catenina! E la morte di Milo, Aldeberan, Aphrodite e Dauko. La lotta. E infine il trasporto dei sopravvissuti nelle cantine, per essere legati e sacrificati. Eccola sotto al mobile. Intascò la catenina e si diresse al primo piano, dove...

-Allora Lady Saori, cosa ne pensate?-

-Beh, conte Saga, la vostra proposta mi imbarazza alquanto...- la ragazza fissava Saga negli occhi. Non riusciva a staccarsene. Quell'uomo aveva un tale carisma. Anzi, nel suo sguardo Saori vedeva il vuoto, il nulla, il buio dell'universo, ma proprio qui si perdeva: la magia di Arles l'aveva catturata. Tutto il suo corpo era prigioniero di quel mostro. Provava una sensazione di leggerezza, come se il suo cranio fosse stato svuotato del cervello, e aveva solo un unico pensiero: "sì, conte, sarò la tua sposa".

-Sì, sarò la vostra sposa, per sempre, per l'eternità!- gli disse lasciandosi andare tra le braccia del Principe delle tenebre. Questi, la prese. Era due volte, o forse tre, più robusto di lei. Le sembrava così delicata, ma perfetta. Un sangue giovane, incontaminato. Si sedettero sul regale letto a baldacchino del conte. Le lenzuola bianche come la neve fecero uno strano fruscio e accolsero il loro peso. Poi Saga si chinò sul collo della sfortunata fanciulla, e l'azzannò. Gli occhi di Saori si riempirono di lacrime, forse perchè nel suo subconscio non si era arresa, o forse solo di piacere.

-Ahhh...- Saori gemette e un brivido le corse dal collo fin giù per tutta la schiena. Due gocce di sangue

caddero sulle lenzuola che ne assorbirono l'essenza in fretta e si tinsero interamente di rosso.

I preparativi erano giunti al termine. Tutto era pronto per il rito. Ora i conti si stavano per risvegliare dal loro lungo sonno. Ma non solo dal riposo di quella notte già trascorsa, stavano per tornare al loro antico potere, stavano per risorgere a nuova vita, e con loro l'impero di Saga. Erano le 16 del pomeriggio. Il grande orologio a pendolo del salone scoccava il quarto ed ultimo tocco che cadde pesante per tutta la casa.

Shaina scese in cantina per un ultimo controllo.

-Ehi tu? Slegaci, slegaci!- proruppe Seiya, spezzando il silenzio che l'orologio aveva creato. Ora lo potevano sentire bene. La porta della cantina era rimasta aperta. Il suo ticchettio leggero e ripetuto faceva impazzire. Il tempo scorreva e la loro morte si avvicinava.

Shaina era intenta ad alimentare il fuoco acceso qualche ora prima, e non dava assolutamente ascolto alle parole di Seiya.

-Perchè non ci aiuti? Sei anche tu un maledetto vampiro? Eh? Aiutaci e ti salverai con noi...- Aioros si divincolò ma aveva già provato ad allentare la stretta delle cinghie di cuoio senza risultato.

Shaina uscì.

-Avete sentito l'orologio?- chiese Shun.

-Sì. Sono le 16.- rispose Shiryu.

-Maledizione! Guardatevi intorno: ormai sembra che tutto sia pronto per farci arrosto, cosa facciamo, cosa?- Seiya si ribellava alle cinghie.

-Calmati Seiya. Sento che...- Shiryu si interruppe e chiuse gli occhi.

-Ma sì, qualcuno da fuori sta cercando di aiutarci... ma chi... Kiki!- la voce di Mu si era strozzata, per il dolore che sentiva alle mani, poichè non in lui ormai quasi pulsava il cuore di un vampiro a tutti gli effetti, e per la gioia di sapere che Kiki non era caduto sotto il potere di Saga.

-Sì, e con lui c'è Fiore di Luna... Il maestro ci ha preparati per questo momento. Abbiamo una speranza di uscire vivi da qui.- Shiryu parlava in tono trionfante, anche se non si sentiva sicuro.

-Ma una ragazza e un bambino come possono aiutarci! Siamo finiti... ah...- Crystal gemette di dolore. I fori che aveva sul collo cominciarono a pulsare, il suo collo si gonfiò leggermente e la pressione del suo sangue si alzò. La sua voce cominciò a tremare:

-Il momento si sta avvicinando... ragazzi... Cosa te ne pare ora Ikki? Credi ancora che sia una... spia?Eheh... ahhhhh...- la crisi si allentò per un po' e Crystal ebbe sollievo.

-Ah... maledetti! Giuratemi che se mai diventerò uno di loro... ah... prima di voi... mi ucciderete senza pietà... non potrei vivere... come loro...- Mu aveva ora una voce bassa, roca. Credeva quasi di sentire una forte voglia di bere sangue, magnifico, rosso, denso sangue umano.

-Mu, non diventerai uno di loro...- Shun voleva incoraggiare Mu, ma lui stesso non sapeva più a cosa credere. Voleva piangere, ma sentiva già i rimproveri di suo fratello. E allora sarebbe stato forte, i vampiri non l'avrebbero sopraffatto e ne sarebbero usciti vincitori. Ci fu qualche minuto di silenzio. Ora l'orologio, quel maledetto orologio a pendolo era più udibile, era come se avesse alzato la voce per indicare a loro che ormai non potevano più far nulla.

-Ne usciremo.- bisbigliò Shun.

-Sì, fratello. Quando sarà il momento agiremo. Possiamo contare su un aiuto esterno. Per poco che facciano quei due là fuori possono sempre ritardare il rito e noi potremmo avere qualche chance in più.

-Marin...- Seiya si lasciò sfuggire ancora quel nome e poi ancora, questa volta urlato: -MARIIIIIN!-

La ragazza ebbe un sussulto "No, Seiya, fai silenzio" pensò "ora non posso fare nulla ma tra poco inizierà il rito e allora agirò".

-Marin.- Saga la chiamò al suo cospetto con voce fredda e impostata. La ragazza era nella camera del conte che preparava le vesti che il principe doveva indossare per il rito. Era un sacerdote delle tenebre, un profeta del male. La ragazza corse davanti ad Arles e senza mai alzare il viso, si inginocchiò ai suoi piedi.

-Ditemi, potente Arles.- La sua voce ebbe un impercettibile cambio di tono nel proferire quelle parole. Non credeva più in quello che diceva, non era più sotto il suo controllo, ma Saga non doveva accorgersene.

-Marin... Marin. Credi che non me ne sia accorto? Muahahahah... Ti sei risvegliata dal mio incantesimo. Hai osato sfidare la fortuna. Muah...ah...ah...- La sua risata si fece lenta e diabolica.

-Cosa dite...- Marin si sentiva persa... La mente di Saga era più forte di quanto pensasse. Era preparata a questa eventualità, ma credeva di riuscire a fermare il potere mentale di Arles e invece...

-Non parlare. Ascolta la mia mente...- Saori era ancora sul letto, sdraiata, inconsapevole di ciò che accadeva. Grazie a lei sarebbe risorto l'impero di Saga.

-No, non devo cedere...- Marin si alzò di scatto, scosse la testa e la maschera le cadde a terra, e portò la mano alla cintura. Quasi riuscì a prendere la croce di Crystal trovata in sala. Ma tutto fu vano.

-Cosa credi di fare, eh?- Aioria era lì dietro di lei. Le afferrò il braccio destro e lo fermò dietro la schiena, mentre teneva fermo senza difficoltà anche l'altro.

-Bene, Aioria. Le riserverò il tuo stesso trattamento. Sarà una di noi appena berrà il sangue di quei ragazzi laggiù, ma rimarrà consapevole di se stessa fino alla fine.- Arles prese Marin per la testa e la bloccò. L'incantesimo era stato ripristinato.

-Ora lasciala andare, Aioria.- Il conte ubbidì. Marin era ferma. Aspettava gli ordini del padrone. Aveva lo stesso sguardo perso nel vuoto di Aioria.

-Rimettiti la maschera e vai giù in cantina. Siamo pronti. Shaina!- Marin prese la sua maschera, se la rimise, uscì dalla stanza e scese le scale verso la cantina. Shaina arrivò subito da Saga. Le due ragazze si incrociarono sulle scale. Marin si aggiustò la fascia che portava in cintura. Nessuno si era accorto della croce.

-Ditemi, potente Arles.- Si inginocchiò davanti al principe delle tenebre.

-Raduna tutti i conti. Tra cinque minuti voglio tutti in cantina. Mancano 13 minuti all'allineamento astrale e alla rinascita... del mio glorioso Impero. Tutte le genti di questa Terra saranno presto miei schiavi.... Muahahahah...- La sua risata riecheggiò per tutta la stanza. I muri tremarono. Da questo momento l'intera casa fu continuamente scossa da brevi movimenti tellurici. Saori aprì gli occhi.

Di lì a poco i conti di Saga si alzarono dai loro letti di morte perenne, e si radunarono in cantina. La porta di questa si spalancò. I ragazzi avevano il cuore in gola. Quasi non sentivano più braccia e gambe per il tempo trascorso immobili sui LORO letti di morte.

17.01

-Ci siamo...- Shiryu.

-Eccoli...- Ikki.

-Siamo finiti... addio ragazzi...- Crystal.

-Non è finita...- Seiya.

Shun e Aioros non dissero nulla. Mu sembrava paralizzato, non perchè era arrivato il momento decisivo, ma perchè si sentiva quasi uno di loro. Per lui era tutto più semplice. I conti l'avrebbero accolto tra di loro. Senza rito, senza bere altro sangue. Milo aveva agito in fretta e bene. Questo solo lo turbava ormai.

Nei piani alti della casa si sentivano quasi impercettibili i passi di tante persone, tutte quelle ombre che avevano visto ora stavano prendendo corpo. Gli spiriti dannati che vagavano per la casa, erano finalmente riscattati nel loro viaggio di perdizione. Con Saga sarebbero tornati tutti ad una nuova esistenza terrena.

Le prime ad entrare furono Marin e Shaina che si portarono dal fuoco ai piedi dei ragazzi e diedero loro le spalle. Poi si fermarono e unirono le mani sul petto. Rimasero in quella posizione e fissarono il muro davanti a loro. Niente le distoglieva da questa posizione Tranne il loro compito: fare in modo che il fuoco non si spegnesse mai.

17.03

Entrarono i conti.

Il primo fu Dethmask, in tutta la sua arroganza. Era alto, fiero, lo sguardo malefico di quel mostro era più acuto che mai. S'incamminò verso la sua postazione. Una colonna proprio dietro i ragazzi. Per questo non l'avevano mai vista. E poi ora il fuoco era più vivido che mai e la stanza era ben illuminata. La colonna al fianco della quale Dethmask si era fermato, era stata ricavata dalla parete, che lì era pura roccia. Ed era tutta lavorata. Sì, su di essa erano stati incisi tanti stemmi della casata dei Cancer.

Poi entrò il conte Aioria. I suoi passi ampi e orgogliosi riecheggiavano per la cantina, mentre il terreno tremava lievemente. Si portò dalla sua colonna, quella contraddistinta dagli stemmi della casata del Leone. Il suo viso si stava trasformando, la sua pelle diventava scura, il suo sguardo quello di una bestia. Aioros lo guardava incredulo.

Poi entrò Shaka. Era impensabile che un uomo col suo portamento e il suo visino, potesse essere in realtà uno tra i più spietati mostri di quelli presenti. Ma anche i suoi lineamenti stavano cambiando. Il suo corpo esile si trasformava. Raggiunse la sua colonna con lo stemma dei Virgo.

Ed ecco scendere le scale Shura, che si avvicinò alla sua colonna con incisi gli stemmi dei Capricorn. Aveva un passo spedito, sicuro. Non vedeva l'ora di bere il sangue dei ragazzi. Era pronto alla rigenerazione dei suoi poteri di vampiro. Finalmente la sua casata poteva tornare potente come un tempo.

Per penultimo Camus. Quell'uomo era il più freddo e distante da tutta quella faccenda. Il rito e la protezione di Saga gli facevano comodo. Ma lui voleva solo riavere i propri poteri e poi se ne sarebbe andato lontano, e si sarebbe creato un suo angolo infernale dove esercitare il proprio potere. Era già d'accordo con Saga, il quale aveva bisogno anche di Camus per portare a termine il rito. Camus agitò il mantello e andò dalla sua colonna con gli stemmi degli Aquarius.

I ragazzi imprigionati alle assi di legno erano pietrificati. I loro cervelli cercavano una soluzione, non c'era più tempo... "Kiki, Fiore di Luna dove siete?"pensavano.

Mancava solo Saga.

17.10

Il Principe entrò nella cantina e tra le sue braccia c'era Saori.

Il Conte Saga era entrato nella cantina. Con lui presente, quel luogo buio e spettrale cominciò a mutare d'aspetto. La magia di Arles era la causa di tutto. Il palazzo che pareva così solido non era altro che un'illusione, creata dal conte. Per questo, più Saga aumentava il suo potere, più ciò che aveva creato si evolveva con esso. E così la cantina. Una scossa terrificante del terreno fece tremare le mura e le colonne dei conti di Saga, che al contrario sembravano estasiati da tanta potenza. Saori era pallida, fragile, tra le braccia del principe che la teneva ben stretta a sè, ma si svegliò in tempo per vedere ciò che accadeva. La cantina cambiava. Il fuoco al centro della stanza acceso da Marin e Shaina fece una vampata enorme e le scintille si alzarono verso il soffitto della stanza. Anche le fiaccole sulle pareti erano come impazzite. Le loro fiamme si allungavano, volevano toccare il soffitto come il focolare centrale, ma come potevano? Il soffitto non c'era più. Nulla era più come prima. Le pareti si erano divelte e al loro posto era rimasto solo un porticato di colonne. Era pomeriggio ma le tenebre si erano impadronite di quel colle e di tutta la zona circostante. Non c'erano ombre... tutto era ombra. Non c'era più nulla... il nulla era tutto. Ma chi se ne poteva accorgere? Erano tutti drogati dalle arti magiche di Saga. Da fuori l'aspetto della casa non era cambiato. Mentre da dentro la cantina tutto sembrava sparito e si poteva vedere il cielo cupo, grigio come il pelo dei topi di fogna . Davanti alle due ragazze ferme di fianco al fuoco, si aprì una grande voragine nel terreno, dalla quale con enormi sbuffi di gas e terra ne uscì un altare. Un magnifico altare di marmo rosso. L'oro che rifiniva tutta la struttura brillava più che mai a ogni sfavillio del fuoco che veniva regolarmente rinvigorito dalle ragazze, con enormi ciocchi di legna profumata. Saga avanzò fino all'altare mentre ancora tutto il terreno si essestava e appoggiò con delicatezza Saori che non poteva muoversi. In quel momento gli altri conti caddero a terra, ma si rialzarono quasi subito. I ragazzi dai loro letti di morte avevano sgranato gli occhi e non riuscivano a trovare una soluzione a tutto l'inferno che stava succedendo.

-Maledizione, NOOOO! Liberateci!- Seiya gridò con tutto il fiato che aveva. Saga si girò di scatto e lo guardò con i suoi occhi infervorati dal rito che si stava compiendo. Seiya non aveva più voce, la gola gli si strinse e le corde vocali gli bruciavano.

-Guardate...- Ikki riuscì a girarsi verso le colonne con i segni zodiacali.

17.11

Deathmask, Aioria, Shaka, Shura e Camus erano caduti a terra, stesi, come morti. Poi con le mani sulla faccia, in modo che tutto il viso fosse coperto, si rialzarono quasi subito. Gridavano, urlavano al cielo. Le loro mani si facevano più ossute, e le loro unghie ingiallivano e si indurivano, ricurve su se stesse. La loro pelle diventava secca, giallastra, e impallidivano sempre più. Era come se i loro corpi stessero invecchiando velocemente. I loro capelli crescevano, diventavano duri e bianchi, e cadevano. E poi, come se fossero uniti da chissà quale forza si muovevano in sincrono. E tutti insieme portarono le mani al collo e si strinsero come se stessero soffocando. La visuale era raccapricciante. I loro visi erano pieni di solchi, e la pelle cadeva. I loro occhi erano bianchi, senza iride, così grandi ora rispetto alle orbite che sembrava dovessero cadere da un momento all'altro. I muscoli si contraevano in smorfie mostruose. Caddero una seconda volta. Saga alzò le braccia al cielo e Saori ebbe un sussulto. Gemette. Il cielo si squarciò e le nubi lasciarono spazio alla volta celeste, nera anch'essa. L'allineamento stellare portava con sè un'eclissi di sole. Solo nel momento di eclissi totale Arles avrebbe potuto compiere l'atto finale, e quel momento stava arrivando. Solo 2 minuti. I conti si rialzarono appena Saga guardò il cielo. Erano rinati a nuova vita. Il loro aspetto cambiava di nuovo. Il loro corpo tornava alle fattezze originali.

-Nooo, Crystal... MU!- Shun urlò il nome del giovane con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Si rifiutava di credere a ciò che stava assistendo. Mu, nel silenzio aveva subito gli stessi cambiamenti degli altri. E con lui Crystal.

-Muahahahah... Venite a me, spiriti della notte... Nuove creature delle tenebre...- Il Principe si era portato dietro all'altare e da quella posizione poteva assistere e dominare tutta la situazione. Il vento fuori la casa si alzò impetuoso, le nubi si agitavano in cielo. Mu e Crystal evevano acquisito una forza sovrumana, erano vampiri ora, erano nuove creature della notte. Contrassero i muscoli e si liberarono dalle cinghie di cuoio che li avevano tenuti prigionieri fino a pochi secondi prima. Mu, spinto da una forza più forte di lui (ormai era un vampiro, ma ancora lottava dentro di sè per non essere un mostro), andò dalla sua rispettiva colonna e lì si fermò. Gli altri conti lo guardarono pieni di gioia, se dei mostri tali potevano provare dei sentimenti. Crystal si avvicinò invece all'altare e lì si tagliò i polsi, facendo colare il proprio sangue sul corpo di Saori, la quale aveva lo sguardo fisso sul giovane. La mente offuscata non le permetteva di capire, ma sepeva dentro di sè che stava per morire. Crystal dava tutto il suo sangue, e i fori sul collo della ragazza fecero altrettanto. La linfa vitale di Saori cominciò a riversarsi sull'altare e presto le prime gocce dense di vita caddero sul terreno.

17.12

Seiya non poteva parlare, e assisteva con orrore alla scena. Shiryu, aveva seguito con gli occhi Mu. E non credeva ai suoi occhi nemmeno lui: le altre colonne non erano vuote, tranne quella con lo stemma della casata dei Sagitter. In ordine, la colonna degli Aries era presidiata da Mu. L'energia di Saga che scaturiva dalle stelle e dal sangue delle sue vittime ricadeva sulle colonne che a loro volta ridavano energia a Saga. Era un tutt'uno. Poi la colonna della casata dei Toro. Con orrore Shiryu vide il corpo del giovane che si rifaceva dal nulla, ma era solo uno spirito, non era reale. E con esso la colonna scambiava energia. Poi, l'ennesima stranezza. Alla terza colonna, quella con gli stemmi dei Gemini c'era un'anima. Era ferma, impassibile, con le mani incrociate sul petto. Aveva l'aspetto di Saga. Non se ne era mai andata del tutto dal suo corpo, ma era inutile. Anzi: era solo una fonte di energia per Saga. Alla quarta colonna Deathmask ringiovanito, come alla quinta Aioria e alla sesta Shaka. Erano quasi giunti alla loro massima potenza. Solo con l'allineamento avrebbero riacquisito il loro antico "splendore". Proseguendo con lo sguardo, c'era la settima colonna. Chiuse gli occhi per un attimo. Quando li riaprì vide il maestro. Era la sua anima. Non era dannata come le altre, era salva come quella di Saga, ma addormentata, imprigionata dalla potenza di Arles. Poi l'ottava colonna, quella di Milo, e lo vide, ma per lui valeva il discorso di Aldeberan. Dalle sue ceneri si era come riformato il corpo del conte di Scorpio, ma non poteva muoversi, non poteva tornare in vita, una volta ridotto in cenere. Ma la sua energia era ancora nell'aria, utile al conte. Di seguito vide la nona colonna. Vuota: aveva incisi su di essa gli stemmi dei Sagitter. Ma Aioros era legato con loro e da questa non scaturiva altro che una lieve scarica elettrica, Aiorors però si sentiva legato al rito, vedeva il fratello che lo fissava e la sua mente era annebbiata. E poi Shura, di fianco alla rispettiva decima colonna, che sorrideva e rimirava meravigliato il suo nuovo corpo, e dopo di esso Camus, che nonostante la sua indole provava un certo piacere in quella rinascita totale del suo corpo. Dopo il rito sarebbe tornato in Siberia. E infine Shiryu vide la dodicesima colonna, quella di Aphrodite, con il suo spirito che donava la propria energia alla causa.

17.13

La porta di spalancò e una freccia tanto sottile quanto robusta saettò per tutta la cantina. Il suo sibilo azzittì tutti per qualche secondo, e andò a conficcarsi fiera e precisa nel petto di Shura. Questi urlò al cielo e cercando di togliere la freccia mortale per lui in quel punto, all'altezza del cuore, si sbriciolò di colpo e le sue ceneri caddero a terra, facendo un piccolo mucchio proprio davanti alla colonna. Fu un attimo. Senza l'energia di Shura, Saga ebbe un lievissimo capogiro e gli spiriti di Aldeberan, Milo e Aphrodite tornarono ad essere cenere. Il rito si stava spezzando, ma Arles non cedeva. Era il momento finale, il più importante.

-NO! Deathmask! Shaka! Uccidete quegli intrusi maledettiii!- Saga aveva aperto le braccia al cielo e un tuono fragoroso coprì tutti i rumori.

-Fiore di Luna! Attenta! Ahhhhhh...- Shiryu gridò per il dolore e con esso anche gli altri prigionieri. Il rito includeva anke loro. Le assi alle quali erano legati si tramutarono in una gigantesca macchina di tortura. Milioni di aghi si erano formati sotto il corpo dei ragazzi e li pungevano, e il sangue cominciava ad uscire e a cadere sul terreno. Così doveva essere. La terra doveva bere il sangue delle vittime sacrificali e soddisfare tutti i corpi morti che si trovavano ora in essa.

-Kiki, la croce!- Fiore di Luna era cambiata. Non era più la ragazza fragile che viaggiava con la protezione di Dauko e Shiryu. Ora nei suoi occhi si leggeva sete di vendetta. Quella era una missione estrema per lei, ma a qualunque costo doveva portarla a termine. Armata di frecce e balaustra, portava con sè anche parecchi paletti legati alla cintura. Di fianco a lei c'era Kiki. Aveva avuto poco tempo, e nessuno le credeva giù in paese. Ma poteva contare sulle proprie forze, sul coraggio di un ragazzino e sull'aiuto di Marin.

-Subito!- Il ragazzino tirò fuori dalla tasca una croce di puro oro, che rifletteva la luce del fuoco e acciecò con i suoi improvvisi bagliori Shaka e Deathmask che stavano per raggiungerli. I due si portarono il mantello davanti al viso per non vedere quella luce fastidiosa che bruciava loro gli occhi e in quell'attimo Kiki si gettò loro contro e li fece cadere giù per le scale.

-Forza aiutaci!- Tutto si svolgeva in pochi secondi. Crystal ormai aveva riversato tutto il suo sangue sull'altare. Era più pallido che mai, la sua carnagione chiara per natura ne risentiva ancora. Ma per lui era troppo tardi. Si accasciò e morì. Shun vide tutta la scena e si sentì morire con Crystal.

-Nooooooooo! Fiore di Luna liberaci! Questi mostri devono pagare!!- Fiore di Luna si muoveva velocemente e scagliò una freccia verso Saga che ridendo e aumentando l'energia intorno a sè fece tornare al mittente il dardo infuocato. La freccia sibilò vicino a Marin che per non essere trafitta si spostò in tempo, come anche Shunrey (questo era il suo vero nome ma nessuno la chiamava così da tempo) fece velocemente, e la freccia si conficchiò nella roccia dietro di lei, dove c'erano le colonne dei conti. Marin sentì un fischio nelle orecchie e cadde a terra anche lei. Accasciandosi su se stessa si accorse della croce di Crystal.

-AHHH!- Marin si prese la testa fra le mani e poi si rialzò, esclamando:

-Fiore di Luna attenta!- Fiore di Luna minacciava tutti con quella misera balaustra, ma insieme con la croce che portava al collo era un'avversaria "temibile". Aioria le si stava per gettare contro, ma Marin lo precedette e gli mise la croce sulla fronte. La sua pelle bruciava ed emanava fumo e il relativo odore di bruciato.

Kiki intanto andò da Ikki, il primo, in ordine di prigionia, e lo liberò. Poi vide il fratello maggiore, che stava nella sua colonna, con gli occhi semichiusi per non vedere la luce della croce.

-Mu... fratello...- Kiki piangeva e tese la mano in avanti, ma la ritrasse subito per le parole di Ikki:

-Non è più tuo fratello, aiutami...- Ikki liberò Seiya, e stava per liberare Shun.

Kiki si avvicinò a Mu. Come poteva lasciarlo lì, era uno di loro sul serio? No, non poteva crederlo, eppure...

Saori sull'altare perdeva sangue e la terra si nutriva, mentre Saga continuava indisturbato il suo rito. Stava per concludere tutto, nel migliore dei modi. Ma ora la situazione era cambiata. Arles se ne stava tranquillo nella sua posizione. Non aveva più bisogno di nessuno ora, solo di qualche minuto ancora per sistemare tutto e li avrebbe avuti. I prigionieri erano malconci ma liberi e fronteggiavano i suoi conti. Marin si era risvegliata dal suo incantesimo e ora lottava contro di lui. Shaina non mostrava segni di interesse in tutto quello che accadeva. Era ancora in possesso del conte di Gemini.

Mu si avvicinò a Kiki, e stava per assalirlo senza pietà, era una preda giovane, molto appetitosa. Ma mentre allungava la mano contro il fratellino, Mu fu preso da un forte dolore alla testa. La sentiva pulsare, scoppiare.

-Nooo! Kiki... uccidimi... sono... ahhhhhh, uno di loro...-

-Mu no!- Shun prese il ragazzo per mano. Kiki piangeva e non sapeva cosa fare.

-Stammi lontano! Non voglio essere il mostro che ti ucciderà... anzi, fallo tu, piantami un paletto nel cuor... ahhhh!- Mu allontanò Shun con la mano destra e il giovane cadde vicino ad Aioros, che ora era libero e fissava il fratello Aioria. Marin intanto era corsa da Seiya e si strinsero in un breve abbraccio. Shiryu aveva preso un paletto da Fiore di Luna e si apprestava a combattere.

-Qualcuno deve pensare a Saga!- Ikki si lanciò contro il principe delle tenebre, ma il suo potere era grande e tra lui e la cantina ormai c'era un muro, un campo di forza che teneva lontano gli scocciatori, così Ikki fu scagliato lontano dall'altare, vicino a Shaka che ormai si era ripreso. Non aspettò un secondo e vedendosi Ikki arrivare così vicino volle sistemarlo per sempre.

-Allora Ikki, ora dì addio ai tuoi cari amici. Ah!- I due lottavano senza esclusione di colpi.

Saori perdeva sangue, era pallida. Perse i sensi. Di lì a poco sarebbe morta anche lei se non l'avessero liberata al più presto.

-E' ora di farla finita!- Camus fece un primo passo e la lotta cominciò per tutti. Solo Shaina rimaneva impassibile. Marin cercò di smuoverla. Ma lei non vedeva altri che Saga, il rito doveva avere buon fine.

La lotta tra Ikki e Shaka stava già per volgere al termine. Seiya si schierò dalla parte del giovane amico.

-Allora mostro cosa ne dici di lasciare questo mondo?-

-Non valete nulla!- Shaka si mosse così rapidamente che i due giovani non lo videro quasi arrivare, e li colpì in pieno. Caddero ma Seiya si rialzò subito.

-Kiki, la croce!-

-No!!!!- Shaka si frappose tra Kiki e il ragazzo.

-Mossa sbagliata amico!- Kiki lanciò la croce che teneva in mano contro il conte che si sentì bruciare. Poi Seiya lo fece cadere e Ikki lo trafisse con un ciocco di legno che aveva trovato per terra di fianco al fuoco. Per Shaka era la fine.

Shiryu ingaggiò la lotta con Camus. Era stramaledettamente forte. Shiryu non riusciva a colpirlo. Il conte di Aquarius era veloce e non si lasciava nemmeno sfiorare.

-Ahahah, cosa vorresti fare, mortale. Lascia che gli eventi vi travolgano. Non opponetevi alla rinascita del nostro grande impero. AH!- Camus caricò Shiryu che fu preso e gettato in aria. Quando ricadde il suo braccio senguinava, Camus gli aveva taglliato le vene dell'avambraccio.

-Shiryu!- Fiore di Luna si precipitò da lui.

Intanto Seiya aveva aiutato Ikki a rialzarsi e provava a forzare il muro di protezione di Saga. Voleva salvare Saori, non era tardi.

-Come possiamo aprire un varco nella sua difesa...?- Seiya riusciva parlare ora. Ikki lo guardò.

-Rinuncia ai tuoi intenti fratello. Sei debole e inutile. Lasciati mordere sul collo. A cena ho pregustato il tuo dolce sangue ma ancora non sei uno di noi. Ho voluto aspettare questo momento.- Aioria si avvicinava al fratello. Il suo sorriso era satanico, lo sguardo fisso e indemoniato.

-No! Non sarò mai uno di voi!- Aioros prese tutte le sue forze e si buttò contro Aioria. La lotta era cruenta. Il conte dei Leone sferrava potenti pugni sul viso di Aioros che non siusciva però a colpire il fratello ritrovato.

-Che ti succede credevo volessi farmi fuori! Ahahah! Sei un buono a nulla ed è ora che anche tu dia la tua vita per Arles! Sarai presto di nuovo mio fratello!- Aioria bloccò il ragazzo a terra. I due si trovavano l'uno sopra l'altro. Il mantello di Aioria copriva loro le gambe.

-Ora sei mio!- Aioria azzannò Aioros al collo. Il morso era feroce, le zanne del mostro trafissero il collo del fratello che urlò di dolore.

-Sei miooo!- Mu si era rialzato e non ce l'aveva fatta. Era diventato un vampiro in tutto. -

Dammi il tuo sangue!-

-NOOO!- Kiki non oriusciva a smettere di piangere, le lacrime gli solcavano il viso e cadevano sulle terra che era già imbevuta di sangue. Ma era cresciuto. La vita era crudele e lui dovette conformarsi. Mu diventò cenere e il paletto che impugnava Kiki cadde su ciò che rimaneva del conte di Aries. Kiki si inginocchiò e continuò a piangere.

-Ahhhhhh!- Era Shun. Cosa era accaduto?

-Fermatevi tutti! Ahahaha!-

-Maledizione, Deathmask!- Con queste parole pronunciate da Marin, si fermarono tutti e si girarono verso di lei. E videro Shun tra le braccia di Deathmask, in ostaggio.

-Ottimo Deathmask. Ora falli tacere per sempre tutti e io ti darò un sommo potere... Muahahah!- Saga stava per concludere. Ormai l'allineamento delle stelle era avvenuto. Doveva solo assestare il proprio potere. Shaina con un colpo di reni si portò dietro Marin e prese in ostaggio anche lei.

-Ahahah! Saga è il nostro sommo padrone e dobbiamo inginocchiarci tutti al suo volere!-

-Marin!-

-Fermo Seiya! Non vorrai che muoiano per colpa tua!- Deathmask stringeva Shun.

-Non curatevi di... noi! Agite!- Anche se non aveva quasi più fiato per la stretta mortale di Deathmask, Shun riuscì a pronunciare quelle parole.

-Sì, dovete fermare Saga! Non moriremo invano se agirete subito! Seiyaaa!- Marin si ricordò della croce di Crystal.

-Ricorda Shaina, ricordaaa!- Marin prese la croce e riuscì a imprimerla contro una coscia di Shaina.

-Ahhhh!- Shaina lasciò la presa. Deathmask si distrasse un attimo e si trovò Ikki addosso che lo picchiava, lo riempiva di pugni e calci. Il conte era furioso. Prese per una gamba il giovane e lo fece cadere vicino a sè.

-Ora sei mio!-

-Iahhhh!- Shun piombò sul conte e non sbagliò il colpo. Conficcò una freccia di Fiore di Luna nel petto di Deathmask che come una bestia in gabbia si agitò e le sue ceneri presto si persero nell'aria.

-Ormai siete finiti!- Saga si tagliò le vene del braccio e lo portò vicino a quello di Saori. Il suo sangue nero e denso, si mischiò a quello rosso brillante della giovane. Saori fu colpita da mille convulsioni.

-Noooooo!- Seiya si gettò contro la difesa di Arles. Così fecero Ikki e Shun. Marin si occupava di Shaina che si stava disfando della prepotente schiavitù di Saga.

-Noi abbiamo un conto in sospeso. Ah!- Shiryu si gettò nella lotta con Camus. Il braccio gli procurava un male dell'anima, ma doveva liberarsi di Camus. Con lui sconfitto la difesa di Saga si sarebbe affievolita. Shiryu perdeva sangue, che sprizzava da tutte le parti, ma maneggiava egregiamente il paletto e niente l'avrebbe fermato. Camus era in difficoltà ma non veniva mai colpito.

-Facciamola finita!- Fiore di Luna impugnò la balaustra e scoccò l'ennesima freccia! Dritta al cuore di Camus.

-Che tu sia maledetta ragazza!- Camus diventò cenere, sorte che già era spettata agli altri suoi colleghi vampiri.

Mancava solo Aioria. La difesa di Saga si stava affievolendo. Non riceveva più tanta energia, ma il rito era finito. E lui era il più potente. Di Aioria non gli interessava più.

-Muahahahah! Siete finiti!-

Aioros era stato azzannato al collo, ma di proposito. Solo così poteva uccidere il fratello, solo da così vicino. Aioria era forse il più potente e non sarebbero mai riusciti a sconfiggerlo in condizioni normali.

-Addio fratello. No, tu non sei mio fratello, sei un demone...- Aioros, perdeva sangue dal collo, la ferita era molto profonda, ma questo non gli impedì di trafiggere il suo rivale.

-Traditore...- Aioria si lasciò andare. Svanì nel nulla. Aioros era a terra senza forze e sapeva che non aveva scampo. Il suo destino era segnato.

-Shiryu... ti prego: quando sarò un... vampiro... trafiggimi con questo paletto. L'ho usato contro Aioria. Moriremo con lo stesso paletto.

-Aioros...- Shiryu si occupò di lui. Fiore di Luna lo aiutava a mettere in piedi Aioros.

-No!- Saga perse il muro difensivo. Ora era lui contro tutti.

-Non potete sconfiggermi. Ahhhh!- Saga fece il gesto di lanciare un fascio di energia oscura, ma qualcosa lo fermò.

-Eheh... se devo mori...re ti porterò con me...- Crystal che sembrava morto aveva stretto la caviglia di Arles. Aveva recuperato un po' di energie per quell'ultimo atto.

-ORA!!- Fiore di Luna fece saettare una sua freccia ma tornò al mittente e Shunrey fu ferita ad una spalla. Il peso di Aioros ricadde tutto su Shiryu.

Seiya si lanciò su Saga.

-No! Spetta a me!- Shaina perse la maschera e si riprese all'improvviso. Poi si gettò contro Saga che non si aspettava un altro attacco così a sorpresa. La ragazza arrivò fin contro Arles con un balzo rapidissimo e lo colpì al viso.

-Stolta ragazzina! Muahahahah! Prendi questo!- Saga la prese al collo e la lanciò in aria. Shaina ricadde a terra sbattendo violentemente la testa sull'altare. Ma fu in quell'attimo precedente, in quell'attimo in cui Saga aveva alzato la ragazza al cielo, che Seiya prese il paletto più grande, quello più appuntito, ancora inutilizzato, cosparso di veleno e argento. Era il paletto che Dauko voleva conficcare nel cuore di Saga. Quel paletto spettava solo al conte Arles Saga di Gemini.

-Questo, per la salvezza di tutti noi!- Seiya lanciò il paletto con estrema violenza. Saga lanciò Shaina in aria, e il paletto lo prese in pieno petto. Le sue vesti gli entrarono nelle ferita insieme col paletto.

-NOOOOOOOO! AHHHHHH!- Un vortice si creò nella stanza. La terra tremava di nuovo. Il focolare e le fiaccole si spensero. Saga si muoveva in preda alle convulsioni, il suo corpo diventava nero, la sua pelle cadeva e di lui rimaneva uno scheletro.

-Non vi libererete... di me tanto facilmente, ... tornerò! LA MIA MALEDIZIONE VI PERSEGUITERA'!- Esplose. I pezzi di ciò che rimaneva del suo corpo sfrecciarono per tutta la cantina che si stava trasformando di nuovo.

-Via, fuori fuori! Qui crolla tutto!- Seiya prese con sè Saori. Marin controllò il polso di Shaina e Crystal. Morti. Shun e Ikki aiutarono Shiryu a portare fuori Aioros.

Uscirono appena in tempo. Il palazzo scomparve come si era creato, e nel fragore delle rocce che si spezzavano, i ragazzi si allontanarono da quel luogo maledetto. Shiryu dovette giustiziare Aioros di lì a poco. Giù in paese tutto tornò normale, nessuno ricordava nulla e Kiki cercò di aiutare il più possibile il paese a migliorarsi.

-Allora addio, ragazzi. Ci rivedremo un giorno.- Seiya abbracciò Shiryu come saluto generale.

-Addio. Ricordatevi di tramandare questa storia ai vostri discendenti.- Ikki.

-Ciao, ciao a tutti! Coraggio Kiki! Addio.- Shun.

-Speriamo di non dover mai più affrontare un pericolo simile.-

-Speriamo.- Disse Saori.

Marin rimase in paese per aiutare Kiki e Seiya era d'accordo. Ora si erano ritrovati e si sarebbero tenuti in contatto.

I ragazzi si lasciarono.

Saori sorrise e si incamminò con Seiya, il suo salvatore, verso Athene. I suoi dolci occhi guardarono teneramente il ragazzo, il suo bel collo...

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