IL SOGNO E LA CARTOMANTE
Capitolo 001
Melania si svegliò di soprassalto. Il sogno era stato terribile, come al solito. Ma la spiacevole sensazione che accompagnava tutti i suoi risvegli da mesi non tardò a sparire, lasciando il passo alla stanchezza e al sonno. Riappoggiò la testa sul cuscino e si riaddormentò dolcemente.
Si alzò tranquilla dal letto, per prepararsi ad andare in palestra e poi all'università. Per andare nel bagno passò davanti al grande specchio dell'ingresso. Posandovi lo sguardo non poté evitare di rabbrividire. Era sul serio uguale alla ragazza del sogno: lo steso sguardo, gli stessi capelli, lo stesso viso… chiuse gli occhi e ripensò al sogno che da mesi la tormentava ogni notte.
La notte era buia, non c'erano né stelle né luna; la terra era spoglia e brulla, nulla vi cresceva. All'improvviso una luce bianca e fortissima provenne da di fronte a lei. Dapprima era solo un punto in lontananza, poi il contorno si fece più nitido, facendo apparire una splendida ragazza.
Gli occhi blu come l'oceano, i capelli lunghi e dorati, le labbra rosse e sensuali, i lineamenti delicati e femminili, la figura esile ed efebica. In tutto le somigliava. Indossava uno splendido abito bianco lungo fino a terra e con le maniche a sbuffo fino al gomito; la scollatura quadrata e il ricamo rosso del corpetto mettevano in risalto le forme perfette del suo seno, l'abito stretto fino ai fianchi che cadeva, poi, morbido e pieno di pieghe evidenziava lo splendido fisico, propriamente femminile.
La luce aumentò. Le pieghe del vestito cominciarono ad ondeggiarle intorno, i capelli si sollevarono e si scompigliarono, agitati dal vento che si era levato. La fanciulla la guardò con un'aria piena di lacrime.
-Aiutami! Salva il mio popolo! Solo tu puoi! Salvaci!
Poi più nulla. Il buio avvolse nuovamente la scena. Si trovava, ora, nella sancta sanctotum di qualche chiesa medioevale. Non c'era nessuno. Lei camminava lungo la navata centrale, verso l'altare, quando un rumore cupo la fece girare e si trovò difronte un esse completamente lordo i sangue dal capo ai piedi
-Aiutaci!
Emise un urlo altissimo che interruppe bruscamente il sogno e il sonno. Da un mese, ogni notte, si risvegliava, dopo quel sogno, sola e spaurita nel cuore della notte.
Passò oltre lo specchio, era in ritardo! E poi, si disse, è solo un sogno, cosa può farmi?
Appena fu pronta, scese le scale e si diresse verso la palestra. Erano undici anni che frequentava quell'antica palestra, e ora ne aveva ventuno. In principio faceva semplicemente palestra, ma poi, un po’ per scaricare la tensione accumulata, un po’ per la curiosità che gli aveva fatto venire una sua amica, cominciò a frequentare i corsi di karatè, e ora, dopo esser diventata cintura nera in pochi anni, stava perfezionando la tecnica con le armi.
All'università andava altrettanto bene, studiava storia antica, ed era tra i primi del corso. Le mancavano ancora quattro esami più la tesi per la laurea, ma l'università le aveva già offerto un dottorato di ricerca.
Stava appunto pensando a questo quando si trovò difronte ad un edificio che non aveva mai notato prima. Era antico, ma ben mantenuto, e sembrava sede di una di quelle bizzarre cartomanti che ti predicono il futuro per pochi spiccioli. Era strano, ma sembrava quasi che quel posto l'attirasse, voleva entrare, anche se non credeva in certe cose… era quasi come se quell'edificio l'attirasse.
In quel momento una ragazza vestita da zingara le si avvicinò, le diede una carta e scappò via. Sul momento Melania non fece nulla, le era sembrato tutto troppo strano. La carta era dalla parte posteriore, la girò.
Appena capì di cosa si trattava aprì di scatto le mani lasciandola cadere.
Era la carta della morte. Quello scheletro con un lungo manto nero e quella lunga e cupa ascia le aveva sempre fatto impressione, e aveva sempre avvertito disagio, le rare volte in cui l'aveva vista. Questa volta non era stato così, e con sua sorpresa si ritrovò a raccoglierla dal marciapiede. L'aveva fatta cadere solo per istinto, ma non avvertiva nulla di spiacevole. Riflettendo, dirigendosi verso la palestra, pensò ai vari significati della carta. La carta significava soprattutto cambiamenti, sconvolgimenti radicali ma non necessariamente negativi. Chissà…
Quando rientrò a casa era sfinita, dopo gli allenamenti era andata dritta all'università e ora era stanchissima.
Si fece un bellissimo e rilassante bagno caldo e si mise subito a letto.
"- Aiutaci!"
Si risvegliò. Quel sogno la tormentava ancora, ma questa volta era stato diverso. Non era un uomo sporco di sangue a chiederle aiuto, era uno scheletro con un manto nero…
Forse si era fatta suggestionare dall'incontro della mattina.
Riappoggiò il capo sui cuscini, aspettando di riaddormentarsi, ma questa volto non accadde.
Si alzò e andò in cucina a mangiare qualcosa, erano le due. Fortunatamente il giorno seguente non aveva lezioni nella mattina.
Una strana voglia di uscire di casa la prese. Velocemente si vestì, prese la borsa e uscì. Non sapeva dove andare, così prese una strada a caso e si mise a passeggiare con calma. Se la madre avesse saputo che era uscita a quell'ora l'avrebbe uccisa. Avrebbe tanto voluto ascoltare ancora le sue scenate…solo una volta.
Svoltò due o tre angoli e si trovò nuovamente difronte a quel cartomante.
Entrò. La stanza aveva le luci soffuse, di un rosso chiaro.
Una giovane donna era appoggiata ad un uscio sulla destra del portone d'ingresso. La guardò e le rivolse un sorriso cordiale.
Non disse nulla, la invitò a sedere al tavolo tondo, che si trovava al centro della camera, con un gesto risoluto ma delicato, prese un mazzo di carte e, dopo averlo tagliato più volte, glielo porse.
-Prendi una carta.
Melania esitò un istante. Cosa stava facendo? Non aveva mai creduto in quelle cose e ora si trovava sola con quella donna nel cuore della notte.
-Non aver paura.
Stranamente non ne ebbe. Pescò una carta e, girandola, vide che era proprio quella che si aspettava di vedere: la morte.
-Non devi interpretarla come una cosa negativa, la morte significa…
-Grazie tante; non si preoccupi, so cosa significa.
-Allora forse so perché sei qui…
Il viso della giovane s'illuminò di una strana luce e la sua voce si fece gioiosa eppur cupo e oscura.
-… tu sei qui per aiutarci… le somigli tanto, sai!
-Somiglio a chi? E cosa sta dicendo? Chi devo aiutare?
-Seguimi! Anche se non ci credi sai già tutto.
Si alzò dal tavolo e le si avvicinò, prendendole con foga le mani.
Pensaci! Già qualcun altro ti ha chiesto aiuto in questo periodo. O forse e meglio dire qualcosa…
Lei… lei sa del mio sogno? Cosa significa? Me lo dica, la prego!
Seguimi!
Il tono di voce era improvvisamente imperioso, e solo allora si accorse con quanta forza la donna le stringeva le mani.
Con una forza che non avrebbe mai immaginato nella giovane ed esile, la donna la fece alzare e la trascinò letteralmente nella camera attigua.
L'ambiente era oscuro e vedeva ben poco:
-Signora… signora mi lasci… Aiuto!
Una luce improvvisa illuminò la stanza e Melania si ritrovò di fronte alla morte stessa.
Lo scheletro, rinchiuso nel suo oscuro mantello, la osservava cupo. Melania urlò e svenne tra le braccia, stranamente forti e possenti, della morte.