astrictus

IN VISTA DI ASTRICTUS

Capitolo 012

Spalancò gli occhi. Un presagio lo aveva destato. Di solito non si svegliava così presto. Con quelle macchie nere osservò attentamente la grande stanza. Affianco a lui Mardil dormiva placidamente. La donna aveva ormai trent'anni, ma lui non aveva alcun'intenzione di farla diventare immortale. Non era lei che voleva affianco per l'eternità. Appena avrebbe trovato quella giusta l'avrebbe uccisa.


S'alzò dal comodo letto a baldacchino, e si diresse alla grande porta di legno scuro. Aveva il sentore che qualcuno fosse arrivato, e che quel qualcuno portasse notizie molto importanti.


Come al solito aveva ragione. Un giovane alto e massiccio gli dava le spalle, nella sala del trono. Il biancore dei suoi capelli lo infastidiva di più ogni volta che lo vedeva. Il giovane si voltò e, appena lo vide, fece un profondo inchino.


-Maestà. - il giovane aveva un tono ossequioso, ma la cupidigia traspariva già dai suoi modi. Era venuto a riscuotere

- Cosa volete signor Reis? Sono solo tre settimane che siete partito, come mai già di ritorno?

-Signore, le truppe ribelli si sono mosse molto in fretta, sono partite un giorno dopo di me, e a quest'ora saranno…

-Hanno appena oltrepassato il monte Solivagos, entro questa notte saranno ad Astrictus. Non era questo che volevo sapere. Avevamo stabilito di incontrarci ad affare risolto come mai siete qui?

-Ecco…io…signore. Ho…ho cambiato i miei programmi. Mia moglie e mio figlio si sono già diretti verso sud. Vorrei raggiungerli al più presto, quindi sono venuto per…

-Si, d'accordo. Seguite Ario… - un vampiro molto grosso e dall'apparenza anziana comparve dalla porta alle spalle del messaggero -…vi darà la vostra ricompensa.

-Certo, certo. Vi ringrazio re Wanax.


Il terribile vampiro fece un gesto con la mano per liquidare l'inutile umano. Il messaggero seguì docilmente il grosso vampiro. Appena la porta si fu richiusa alle sue spalle, un urlo terrificante echeggiò per la sala. Ario rientrò nella sala del trono, pulendo con uno straccio il sangue dal suo pregiato pugnale.


Aveva una voce maestosa e dalla parvenza saggia, anche se in realtà era poco più di un galoppino.

-Maestà, ho eseguito i suoi ordini. L'uomo è morto.

-Bene. Un uomo che tradisce una volta può farlo ancora, non mi servono persone del genere.


Era passata una settimana da quando avevano lasciato l'accampamento nella pianura centrale, ben protetta dai monti di confine. Avevano passato da tre giorni il poderoso monte Solivagos. Era il monte più alto e maestoso di tutto il pianeta, ma si diceva che demoni minori abitassero ancora le sue pendici, e non era sicuro accamparsi ai suoi piedi.


Melania si svegliò presto, come al solito nell'ultimo periodo. Si vestì in fretta e si diresse verso la tenda che fungeva da mensa. Non era molto grande e non sarebbe riuscita ad ospitare tutto l'esercito, e per questo si facevano i turni per mangiare, ma i posti dei comandanti erano sempre disponibili.


Come previsto trovò Drako al tavolo, e il suo piatto già servito. Il ragazzo aveva ritirato anche per lei, come erano soliti fare.

-Buongiorno Drako! Tra quanto si parte? - era allegra e gioviale. Da un po’ di tempo lei e Drako erano inseparabili.

-Salve Melany. Oggi possiamo mangiare con comodo. Si parte più tardi.

-E come mai? - la giovane era incredula, da quando erano partiti si erano dovuti sempre mettere in marcia subito dopo la colazione.

-Oggi non dobbiamo percorrere molta strada. Percorreremo la pianura verso nord ovest, e poi, attraverso la strada, arriveremo alla capitale delle terre del nord: Astrictus.

-Dici sul serio? Che bella notizia. - si interruppe per mangiare un boccone dal piatto che aveva davanti. Era passato molto tempo da quando era arrivata in quel mondo, ma non si era ancora abituata alla cucina locale. Quello che stava mangiando assomigliava ad un uovo fritto racchiuso tra due fette di pane. Questo sarebbe sembrato, se il pane non fosse verde e l'uovo rosso acceso.

-Astrictus eh?- riprese dopo aver costatato che, dopo tutto, non era tanto male. - che strano nome però. Da cosa deriva?

-Non dirmi che Lexiure non ti ha parlato dei quattro re leggendari? - Drako era a dir poco incredulo - dovrò tirargli le orecchie- adesso però, era diventato piacevolmente canzonatorio.

-No, per carità. Sono già abbastanza lunghe così - ribatte lei. I due giovani scoppiarono in una fragorosa risata, finché qualcosa alle loro spalle non li fece bloccare.


-Grazie mille. È questo che pensate di me? che bei compagni di viaggio che mi ritrovo!

-ops!- esclamarono i due contemporaneamente, sentendo la voce dell'elfo alle loro spalle. Ma il falso pentimento non durò molto, e risero di gusto tutti e tre.


La mattinata era fresca. Man mano che salivano verso nord il tempo diveniva più gelido, ma era un processo tanto graduale che Melany e gli altri non ne risentivano per nulla. Gli abiti regalategli da Lex e Elb le erano stati molto utili. Il tempo non le avrebbe permesso di indossare a lungo i suoi abiti.


Adesso indossava un pantalone lungo, di pelle morbida, marroncino e una maglia a maniche lunghe di una lana grezza, ma non troppo pesante, di un bel verde acceso che metteva in risalto l'oro dei suoi capelli, legati in una coda bassa con un bel fermaglio in legno scuro.


Quel giorno, prima di partire, riuscì a rilassarsi un pochino, dentro la sua tenda. Si sdraiò sul pagliericcio, formato da paglia e foglie secche, su cui stendeva una pelliccia, e utilizzando dell'altra pelliccia raggomitolata come cuscino, si addormentò. Solo la presenza di Drako, un'ora dopo, riuscì a svegliarla.


Il ragazzo era seduto per terra, con le ginocchia rannicchiate vicino al petto. Aveva la testa inclinata e poggiata su una spalla. La stava fissando, e quando si accorse che era sveglia, le sorrise dolcemente.

-Ben svegliata. Tra poco si parte. - le disse delicatamente.

Lei si mise a sedere, sbadigliando e stiracchiandosi le braccia.

-sei venuto a chiamarmi? - chiese scettica. Non aveva certo la posa di chi doveva svegliare qualcuno.

-Veramente no - ammise lui - non ti ho visto in giro e sono venuto a cercati. Poi sono rimasto qui.

-Cosa? - domando incredula. Aveva davvero aspettato che si svegliasse - hai aspettato qui che mi svegliassi?

-Si - disse semplicemente - sei così tranquilla quando dormi…

Melania si stava commuovendo, nessuno le aveva mai detto una cosa del genere. Poi lui continuò cambiando tono, e diventando ironico.

-…quando sei sveglia sei così acida!

Non fece in tempo ad aggiungere altro che la pelliccia usata come cuscino gli arrivò in faccia.

ah, grazie. Molto gentile. Fuori adesso, mi preparo a partire.

Si alzò in piedi, e tentò di uscire, per smontare la tenda, ma Drako la fermò, facendole il solletico e tenendola per un polso affinché non scappasse.

-e dai. Scherzavo!

-No…ahahahah…lasciami, il solletico no……

Si dimenò tanto che il ragazzo dovette afferrale anche l'atro polso per farla star ferma.


Quando si ritrovarono uno di fronte all'altro, fu come se una calamita li attirasse uno verso l'altro. Le loro labbra stavano quasi per toccarsi, quando l'alto richiamo del corno di Omicron richiamò tutti.

-Ah…Ehm…sarà…sarà meglio che vada. Devo smontare la tenda. - disse imbarazzatissimo Drako, evitando di guardare il blu oceano degli occhi della giovane, dove, spesso, si perdeva.

-Si…si, vai. Così mi preparo anch'io. - anche lei non sapeva più che fare o che dire.


Per la seconda volta erano stati così vicini a baciarsi, che fermarsi era stato durissimo. L'altra volta si erano interrotti da soli, perché non erano pronti, non era ancor il momento. Ma questa volta se non fosse risuonato il corno, si sarebbero baciati sul serio, ne era sicura. E anche Drako ne era sicuro.


La giornata passò tranquillamente, superato l'imbarazzo iniziale, le cose tra Melany e Drako tornarono normali. Nel primo pomeriggio arrivarono ai piedi delle montagne di confine del nord, e deviarono nelle lunga e stretta pianura di nord ovest. Quando la notte calò la grande città di Astrictus fu in vista.


Si accamparono poco lontano da essa, coperti alla sua vista dalle pendici di un'alta montagna. Melania, appena montata la tenda, occupazione abituale negli ultimi sette giorni, raggiunse Drako, ancora intento con la sua.

-ciao Dra! Ancora non hai finito di montare la tenda? Ma vergogna, un uomo grande e grosso come te…

-grazie dell'incoraggiamento. Lo sia che non vado d'accordo con le tende! - ribatté lui stizzito.

-Avanti, non te la prendere, stavo scherzando. - gli rispose affettuosamente - vuoi una mano?

-No grazie, ho finito, finalmente! - disse piantando l'ultimo paletto nel duro terreno - come mai già qui? - chiese, rialzandosi e pulendo la terra dal comodo pantalone nero.

-Se ti do fastidio me ne vado. - rispose con una vena polemica, piantando le mani sui fianchi.

-Ma no, dai! Cosa c'è? - le disse con un sorriso, invitandola ad entrare. Appena dentro tirò fuori da una sacca della paglia, la sistemò in un angolo e ci mise sopra una comoda pelliccia. I due ci si accomodarono sopra e ripresero a parlare.

-Ecco…- cominciò Melany - …questa mattina, a colazione, mi hai accennato alla leggenda di quattro re, se non sbaglio. Ero curiosa di saperne qualcosa in più. - concluse speranzosa, rivolgendo un dolce sorriso al ragazzo sedutole accanto.

-Ma certo, mi ricordo. Mi sembra strano, comunque, che Lexiure non te ne abbia parlato. Comunque si tratta di una leggenda, anche se molti elfi assicurano che i fatti si svolsero esattamente come li ricordiamo noi oggi. Era il tramonto dell'epoca buia, gli esseri umani erano stati creati da pochi secoli, e i demoni spadroneggiavano ancora sull'intero pianeta, seppur alcune terre fossero tenute libere e sicure dall'intervento degli elfi. Questi erano molto potenti, come sono tutt'oggi, del resto, ma si accontentavano di tenere sicure le proprie terre, lasciando liberi i demoni di spadroneggiare sulle altre. Gli esseri umani si dimostrarono da subito diversi da loro, e presto si allontanarono dagli elfi, insediandosi nelle poche terre libere o poco infestate del sud, fondando la loro città: Lewal. Gli elfi, sentendosi in obbligo di proteggere quelle creature indifese, senza nessun potere, donarono ad ognuno di loro la protezione di una stella. Con questo debole potere gli esseri umani cominciarono a combattere, per liberare altri territori. Ma i loro poteri erano comunque troppo deboli per poter sconfiggere definitivamente i demoni. Gli anziani chiesero aiuto agli elfi, e, per la prima volta, essi combatterono, non per proteggersi, ma per attaccare. Quella fu la prima, e unica, alleanza di uomini ed elfi. Quattro umani, soprattutto, si distinsero nel corso di questa breve, ma intensa, guerra. E a queste quattro persone gli elfi decisero di fare un dono eccezionale, gli donarono il potere supremo delle loro stelle protettrici. Nessun umano sa precisamente di cosa si tratti, e gli elfi non sanno darcene una spiegazione a parole. Sappiamo comunque che grazie ai poteri di questi quattro prescelti, tutti i demoni superiori furono sconfitti, e le loro anime relegate nell'isola dell'inferno, a sud est. Quando tutte le terre furono finalmente liberate, gli elfi donarono tutte le terre agli umani, tenendo per loro solo un piccolo territorio nell'est, ribattezzandolo impero degli elfi. La terra fu divisa in quattro territori: nord, sud, ovest, est; e ad ognuno fu posto sovrano uno dei quattro esseri umani che avevano ricevuto il potere supremo. I nuovi re si chiamavano: Albus, re dell'ovest; Astrictus, re del nord; Crux, re dell'est e Othona, regina del sud. I re formarono il consiglio dei quattro, per far si che la pace regnasse nel mondo, e loro decisero di dare una forma e un nome al tempo, a misura d'uomo. Anche gli elfi calcolavano il tempo, ma i loro conteggi erano troppo lunghi per gli umani. Così l'anno della salita al trono dei quattro re divenne l'anno uno, e tutto ciò che precedeva quell'evento fu chiamato epoca buia. Presto i re cominciarono a morire. Il primo, nell'anno 11 dell'antico regno fu il saggio Crux, morì d'infarto. Seguì Albus nel 21 a.r., ucciso da alcuni demoni minori, e Astrictus nel 49 a.r. per vecchiaia. La regina Othona fu quella che visse più a lungo e che regnò più saggiamente. Morì nel 64 a.r. a causa della malattia presente in ogni umano, la vecchiaia, compianta da tutto il regno del sud. I poteri dei quattro re vennero tramandati per molte generazioni, ma, col tempo, se ne persero le tracce. Ma si racconta che ancora oggi gli eredi dei quattro re continuino ad usare e a tramandare il potere ricevuto millenni prima.


Drako finì di parlare proprio in tempo per la campana che richiamava il primo turno del pasto serale.

-Uao! - esclamò semplicemente Melania, fissando negli stupendi occhi neri il narratore. - è una storia incredibile. Davvero stupenda.

-E immagina se fosse vera. Avere dalla nostra parte un erede dei quattro re ci darebbe la vittoria sicura contro Noctis.


Mentre parlavano si erano avviati alla tenda della mensa. Lì trovarono già Omicron, con la grossa testa piantata sul piatto stracolmo di qualche sostanza vischiosa di un colore marroncino poco invitante, anche se l'odore era davvero delizioso. Insieme a loro arrivarono Lexiure e Alex, intenti in una discussione dall'apparenza difficile.


La serata trascorse tranquilla, come la giornata, e tutti si ritirarono presto nelle proprie tende, per prepararsi alla faticosa giornata successiva, avrebbero cominciato ad attraversare le montagne.


Ma Melany e Drako non se la sentivano di andare a dormire tanto presto, e così rimasero a parlare nella tenda poco illuminata della ragazza, finendo per addormentarsi entrambi sull'unico pagliericcio.


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