arthur

”Che bella serata!! Non...

Questa è una Round Story, cioè una storia scritta da più persone che si volevano divertire a scrivere qualcosa di nuovo e sicuramente qualcosa fuori dagli schemi, senza pretese. E' un primo esperimento al quale ho partecipato anch' io, e forse il risultato non sarà eccellente, ma giudicate voi. In seguito spero di pubblicarne altre, anche migliori. Non ha titolo.


"Che bella serata!! Non mi capitava da tempo di divertirmi in quel modo. Una bella rimpatriata tra vecchi amici di scuola era proprio quello che ci voleva per movimentare un periodo piuttosto noioso: molti ragazzi del solito gruppo si erano dati alla vita di coppia, altri erano sempre stanchi a causa del lavoro; o forse ero solo io che avevo bisogno di qualche novità, di qualche variazione alla solita routine? Forse innamorarmi poteva essere una soluzione, ma di chi?
Con tutti questi pensieri per la testa non mi ero nemmeno accorto di essere arrivato quasi davanti a casa. Probabilmente potevo fare quel tragitto ad occhi chiusi dato che lo percorrevo quattro volte al giorno per andare e tornare dal lavoro. Dopo aver parcheggiato la mia utilitaria mi avvio verso l'ingresso ma una volta arrivato davanti alla porta mi accorgo che è socchiusa. Un brivido mi corse lungo la schiena ma mi feci coraggio ed entrai. Appena dentro vidi che il mio piccolo appartamento (accogliente, arredato in stile moderno e soprattutto, tutto ed esclusivamente mio) non era stato assolutamente toccato. Ogni cosa era al suo posto. Ma sapevo che dentro avrei trovato ancora qualcuno. Mi sentivo i brividi correre giù per la schiena, e non ebbi il coraggio di accendere la luce della sala. Però proseguii, verso il centro della stanza e mi accorsi che la luce della mia lampada in camera da letto era accesa. Deglutii quel poco di saliva che mi era rimasta in gola e avanzai. Presi con me l'ombrello che stava vicino alla porta e lentamente mi incamminai verso la mia stanza e quando fui sulla soglia la vidi lì, seduta alla mia scrivania, che piangeva e scriveva qualcosa. Feci un profondo respiro, ed entrando incredulo di vedermela davanti agli occhi in quello stato, le chiesi:

-Giulia, cosa fai qui?!? Non sai che spavento mi hai fatto prendere.- Lei alzò il viso e mi guardò...

"ciao" fu l'unica cosa che mi disse nei successivi quindici minuti. Restammo li, l'uno d fronte all'altro in silenzio, senza riuscire a spiccicare parola. Ero imbarazzato e allo stesso tempo provavo in fondo al cuore un sentimento strano. Capii che era felicità per averla rivista dopo tanto tempo. "Giulia, che ci fai qui?" riuscii a dire alla fine, temendo che quel silenzio me l'avrebbe fatta di nuovo scomparire.
Lei ancora non parlò, ma si limitò a fissare i suoi piedi, a mordersi il labbro e a continuare a piangere.
"Mi avevano detto che saresti tornato più tardi. sono venuto qui solo per lasciarti una lettera ma invece... invece... eccoti qui. Eccoci qui" qualcosa nel suo tono mi impedì di correre ad abbracciarla come stavo pensando di fare.

"Ti devo confessare una cosa, ma non credo che ti farà piacere sai?" la sua voce mi mise in allarme. Cosa voleva dirmi?

Quel attimo durò minuti nella mia mente. Perchè quel tono? Cosa c'era scritto nella lettera? Fece uno scatto, e accennò ad alzarsi, ma un capogiro la riportò a sedere. Le corsi incontro allora.
-Parla, dimmi! Perchè questo mistero? Se sei venuta fin qui ci deve essere una buona ragione, no?- La guardavo negli occhi, o cercavo di farlo, poichè lei non riusciva ad alzare lo sguardo. Singhiozzava, e si copriva il viso con entrambe le mani.
-Giulia...- nel dire il suo nome, mi guardò come non era riuscita a fare fin a quel momento e tra una lacrima e l'altra fece un respiro e mi parlò di nuovo:
-... io... beh... leggi la lettera, non so se a voce riuscirei a dirtelo...- Io la guardai e presi il foglio da sopra la mia scrivania. Saltai le prime righe, inutili convenevoli, e arrivai al punto centrale del discorso.
-Tu...-
Giulia si alzò e stavolta rimase in piedi.
-Andiamo in cucina, vuoi un thè? Lo preparo io, ok? Avrai una bustina di thè da qualche parte, non credo tu sia cambiato tanto dai tempi del liceo.- Mi sorrise, ma era un sorriso amaro. Giulia capì che avevo letto il punto cardine della lettera. Era incinta.

Giulia se ne stava in piedi, con gli occhi rossi e gonfi per il pianto precedente. Di nuovo non riusciva a guardarmi in faccia.
-Giulia? Sei incinta?!? Beh, da come me lo dici credo di capire che non sia una gravidanza voluta...- Non sapevo cosa dirle. Allora mi alzai e le andai incontro abbracciandola. Lei mi si strinse addosso e la sentii di nuovo piangere.
-Dai, Giulia! Adesso andiamo in cucina e mi spieghi tutto per bene, come ai vecchi tempi...- Non volevo tirare in ballo la nostra vecchia storia d'amore che per quanto fosse ridicola (al liceo, prima e seconda classe), fu comunque importante per entrambi.
-Sì... come ai vecchi tempi...- sorrise e dopo avermi preso per mano mi accompagnò in cucina.
Ormai l'alba del nuovo giorno incalzava.

Nonostante fosse ormai mattino, la luce solare faticava a perforare le dense nubi tossiche.
A volte mi capitava di pensare che neanche La Città Oscura potesse essere così cupa.
Da quanto ho capito, e' stato un incidente ecologico in una fabbrica della Enel-Shimasaki a rendere il cielo così, e da allora ha un aspetto perennemente invernale.
«Tieni», dissi a Giulia mentre gli passavo la tisana. Alla fine avevo optato per qualcosa di piu' rilassante del thè. Ne aveva bisogno. E anche io.
«Stai meglio?» chiesi.
«.. Si.. adesso va molto meglio. Grazie..» disse lei, alzando le labbra dalla tazza fumante.
Avevo un sacco di domande in testa, senza risposta.
Come aveva fatto a rintracciarmi, e ad entrare nel mio appartamento? Ma soprattutto, cosa l'aveva spinta a cercarmi dopo tutto questo tempo? L'unico dubbio che non avevo era riguardo il bimbo che portava in grembo.
Non poteva essere mio per ovvie ragioni cronologiche. Era da anni che non ci sentivamo.
.. Ma perche' entrare di soppiatto in casa per scrivermi una lettera? Non capivo...
«Penso che ti debba qualche spiegazione.. Ho bisogno del tuo aiuto.. Ma non volevo coinvolgerti direttamente, capisci. Era preferibile se non ci fossimo incontrati di persona.. Per la tua incolumità.. ma non potevo usare nessun canale digitale di trasmissione dati.. Avrebbe lasciato troppe tracce, e mi stanno gia' tenendo sott' occhio..»
Mi stavo perdendo. Non seguivo piu' il filo logico del discorso.. E Giulia pareva essersene accorta.
«Sarò piu' chiara» bevve un' altro sorso «ST.ID».

Dio mio..

«Ecco perche'.. ecco perche' a voce non saresti riuscito a dirmelo.. tu.. quel bambino..»
«Già..» fece lei «.. ed il fatto che tu conosca il progetto ST.ID della GENEtech e le sue implicazioni...» pausa «.. tu sei un Gearhead».

E un'altra domanda si aggiunse. Come diavolo aveva fatto a scoprirlo?
Se non altro, adesso sapevo perche' aveva bisogno di me..

Come membro del progetto sapevo esattamente cosa implicava:5 anni fa riuscii ad ottenere un lavoro presso la Gene.tech tramite le mie conoscenze relative alla genetica umana dovute ad una vita spesa a studiare i problemi del settore. A quanto mi spiegarono i responsabili dovevo lavorare ad un progetto relativo alla creazione di una serie di una futura classe dirigente pronta a dirigere e governare la vita di caotica di questo pianeta!!Fui sospeso però a causa della nascita di dissapori con il loro staff dirigenziale causati dalla nascita di miei opposizioni a certi loro oscuri traffici.
Ma alla fine ce l'avevano fatta(purtroppo)!!
Giulia:ti rendi conto che sei in gravissimo pericolo??Non appena si accorgeranno che sei scappata ti verranno a cercare
Giulia:Non mi importa:vorrei che la creatura che sta per nascere seguisse le sue inclinazioni naturali e vivesse una vita normale senza seguire i dettami di quei folli
La pioggia aumentava di intensità e picchiettava intensamente sui vetri delle finestre:dovevo prendere una decisone e schierami. Sapevo che non sarebbe stato facile qualsiasi cosa avessi deciso .....

Non sono mai stato un tipo particolarmente coraggioso.
Lasciai la GENE.tech appena annusai che potevo infilarmi in guai piu' grossi di me.
Avevo passato gli ultimi anni della mia vita a cercare di diventare un perfetto signor nessuno.
Riallacciare le vecchie amicizie della gioventù.
Appartamento nella norma. Utilitaria. Lavoro modesto nel downtown di questa macabra città.
La GENE.tech.
Ho avuto fortuna.
Non mi hanno fatto diventare una chiazza rossa sull'asfalto, solo perche' non sono mai riusciti a ricostruire la dinamica dell'incidente in laboratorio.
Quello stramaledetto incidente di tre anni fa...
Il biogear. E' stata una scommessa.
L'ho dovuto usare su me stesso per avere almeno una possibilità di sopravvivere.
Non so come, ma funziono'. Del resto sono qua.
E la mia sopravvivenza e' legata al fatto che nessuna zaibatsu scopra mai che sono un Gearhead.
Funzionante, per di piu'..

E non capivo come diavolo Giulia fosse riuscita a scoprire tutto questo..
«.. tutto bene?» Giulia mi tocco' la spalla con la mano.
«Si..» mentii « Scusa, ma tutte queste cose hanno rievocato in me una serie di ricordi.. e sensazioni.»
«Posso capire... Non volevo stravolgerti la vita. Non di nuovo. »
«Sono un po' sopraffatto dai ricordi, niente di grave.. ma una cosa, devi dirmela. Nessuno, nessuno sa che sono un .. »
«.. Un Gearhead?» disse Giulia.
« Esattamente. Prima l'hai detto con una tale sicurezza che non sono neanche riuscito a mentirti.. Se hai avuto a che fare con il progetto ST.ID posso capire che tu abbia sentito questo termine, ma.. Ma spiegami come hai fatto a capire che io .. che ero..»

Un lampo, in lontananza, fuori dalla finestra..
Il viso di Giulia si incupi' nuovamente.
Stava tremando.
« .. Il bimbo che porto in grembo.. » continuo' con voce sommessa « E'.. e' lui che ti ha trovato.» fece una pausa. Alzo' lo sguardo verso di me.
« ..E' uno scherzo..? »
« Ma non hai ancora capito..? » le lacrime stavano rigando nuovamente il viso di Giulia « Lui e'..»

.. e poi il tuono, assordante.
Ma le parole di Giulia le avevo sentite fin troppo bene.
Nessun rumore, per quanto forte, puo' coprire il tuo passato.
Ed ebbi la certezza che nulla sarebbe piu' stato come prima. Piu' nulla..

E dopo una pausa che a me parve interminabile Giulia riprese:"Non hai ancora capito che potrebbe essere tuo figlio??".
La cosa mi provocò un forte shock: "Mio figlio dici??Come puoi affermare una cosa del genere??". Rispose prontamente:"Mi meraviglio che tu non lo sappia:hanno prelevato campioni genetici compreso quello utile alla riproduzione da coloro che avevano selezionato per essere loro dipendenti!!".Ora mi spiegavo la stranezza di certe loro richieste..... Non potevamo permettere che continuassero ma prima c'era da pensare alla salvezza di Giulia e della creatura.
Non so perchè ma mi ritrovai a pronunciare quelle stupide parole(non potevo essere sicuro di esserne il padre):"Mi pare di aver capito che hai intenzione di mettere al mondo la creatura nonostante la loro spietata caccia. Come intendi chiamarlo??"
Giulia esitò un attimo un nano-secondo prima di accendersi una sigaretta:"Che ne dici di Arturo?"

"In laboratorio chiamavano nostro figlio (rabbrividii per un attimo quando lo chiamò così...) numero ZERO... ma io voglio dargli un nome da bambino normale, non voglio marchiarlo con una fredda cifra, capisci?" mi disse Giulia. "Al momento lui è solo un progetto d laboratorio, ma in ogni caso è mio figlio... nostro figlio... e voglio che viva una vita normale... e anche che sia concepito in maniera normale: forse lo troverai maledettamente stupido da parte mia ma... vuoi fare l'amore con me? lo so che sono patetica con questi atteggiamenti e che in ogni caso sarebbe finzione, ma t prego: aiutami! non riesco a liberarmi dall'idea che questa creatura che si sta formando dentro me, nonostante io la ami d già non sia in realtà che un cancro impiantatomi da quei bastardi... amami, e forse riuscirò a convincermi e a mentirmi dicendomi che è figlio tuo al cento per cento, e non solo il frutto d un esperimento, voglio che lui sia effettivamente figlio dell'unico uomo che ho mai amato...".
Non sapevo cosa risponderle... mi resi conto solo in quel momento che la mia Giulia era sull'orlo della pazzia... come dovevo comportarmi? mi guardava con degli occhi impauriti prossimi alle lacrime...
povera piccola! ancora indeciso sul da farsi l'abbracciai.
Improvvisamente la finestra si infranse a causa di un uomo che si era gettato all'interno. Di fronte a me avevo l'uomo che più d tutti odiavo e temevo: lui era...

" lui era....... l'agente della multinazionale. Quello che una volta era uno dei miei più cari amici ma che da quando me ne andai feci di tutto per evitare. Il suo nome era Ralph.
"oh scusate..... ho rovinato questa bella scenetta di due piccioncini che si ritrovano dopo tanto tempo!!!!! Ma che carini!!!!!"
" Cosa vuoi Ralph?!" domanda banale e stupida ma non riuscii a dire altro nel momento in cui lo riconobbi.
" Caro il mio Alex dovresti sapere cosa sono venuto a fare. Sono venuto a riprendere Giulia, penso te lo abbia già detto che lei ha qualche cosa che non le appartiene e che ha sottratto ai "grandi capi". Qualche cosa che ti riguarda anche da vicino!"

...Mi gettò contro uno strano intruglio. Capii troppo tardi che era una delle caciotte assassine create in laboratorio dalla genetech. Il mostro mi si avvinghiò contro soffocandomi. Urlai a Giulia: "presto, vai a prendere del vicks vapurub! solo quello può sconfiggere questo organismo mutageno". Ma Giulia era intenta a lavarsi i piedi e quindi non poteva aiutarmi.
Stavo per perdere i sensi quando mi ricordai che avevo mangiato fagioli per cena: emisi un fragoroso peto. La caciotta svenne per l'odore. Mi ero salvato per un pelo...

A questo punto non sapevo più che fare. Avevo ancora la testa stordita, quando vidi nel mio orologio ad energia infinita, che ormai erano passate ore dal mio incontro con quel bastardo di Ralph. Fuori la pioggia acida dava da fare agli ecologisti (una razza in via d'estinzione). Mi alzai barcollando un po' e vidi che avevo una strappo alla camicia. Sanguinavo. All'improvviso mi tornarono in mente le pratiche della Gene.tech. Era in stile. Un taglietto e via. Segnati per tutta la vita. Ma perchè avevano preso ancora un campione della mia pelle?
Andai in bagno per riprendermi. Mioddio! La casa era sottosopra. Cosa avrà cercato? Non ho avuto più alcun legame con quella società di pazzi. E' stato un errore, non sarei mai dovuto entrare in quel covo di quei... quei... Basta, devo reagire. Mi fermai a pensare.
Un momento. Se quel che Giulia ha detto è vero, il bambino che porta in grembo mi ha ritrovato. Forse posso farlo anch'io? Posso sentire dove è stata portato e con lui, Giulia?
Mi riassettai velocemente mentre la ferita si richiudeva da sola. Il biogear mi aveva reso davvero un altro. Il mio corpo rispondeva al meglio. Quindi cosa potevo fare? Jack, certo. Lui era l'uomo da consultare al più presto.

Jack, si lui era l'uomo che poteva darmi una mano. Jack era uno degli uomini del mio team quando lavoravo per la GENEtech; più precisamente era il responsabile del settore informatico, un vero genio dei computer, ma se vogliamo un vero genio e basta! Se non è un genio uno che prende una laurea in informatica a sedici anni......
Forse per questo noi del team lo chiamavamo spesso Chip. Quando me ne andai dalla GENEtech, anche Chip non se la passava troppo bene e qualche tempo dopo seppi che anche lui se ne era andato sbattendo la porta per evidenti contrasti coloro che avevano la gestione del progetto. Ma in realtà sapevo che anche lui aveva intuito i veri scopi della multinazionale e come me era contrario, quindi fece di tutto per uscirne il più velocemente possibile.
Mi cambiai la camicia e mi affrettai per raggiungere l'abitazione di Jack/Chip, ma quando uscii vidi che le ruote della mia utilitaria erano state bucate. Ralph non voleva che lo seguissi.
" Non preoccuparti Alex, ti ci porto io da Chip, sali, svelto!!"
Mi voltai e sopra una bellissima macchina sportiva c'era......

un mio vecchio compagno di Liceo(se non ricordo male il suo nome era Martin).Per la verità non capivo come mai fosse arrivato tempestivamente lì da me ad aiutarmi visto che ci detestavamo cordialmente per una vecchia storia di donne. Purtroppo non potevo mettermi a cavillare al momento:dovevo assolutamente andare a consultare Chip!!Ad interrompere il filo dei miei pensieri Martin disse:Allora ti decidi a salire o aspettiamo che Ralph abbia ancora più vantaggio su di noi??.Ok arrivo-risposi prontamente e salii sulla macchina. Martin partì sgommando a tutta velocità. Poi disse ad un tratto:Spero che la nostra vecchia inimicizia sia finita ormai!!é passato molto tempo da allora:ormai è acqua passata!!Ti chiederai coma mai sono qui:è semplice faccio parte di un'organizzazione segreta che combatte la Biogehear:stavo seguendo Ralph per capire cosa stesse combiando. Ho visto ciò che ha fatto per cui ho pensato di venirti a dare una mano. Dopo la sua dichiarazione io ero ancora incerto sul fatto che potevo fidarmi di lui a causa di ciò che mi aveva fatto in precedneza... ma non avevo scelta:Va bene portami velocemente da Chip:è l'unico che possa aiutarmi. Martin fece una strana smorfia:Sì lui è ancora il mago del pc ma ha un grave problema è diventato cieco!!

Cieco. Chip era diventato cieco? Non so perchè ma quella notizia mi fece rabbrividire. In quel momento sperai che la sua cecità non fosse legata a tutto ciò che stava accadendo in quegli ultimi giorni. Martin guidava al limite della velocità, sicuro, con quel suo sguardo strafottente che a quanto pare non lo aveva abbandonato. Mentre lo fissavo credo di aver scritto sulla mia fronte una frase del tipo: "ma che sto facendo? Mi posso fidare di te?"

-Cosa c'è?-

-Cosa?-

-Cos'hai? Immagino che tu ti stia chiedendo se fidarti di me o no. Tranquillo. Ralph ora è il nostro nemico comune. Non ti puoi nemmeno immaginare i casini che ci sta procurando.-

-Ma sì... mi fido...- non credevo nemmeno io a quelle parole, ma ormai ero in macchina. Che potevo fare? Accidenti Alex, ti rendi conto di che sta accadendo? Fidati, di qualcuno dovrai pur fidarti, no?

-Aspetta.- mi disse Martin. Mentre con la mano sinistra teneva il volante, con la mano destra estrasse una tessera dal portafoglio, che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni. -Ecco, se non ti fidi, ecco la mia tessera magnetica che mi identifica come il "buono di turno". Lo puoi inserire nel tuo cerca persone. Avanti!-

Presi la tessera. Uffa avevo già deciso di fidarmi, ma a quel punto non potevo fare altro. Accesi il mio cerca-persone (un aggeggio comodo della grandezza di un telefonino, che permetteva di identificare tutte le persone nate su questo mondo, una specie di enorme elenco telefonico) e feci scorrere la tessera come una carta di credito. Il cerca-persone mi diede il risultato che volevo:

Nome: Martin

Cognome: Noggish

Lavoro: Agente KL12/a F.B.I.

... e altre informazioni di residenza, gruppo sanguigno eccetera.

-Contento?-

-Grazie. Siamo arrivati?- chiesi allungandogli la sua tessera. La prese. Notai una piccola cicatrice sul dorso della mano. Non dissi nulla.

-Ci siamo. Chip è uno dei nostri. Sarà cieco ma il suo cervello è un computer. Ah, a lui non pesa affatto di essere cieco, ma non ci scherzerei a riguardo. Jack è sempre stato un po' permaloso. Comunque ora ha uno staff che lavora per lui.-

-Sembra che solo io abbia mollato tutto.- Cominciò a piovere. La pioggia giallastra lasciava i segni sul vetro della macchina.

-Maledizione, ancora pioggia acida. Dovremmo arrestare anche chi permette questa roba schifosa.- Pausa. -Eccoci. Siamo arrivati.- Martin parcheggiò. Il posto mi era familiare, ma non avevo voglia di star a pensare dove eravamo. Solo nella parte Nord della metropoli. Ok, mi basta.

-Corri, o vuoi rimanere lì sotto la pioggia ad aspettare che ti vada via la tinta dai capelli?-

-Ehi, io non mi tingo i capelli...- risposi in tono brusco.

-Appunto.-

Entrammo nel loro quartier generale. Accidenti, mi sembrava di essere tornato alla GENEtech. L'ennesimo brivido mi scese giù per la schiena.

-Chip! Eccoti Alex. Io ho fatto il mio dovere. Ora tocca a voi 2.- Martin se ne andò e mi fece un cenno con la mano per salutarmi.

-Ehi Martin dove vai? EHI!!! E Ralph?- mi lasciò lì con Chip. Ero un tantino imbarazzato.

-Alex, finalmente!!- Chip mi tirò verso di sè e mi abbracciò. Io contraccambiai anche se fui preso alla sprovvista. Poi senza che io aprissi bocca, mi disse:

-Bene: giusto in tempo. Andiamo. Vuoi ritrovare Ralph? Sei nelle mani giuste.- sorrise.

Appartamento di Alex ore 2 a.m.

Un silenzio enorme avvolgeva la casa in cui stavo finalmente riposando dopo le ultime convulse ore passata assiema a Martin e Chip cercando di trovare una soluzione al mistero della scomparsa di Giulia. Era incredibile:avevamo passato l'intera giornata a cercare notizie fresche sull'organizzazione e sulle sue risorse con cui faceva sparire documenti e gente compromettenti. Non avevamo ancora cavato un ragno dal buco:decisi quindi di tornarmene a casa a riflettere un pò da solo in modo da riordinare le idee.
Nonostante fossi sconvolto da ciò che era successo sentii una strana stanchezza invadermi e mi addormentai.
Alle 2 squillò il telefono(maledetta tecnologia):era Martin che mi chiedeva di tornare da Chip che aveva scoperto finalmente qualcosa di interessante....
Mi preparai in fretta uscendo di corsa da casa e presi un taxi. Dopo un viaggio interminabile arrivai a casa di Chip. Bussai alla porta:non venne nessuna risposta. Cominciai a preoccuparmi(era diventato anche sordo oltre che cieco??). Decisi di entrare ugualmente dato che la porta non era chiusa a chiave:Trovai la casa a soqquadro e Chip morto. Lo schermo del pc (con tastiera adatta alla battitura dei ciechi)era acceso:conteneva queste parole:Cerca il Floppy nero!!

-Noooo! Chip! Maledizione, maledizione!- diedi un pugno sul muro, poi spensi il computer e chiamai Martin mentre cercavo un lenzuolo per coprire il corpo di Jack. Martin mi urlò nell'orecchio.

-Imprecare in quel modo non servirà certo a riportare Chip in vita.- gli dissi.

-Chip aveva un ruolo molto importante nella nostra organizzazione. E con la sua morte ora se ne va tutto alla malora! Aspettami lì, vengo subito con un paio dei nostri agenti e con i nostri medici.- Riattaccò.

-Beh Chip, addio.- Mi sedetti e pensai a quelle parole: "Cerca il floppy nero".

Passarono circa 15 minuti dalla mia telefonata all'arrivo di Martin. Gli agenti speciali cominciarono a perquisire l'appartamento di Chip. Immagino che Martin mi vide un po' sconvolto e mi mise una mano sulla spalla:

-Troveremo i bastardi che hanno fatto questo a Chip, e anche Giulia sarà salva.- Quell'aria da super uomo l'ho sempre odiata. Gli chiesi del floppy nero.

-Floppy Nero? Non so di che stai parlando.-

-Chip è riuscito a scrivermi queste parole, ma dove lo cerco, cos'è?-

-E se l'avessero scritto gli assassini di Chip? Cosa ne sai?- Fece un gesto con la mano e poi si avvicinò a Chip che era stato messo sopra una barella per essere trasportato sull'ambulanza dell'organizzazione. Quando si entra in queste società si dà tutta la propria vita e nessuno più conosce ciò che fai veramente. Ti danno una famiglia fittizia, un altro nome, in giro sei un perfetto sconosciuto, mentre in realtà sei un uomo totalmente diverso. Chip era solo? Aveva una famiglia? Non avrebbe pianto nessuno la sua morte? Chi lo sa...

-Tu pensi troppo.-

-Come?- chiesi a Martin.

-Tu sei sempre stato un tipo troppo riflessivo. Chip è morto e dispiace a tutti, ma ora bisogna analizzare i fatti e andare avanti. Forse chi ha ucciso Chip ha lasciato qualche traccia. E con la tecnologia di oggi possiamo ritrovare una persona anche dall'odore che ha lasciato nell'aria, lo sai? Hai perso proprio dimestichezza con questo mondo.-

-Forse... Comunque devo trovare quel floppy nero.-

-E' meglio che torni a casa. Chissà cosa aveva scoperto Chip. Ormai qui non c'è più niente da fare per te. Se i miei uomini troveranno un floppy nero di qualche importanza in questa casa te lo riferirò. Va.-

-Ma...-

-Se lo troviamo te lo dico. VA!- Altro gesto plateale con la mano. La sagoma di Chip fu fissata sul pavimento con del gesso bianco e poi gli agenti di Martin spruzzarono qualcosa nell'aria. A quel punto me ne andai.

Mentre tornavo a casa pensavo al floppy nero. Mi aspettavo che da un momento all'altro Martin mi chiamasse per darmi la lieta notizia, e invece feci in tempo ad arrivare a casa e a farmi una doccia, ma niente. L'attesa era snervante. E intanto Giulia chissà dov'era, cosa le stavano facendo? Lei portava in grembo mio figlio (ebbi un capogiro nel dire figlio) e il tempo passava senza che io potessi far nulla. Mi rilassai con una buona birra gelata.

Ma certo! Ma sì, che stupido sono! E' ovvio che Martin non mi chiamerà per il ritrovamento del floppy! Perchè quel floppy non esiste!

Chip sei un genio! 'C-erca il F-loppy nero', è un codice. Ma perchè mi ha scritto in codice? Martin non doveva sapere? Ma cosa? C-F : è una sigla che usavamo spessissimo quando lavoravamo alla GENEtech. Ma cosa stava a significare? Avanti Alex pensa! Sono passati così tanti anni? C-F, C-F..., bah... forse è solo una coincidenza. Mi addormentai col telefono in mano e sognai Giulia.

Era l'alba di un nuovo giorno che mi vedeva semi-distrutto dato che non ero riuscito a chiudere occhio ed in più non sapevo se fidarmi o meno dell'amico(??)Martin. Anzi ero quasi certo di no!!Fortunatamente non era stata una notte infruttuosa perchè avevo sognato la mia Giulia. Nel sogno mi disse di incrociare la mia data di nascita(01\07\2015) con le parole di Chip(C-F). Ne sapevo meno di prima:in quale dannatissimo ordine dovevo procedere??E chi mi assicurava fosse corretto??. Preso il coraggio rimastomi consultai una cartina della città:l'incrocio corrispondeva ad una vecchia zona della città in cui ormai non abitava nessuno più da secoli. Mi sembrava di ricordarla:ma certo!!Era quella la sede secondaria in disuso della Genetech!!Magari avevano portato lì Giulia per interrogarla tranquillamente!!
Sapevo benissimo che era un tentativo folle ed irrazionale ma sentivo di dovermi recare là a controllare senza perdere ancora tempo....

Mi preparai in fretta, deciso più che mai ad andare alla vecchia sede della GENEtech, quando si pose un problema non indifferente: come arrivarci?????? La mia auto era stata messa fuori uso da Ralph!!! Non mi restava altro che andarci con la bicicletta, il che non era decisamente il massimo..... pedalare, faticare, respirare gas tossici, essere investiti dalla pioggia acida...... brrr prima ancora di partire avevo già la nausea!!!
Dopo circa venti minuti di sofferenza arrivai al vecchio stabilimento. Sembrava tutto lasciato allo sbando: finestre rotte, muri pieni di graffiti, qualche buco nel tetto, barili a destra e sinistra, probabilmente contenenti qualche sostanza tossica. Mi stavo dirigendo verso l'edificio principale quando una cosa attirò la mia attenzione: la macchina di Martin! Ma che ci faceva lui qui? Come aveva fatto a scoprire questo posto? Aveva forse decifrato il messaggio di Chip? Mi avvicinai all'auto e toccando il cofano sentii che era ancora caldo, il che significava che non era arrivato da molto e che quindi doveva essere ancora li attorno.
All'improvviso sentii delle voci e corsi a nascondermi dietro un muro non molto lontano dall'auto. distinsi chiaramente la voce di Martin che discuteva con altri due o tre; stava dando delle disposizioni, quindi probabilmente si trattava di qualche agente suo subordinato. Stetti nascosto sino a che se ne andarono ma una domanda continuava ad assillarmi: " Che cosa diavolo ci fa Martin qui?!"
Uscii dal mio nascondiglio con molta circospezione e cercai di dirigermi verso l'edificio principale ma da dietro una porta spuntò di nuovo Martin.
"Ehi Alex, che ci fai qui?"
" Che ci fai tu qui?!" risposi io." Dopo che te ne sei andato dallo studio di Chip, abbiamo continuato a cercare, e abbiamo trovato un'agenda con scritto questo indirizzo. Quindi abbiamo pensato di venire a dare un'occhiata"
La risposta di Martin mi sembrò abbastanza banale e improvvisata, come se stesse recitando. Era di nuovo la stessa sensazione di diffidenza che mi aveva assalito quando l'avevo visto dopo il rapimento di Giulia. Ma dovevo fidarmi di lui, se l'aveva fatto il povero Chip, perchè dovrei dubitarne io.
" Allora, Alex, mi vuoi dire che ci fai qui? Vabbè non importa, tanto ti avrei chiamato io. Vieni abbiamo trovato qualche cosa di interessante giù nei sotteranei dell'edificio principale. Vieni a vedere e dimmi che ne pensi."

Entrammo nell' edifico principale che mostrava chiaramente i segni dell'usura del tempo più di quanto potessi immaginare: l'intonaco era quasi crollato del tutto. Doveva essere l'effetto delle piogge acide:faceva rabbrividire pensare a ciò che potevano provocare sull'uomo!!Forse l'aspetto dell' edifico contribuiva ad incupire il mio animo. Nella mia mente cominciavano ad agitarsi pensieri terribili sulla sorte toccata a Giulia ed alla creatura che poteva essere mio figlio. Mi risvegliai dalla mia momentanea riflessione e decisi di seguire Martin che da perfetto uomo da azione era già entrato dentro l'edificio e mi faceva segno di affrettarmi ad imitarlo. Non sapevo ancora se fidarmi di lui:ed in effetti mi accorsi di cominciare a provare uno strano senso di allarme dalla sua presenza(sì probabilmente ero un po' paranoico. Dopotutto stava cercando di aiutarmi). Entrai anche io ma lo spettacolo che vedi mi stranizzò: l'interno del locale era super-accessoriato per gli esperimenti della GeneTech. La porta dei sotterranei era nascosta in una parete dell'ultima stanza. Adesso ci toccava aprirla,farci una bella scala a chiocciola che sembrava scendere all'infinito come in un quadro di Escher verso il centro della terra. Dopo una discesa interminabile raggiungemmo la sala degli orrori. Ciò che vidi mi sconvolse al punto di farmi vomitare l'anima(Martin era impassibile senza parole accanto a me). Di Giulia fortunatamente non c'era traccia!!

-Alla GENEtech, non perdono tempo eh?- queste furono le parole di Martin, mentre io avevo portato, per reazione alla vista di quel macello, la mia mano destra davanti alla bocca, per fermare l'ennesimo conato di vomito che mi stava rivoltando lo stomaco.

-Ma come fai a restare indifferente a questo scempio?- chiesi con gli occhi che mi si stringevano per il dolore allo stomaco.

-Non sei più abituato, Alex. Mah, mi chiedo cosa ti ho portato qui giù a fare. Comunque dai, vediamo se troviamo qualche altro indizio.-

-Ma... non ti basta questo ammasso di corpi in putrefazione come indizio?!? E poi non parlare in quel modo, non sopporto quando fai il super-uomo.- non ci credo, gli ho detto quelle parole.

-Sei scosso da questa scena raccapricciante quindi non farò caso alle tue parole Alex, ma vedi di non rivolgerti più in quel modo ad un amico che ti vuol aiutare. Non è un comportamento da tenere, poi la società che direbbe?-

-Ma cosa dici... comunque cosa vuoi trovare? Qui ci sono solo dei corpi mozzi. Non credo che troveremo nulla di interessante.-

-Beh non si sa mai.-

Martin si addentrò nella stanza ed estrasse dei guanti di lattice dalla tasca della giacca. Poi cominciò a rovistare in mezzo a quei cadaveri.

-Il mio è un compito duro, Alex, ma qualcuno lo deve pur fare.-

Io non riuscivo a muovermi, ma mi stavo abituando al buio e all'odore di morte che ci circondava. I corpi erano mutilati e accatastati in più mucchi. Non c'era un corpo integro: a chi mancava la testa, a chi un braccio... mio Dio, come puoi permettere tutto ciò? Martin si faceva varco tra quei corpi e ne rimuoveva a valanghe. Vidi anche delle carcasse di cane.

-Mi dai una mano? Posso farcela da solo, ma in due faremmo più in fretta e ce ne potremmo andare via molto prima. Tieni, ecco i guanti. Il mio sesto senso mi dice che troveremo qualcosa.-

Presi i guanti al volo, i miei riflessi erano diventati eccezionali dopo quell'esperimento. Cercammo per ore, ma niente. Cominciava a mancare l'aria lì dentro.

-Bingo!- sentii urlare a Martin.

-Cosa hai trovato? Bene, qualunque cosa sia usciamo di qua.- dissi nauseato.

-Caro Alex, la GENEtech ha i giorni contati e tu riavrai la tua Giulia, mentre io potrò sfogarmi su Ralph.-

-Tu credi? AHAHAHAH! Io sono immortale, la GENEtech mi ha reso IMMORTALE!- Vidi una figura sulla porta che si dimenava. La voce era quella di Ralph!

-Maledettooo!- corsi verso di lui, ma le forze mi abbandonarono e caddi a terra tra i morti. Era la fine? No, mi risvegliai, mi scoppiava il mal di testa, ed ero rinchiuso dentro alla stanza-cimitero.

-Martin?- chiamai.

-MARTIN???- chiamai di nuovo. Nessuna risposta.

Dannazione-pensai-ecco che Martin è scomparso nuovamente mentre io non sono riuscito a fare nulla contro Ralph. Già avevo ancora un incredibile mal di testa che non riuscivo a spiegarmi...
"Ben svegliato angioletto":sentii una voce metallica e disumana provenire da un punto della stanza vicino a dove credevo ci fosse una via di uscita. Ma non ne potevo essere sicuro perchè non riuscivo a vedere molto bene data l'oscurità del luogo.
Ma stranamente notai con stupore che i miei mezzi di percezione si erano risvegliati:riconobbi la voce di Ralph!!
"Maledetto-sibilai-non illuderti di avere risolto la partita auto favore perchè non è ancora finita. Sono sicuro che la pagherai assieme a quei folli della Genetech (in realtà le mie erano solo minacce per fargli scoprire le sue carte).
"sei uno stolto se ci credi veramente:il tuo amichetto ha le ore ormai contate perchè è seguito da dei sicari infallibili che lo elimineranno. Tu te ne starai qui sinchè non sarà tutto finito:la tua ragazza sta per dare alla luce la creatura qui al piano di sopra. E per il momento noi siamo in vantaggio. Assoluto!!"
"Bastardo:riusciremo a fermarvi (la mia era più che altro una speranza)."
Al momento la mia mente era votata a cercare un modo semplice e veloce per uscire da lì,eliminare Ralph e salvare Giulia.
Ma la cosa non sarebbe stata facile. Per nulla.

Cosa potevo fare? Rinchiuso in una stanza buia, senza uscite, con l'odore di morte che mi toglieva il fiato. La testa mi scoppiava, non capivo più nulla, mi mancava l'ossigeno. Chiusi gli occhi.

-No! Alex, tieni gli occhi aperti, o morirai. Aiuto...- gridai, ma nulla. Feci fatica a sentirmi io stesso. Non resistevo più. Chiusi gli occhi e vidi Giulia, tra le mani di Ralph, che rideva a crepa pelle, sbeffeggiandosi di me. Io non la potevo raggiungere. E una figura, dietro di lui... un uomo conosciuto... Martin! Rideva, rideva...

"E' solo un'allucinazione" pensai. Il mio cervello, non ha più ragione di funzionare. Le mie capacità intellettive si stanno... spegnendo...

-Papà...- sentii.

-PAPA'!- risentii quella voce. Chi era? Chi ERA?

Quell'allucinazione era talmente realistica.

-PAPA'!!!- Quella voce. Era la mia! La mia voce da bambino.

-NOO!!!!!- gridai con tutta l'aria maleodorante che avevo nei polmoni.

-E' il bambino di Giulia che mi chiama! Anzi, quello... le mie cellule... un mio clone... esperimento riuscito... io, rivivrò in quel clone... trasmigrazione delle anime... impossibile...-

Poi una luce mi acceccò le pupille, e sentii bruciare la retina, pur avendo gli occhi chiusi. Mi spensi definitivamente e sentii che la mia anima si trasferiva... in lui... nel bambino di Giulia... in me...


LABORATORIO della GENEtech.

13 anni dopo.


-Madre, che piacere rivedervi. Oggi mi sento meglio.-

-Bene, Arthur. Sei un bravo ragazzo.- Mi prese tra le sue braccia. Era così buono il suo odore. Purtroppo, non potevo uscire da quelle camere del laboratorio. Avevano ricreato un giardino artificiale per me, per la mia vita, ma ero un esperimento. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. E quella voce che sentivo dentro, ormai non mi dava tregua.

-Cosa c'è Arthur? Credi che ti stia tornando l'emicrania?.- mi chiese mamma.

-No, non ti preoccupare. Voglio solo che tu mi tenga tra le tue braccia.-

"Giulia, sono io..." sorrisi alla mamma... eppure, cosa avevo che non andava? Ero perfetto. L'essere perfetto, creato da cellule umane, senza possibilità di ammalarmi, sentire dolore...

-Ralph.- entrò un uomo, al quale la mamma fece un saluto e diede un bacio sulla guancia, ma lei stessa era infastidita. Mi ripugnava quell'uomo.

-Come stai oggi Arthur?- mi chiese.

Io lo guardai fisso negli occhi. Vidi... vidi un uomo riflesso nei suoi occhi... mi alzai improvvisamente in piedi sul letto, e sentii il bisogno di urlargli:

-TU MI HAI UCCISO! TU MI HA UCCISO!-

Svenni, ma prima sentii mia madre che mi riprendeva tra le sue calde braccia.

Io.

Sono.

Alex.


THE END

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