il giorno che ho incontrato la vita.. |
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Tenendo il suo minuscolo pollice tra le labbra apriva piano gli occhietti. L’ho trovato accoccolato sul ventre della madre, cullato dal suo respiro ancora affannato, ad ascoltare i battiti rassicuranti del suo cuore. Quei suoni ritmici e cadenzati che fino a qualche istante prima avevano scandito ogni attimo della sua esistenza.
Il suo corpicino, ancora bagnato dal liquido amniotico, era caldo e roseo. Aveva appena smesso di piangere e tutto sembrava essere andato nel migliore dei modi. Nonostante quel parto improvvisato tra le mura del box di casa, con l’unico aiuto del giovane uomo che presto imparerà a chiamare papà. Perché Andrea aveva tanta voglia di nascere, e di regalare a me e ai miei colleghi in divisa arancione l’indescrivibile emozione di tenere tra le mani una vita appena nata.
Quando il medico ha fatto per tagliare il cordone ombelicale, Andrea l’ha stretto con la manina. Probabilmente un riflesso.. ma è bello pensare che sia stato un gesto consapevole. La sua volontà di non recidere l’ultimo legame con ciò che per nove lunghi mesi è stato il suo mondo. Forse un po’ piccolo e umido, ma assolutamente confortevole e protettivo.
Tenevo stretta la mano della mamma e intanto lo osservavo. Osservavo il suo viso rilassato, i suoi piccoli occhi socchiusi, un accenno di sorriso. Era l’innocenza. La natura nella sua massima espressione. L’inconsapevole protagonista del miracolo della vita. Se Dio esiste, quello è il suo volto.
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A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Gabriel Garcia Marquez |
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