Era più forte di loro. Guardavano senza vedere, mentre la
mente ricomponeva involontariamente l'immagine della sagoma intatta delle Torri,
impressa a fuoco nella memoria. Rivederle in piedi, come se nulla fosse
successo, era il loro più grande desiderio.
Tribute in Light è nato dalla silenziosa comunicazione telepatica
che ha unito un gruppo di amici e collaboratori nella volontà di ricostruire
quel che non c'era più. I primi a lavorare al progetto sono stati Gustavo
Bonevardi e John Bennet, che hanno sviluppato l'idea e digitalizzato
il disegno grafico.
Scartata l'idea del memoriale (anche perché in quei giorni non era
ancora noto il numero delle vittime), rimaneva ferma la volontà di fare
qualcosa che fosse un segno di riparazione e di ricostruzione, che
tuttavia non cancellasse i segni del disastro.
La perdita era reale e non andava rimossa. Ricordare, ma anche rafforzare il
senso della propria identità e di quella della città: per far questo,
bisognava stabilire un legame tra il presente e il passato.
Per non interferire con i lavori in corso a Ground Zero, Bonevardi e Bennet
hanno proposto di collocare le luci nelle immediate vicinanze ma non nel
punto esatto dove le Torri si ergevano.
Nel desiderio di sostenere moralmente gli sforzi dei soccorritori e di chi
lavorava alla rimozione delle macerie, ma soprattutto per ricordare a tutti che
New York era ancora New York, Bonevardi e Bennet hanno anche lanciato l'idea di clonare
Tribute in Light in diverse città estere: Londra, Parigi, Buenos Aires.
L'11 settembre è andato distrutto molto più che due grattacieli. Si è
attentato all'identità della città, che - come tutte le altre metropoli - si
è sviluppata attraverso un dialogo continuo tra architetti, progettisti,
interessi materiali e clima culturale.
Le costruzioni che sorgevano nei pressi del World Trade Center erano state
progettate in un rapporto di armonia estetica con le Torri gemelle. Ora
che manca un tassello importante nella composizione del quadro, è l'intera
struttura a soffrirne.
Aver visto svanire quegli impressionanti monoliti che sembravano senza
tempo come le piramidi è stata certo una dura lezione sulla sostanza delle
nostre costruzioni, delle nostre istituzioni e perfino di noi stessi.
Tutti hanno imparato quanto possa essere effimera la vita. E tale è
anche la luce: effimera ma anche universale.
Questo è il motivo per cui il progetto di Tribute in Light è stato voluto e
realizzato. Non solo.
Le torri di luce esprimono l'aspetto più chiaro e brillante dell'umanità
e sono una celebrazione della creatività, dell'ingenuità e della tecnologia.