DUE CANDELE NELLA NOTTE

Rimasti immobili per ore, l'11 settembre, a fissare lo squarcio nell'orizzonte del loro campo visivo, Gustavo Bonevardi, John Bennet e i loro collaboratori Richard Nash Gould, Julian LaVerdiere e Paul Myoda non riuscivano a credere ai propri occhi.

a cura di Lorenza Provenzano (IOL Società)

Tribute in Light

Era più forte di loro. Guardavano senza vedere, mentre la mente ricomponeva involontariamente l'immagine della sagoma intatta delle Torri, impressa a fuoco nella memoria. Rivederle in piedi, come se nulla fosse successo, era il loro più grande desiderio.
Tribute in Light è nato dalla silenziosa comunicazione telepatica che ha unito un gruppo di amici e collaboratori nella volontà di ricostruire quel che non c'era più. I primi a lavorare al progetto sono stati Gustavo Bonevardi e John Bennet, che hanno sviluppato l'idea e digitalizzato il disegno grafico.

Scartata l'idea del memoriale (anche perché in quei giorni non era ancora noto il numero delle vittime), rimaneva ferma la volontà di fare qualcosa che fosse un segno di riparazione e di ricostruzione, che tuttavia non cancellasse i segni del disastro.
La perdita era reale e non andava rimossa. Ricordare, ma anche rafforzare il senso della propria identità e di quella della città: per far questo, bisognava stabilire un legame tra il presente e il passato.
Per non interferire con i lavori in corso a Ground Zero, Bonevardi e Bennet hanno proposto di collocare le luci nelle immediate vicinanze ma non nel punto esatto dove le Torri si ergevano.
Nel desiderio di sostenere moralmente gli sforzi dei soccorritori e di chi lavorava alla rimozione delle macerie, ma soprattutto per ricordare a tutti che New York era ancora New York, Bonevardi e Bennet hanno anche lanciato l'idea di clonare Tribute in Light in diverse città estere: Londra, Parigi, Buenos Aires.

L'11 settembre è andato distrutto molto più che due grattacieli. Si è attentato all'identità della città, che - come tutte le altre metropoli - si è sviluppata attraverso un dialogo continuo tra architetti, progettisti, interessi materiali e clima culturale.
Le costruzioni che sorgevano nei pressi del World Trade Center erano state progettate in un rapporto di armonia estetica con le Torri gemelle. Ora che manca un tassello importante nella composizione del quadro, è l'intera struttura a soffrirne.
Aver visto svanire quegli impressionanti monoliti che sembravano senza tempo come le piramidi è stata certo una dura lezione sulla sostanza delle nostre costruzioni, delle nostre istituzioni e perfino di noi stessi.
Tutti hanno imparato quanto possa essere effimera la vita. E tale è anche la luce: effimera ma anche universale.
Questo è il motivo per cui il progetto di Tribute in Light è stato voluto e realizzato. Non solo.
Le torri di luce esprimono l'aspetto più chiaro e brillante dell'umanità e sono una celebrazione della creatività, dell'ingenuità e della tecnologia.


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