"NUVOLA BIANCA" NON C'E' PIU'

L'ultimo tabù è infranto. L'evento più doloroso della storia moderna degli Stati Uniti è diventato un film-documentario. Si intitola 9/11 ed è stato mandato in onda dalla CBS.

a cura di Lorenza Provenzano (IOL Società)

Quella dell'11 settembre è una ferita che sanguina ancora. Sono infatti parecchi quelli che non tollerano di restare davanti al video quando la televisione mostra in continuazione, con crudezza, la sequenza degli aerei dirottati mentre affettano letteralmente le Torri Gemelle. Tuttavia gli spettatori che temevano di dover superare una dura prova emotiva, si sono ricreduti. Non si vede una goccia di sangue nel lungometraggio girato dalla videocamera dei fratelli Jules e Gedeon Naudet. Gli interni degli edifici crollati sotto il colpo dell'attacco terroristico non compaiono sullo schermo se non dopo una buona mezz'ora di film.
Nessuna morbosità e nessuna compiaciuta spettacolarizzazione del dolore turbano lo spettatore di questo dettagliato documentario sulla giornata più lunga degli Stati Uniti. Non che sia facile assistervi. I tre quarti d'ora girati nella torre Nord del World Trade Center sono certamente un colpo al cuore.

9/11 è nato come documentario sui primi mesi di lavoro di un neo-vigile del fuoco di New York, Tony Benetados.
La prima mezz'ora di film segue i primi passi di Benetados nel corpo dei Vigili del Fuoco, ripercorrendo i gesti della noiosa quotidianità di una "nuvola bianca". Tale era Tony Benetados, per i compagni del reparto Engine 7, Scaletta 1.
Ci sono infatti due tipi di pompieri, si dice nel film: le "nuvole nere", che sembrano attrarre il fuoco come un cane le pulci, e le "nuvole bianche", che di fuoco non ne vedono per niente.
Nei primissimi mesi di lavoro, la fiammata più alta affrontata da Benetados era stata quella prodotta da un'auto incendiata.
Calma piatta, quindi, fino allo scattare dell'allarme in un'assolata mattina di settembre. Gli uomini del reparto di Tony Benetados sono i primi ad accorrere. Seguiamo i loro passi, mentre sullo schermo scorrono le immagini di una folla che inizialmente evacua in modo ordinato. A un certo punto, il trambusto è rotto dal susseguirsi di forti colpi.
È il tonfo sordo dei corpi che atterrano dopo essersi lanciati nel vuoto. "Ecco com'era tragica la situazione" - dice la voce fuori campo di un vigile del fuoco - "l'alternativa migliore era quella di schiantarsi al suolo".

La telecamera di 9/11 non si sofferma mai sui cadaveri. Basta quel rumore secco e ripetuto per produrre l'effetto sonoro più raggelante che si sia mai sentito in televisione. Poi, un'altra tremenda esplosione. Piovono polvere e detriti. Un'immagine vista innumerevoli volte, ma mai - come ora - dall'interno di uno degli edifici prossimi al crollo. Sono momenti di panico. Fuggire dalla porta di fronte, dove cadono corpi e cemento, è troppo pericoloso. Alla fine, proteggendosi con una barella, i vigili escono dall'edificio. In un attimo, un boato squarcia l'aria.
La torre Nord si sbriciola e tutti vengono seppelliti dai detriti. Si sentono colpi di tosse. Jules si rialza e fugge, avendo la presenza di spirito di filmare la corsa disperata della gente che cerca di uscire dalla spessa nebbia delle polveri sospese. Ma Gedeon e Tony Benetados non rispondono più ai richiami.

9/11 è un prezioso documentario? Molto di più. Emozioni e caratteri dei personaggi sono degni della migliore cinematografia hollywoodiana. Peccato sia tutto reale.


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