Quella dell'11 settembre è
una ferita che sanguina ancora. Sono infatti parecchi quelli che non
tollerano di restare davanti al video quando la televisione mostra in
continuazione, con crudezza, la sequenza degli aerei dirottati mentre
affettano letteralmente le Torri Gemelle. Tuttavia gli spettatori che
temevano di dover superare una dura prova emotiva, si sono ricreduti. Non si
vede una goccia di sangue nel lungometraggio girato dalla videocamera
dei fratelli Jules e Gedeon Naudet. Gli interni degli edifici
crollati sotto il colpo dell'attacco terroristico non compaiono sullo
schermo se non dopo una buona mezz'ora di film.
Nessuna morbosità e nessuna compiaciuta spettacolarizzazione del
dolore turbano lo spettatore di questo dettagliato documentario sulla
giornata più lunga degli Stati Uniti. Non che sia facile assistervi. I tre
quarti d'ora girati nella torre Nord del World Trade Center sono
certamente un colpo al cuore.
9/11 è nato come documentario sui primi mesi di lavoro di un
neo-vigile del fuoco di New York, Tony Benetados.
La prima mezz'ora di film segue i primi passi di Benetados nel corpo dei
Vigili del Fuoco, ripercorrendo i gesti della noiosa quotidianità di una
"nuvola bianca". Tale era Tony Benetados, per i
compagni del reparto Engine 7, Scaletta 1.
Ci sono infatti due tipi di pompieri, si dice nel film: le "nuvole
nere", che sembrano attrarre il fuoco come un cane le pulci, e le
"nuvole bianche", che di fuoco non ne vedono per niente.
Nei primissimi mesi di lavoro, la fiammata più alta affrontata da Benetados
era stata quella prodotta da un'auto incendiata.
Calma piatta, quindi, fino allo scattare dell'allarme in un'assolata
mattina di settembre. Gli uomini del reparto di Tony Benetados sono i
primi ad accorrere. Seguiamo i loro passi, mentre sullo schermo scorrono
le immagini di una folla che inizialmente evacua in modo
ordinato. A un certo punto, il trambusto è rotto dal susseguirsi di forti
colpi.
È il tonfo sordo dei corpi che atterrano dopo essersi lanciati nel
vuoto. "Ecco com'era tragica la situazione" - dice la voce fuori
campo di un vigile del fuoco - "l'alternativa migliore era quella di
schiantarsi al suolo".
La telecamera di 9/11 non si sofferma mai sui cadaveri. Basta quel rumore
secco e ripetuto per produrre l'effetto sonoro più raggelante
che si sia mai sentito in televisione. Poi, un'altra tremenda esplosione. Piovono
polvere e detriti. Un'immagine vista innumerevoli volte, ma mai - come
ora - dall'interno di uno degli edifici prossimi al crollo. Sono momenti di panico.
Fuggire dalla porta di fronte, dove cadono corpi e cemento, è troppo
pericoloso. Alla fine, proteggendosi con una barella, i vigili escono
dall'edificio. In un attimo, un boato squarcia l'aria. La
torre Nord si sbriciola e tutti vengono seppelliti dai detriti. Si
sentono colpi di tosse. Jules si rialza e fugge, avendo la presenza
di spirito di filmare la corsa disperata della gente che cerca di uscire
dalla spessa nebbia delle polveri sospese. Ma Gedeon e Tony Benetados non
rispondono più ai richiami.
9/11 è un prezioso documentario? Molto di più. Emozioni e caratteri dei personaggi sono degni della migliore cinematografia hollywoodiana. Peccato sia tutto reale.