La Caccia alle Malefiche

Nel corso del Quattrocento, intorno alle pratiche magiche il cerchio comincia a chiudersi. E' giunto il momento delle persecuzioni su larga scala.

Almeno dal Duecento, l'interesse verso i fenomeni magici, insieme alla ricerca dei mezzi per perseguirli, aveva conosciuto un rapido incremento. Se è innegabile che la "caccia alle streghe" rappresentò il momento culminante della mania magica che andava pervadendo l'Europa, è altrettanto innegabile che la stregoneria non può essere intesa come un qualcosa di univoco: è anzi necessario sottolineare con forza il fatto che, sotto questa voce, confluirono un insieme di elementi anche molto lontani gli uni dagli altri; elementi che solo alla luce dell'applicazione (da parte dei "cacciatori" di streghe, laici o ecclesiastici che fossero) di criteri di interpretazione uniformanti, poterono esser letti come un fenomeno unico.

L'Opinione di San Bernardino

In Italia, per esempio, un più intenso recupero della cultura classica condusse a rievocare la figura della strega del mondo antico, inizialmente solo con un polemico intento di comparazione rispetto alle praticanti di bassa magia e forse alle donne che procuravano aborti, magari con mezzi che univano alle rudimentali conoscenze di ostetricia, anche qualche rituale a sfondo magico. Per quanto oggi sia dato saperne, il primo a proporre con forza questo parallelo fu, nella prima metà del Quattrocento, un predicatore francescano del movimento riformato dell'Osservanza: Bernardino da Siena. Infatti, anche se il suo intervento in materia non appare mai del tutto innovativo, l'infaticabile attività di predicazione svolta per quasi tre decenni in ogni luogo d'Italia dovette comportare un incremento nell'interesse generale verso il fenomeno stregonico.

Tra i molti sermoni bernardiniani, nessuno è dedicato esplicitamente alle streghe, mentre se ne trovano diversi sulla magia, l'eresia e le superstizioni. Tuttavia, di streghe si parla; Bernardino negava la possibilità che esse potessero fare le cose che si attribuivano alle streghe della tradizione classica, come mutarsi in animali o volare: si sarebbe trattato di illusioni demoniache, al pari dei crimini commessi sotto sembianze non-umane, pure operati dal diavolo, seppure con consenso delle donne. Al contrario, si riconosceva realtà effettiva ai malefici e ad altri crimini di cui venivano accusate. Sino qua, tuttavia, il discorso bernardiniano non si discostava molto dalla tradizione precedente; ciò che invece era originale e gravido di conseguenze, come si diceva, era il suo uso di paralleli letterari con le streghe di memoria, per significare la gravità dei crimini commessi; le analogie letterarie del predicatore incideranno profondamente nell'immaginario del suo pubblico - che probabilmente a livello folclorico serbava un qualche ricordo di tali credenze - e diverranno un elemento stereotipo importante della tradizione stregonica successiva.

Una Storia al Femminile

Al di fuori dell'Italia, nel corso del Quattrocento si ebbero altri segnali allarmanti del fatto che, in qualche modo, il cerchio si stringeva intorno alle pratiche di magia. Si è già detto delle fiammate che in Francia univano sentimenti antiereticali e anti-magici, dando vita a episodi di persecuzione su ampia scala. Qualcosa di almeno in parte simile dovette accadere anche in alcune aree dell'attuale Svizzera; per esempio nel Pays de Vaud, nella Svizzera romanda, sono stati esaminati diversi processi quattrocenteschi dai cui si evidenzia il legame esistente tra le accuse di eresia, quali si erano conosciute nei secoli precedenti in queste stesse terre a carico dei Valdesi, e quelle di stregoneria; inoltre, in questa zona le prime "cacce" perseguirono più spesso soggetti maschili, e non donne, come accadrà in seguito, al punto da spingerci a trattare di stregoneria come di un fenomeno esclusivamente "al femminile".

Le Signore della Notte

Nelle regioni francofone e germanofone alcuni elementi della tradizione celtica e germanica giocarono forse un ruolo non molto diverso da quello che le streghe di memoria classica stavano esercitando in Italia: servirono cioè a inquadrare secondo parametri culturali conosciuti i fenomeni magici contemporanei. Si deve soprattutto far riferimento a quelle figure, di cui si comincia a trovare notizie nella letteratura dell'età della rinascita magico-folclorica, di "Signore notturne" o "dell'abbondanza", legate come si è già detto tanto alle tradizioni infere quanto ai miti della fertilità e della rinascita celto-germanici. Molti aspetti di queste complesse tradizioni (il volo magico, la capacità di penetrare nelle abitazioni attraverso porte e finestre chiuse, il legame con il mondo infero) figureranno nell'immaginario dei secoli tardomedievali e moderni quali caratteri precipui delle streghe.

Al contrario di quanto a lungo si è affermato a proposito di una presunta, particolare efferatezza della Spagna nelle persecuzioni contro le streghe, il Paese si sottrasse invece a quelle esplosioni incontrollate di violenza che altrove seminarono il terrore. II merito sta proprio nella tanto vituperata Inquisizione, qui particolarmente efficiente.

L'efficenza della Spagna

La Spagna, pur non esente dalla mania anti-stregonica, registrò un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso, se paragonato a quello dell'Europa centrosettentrionale: i tribunali erano infatti alquanto restii a comminare la pena capitale, preferendo in genere condanne più blande. Inoltre, le accuse erano sempre più simili a quelle tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire "moderna", cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico, uccisioni di bambini, ecc. Le regioni in cui vi furono più episodi di stregoneria furono quelle basche che, come le zone alpine per l'Italia, sembrano per molti versi un capitolo a sé rispetto al resto del Paese. Vi si ritrova invece un forte legame con le aree, geograficamente prossime, del Mezzogiorno francese; le accuse mosse dalle autorità riguardavano pratiche stregoniche vere e proprie piuttosto che operazioni di magia tradizionale; non casualmente, le cime pirenaiche venivano spesso ricordate, tanto in processi svolti nella Francia meridionale quanto sul versante spagnolo, come meta del volo magico e sede del sabba.

Altre regioni d'Europa (l'attuale Gran Bretagna, la Germania settentrionale, la Scandinavia, l'intera Europa orientale), videro uno sviluppo del fenomeno - o almeno il diffondersi delle notizie sulle quali oggi possiamo basarci - molto più tardo, che esula ampiamente dai termini cronologici che siamo soliti considerare come medievali. Come si è già detto a proposito della Spagna, al contrario di quanto afferma un luogo comune duro a morire, molto spesso l'Inquisizione rappresentò un freno al diffondersi della psicosi antistregonica, che trovò maggiore possibilità di dispiegarsi nei tribunali laici o in quei luoghi in cui la mancanza di un'autorità politica o religiosa forte lasciava indifesi i più deboli: è per esempio il caso della Germania e, più tardi, dell'Inghilterra, negli anni dell'intollerante e cruenta rivoluzione di Cromwell.

Nel 1484, il pontefice Innocenzo VIII promulgò la bolla "Summis desiderantes", apparentemente una prosecuzione sulla linea di quei documenti con i quali già nei due secoli precedenti il Papato aveva espresso la propria preoccupazione verso i fenomeni ereticali e magici. Si trattava invece di una svolta gravida di conseguenze.

Il Martello delle Malefiche

II testo non fa un riferimento esplicito alla stregoneria, ma l'accusa del pontefice si serviva di toni talmente radicali da distaccarsi dalle comuni denunzie di pratiche magico-superstiziose: «...È in effetti pervenuto di recente alle nostre orecchie (...) che in certe regioni della Germania superiore e nelle (...) diocesi di Magonza, Colonia, Treviri, Salisburgo e Brema parecchie persone di entrambi i sessi, dimentiche della loro stessa salvezza e deviando dalla fede cattolica, si sono date ai demoni incubi e succubi; per mezzo d'incantesimi, fatture, scongiuri e altre superstiziose infamie ed eccessi magici fanno deperire ed estinguersi la progenie delle donne, i piccoli degli animali, le messi della terra, i grappoli delle vigne, i frutti degli alberi...».

La bolla di Innocenzo ratificava l'operato in quelle zone degli inquisitori domenicani Jakob Sprenger e Heinrich Kràmer (Institor), che aveva portato a numerose condanne al rogo. Nel 1486, gli stessi Domenicani davano alla luce un testo intitolato "Malleus maleficarum" (il martello delle malefiche, ovvero delle streghe) in cui aggravavano le accuse precedenti con la menzione degli infanticidi: «...Esse (le streghe) scatenano grandinate, venti dannosi con fulmini, procurano sterilità negli uomini e negli animali, i bambini che non divorano li offrono ai diavoli (...) o li uccidono in altro modo». La "caccia alle streghe" trovava così una svolta di tipo teologico-canonistico. La riunione notturna in cui le streghe stringevano il loro patto mortifero con il demonio era detta "sabba".

Sulla scia del "Malleus" apparvero numerosi altri trattati tesi a definire i caratteri comuni del fenomeno, come quello di un altro inquisitore domenicano, il comasco Bernardo Rategno, il cui "Tractatus de strigibus" è databile al primo decennio del Cinquecento.

Complici di Satana

Bernardo operava in una vasta area alpina, dove i processi e le condanne furono molto numerosi. Nel trattato denunciava i molteplici crimini commessi dalle streghe in accordo con il demonio, con il quale esse avevano dato vita a una vera e propria setta decisa a colpire la cristianità come mai si era verificato prima. L'insistenza sulla "modernità" della setta delle streghe era importante perché tracciava una cesura netta rispetto allo scetticismo espresso da molti in passato circa i reali poteri delle streghe. Certo, tanti uomini di scienza o di legge esprimevano ancora la loro opposizione contro queste teorie. Tuttavia, il pericolo corso era grande, perché rischiavano essi stessi di subire incriminazioni per eresia e complicità con il demonio e le streghe; è uno dei motivi per cui la trattatistica sull'argomento vide prevalere nel tempo le tesi degli accusatori.

Licenza di Persecuzione

Nei decenni successivi, rispettivamente in Italia e in Francia, intellettuali come Giovanfrancesco Pico della Mirandola (nipote del quasi omonimo di cui si è detto in precedenza) e Jean Bodin (grande giurista e procuratore del re di Francia) tornarono sul legame di filiazione che doveva per forza legare - date le somiglianze - le streghe moderne a quelle della tradizione classica: la riscoperta e la valorizzazione degli scritti degli antichi, con le notizie in esse contenute in tema di magia e di stregoneria, serviva ormai a giustificare le credenze contemporanee; era il completamento - e in qualche misura anche il travisamento - delle idee diffuse per la prima volta da Bernardino da Siena. A questo punto, il cerchio era chiuso: l'insieme di queste posizioni avrebbe fornito ai persecutori e ai giudici un modello da applicare a ogni processo per reati connessi alla stregoneria.