Tenero
e Meteo
Nel cielo era
un gran trambusto: il vecchio e saggio angelo Meteo, che governava il tempo
nella valle dei tassi, voleva prendersi una vacanza e una schiera di giovani
angeli si disputava l’onore di sostituirlo.
L’incarico
fu affidato a Tenero, un angioletto smilzo, dallo sguardo dolce e il sorriso
timido.
Meteo lo istruì
alla meglio, poi lo piazzò su un cuscino di nuvole e gli raccomandò
di agire con giudizio.
Tenero si
guardò intorno. Era un po’ spaventato dalle responsabilità,
ma pensava che sarebbe stato divertente strizzare le nuvole o soffiarle
di qua e di là.
Sole gli fece
l’occhiolino per incoraggiarlo. Lui non aspettava ordini da Tenero, accendeva
e spegneva l’orizzonte secondo le direttive delle stagioni. Anche Luna
non chiese nulla a Tenero, limitandosi a fissarlo con freddezza.
Il
giovane angelo tuffò lo sguardo verso la valle. Milioni di immagini
sembrarono balzargli contro e, per difendersi da tale aggressione, concentrò
la sua attenzione in un punto.
Era un fazzolettino
di terra e un ometto vi lavorava chino, estirpando le erbacce che soffocavano
un magro raccolto.
Di tanto in
tanto, il vecchio contadino alzava gli occhi al cielo e imprecava: -Dannato
tempo asciutto!-
Tenero si
affrettò ad afferrare una grossa nuvola, poi un’altra e un’altra
ancora. Cominciò a mungerle e una pioggia crepitante si rovesciò
sulla terra.
L’ometto raggiunse
di corsa la sua casa, grato al cielo per quella provvidenziale pioggia.
Tenero stava
ancora sorridendo quando si avvide di una famigliola sorpresa dall’acquazzone
mentre stava facendo un picnic. Non vi erano ripari nei dintorni e i poveretti
si stavano infradiciando.
Il giovane
angelo soffiò via svelto le nuvole e il sole tornò a splendere
radioso.
Ma
ecco … ecco là uno spaccalegna intento al suo lavoro e madido di
sudore.
Tenero afferrò
lesto una recalcitrante nuvola e la lanciò verso il sole perché
lo schermasse.
L’aria divenne
grigia e più fresca.
Si udì
un grido di disappunto.
L’angelo aguzzò
la vista e scorse una donna che stava stendendo i panni.
La donna guardava
in su, verso quella dispettosa matassa scura in cui sembravano spegnersi
i raggi del sole.
Tenero, premuroso,
soffiò via la nuvola. Ma poi ne chiamò altre che soffiò
via subito dopo perché sempre c’era qualcuno che si lamentava del
tempo.
Alla fine,
stremato,Tenero vide accanto a sè Meteo che lo fissava severo, agitando
di sotto alla lunga veste uno dei suoi piedoni.
-Pare che
il tempo sia un po’ variabile- La voce burbera di Meteo spaventò
il giovane angelo.
-Maestro
… è che … c’è sempre qualche scontento-
-Non puoi
accontentarli tutti. Hai ancora molto da imparare, Tenero. Guarda come
si fa-
Il maestro,
deciso a rinunciare alle vacanze, si accomodò, spostanto in là
il discepolo, chiamò a sè un gregge di nuvole e le munse
furiosamente.
Fu un diluvio
Tenero, preoccupato,
vide la donna fuggire entro casa con i suoi panni, perdendone un buon numero
lungo la strada; il contadino abbandonare i propri attrezzi sul campo,
gridando: -Troppa grazia!-; la famiglia e il taglialegna correre alla cieca
in cerca di un riparo.
E pensò
che fra il non riuscire ad accontentare tutti e il non accontentare alcuno
vi era una certa differenza.
-Maestro,
nessuno voleva questo acquazzone-
-Ma tutti
apprezzeranno di più il sole quando tornerà a splendere-
disse Meteo.
Il piccolo
Tenero si allontanò con le pive nel sacco, chiedendosi se anche
lui da grande avrebbe ragionato come Meteo.
Poi vide degli
angioletti che giocavano a rimpiattino e si unì a loro, contento
di dover pensare solo a se stesso in quel momento.
Laura