Liberamente tratto da una leggenda del popolo di Bali, raccontata da

Gregory Bateson in "Dove gli angeli esitano"

 
Tanto tempo fa, nel villaggio di Boscofitto, piccolo paese che sorge sul margine del Grande Bosco, viveva un ragazzo di nome Agino. Era un ragazzo bravo e ubbidiente, e tutti nel villaggio gli volevano bene. Un bel giorno di autunno la mamma gli disse di andare a raccogliere i funghi,

 "E' la stagione giusta, Agino, vedrai che ne troverai molti. Ricordati di non fare tardi, mi raccomando" gli disse la mamma baciandolo sulla fronte. 

Agino si mise in cammino sul sentiero del bosco. 

Guardava con grande attenzione per trovare quelli gialli e buoni che piacevano tanto alla mamma. Gli abitanti di Boscofitto li chiamavano Gialletti. Si usavano per fare uno squisito risotto, che ad Agino piaceva moltissimo. 

Mentre Agino cercava i funghi, scostando con il bastone le foglie secche, fu incuriosito da un fruscio che senti' tra la felci.

Con prudenza, usando il suo bastone da passeggio per aprirsi un varco - non e’ mai prudente avvicinarsi con le mani - scostň le felci e vide la bellissima principessa Sorina. Sorina era una gattina soriana, figlia unica di Re Iano, il re di tutti gli abitanti del bosco. Stava giocando insieme al losco Lincetto, un gattone grosso come una lince.In quel momento Lincetto stava stringendo a se' Sorina, e cercava di baciarla! Agino rimase molto sorpreso, ben sapendo quanto Re Iano adorasse Sorina, quanto si dedicasse a lei e alla sua educazione, per farla diventare una principessa saggia e rispettata.

Subito comprese che quello che stava vedendo non andava bene per niente, cosi’ grido' per separarli, con tutto il fiato che aveva:

"Scio’, scio’ Lincetto, lascia stare subito Sorina!"

Ma Lincetto e Sorina continuarono il loro gioco, senza minimamente curarsi di lui.  Allora Agino capi' che doveva essere piu' deciso. Facendo attenzione a non far del male a Sorina, impugno' il bastone e .. swosss ... swosss.. colpi' con forza l'erba vicino a loro. Spaventati, Lincetto e Sorina fecero un gran balzo e fuggirono via, separandosi. Agino si senti' soddisfatto di aver fatto qualcosa di utile per Re Iano, e riprese con impegno a cercare i sui funghi. 

"Sorina a volte e’ davvero birbante, e spesso non segue i saggi insegnamenti di Re Iano, mettendosi in situazioni brutte e rischiose." pensava Agino

Quando il sole comincio' ad abbassarsi, avvicinandosi all'orrizzonte, Agino riprese il sentiero per fare ritorno a casa, col canestro ormai pieno di succosi funghi. 

All'improvviso, da dietro un grosso albero, balzarono sul sentiero due enormi gatti. Erano le guardie speciali di Re Iano! Non fu necessario dire neanche una parola, i due muscolosi soriani non dovettero mostrare gli artigli affilati. Agino capě che Re Iano voleva vederlo e li segui' senza protestare. Sapeva di essere un bravo ragazzo e un suddito corretto e ubbidiente, non aveva nulla da temere. 

Arrivo' alla reggia di Re Iano, e fu scortato dalle guardie nella sala reale.

Il Re lo accolse accigliato e pensieroso. Agino si inchino' e rimase in attesa che il Re parlasse.

"Agino, sei sempre stato un bravo ragazzo, tua madre ti ha educato insegnandoti la saggezza e il rispetto. Per questo sono davvero addolorato di condannarti a morte. Mai avrei pensato che tu volessi far del male alla mia adorata Sorina!"

Re Iano parlava con la sua voce possente, e Agino tremava per la paura.

"Visto che ti sei sempre comportato in modo corretto" continuo' Re Iano "ti permetto di spiegarmi il tuo comportamento malvagio, prima di farti tagliare la testa"

Agino non comprendeva il motivo di tanta irritazione del Re, aveva fatto solo quello che riteneva giusto. Tremava di paura, ma l'unica cosa che poteva raccontare era la verita’, cosi’ era stato educato. Non cerco' di giustificarsi, ma racconto' quello che era successo. Spiego' che si era comportato cosi’ pensando che fosse la cosa giusta da fare, e mai al mondo avrebbe fatto del male a Sorina.

 Il Re ascoltň in silenzio. All'inizio sembrava perplesso, poi il suo viso si fece duro, arrabbiato,  infine sul volto nobile e forte apparve un'espressione dolce, e nello stesso tempo addolorata.

"Ti credo Agino, so che non sai mentire. Ti sei comportato molto bene! Devo porgerti le mie scuse per il comportamento di mia figlia Sorina,  tanto dovrebbe imparare da te. Capisco che Sorina mi ha mentito volendosi vendicare, e anche per paura che tu venissi a raccontarmi quanto avevi visto. Stai tranquillo che quel mascalzone di Lincetto verra’ punito come si merita. Voglio premiare la tua onesta’ e quello che hai fatto per me."

Finalmente Agino smise di tremare, aveva un gran voglia di correre a casa dalla mamma, sara’ molto preoccupata, pensava. 

Ma educatamente ascolto' il Re.

 

"Ti dono una grande capacita’, perche’ so che ne farai buon uso. La capacita’ di comprendere il linguaggio di tutti gli animali. Ma, ascolta bene: ad una condizione. Non dovrai dire a nessuno che hai questa capacita’, altrimenti dovro’ far uccidere tutte le persone che ne sono a conoscenza, compreso te. Adesso vai, Agino, e continua a comportarti come hai sempre fatto, con coraggio e onesta’"

 

Agino ringrazio' cortesemente e corse fuori dalla reggia.

 Non gli importava molto del dono di Re Iano, voleva solo tornare dalla mamma. Di corsa riprese il sentiero per casa, passo' vicino al grande albero dove vide due corvi su un ramo:

"Craaaa… Craaaaa… Credo che in quel cra…cra… campo ci sia tanto granturco! Andiamo, presto!" disse il primo.

"Craaaa… Amico dici una sciocchezza, non c’e’ nulla li’, ci siamo passati ieri!"

"Craaa.. ti dico di si' invece, sei il solito pigro, ecco cosa sei!"

I corvi continuavano a litigare e Agino sorrise. Allora Re Iano gli aveva davvero regalato la conoscenza di tutti i linguaggi degli animali! Vicino a casa passo' davanti al recinto delle mucche:

"Muuuu… Che buono questo fieno appena raccolto, si muu… mastica che e’ un piacere" disse Pezzata, la vecchia mucca del villaggio.

"Solo muu… Musetta si ostina a magiare l’erba verde" rispose Bianchina " e poi si lamenta sempre del muu… mal di pancia"

 

"Pero’ come sono sciocchi a volte gli animali, parlano sempre delle stesse cose e degli stessi pettegolezzi", penso' Agino aprendo la porta di casa.

La mamma di Agino si era molto preoccupata, quando lo vide lo abbraccio' stringendolo forte, poi si sedettero a tavola felici.

"Ma dove sei stato Agino, lo sai che il bosco di sera e’ pericoloso", domando' la mamma.

Quando Agino comincio' a rispondere, due pettirossi sulla finestra si raccontarono una spassosissima storiella. Agino scoppio' a ridere. "Ah ah ah"

La mamma ci rimase molto male:

"Mi sono tanto preoccupata per te ed ora non ci vedo nulla da ridere! Cosa ti prende Agino! "

Agino era addolorato di aver ferito la mamma. Comincio' a pensare come poteva raccontarle quello che gli era capitato. In quel momento i pettirossi si raccontarono una seconda storiella, ancora piu’ divertente della prima. Agino cerco' di trattenersi, ma non riusci' a nascondere un’altra risata. "Oh oh oh"

La mamma fu davvero addolorata, non sapeva proprio spiegarsi il comportamento del figlio. Pensava che la volesse prenderla in giro, che le nascondesse qualcosa, magari di grave. Forse si era messo a frequentare brutte compagnie. Questo pensava addolorata e spaventata.

Nei giorni seguenti la mamma cerco' di sapere da Agino cosa era successo, ma lui non riusci' a farle capire. Non poteva raccontarle che Re Iano gli aveva donato la conoscenza del linguaggio degli animali. 

Tanto fu il dolore e la preoccupazione, che la mamma che si ammalo'. Da giorni era immobile a letto, non facendo altro che piangere. Agino non si dava pace, si sentiva responsabile di quanto stava accadendo alla mamma, anche se sapeva che non lo faceva di proposito. Non sapeva cosa fare. Ogni volta che cercava di spiegarle cosa gli era successo, non otteneva altro che confonderla ancora di piu’. Allora Agino rimase anche lui in silenzio, non mangio' piu’, e lentamente anche lui comincio' ad ammalarsi. 

Passava le sue giornate seduto vicino alla mamma, ascoltando le voci degli uccelli che passavano davanti alla finestra, ma senza nessuna gioia.

Agino era pallido e triste quando, in un bellissimo mattino di sole, vide il suo gatto Isidoro giocare rumorosamente con la pallina. 

"Miaoooo… Miaoooo… Agino lanciamela dai, forza che devo sgranchirmi le unghie!" 

Agino non voleva che desse fastidio alla mamma e rispose severo 

"MIAO! Non vedi che mamma sta male, mettiti vicino ai suoi piedi e scaldala un poco." 

Isidoro rimase un momento stupito, poi ubbidiente sali' sul letto e si fece accarezzare dalla mano stanca della mamma. Anche se assopita per la febbre alta, la mamma si accorse di quanto era successo. Capi' che era molto importante.

"Agino, perche’ hai detto miao miao?"

domando', dimenticandosi del dolore che provava.

"Nulla mamma, mi piace imitare il verso degli animali, non volevo che Isidoro ti disturbasse" risponse Agino tristemente.

"Ma Isidoro ti ha ubbidito! Sembra che abbia capito quello che volevi dirgli."

La mamma cominciava a capire e non si diede per vinta.

"E’ solo un caso mamma, non pensarlo neppure! Isidoro lo sai che capisce solo quello che gli interessa!", rispose Agino spaventato.

"Guai se la mamma venisse a sapere del segreto!" pensň angosciato. 

Ma adesso la mamma aveva capito: suo figlio Agino aveva un grande dono, una grande conoscenza, ma ancora non sapeva come usarla. 

Nessuno gli aveva ancora insegnato cosa serve la conoscenza. Lo abbraccio' stretto e gli parlo' con dolcezza e saggezza, come sempre aveva fatto con lui.

 

 

 

"Agino caro, nella vita hai imparato tante cose, e tante altre ne imparerai. Non serve a nulla raccontare quello che sai, questo non ha nessuna importanza. La conoscenza non e’ fatta per essere raccontata. 

Se hai imparato una cosa buona, non serve dirlo agli amici, bisogna fare quella cosa buona. 

Se hai imparato una cosa che sai che puň essere cattiva, non serve lamentarsene con gli altri, bisogna fare qualcosa per correggere quella cattiveria, o per evitare che succeda. 

Solo agendo, la conoscenza diventa vera, altrimenti rimane dentro di te, inutile, e rischia anche di farti del male e fare del male a chi ti vuole bene."

Agino rimase pensieroso, cercava di capire le parole della mamma.

Comincio' a comprendere perche’ il saggio Re Iano gli aveva imposto con tanta forza il segreto. Non era per crudelta’, come aveva pensato, era per insegnargli a condividere la conoscenza attraverso le azioni. 

Quando la mamma senti' Agino che non si limitava ad ascoltare le chiacchiere degli animali, ridendo come uno sciocco, ma usava quello che sapeva per un fine utile, capi' subito cosa gli era successo.

Agino torno' finalmente a sorridere, abbraccio' forte la mamma:

"Ho capito! Come ho sempre fatto fino ad oggi, tutto quello che so lo usero’, con coraggio e onesta’. Non serve parlarne, bisogna fare!"

In pochi giorni Agino e la mamma si ripresero e la loro vita continuo’ come sempre. Agino uso’ in tanti modi la sua grande conoscenza, senza mai aver bisogno di raccontarla a nessuno.