Tanto
tempo fa, nel villaggio di Boscofitto, piccolo paese che sorge
sul margine del Grande Bosco, viveva un ragazzo di nome Agino. Era
un ragazzo bravo e ubbidiente, e tutti nel villaggio gli volevano
bene. Un bel giorno di autunno la mamma gli disse di andare a
raccogliere i funghi,
"E'
la stagione giusta, Agino, vedrai che ne troverai molti. Ricordati
di non fare tardi, mi raccomando" gli disse la mamma
baciandolo sulla fronte.
Agino
si mise in cammino sul sentiero del bosco.
Guardava
con grande attenzione per trovare quelli gialli e buoni che piacevano tanto alla mamma.
Gli abitanti di Boscofitto li chiamavano Gialletti. Si usavano per
fare uno squisito risotto, che ad Agino piaceva moltissimo.
Mentre
Agino cercava i funghi, scostando con il bastone le foglie
secche, fu incuriosito da un fruscio che senti' tra la felci.
Con
prudenza, usando il suo bastone da passeggio per aprirsi un varco -
non e’
mai prudente avvicinarsi con le mani - scostň le felci e vide la bellissima
principessa Sorina. Sorina era una gattina soriana, figlia unica di Re Iano, il re di tutti gli abitanti del
bosco. Stava giocando insieme al losco Lincetto, un gattone
grosso come una lince.In quel momento Lincetto stava stringendo a se' Sorina,
e cercava di baciarla! Agino rimase molto sorpreso, ben sapendo quanto Re Iano
adorasse Sorina,
quanto si dedicasse a lei e alla sua educazione, per farla diventare
una principessa saggia e rispettata.
Subito
comprese che quello che stava vedendo non andava bene per niente, cosi’
grido' per separarli, con tutto il fiato che aveva:
"Scio’,
scio’ Lincetto, lascia stare subito Sorina!"
Ma
Lincetto e Sorina continuarono il loro gioco, senza minimamente
curarsi di lui. Allora Agino capi' che doveva essere piu'
deciso. Facendo attenzione a non far del male a Sorina, impugno' il bastone e ..
swosss ... swosss.. colpi' con forza l'erba vicino a loro. Spaventati,
Lincetto e Sorina fecero un gran balzo e fuggirono via, separandosi.
Agino si senti' soddisfatto di aver fatto
qualcosa di utile per Re Iano, e riprese con impegno a cercare i sui
funghi.
"Sorina a volte e’ davvero birbante,
e spesso non segue i saggi insegnamenti di Re Iano, mettendosi in
situazioni brutte e rischiose." pensava Agino
Quando
il sole comincio' ad abbassarsi, avvicinandosi all'orrizzonte, Agino
riprese il sentiero per fare ritorno a casa, col canestro ormai
pieno di succosi funghi.
All'improvviso,
da
dietro un grosso albero, balzarono sul sentiero due enormi gatti.
Erano le guardie speciali di Re Iano! Non
fu necessario dire neanche una parola, i due muscolosi soriani non
dovettero mostrare gli artigli affilati. Agino capě che Re Iano
voleva vederlo e li segui' senza protestare. Sapeva di essere un bravo ragazzo e un suddito
corretto e ubbidiente, non aveva nulla da temere.
Arrivo' alla reggia di Re Iano, e
fu scortato dalle guardie nella sala reale.
Il Re lo
accolse accigliato e pensieroso. Agino si inchino' e rimase in attesa che il Re
parlasse.
"Agino,
sei sempre stato un bravo ragazzo, tua madre ti ha educato
insegnandoti la saggezza e il rispetto. Per questo sono davvero
addolorato di condannarti a morte. Mai avrei pensato che tu volessi
far del male alla
mia adorata Sorina!"
Re
Iano parlava con la sua voce possente, e Agino tremava per la paura.
"Visto
che ti sei sempre comportato in modo corretto" continuo' Re Iano
"ti permetto di spiegarmi il tuo comportamento malvagio,
prima di farti tagliare la testa"
Agino
non comprendeva il motivo di tanta irritazione del Re, aveva fatto
solo quello che riteneva giusto. Tremava di paura, ma l'unica cosa
che poteva raccontare era la verita’,
cosi’ era stato educato. Non cerco' di giustificarsi, ma racconto' quello che
era successo. Spiego' che si era comportato cosi’
pensando che fosse la cosa giusta da fare, e mai al mondo avrebbe
fatto del male a Sorina.
Il
Re ascoltň in silenzio. All'inizio sembrava perplesso, poi il suo
viso si fece duro, arrabbiato, infine sul volto
nobile e forte apparve un'espressione dolce, e nello stesso tempo
addolorata.
"Ti
credo Agino, so che non sai mentire. Ti sei comportato molto bene!
Devo porgerti le mie scuse per il comportamento di mia figlia Sorina,
tanto dovrebbe imparare da te. Capisco che Sorina mi ha mentito volendosi
vendicare, e anche per paura che tu venissi a raccontarmi quanto avevi
visto. Stai tranquillo
che quel mascalzone di Lincetto verra’ punito come si merita. Voglio premiare la tua onesta’ e quello che hai fatto per
me."
Finalmente
Agino smise di tremare, aveva un gran voglia di correre a casa dalla
mamma, sara’ molto preoccupata, pensava.
Ma educatamente
ascolto' il Re.
"Ti
dono una grande capacita’, perche’ so che ne farai buon uso. La
capacita’ di comprendere il linguaggio di tutti gli animali. Ma,
ascolta bene: ad una condizione. Non dovrai dire a nessuno che hai
questa capacita’, altrimenti dovro’ far uccidere tutte le
persone che ne sono a conoscenza, compreso te. Adesso vai, Agino, e
continua a comportarti come hai sempre fatto, con coraggio e onesta’"
Agino
ringrazio' cortesemente e corse fuori dalla reggia.
Non
gli importava molto del dono di Re Iano, voleva solo tornare dalla mamma.
Di
corsa riprese il sentiero per casa, passo' vicino al grande albero
dove vide due
corvi su un ramo:
"Craaaa…
Craaaaa… Credo che in quel cra…cra… campo ci sia tanto
granturco! Andiamo, presto!" disse il primo.
"Craaaa…
Amico dici una sciocchezza, non c’e’ nulla li’, ci siamo
passati ieri!"
"Craaa..
ti dico di si' invece, sei il solito pigro, ecco cosa sei!"
I
corvi continuavano a litigare e Agino
sorrise. Allora Re Iano gli aveva davvero regalato la conoscenza di
tutti i linguaggi degli animali! Vicino
a casa passo' davanti al recinto delle mucche:
"Muuuu…
Che buono questo fieno appena raccolto, si muu… mastica che e’
un piacere" disse Pezzata, la vecchia mucca del villaggio.
"Solo
muu… Musetta si ostina a magiare l’erba verde" rispose
Bianchina " e poi si lamenta sempre del muu… mal di pancia"
"Pero’ come sono sciocchi a volte gli animali, parlano sempre delle
stesse cose e degli stessi pettegolezzi", penso' Agino aprendo la
porta di casa.
La
mamma di Agino si era molto preoccupata, quando lo vide lo
abbraccio' stringendolo forte, poi si sedettero a tavola felici.
"Ma
dove sei stato Agino, lo sai che il bosco di sera e’ pericoloso",
domando' la mamma.
Quando
Agino comincio' a rispondere, due pettirossi sulla finestra si
raccontarono una spassosissima storiella. Agino scoppio' a ridere.
"Ah ah ah"
La
mamma ci rimase molto male:
"Mi
sono tanto preoccupata per te ed ora non ci vedo nulla da ridere!
Cosa ti prende Agino! "
Agino
era addolorato di aver ferito la mamma. Comincio' a pensare come
poteva raccontarle quello che gli era capitato. In quel momento i
pettirossi si raccontarono una seconda storiella, ancora piu’
divertente della prima. Agino cerco' di trattenersi, ma non riusci' a
nascondere un’altra risata. "Oh oh oh"
La
mamma fu davvero addolorata, non sapeva proprio spiegarsi il
comportamento del figlio. Pensava che la volesse prenderla in giro, che
le nascondesse qualcosa, magari di grave. Forse si era messo a
frequentare brutte compagnie. Questo pensava addolorata e spaventata.
Nei
giorni seguenti la mamma cerco' di sapere da Agino cosa era successo, ma
lui non riusci' a farle capire. Non poteva raccontarle che Re Iano
gli aveva donato la conoscenza del linguaggio degli animali.
Tanto
fu il dolore e la
preoccupazione, che la mamma che si ammalo'. Da giorni era immobile a
letto, non facendo altro che piangere. Agino non si
dava pace, si sentiva responsabile di quanto stava accadendo alla
mamma, anche se sapeva che non lo faceva di proposito. Non sapeva cosa fare. Ogni volta che
cercava di spiegarle cosa gli era successo, non otteneva altro che confonderla
ancora di piu’. Allora Agino rimase anche lui in silenzio, non
mangio' piu’, e lentamente anche
lui comincio' ad ammalarsi.
Passava le sue giornate seduto vicino alla
mamma, ascoltando le voci degli uccelli che passavano
davanti alla finestra, ma senza nessuna gioia.
Agino
era pallido e triste quando, in un
bellissimo mattino di sole, vide il suo gatto Isidoro giocare rumorosamente con la
pallina.
"Miaoooo…
Miaoooo… Agino lanciamela dai, forza che devo sgranchirmi le
unghie!"
Agino non
voleva che desse fastidio alla mamma e rispose
severo
"MIAO! Non vedi che mamma sta male, mettiti vicino ai
suoi piedi e scaldala un poco."
Isidoro
rimase un momento
stupito, poi ubbidiente sali' sul letto e si fece accarezzare dalla
mano stanca della mamma. Anche se assopita per la febbre alta, la
mamma si accorse di quanto era successo. Capi' che era molto importante.
"Agino,
perche’ hai detto miao miao?"
domando', dimenticandosi del dolore che
provava.
"Nulla
mamma, mi piace imitare il verso degli animali, non volevo che
Isidoro ti disturbasse" risponse Agino tristemente.
"Ma
Isidoro ti ha ubbidito! Sembra che abbia capito quello che volevi
dirgli."
La
mamma cominciava a capire e non si diede per vinta.
"E’
solo un caso mamma, non pensarlo neppure! Isidoro lo sai che capisce
solo quello che gli interessa!", rispose Agino spaventato.
"Guai
se la mamma venisse a sapere del segreto!" pensň angosciato.
Ma adesso la mamma
aveva
capito: suo figlio Agino aveva un grande dono, una grande conoscenza,
ma ancora non sapeva come usarla.
Nessuno gli aveva ancora
insegnato cosa serve la conoscenza. Lo abbraccio' stretto e gli parlo' con dolcezza e saggezza, come sempre aveva fatto con lui.
"Agino
caro,
nella vita hai imparato tante cose, e tante altre ne imparerai. Non
serve a nulla raccontare quello che sai, questo non ha nessuna
importanza. La conoscenza non e’
fatta per essere raccontata.
Se
hai imparato una cosa buona, non
serve dirlo agli amici, bisogna fare quella cosa buona.
Se
hai imparato una cosa che sai che puň essere cattiva, non serve
lamentarsene con gli altri, bisogna fare
qualcosa per correggere quella cattiveria, o per evitare che succeda.
Solo agendo, la
conoscenza diventa vera, altrimenti rimane dentro di te, inutile, e
rischia anche di farti del male e fare del male a chi ti vuole bene."
Agino
rimase pensieroso, cercava di capire le parole della mamma.
Comincio' a comprendere
perche’ il saggio Re Iano gli aveva imposto con tanta forza il
segreto. Non era per crudelta’, come aveva pensato, era per
insegnargli a condividere la conoscenza attraverso le azioni.
Quando
la mamma senti' Agino che non si limitava ad
ascoltare le chiacchiere degli animali, ridendo come uno sciocco, ma
usava quello che sapeva per un fine utile, capi' subito cosa gli era
successo.
Agino
torno' finalmente a sorridere, abbraccio' forte la mamma:
"Ho
capito! Come ho sempre fatto fino ad oggi, tutto quello che so lo
usero’, con coraggio e onesta’. Non serve parlarne, bisogna
fare!"
In
pochi giorni Agino e la mamma si ripresero e la loro vita continuo’
come sempre. Agino uso’ in tanti modi la sua grande conoscenza,
senza mai aver bisogno di raccontarla a nessuno.
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