RED EYE

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Titolo:
Red Eye
Titolo originale:
Red Eye
Regia:
Wes Craven
Sceneggiatura:
Carl Ellsworth
Interpreti:
Rachel McAdams, Cillian Murphy, Brian Cox, Jayma Mays, Jack Scalia
Durata:
85 min. (colore)
Paese:
USA
Anno:
2005
Genere:
Thriller
 


Lisa in aeroporto conosce e resta affascinata da un intrigante e misterioso ragazzo. Il caso vuole che i due si ritrovino nello stesso volo su due posti vicini. Quello che sembrava un beffardo, ma piacevole scherzo del destino si trasforma presto in un incubo.
Ultimo lavoro di Wes Craven che merita sicuramente un occhio di riguardo.
A differenza della maggior parte dei vari thriller psicologici che circolano ultimamente, questo presenta dei caratteri fortemente reali, infatti apparentemente potrebbe sembrare lento, ma in realtà la lentezza iniziale non è altro che un passaggio obbligatorio per evidenziare la naturalezza dei fatti. Ormai quando uno va a vedere un film del genere si aspetta inseguimenti tra persone semi-immortali, eroi dell'ultimo minuto capaci di imprese impossibili e chi più ne ha più ne metta.
Stavolta il gioco è ben diverso, si lascia da una parte la componente fisica per andare a giocare sulla componente psicologica dettata non solo dal singolo individuo, ma anche dalla situazione in cui ci si trova, in questo caso un aereo in volo ovvero una realtà paragonabile a una prigione condita con un'alta componente claustrofobica. Se andiamo a vedere, sono tutti elementi che non hanno un minimo di ricercatezza, per non dire che sono scontati e banali, ma è proprio in questi casi che la parte tecnica e l'esperienza del regista, trasformano il banale in interessante. Ecco che diventiamo prima passeggeri dell'aereo, tanto che ci pare di sentire lo stacco da terra in fase di decollo e poi diventiamo protagonisti della storia, vivendo in primissima persona ogni singola parola dei personaggi. Inquadrature strette e primi piani che vanno oltre, a volte solo parti del viso per creare quella sensazione di claustrofobia e prigionia dell'aereo. Tutto ovviamente amplificato dalla ricerca dei dialoghi e dalle personalità dei protagonisti, abilmente costruiti per creare una situazione che da poca aria allo spettatore.
Per i più conservatori, c'è la parte classica del thriller, anche se in dose ridotta e sicuramente molto più veritiera, perchè viene rispettata la figura dei personaggi per come sono presentati... in pratica nessuno a metà scopre il suo animo latente da eroe.
Secondo me una prova di grande esperienza di Wes Craven. Ormai è difficile scrivere qualcosa di nuovo, lui invece è riuscito a partire dal giornaliero per andare a creare qualcosa di particolare.
Non è assolutamente un capolavoro, ma suscita interesse e spunti di riflessione soprattutto per la gestione in generale.

 

 

 

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