DEAD MAN WALKING

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Titolo originale:
Dead Man Walking
Durata:
120 min.
Paese: USA
Anno:
1995
Genere:
Drammatico
 

 

Suor Helen Prejean lavora con dedizione in un quartiere malfamato di una città della Louisiana. Un giorno riceve la lettera di Matthew Poncelet, detenuto in un carcere di massima sicurezza e condannato a morte per il duplice omicidio di una coppia di giovani. Matthew ha le ore contate, non può permettersi un avvocato ma sta cercando disperatamente qualcuno che lo possa aiutare nella difficile impresa di ottenere la grazia o quantomeno di rinviare l'esecuzione.
“Uomo morto che cammina” agghiacciante come appellativo. Vivere sapendo già che sei un uomo morto. Ma cosa è meglio, sapere di essere già morto o sapere che si continuerà a vivere una non-vita fino alla morte? Sperare nella salvezza di un contrordine e continuare nel proprio autoconvincimento della ragione o abbandonarsi al proprio destino liberandosi con una confessione? Questo è il pensiero che pervade la mente di Matthew Poncelet (Sean Penn) condannato a morte per aver ucciso un ragazzo e una ragazza. Non era solo, c’era un complice con lui che però viene condannato all’ergastolo. Ecco un parallelo tra le due pene nominate precedentemente.
Matthew viene assistito coraggiosamente da Suor Helen Prejean (una strepitosa Susan Sarandon) che deve assorbire soffrendo, le pacate e tranquille dichiarazioni del suo assistito, che continuerà a dichiarare la sua innocenza, attribuendo la colpa al suo complice, alla droga e all’alcol.
Le pene distinte sono volutamente richieste dai genitori delle vittime. Può veramente la morte di Matthew rendere giustizia? Può la sua morte e l’ergastolo del complice, risarcire ai genitori la morte dei giovani ragazzi uccisi? Chi è il vero assassino? Non è semplice rispondere, Tim Robbins tramite repentini cambi di scene, pensieri e confessioni, riesce a far entrare nel dubbio sia il più favorevole alla pena di morte, che il più contrario. Non c’è nessuna delle due vie indirizzata, tanto che alla fine ci si riflette tanto e tanto ancora. Come comportarsi? Come interpretare veramente il senso della vita? Sperare nella clemenza delle parti lese nella perdita di un caro e non aggiungere sangue al sangue o non guardare in faccia a chi si è fatto giudice della vita dei tuoi cari e diventare tu stesso giudice della vita di un altro. Questo è il principale pensiero del film. Ci si aggiunge in secondo piano l’alternativa alla pena di morte: non decidere la morte di un individuo, lasciandolo marcire in una prigione. Cos’è più giusto? A voi la scelta, questo è quello che ci trasmette Tim Robbins con le sue immagini e atmosfere riprodotte perfettamente e molto toccanti
L’interpretazione degli attori è incredibile, i sentimenti trasmessi sono puri tanto da non far trapelare possibili favoreggiamenti ad una delle due scelte. E’ un film molto duro, forse non è consigliata la visione ai più sensibili. Per me è stato un grande film e consiglio di guardarlo con serietà e obiettività.
Non nascondo che alla fine potrebbe far scappare qualche lacrimuccia...

 

 

 

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