i documentari di

Gianfranco Mingozzi






Gli uomini e i tori
Festa a Pamplona (1959)
Regia: Gianfranco Mingozzi-José Font; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi-José Font; fotografia: Guido Sebastiani; musica: Roman Vlad; montaggio: G. Mingozzi; origine: Italia; produzione: Enalpa film; durata: 10’
 
«Il 7 luglio di ogni anno a Pamplona, nel cuore della Navarra in vista dei Pirenei, si svolge la Festa di San Fermin. Per una settimana gli uomini gareggiano con i tori per le strade, nell’arena...» (Landricina).


Uomini e tori  1     Uomini e tori 2







  
  
   Via dei Piopponi
(1962)


Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; versi e prose: D’Annunzio, De Pisis, Govoni; fotografia: Luigi Zanni; musica: Egisto Macchi; montaggio: Giuliana Bettoia; origine: Italia; produzione: Documento Film; durata: 10’.

• Festival di Locarno 1962


Via dei piopponi 1   Via dei piopponi 2


«Panoramica aerea sulla campagna ferrarese: casolari, alberi, campi. A poco a poco le case si fanno più fitte: il giallo della campagna lascia il posto all’impatto grigio rossastro dei mattoni dei sobborghi di Ferrara, alla città medievale, ai verdi bastioni, al castello, a via Ercole d’Este: la via dei Piopponi è una passeggiata nell’infanzia dell’autore» (Mingozzi).


 





La taranta (1962)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; testo:
Salvatore Quasimodo; consulenza: Ernesto De Martino; fotografia:

U
go Piccone; origine: Italia; produzione: Pantheon Film; durata: 19’.
 
• Gran Premio Marzocco d’oro al Festival dei Popoli di Firenze 1962
• Selezionato per il premio Oscar 1963


La taranta 1    La taranta 2


«Era il mio privo lavoro assoluto come regista e mi ero documentato
a lungo, sia incontrando varie volte l’etnologo Ernesto De Martino
e leggendo il suo libro sul tarantismo "La terra del rimorso" appunto ancora in bozze, sia andando su suo consiglio e aiuto nel Leccese per conoscere l’equipe di musicisti che avrebbe suonato per guarire i tarantati nella cura domiciliare.
Avevo passato varie settimane nel Salento ma quando il caldo fece precipitare le crisi delle malate (con il simbolico morso del ragno) ero impegnato a Roma in un film come aiuto regista di Fellini ne "
Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di Boccaccio ’70.
Un telegramma provvidenziale e tempestivo del violinista Stifani («Vieni, Assuntina balla») mi fece accorrere nel giro di una notte con un operatore sconosciuto trovato all’ultimo minuto. Era Ugo Piccone – anche lui al primo lavoro – che si rivelò preziosissimo pure per tutti i miei successivi documentari degli anni ’60.
Eravamo quasi nella condizione ottimale (nessuna troupe) ipotizzata da Jean Rouch per realizzare un perfetto film etnografico. E quando arrivammo a Nardò, dopo 13 ore dal telegramma, Assuntina stava ancora ballando: così riuscimmo a filmarla per quattro
ore e più» (Mingozzi).








IL PUTTO
( 1963)
Regia Gianfranco Mingozzi, sceneggiatura Gianfranco Mingozzi, fotografia Ugo Piccone, musica  Egisto Macchi, montaggio Domenico Gorgolini, origine: Italia, produzione Documento Film, colore 35mm, durata: 10’.

• Festival di Bergamo 1963


Il putto 1  Il putto 2

«Negli oratori e nelle chiese di Palermo si nascondono centinaia di putti di gesso che circondano gli altari, le finestre, i cornicioni e che lo scultore Giacomo Serpotta creò tra il ’600 e il ’700 ispirandosi ai bimbi dei vicoli dei quartieri poveri» (Landricina).








Li mali mestieri
(1963)
Regia Gianfranco Mingozzi, sceneggiatura G. Mingozzi, testo Ignazio Butitta, fotografia Ugo Piccone, musica Egisto Macchi, montaggio Domenico Gorgolini, origine Italia, produzione Documento Film, durata: 10’.

• Festival di Cannes 1963

Li mali mestieri 1  Li mali mestieri 2

A Palermo pi campare l’omu ’nventa li mistieri… «Mingozzi, che è uno tra i migliori registi italiani di cortometraggio (vinse il primo premio lo scorso anno al fiorentino Festival dei Popoli), ha delineato ne Li mali misteri un delicato ed efficace ritratto dell’infanzia palermitana, cui i versi del poeta Ignazio Butitta contribuiscono a dare una virile e commessa carica poetica» (Miccicché).








La terra dell’uomo
(1963-1988)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e testo: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Tonino Nardi; musica: Egisto Macchi; montaggio: Antonio Fusco; origine: Italia; produzione: Rai 3, Electra Film; prima parte: Come muore un film, durata: 60’; seconda parte: Sicilia dei mutamenti, durata: 60’ : terza parte “I sentimenti e la violenza”, durata 60’.

• Festival dei Popoli, Firenze 1989
• Cinema du Reel, Parigi 1980


La terra dell'uomo 1  La terra dell'uomo 2

Tre inchieste sulla Sicilia di ieri e di oggi. Nella prima, Come muore un film è la storia del film su Danilo Dolci, da un’idea di Cesare Zavattini, La violenza, prodotto ed interrotto per ragioni censorie da Dino De Laurentiis: «Il progetto era caldeggiato e sostenuto da Cesare Zavattini che avrebbe dovuto scriverne il testo. Era stato Zavattini a parlarne a Dino De Laurentiis e ad ottenere da lui i primi finanziamenti, attraverso la Baltea Film di Luigi Rovere. Ma di colpo, dopo poco tempo, i finanziamenti si interruppero e il film si bloccò. Sono dunque tornato da Zavattini per ricostruire con lui l’intera vicenda» (Mingozzi). La seconda parte (Sicilia dei mutamenti) è dedicata interamente alla figura di Danilo Dolci attraverso un quesito fondamentale: che cosa è la Sicilia. «Nel 1962 la stessa domanda “Che cosa è la Sicilia” era uno dei temi delle Conversazioni collettive organizzate da Danilo Dolci per sollecitare l’analisi popolare spontanea – e di conseguenza eventualmente l’azione di gruppo – sui problemi sociali da affrontare. Le conversazioni erano fatte nel quartiere di Spinesante a Partinico, un paese vicino a Trappeto... piccolo villaggio di pescatori dove Dolci si stabilì al suo arrivo in Sicilia, nel 1952» Nella terza parte (I sentimenti e la violenza) si esamina la situazione della Sicilia (violenza,miseria,mafia degli anni 80’ ),  messa a confronto con quella (Mingozzi).

 






Note su una minoranza
(1964)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; commento: Berto Pelosso, G. Mingozzi; fotografia: Ugo Piccone, Gilles Gascon; origine: Italia/Canada; produzione: Idi Cinematografica-National Film Board of Canada; durata: 60’.

Premio del Pubblico al Festival di Este 1964

Note su una minoranza 1  Note su una minoranza 2

«Ero andato in Canadà con l’aiuto di [Gian Vittorio] Baldi che […] aveva avuto la possibilità di fare uno scambio tra elementi canadesi in Italia e italiani in Canadà» (Mingozzi). «Che il cinema non sia affatto disposto a cedere il passo alla televisione è poi tornato a mostrare il film vincitore a Este della medaglia d’oro dell’Anica, Note su una minoranza. Il giovane Mingozzi è già da qualche tempo fra i capofila del nuovo documentarismo italiano e al mediometraggio, dedicato alla comunità italiana in Canadà, la giuria ha riconosciuto scioltezza di linguaggio, franchezza d’osservazione e nitore d’immagine: dati che appunto appartengono più all’uomo di cinema che all’investigatore sociale…» (Grazzini).








Il sole che muor
e (1964)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Ugo Piccone; musiche: originali indiane; montaggio: Domenico Gorgolini; origine: Italia; produzione: Idi Cinematografica; durata: 10’

• Festival di Berlino 1964

Il Sole che muore 1   Il Sole che muore 2

«Caughnawaga, riserva indiana a venti miglia da Montreal, Canadà: gli uomini l’abbandonano alla ricerca di lavoro nelle grandi città degli Stati Uniti. Con scarse possibilità di vita e di sviluppo, con difficoltà ad integrarsi, le ultime comunità indiane del Nord-America sono destinate in breve tempo a scomparire» (Landricina). «Mingozzi è uno delle due autentiche speranze del cinema italiano (l’altro, naturalmente, è il Marco Bellocchio che ha fatto I pugni in tasca). […] È un cineasta che ha grinta, ha senso dello stile e si esprime senza sforzo in un linguaggio attuale» (Kezich).

 






Con il cuore fermo, Sicilia
(1965)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; testo: Leonardo Sciascia; consulenza: Cesare Zavattini; musica: Egisto Macchi; montaggio: Domenico Gorgolini; origine: Italia; produzione: Clodio Cinematografica; durata: 30’.

Leone d’oro al Festival di Venezia 1965 (sezione documentari)
• Prix Simon Dubrheuil al Festival di Mannheim 1965
• Nastro d'argento 1965
• Selezionato per il premio Oscar 1966


Con il cuore fermo...1   Con il cuore fermo 2


«Le immagini sconvolgenti di una realtà sottosviluppata si organizzano in una sorta di poema visuale, molto denso, senza deviazione, senza concessioni naturalistiche. Il film è diviso in tre parti, distinte come i tre canti di un poema: la terra, la zolfara, la mafia. […] Interviste, commento (di Leonardo Sciascia), foto fisse (una insostenibile sequenza di “morti di mafia”) sono integrati da Mingozzi in un’opera che è più di un documentario di denuncia, malgrado la sua forza in questo campo: una riflessione “di un cuore fermo”, un poema civico che ci scopre una Sicilia senza folclore, quella di una disperazione quotidiana di una società arcaica e chiusa» (Fofi). «Non so da cosa nascesse questo amore per il sud, probabilmente dai tanti viaggi fatti, nei quali mi sono sempre sentito a mio agio, al contrario che al nord. Il sud mi si è subito aperto come un libro appassionante e ancora poco letto, e poi c’erano i contenuti, i drammi, il divario tra nord e sud. Ogni volta che ci tornavo, era come se io stesso mi sentissi colpevole di questo divario» (Mingozzi).






Michelangelo Antonion
i, storia di un autore (1966)
regia Gianfranco Mingozzi, fotografia Jean Claude Labreque, Ugo Piccone, fonici Raffaele De Luca, Emore Galeassi, Manlio Magara, montaggio Domenico Gorgolini , musiche Giovanni Fusco , testo Tommaso Chiaretti, produzione National Film Board of Canada IDI Cinematografica , bianco e nero 16 mm, 50' minuti.

• Festival di Bergamo  1966
• Festival
di Tours 1966

Antonioni 1  Antonioni 2

Eun ritratto del regista Michelangelo Antonioni reso attraverso le testimonianze di coloro che hanno lavorato con lui - girato durante le riprese e l'edizione (montaggio, musica, doppiaggio) de "I tre volti", integrato da pezzi inediti di altri suoi film.


 





Per un corpo assente
(1968 )
regia Gianfranco Mingozzi, fotografia Ugo Piccone, montaggio Cleofe Conversi, commento musicale Italo Fischetti, produzione IDI Cinematografica , colore 35 mm, 10'.


Per un corpo assente 1  Per un corpo assente 1


Questo drammatico documentario illustra il ciclo di disegni e dipinti che Paolo Guiotto ha dedicato fra il 1966 e il '67, a testimoniare con profonda partecipazione l'ultimo precipitare della tragica vicenda di un uomo, del fratello; a fissare con un segno analitico, lucido, emotivo il ricordo di un corpo assente.








Pantere nere
(1970)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; testo: Nicola Caracciolo; fotografia: Ugo Piccone; montaggio: Paolo Paladino; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 30’


Pantere nere 1   Pantere nere 2


«È la prima volta che un documentario televisivo ha penetrato così a fondo, senza mezzi termini, con una straordinaria violenza di immagini, il problema dei negri d’America, in particolare dal punto di vista del nuovo movimento rivoluzionario dei Black Panthers. Il documentario di Mingozzi e Caracciolo, benché costruito entro limiti di tempo ristretti, è riuscito a scavalcare i consueti discorsi sui “ghetti neri” passando alla viva e penetrante descrizione delle origini e del programma di un partito rivoluzionario; alle repressioni violente che ha subito (e sta subendo) da parte della polizia fin dal suo apparire […]; ai rapporti del movimento studentesco con le “Pantere Nere”; ed infine alle istituzioni, così dette democratiche, dell’America di Nixon» (Cipriani).









C'è musica e musica
(1970-72)
Regia: Gianfranco Mingozzi;  testo: Luciano Berio; collaborazione: Vittoria Ottolenghi; fotografia: Ugo Piccone, Pietro Morbidelli, Poldo Piccinelli, Massimo Sallusti; montaggio: Josip Duiella, M.R. Agostinelli; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 12 puntate di 60’ ciascuna.

• Festival de La Rochelle


Musica 1   Musica 2


«Che cos’è la musica? Perché si fa musica? Esistono diverse musiche o c’è una
musica sola? Attraverso queste tre domande-pretesto, rivolte a compositori, musicisti e direttori d’orchestra, Luciano Berio delinea i caratteri di fondo del programma.
È un accostamento globale, sul piano psicologico ed emotivo, al “fare musica”, al “perché” della musica. I diversi interventi si inseriscono in una veloce sequenza musicale da un capo all’altra del mondo, scandita da numerose aperture orchestrali»
(Landricina).






Sud e magia
(1978)
Regia: Gianfranco Mingozzi; consulenza e testo: Annabella Rossi; coaborazione al testo Claudio Barbati: fotografia: Safai Teherani; musica: Egisto Macchi; montaggio: Josip Duiella, Ugo Fasciolo; origine: Italia; produzione: Rai. 4 puntate di 55’ ciascuna.


Sud e magia 1   Sud e magia 2 


«Inchiesta televisiva sul meridione, sui luoghi ed i fenomeni studiati ed analizzati dall’etnologo Ernesto De Martino trent’anni prima: dalle lamentatrici lucane ai guaritori campani, dai racconti di “posseduti” alle storie di magia. Nello scontro tra cultura contadina e modelli imposti il mondo magico sopravvive, magari venendo a patti con la società dei consumi, ma più spesso mettendo radici nel suo vuoto e nei suoi squilibri» (Graffeo).

Sud e magia 3








Mille e una vita
(1978)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; montaggio: Gino Bartolini; interpreti: Massimo Girotti, Bruno Zanin; Dimitri Tamarov; origine: Italia; produzione: Rai 2; durata: 60’ minuti.


Mille e una vita 1  Mille e una vita 2

«Che cos’è un attore? Un esibizionista? Un introverso? Un nevrotico? Una persona che vuole trasmettere dei messaggi? Un semplice strumento intermedio fra l’autore e il pubblico? Un attore è tutto questo e molte altre cose che il documentario cerca di chiarire attraverso la contrapposizione tra un “attore” già realizzato e attori alle prime armi. Massimo Girotti parla di se stesso, della sua carriera da divo di successo ad attore maturo, dei film che ha interpretato, dei registi che ha incontrato, Visconti, Blasetti, Germi, Antonioni, De Santis, Pasolini» (Landricina).







Il tuffatore
(1979
regia
Gianfranco Mingozzi, fotografia Luigi Verga, suono Enrico Pennino, testo Claudio Barbati, produzione RAI TV2, per la rubrica «Nero su Bianco» , colore 16 mm, 30'.


Il tuffatore 1   Il tuffatore 2

In un tratto di campagna appena fuori delle mura di Paestum, già pascolo di mandrie per secoli, venne in luce nel 1968 una piccola necropoli. Diciotto tombe, di quasi 2500 anni fa. Una, interamente affrescata, è oggi famosa col nome di Tomba del Tuffatore. L'archeologo Mario Napoli ne divulgò subito la scoperta.
Era il primo, emozionante documento di quella grande pittura greca che si credeva perduta e irrecuperabile. Quattro lastre affrescate da un anonimo artista greco con vivissimescene di banchetti, sormontate da un coperchio anch'esso dipinto con la figura di un giovinetto nudo che si tuffa.









Scatto d’autore (1981)
Regia  Gianfranco Mingozzi,  soggetto e sceneggiatura  G. Mingozzi,  fotografia: Beppe Lanci , montaggio Antonio Fusco, origine: Italia , produzione Rai 2,  durata: 60’ .

• Festival di Lille 1981


Scatto d'autore 1  Scatto d'autore 2


«Scatto d’Autore mette in scena a confronto due fotografi che operano con ambizioni e stili diametralmente opposti: Oliviero Toscani e Carla Cerati. Di comune, tra i due, c’è solamente l’obiettivo. Lui, Oliviero Toscani – 45 anni, studi in Svizzera, indiscusso “numero uno” nella foto di moda – è diventato popolare in Italia soprattutto per una serie di manifesti con jeans incollati su splendide ragazze. Conteso fra Parigi e New York per le sue fotografie vitalissime e provocatorie, spettacolari e impertinenti, Toscani ha creato più moda lui, con l’impatto delle sue immagini, che non gli stilisti per cui lavora. Milanese di adozione, Carla Cerati è anzitutto una scrittrice. Ha pubblicato finora quattro romanzi [...]. Come fotografa si è formata da sé, dedicando un’attenzione speciale all’ambiente artistico e intellettuale, di cui è diventata una penetrante ritrattista» (Landricina).







L’ultima diva: Francesca Bertini
(1982)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; testo: Irene Bignardi; fotografia: Luigi Verga; musica: Egisto Macchi; montaggio: Antonio Fusco; origine: Italia; versione cinematografica: 85’: versione televisa 160’ .

    • Festival di Venezia 1982
   • Festival di Miami 1984
   • Festival di Londra1984,
   • Festival di Barcellona, menzione speciale


   L'ultima Diva 1  L'ultima Diva 2  L'ultima Diva 3


«L’ultima diva: Francesca Bertini è una rievocazione storica e critica di un’epoca (gli anni ’10) che vide l’espansione del cinema italiano nel mondo e la nascita del divismo e, insieme, un ritratto di un’attrice che di quest’epoca è stata protagonista. Ritratto composto dalle testimonianze di molti di coloro che hanno studiato e scritto sul divismo e sul cinema muto o anche vissuto direttamente quegli anni [...] e arricchito dalle immagini dei più significativi film e del materiale documentaristico [...]. E dai ricordi di Francesca Bertini che in una lunga intervista racconta la sua vita e la sua carriera attraverso sequenze dei suoi maggiori film [...] reperiti in Italia e all’estero (e in vari casi stampati da copie uniche o fortunosamente salvate). Il ritratto di questa “prima e ultima” diva è completato dal suo commento dal vivo, in una sala di proiezione, del suo film forse più famoso, Assunta Spina, il film che, come ha scritto Aldo Palazzeschi, “anticipa felicemente quello che sarà trent’anni dopo il neorealismo italiano”» (Graffeo).








   Sulla terra del rimorso
(1982)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; testo: Claudio Barbati, Annabella Rossi; fotografia: Beppe Lanci; musica: Egisto Macchi; montaggio: Antonio Fusco; origine: Italia; produzione: Rai 2, Ciak Film; durata: 58’.

Menzione speciale al Festival dei Popoli, Firenze 1982.


Terra rimorso 1  Terra rimorso 2  Terra rimorso 3


«Scoperta e morte del tarantismo. Rivisitazione, a vent’anni di distanza dalla ricerca di Ernesto De Martino, del mondo dei tarantati. Incontro con il violinista Stifani, capo dell’équipe musicale terapeutica, con la tarantata Maria di Nardò; inchiesta sui vecchi e nuovi problemi della terra del Salento» (Graffeo).









Bellissimo
, immagini del cinema italiano (1985)
regia Gianfranco Mingozzi, fotografia Luigi Verga, montaggio Anna Napoli, musica Egisto Macchi , testi Irene Bignardi e Patrizia Carrano, organizzazione Conchita Airoldi e Dino Di Dionisio , una produzione Rai Tv1 - Istituto Luce - Electra Film , 16 mm colore, 1h 52' .

    • Festival di Venezia 1985


Bellissimo 1  Bellissimo 2


Quante volte alla parola cinema è stata associata la parola crisi. Quante indagini sui problemi, le difficoltà, i costi, i conflitti tra cultura e mercato, di questo settore dello spettacolo che ha in Italia una grande tradizione! Per una volta lasceremo alle nostre spalle questa crisi e questi problemi. E per dirla con un nostro grande sceneggiatore "parleremo tanto di noi" . Racconteremo al pubblico italiano - ed in particolare a quello internazionale - le speranze del nostro cinema, quelle fondate sulle storie vissute nel passato e quelle arrampicate sull'albero dei desideri. Un breve viaggio attraverso la storia del cinema italiano, la sua capitale e i suoi protagonisti.










Storie di Cinema e di Emigranti
(1987)
regia Gianfranco Mingozzi ,soggetto Gian Piero Brunetta, Gianfranco Mingozzi, fotografia Safai Tehrani , montaggio Antonio Fusco , musiche Egisto Macchi, collaborazione al programma Liliana Loseto, Giovanna Montgomery, Claudio Barbati , testi Claudio Barbati , prodotto da Conchita Airoldi e Dino Di Dioniso per Electra Film e RAI-TV1, 16 mm colore, sette puntate di 60’ ciascuna.

• Festival di Venezia 1987
• Festival dei popoli, Firenze 1987
• Festival di Londra 1988


Storie d'emigranti 1   Storie d'emigranti 2

Il programma racconta l'apporto degli italiani al cinema americano dall'inizio del
novecento ai giorni nostri. Le sette puntate scandiscono dunque altrettanti capitoli in un'affascinante "partita doppia" tra l'America e Cinecittà in cui si distinguono momenti diversi: lo sbarco in America agli albori del cinema, la tenace illusione di Capra, i viaggi dal vecchio al nuovo continente negli anni '30 e '40, i destini incrociati dei divi italiani e americani durante il dopoguerra, le "famiglie" dei Coppola e dei De Niro, le radici lontane di tanti tecnici e attori oggi alla ribalta, i destini di quelli che si possono chiamare "gente da Oscar o quasi". La seconda puntata è dedicata esclusivamente a Frank Capra, il più celebre regista americano di origine italiana. Puntata autonoma rispetto alla serie, il film si basa su due lunghe interviste al regista, che rievocano la sua vita dopo l'abbandono a sei anni della Sicilia (dove nacque nel 1897), la sua faticosa integrazione nella società americana e la sua prodigiosa carriera attraverso l'età dell'oro del cinema di Hollywood, che egli stesso aveva contribuito a creare.








La grande magia,
appunti attorno a un set (1982-1993)
Regia: Gianfranco Mingozzi; montaggio: Stefano Barbieri; supervisione al montaggio: Bruno Serandrea; origine: Italia; produzione: Antea;  20’.


La grande magia 1   La grande magia 2


«Il set e le riprese del film "La vela incantata" sono l’occasione di una meditazione, dieci anni dopo, sul cinema, sulla sua essenza, sulla sua magia. Ne parlano il regista, i tecnici, l’interprete Lina Sastri» (Graffeo).

 







Ali
(1994)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Ugo Piccone; montaggio e musica: Alfredo Muschietti; origine: Italia; produzione: Antea; durata: 29’


Ali 1   Ali 2


«Ali è un documentario su una piccola équipe di ginnastica artistica guidata dal ventisettenne Paolo Rossi, già protagonista del film La vela incantata. Paolo allena i suoi piccoli allievi – che vanno dai 7 ai 14 anni – ogni giorno per diverse ore, li fa partecipare ai concorsi regionali e nazionali, li porta a vedere ed a emulare i grandi campioni italiani e stranieri, li prepara anche per la vita perché la ginnastica non è solo la verifica delle loro capacità atletiche ma anche delle loro capacità sociali, di gruppo. Un documento che racconta dal vero i giovani che vogliono affermarsi in questa disciplina con i loro piccoli e grandi problemi, con le loro speranze, sconfitte, difficoltà, sogni» (Graffeo).

 







Stabat Mater
(1996)
Regia video: Gianfranco Mingozzi; soggetto: basato su di un testo di Antonio Tarantino (Premio Riccione 1993) dallo spettacolo con regia di Cherif; scenografia: Arnaldo Pomodoro; interpreti: Piera Degli Esposti; origine: Italia; produzione: Media Land; 65’.


Stabat Mater


Stabat Mater è un monologo in cui Maria – una donna di vita con un figlio da crescere e con un lenone di nome Giovanni a cui è carnalmente legata – racconta la sua vita fatta di umiliazioni e di rabbia. In un flusso verbale senza sosta Maria grida tutta la sua passione laica e la sua dolorosa incomprensione per un’autorità che le ha strappato il figlio accusato di essere un terrorista.








Maria Denis,
la fidanzata d’Italia (2004)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Enrico Pergolini, Marco Fiata; musica: Guido Freddi; montaggio: Alfredo Muschietti; origine: Italia; produzione: Ripley’s Film; durata: 85’

• Festival dei Popoli , Firenze 2004


Maria Denis 1  Maria Denis 2

Maria Ester Beomonte, in arte Maria Denis, divenne famosa negli anni quaranta come protagonista di numerosi film di successo in cui interpretava il personaggio della ragazza dolce e piena di vita. Un’immagine di purezza che conquistò critica e pubblico e le valse il soprannome di “fidanzata d’Italia”. Il film ne ripercorre la vita e la carriera e attraverso i suoi arguti racconti ricostruisce il quadro storico e politico di un’intera epoca.








Cuore mio
(2004)
Regia video: Gianfranco Mingozzi; scritto, diretto e interpretato da Lina Sastri; scene, costumi e luci: Alessandro Kokocinski; origine: Italia; durata: 80’.


Cuore mio 1  Cuore mio 2


Un musical mediterraneo, un viaggio fra teatro, musica e pittura attraverso il corpo e la voce di Lina Sastri, opportunamente “illuminato” dal realismo visionario e accattivante di Alessandro Kokocinski e sapientemente ripreso e montato dal regista Gianfranco Mingozzi.








Io sono il comico:
Nino Vingelli (2005)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; montaggio: Alfredo Muschietti; origine: Italia; produzione: Media Land srl; durata: 46’

• Festival de " Il  Cinema ritrovato", Bologna 2005


Vingelli 1  Vingelli 2


Nino Vingelli appartiene al mondo variopinto del teatro napoletano dal 1916 (debuttò a nove anni al teatro San Ferdinando). Attore di avanspettacolo e di sceneggiate prima, di compagnie di prosa (i De Filippo) e di varietà (Totò) poi, si è affermato, a partire dagli anni Quaranta, come uno dei migliori caratteristi, con Zampa (Processo alla città), Comencini (Pane amore e fantasia e Pane amore e gelosia), De Sica (L’oro di Napoli, Caccia alla volpe), Risi (Poveri ma belli), Dassin (La legge), Ferreri (L’ape regina), Monicelli (Totò e Carolina), De Santis (Italiani brava gente), Rosi (La sfida, Nastro d’argento per il miglior attore non protagonista, I magliari, Uomini contro) e Fellini (I clowns). Con lui si compone la storia del teatro napoletano del Novecento.









Vento antico
(2007)
Regia: Gianfranco Mingozzi; sceneggiatura: G. Mingozzi; montaggio: Cesare Landricina; origine: Italia; produzione: Medialand; durata: 18’

1° Premio Festival Internazionale dell’Ambiente , Cosenza 2007


Vento antico 1  Vento antico 2  Vento antico 3

“Quel vento antico / quelle antiche voci / e gli odori e le stagioni / d’un tempo vissuto…” È Vincenzo Cardarelli, il grande poeta, che rievoca con parole alate il mito della città dove nacque, Tarquinia, e della civiltà di cui Tarquinia era al centro, il mondo degli Etruschi. E rievoca la loro storia, la loro vita quotidiana, il loro mondo religioso e fantastico, i sentimenti, gli amori, le loro parole che sono ancora in parte misteriosamente oscure, i loro giochi, i loro visi e i loro corpi raffigurati sulle pareti delle tombe sparse sui colli dell’alto Lazio. E ricorda il paesaggio, la natura, le valli di Tarquinia, Tuscania, Cerveteri, Vulci dove il mondo degli etruschi si svolse, crebbe, morì. 
Qui tutto è fermo incantato / nel mio ricordo. / Anche il vento…”








Giorgio/Giorgia,
storia di una voce (2008)
Regia Gianfranco Mingozzi , collaborazione Claudio Barbati, Organizzazione Cesare Landricina, Montaggio Desideria Rayner, origine Italia, Prodotto da Valeria Caggese per la Fly Film srl • Video digitale, durata 54’minuti.

Festival Internazionale del Film di Roma, 2008


Giorgio/Giorgia


Nata a Palermo come Giorgio Montana, Giorgia O'Brien era dotata di una voce dalla gamma estesissima (dal do di basso al si di soprano). Fin dall'adolescenza aveva studiato canto, tentando prima di dedicarsi alla lirica ( ma un uomo che canta da soprano trova naturalmente molte difficoltà) debuttando poi come "fantasista" sulle scene minori italiane dell'avanspettacolo e del varietà: negli anni sessanta diventa presto celebre in tutta Europa, una vera -diva" per le sue doppie impersonificazioni visive e canore. Vittorio Caprioli si ispira a lei per un testo sulla Cavalcata delle Valchirie dove O'Brien sostiene il doppio ruolo di Brunilde (soprano) e Wotan (basso). Dopo aver conquistato stabilmente nel 70' a Casablanca il sesso femminile, partecipa a molte produzioni musicali e teatrali con la regia, tra gli altri, di Lerici, Gregoretti, Shamann, Poli, Patroni Griffi, Chereau e recita in moltissimi film (Bertolucci, Brass, Avati, Benigni, Mingozzi ecc.)  Era un fenomeno unico di trasformismo sessuale e vocale.  La storia della sua carriera è emblematica per comprendere le difficoltà e le lotte di tutti quelli che cercano l'affermazione di una propria identità psicologica e sessuale , non solo nel campo dello spettacolo.