Cimeasta totale Jean A. Gili 


  UN  CINEASTA  TOTALE



Il lavoro di Gianfranco Mingozzi si è sviluppato secondo diverse linee, tra il documentario e la fiction, tra il lungometraggio e il cortometraggio, tra il cinema e la televisione in un'ottica che testimonia autentica bulimia operativa. Nutrendo le sue opere di fantasia con il suo approccio documentaristico della realtà, Mingozzi giunge nei suoi film più riusciti ad una sorta di tematica unitaria, evidente nella volontà, come cineasta, di essere presente nel suo tempo; ne fanno fede i suoi film di soggetto storico, dove non cede a compiacenze figurative che caratterizzano spesso questo genere, ma al contrario affronta il tema con uno sguardo quasi documentaristico che trasferisce i problemi del passato nella prospettiva del presente. A ciò si aggiunge un sentimento sicuro di equilibrio tra il privato e il pubblico, tra i riferimenti intimi e i giudizi politici, tra la sensibilità più viva e la distanza critica più meditata. Così in un'opera multiforme e pertanto profondamente unitaria, pur sotto la sua apparente eterogeneità, Gianfranco Mingozzi trova un equilibrio miracoloso nella confluenza tra il reale e l'immaginario. Il "punto di vista documentato", caro a Jean Vigo, diventa nel suo lavoro una specie di tensione permanente tra il reale e il fantastico. Dal documentario al film di fiction, in una ricerca attiva costantemente in allarme, sempre fuggendo di fronte a tutto ciò che rischia di essere inerte, Mingozzi si iscrive in una traiettoria tra le più originali del cinema italiano contemporaneo. Mingozzi esplora tutto ciò che l'espressione cinematografica offre nei suoi molteplici aspetti ai cineasti pronti costantemente a rimettersi in causa. Egli è la spia del nostro tempo, cogliendo il reale e riproducendolo in un caleidoscopio senza fine.





 
back


home