|
Alessandro Baricco - Seta
Hervé Joncour visse ancora ventitré anni, la maggior
parte dei quali in serenità e buona salute. Non si allontanò più da Lavilledieu, né abbandonò, mai, la sua casa. Amministrava saggiamente i suoi averi, e ciò lo tenne per sempre al riparo da qualsiasi lavoro che non fosse la cura del proprio parco. Col tempo iniziò a concedersi un piacere che prima si era sempre negato: a coloro che andavano a trovarlo, raccontava dei suoi viaggi. Ascoltandolo, la gente di Lavilledieu imparava il
mondo e i bambini scoprivano cos'era la meraviglia.
Lui raccontava piano, guardando nell'aria cose che gli
altri non vedevano.
La domenica si spingeva in paese, per la Messa grande. Una volta l'anno faceva il giro delle filande, per toccare la seta appena nata. Quando la solitudine gli stringeva il cuore, saliva al cimitero, a parlare con Hélène. Il resto del suo tempo lo consumava in una liturgia di abitudini che riuscivano a difenderlo dall'infelicità. Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato
sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.
Brano tratto da "Seta" di Alessandro Baricco - Rizzoli
|