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Alessandro Baricco - Oceano Mare
- Voi credete che io sia pazzo?
- No.
Bartleboom le ha raccontato tutta la storia. Le lettere, la scatola di mogano, la donna che aspetta. Tutto.
- Non l'avevo mai raccontata a nessuno.
Silenzio. Sera. Ann Deverià. I capelli sciolti. Una lunga camicia da notte bianca fino ai piedi. La sua stanza. La luce che oscilla sulle pareti.
- Perché a me, Bartleboom?
Si tortura l'orlo della giacca, il professore. Non è facile. Niente facile.
- Perché ho bisogno che voi mi aiutiate.
- Io?
- Voi.
Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può, andare avanti anni a
crederci, non importa quanto pazze sono, e inverosimili, se le porta addosso, e basta.
Si è anche felici, di cose del genere. Felici. E potrebbe non finire mai.
Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa, nel cuore del gran marchingegno fantastico,
tac, senza nessuna ragione, si rompe d'improvviso e tu rimani lì, senza capire come mai
tutta quella favolosa storia non ce l'hai più addosso, ma davanti, come fosse la follia di
un altro, e quell'altro sei tu. Tac. Alle volte basta un niente. Anche solo una domanda che affiora. Basta quello.
- Madame Deverià... io come farò a riconoscerla, quella donna, la mia, quando
la incontrerò?
Anche solo una domanda elementare che affiora dalle tane sotterranee in cui
la si era sepolta. Basta quello.
- Come farò a riconoscerla, quando la incontrerò?
Già.
- Ma in tutti questi anni non ve lo siete mai domandato?
- No. Sapevo che l'avrei riconosciuta, tutto qui. Ma adesso ho paura.
Ho paura che non sarò capace di capire. E lei passerà. E io la perderò.
Ha davvero addosso tutta la pena del mondo, il professor Bartleboom.
- Insegnatemelo voi, madame Deverià, come farò a riconoscerla, quando la vedrò.
Dorme, Elisewin, alla luce di una candela e di una bambina. E Padre Pluche, tra le sue preghiere, e Plasson, nel bianco dei suoi quadri. Forse dorme perfino Adams, l'animale in caccia. Dorme la locanda Almayer, cullata dall'oceano mare.
- Chiudete gli occhi, Bartleboom, e datemi le vostre mani.
Bartleboom ubbidisce. E subito sente sotto le sue mani il volto di quella donna, e le labbra che giocano con le sue dita, e poi il collo sottile e la camicia che si apre, le mani di lei che guidano le sue lungo quella pelle calda e morbidissima, e se le stringono addosso, a sentire i segreti di quel corpo sconosciuto, a stringere quel calore, per poi risalire sulle spalle, tra i capelli e di nuovo tra le labbra, dove le dita scivolano avanti e indietro fino a quando non arriva una voce a fermarle e a scrivere nel silenzio:
- Guardatemi, Bartleboom.
La camicia le è scesa sul grembo. Gli occhi le sorridono senza nessun imbarazzo.
- Un giorno vedrete una donna e sentirete tutto questo senza nemmeno toccarla. Datele le vostre lettere. Le avete scritte per lei.
Ronzano mille cose, nella testa di Bartleboom, mentre ritrae le mani, tenendole aperte, come se a chiuderle scappasse tutto.
Era così confuso quando uscì dalla stanza che gli parve di vedere, nella penombra, l'irreale figura di una bambina bellissima, stretta a un grande cuscino, al fondo del letto. Senza vestiti. La pelle bianca come una nube di mare.
Brano tratto da "Oceano Mare" di Alessandro Baricco - Rizzoli
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