Richard Bach - Il gabbiano Jonathan Livingston

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A questo punto udì dentro di lui una voce e, per quanto soave essa fosse, ne prese un tale spavento che vacillò e per dette l'equilibrio. " Via, non essere duro con loro, Fletcher. Esiliando te,è a se stessi che hanno fatto del male. Un giorno i loro occhi si apriranno. E allora la vedranno come te. Perdonali, e aiutali a capire. " Guardò e vide alla sua destra le ali quasi si toccavano - il più splendido e bianco dei gabbiani volare senza sforzo accanto a lui, senza muovere una penna, e sì che lui filava quasi al massimo. Per un po' regnò il caos nel cranio del giovane uccello.
Che cosa mi succede? Sono matto? Sono morto? Che cos'è questo? Dolce e pacata, la voce parlò ancora e domandò: " Gabbiano Fletcher Lynd, ora rispondi, tu desideri volare? ".
" SI', DESIDERO VOLARE! "
" Gabbiano Fletcher Lynd, sei disposto ad amare tanto il volo da perdonare i torti che hai subìto, e un giorno tornar là presso lo Stormo, e adoprarti perché gli altri imparino? " Non sarebbe valso a niente mentire a quell'essere arcano e stupendo, per ferito che uno fosse nel suo orgoglio. " Sono disposto, sì" rispose Fletcher Lynd a voce bassa. " Allora, Fletch," gli disse quella splendida creatura, in un tono di voce molto affabile, " cominceremo con il volo orizzontale ..."



Terminate le lezioni di volo, gli allievi si ricreavano sulla sabbia. E, con l'andar del tempo, presero ad ascoltare Jonathan con maggior attenzione. Aveva, sì, certe sue folli idee che loro non riuscivano a capire, però ne aveva anche tante altre che loro comprendevano e trovavano sensate. A poco a poco, la sera, intorno al cerchio dei discepoli venne a formarsi un secondo cerchio: un cerchio di gabbiani che ascoltavano curiosi, per ore di fila, nel buio, gli uni fingendo di ignorare gli altri, per essere ignorati a loro volta. Prima dell'alba, chiotti, se la svignavano. Era trascorso un mese dal Ritorno, quando il primo gabbiano dello Stormo si decise a varcare il confine. Chiese che gli insegnassero a volare. Con quell'atto, Gabbian Terence Lowell si poneva al di fuori della legge, e riceveva il marchio di Reietto. Ma ora Jonathan aveva otto discepoli. La notte successiva, a farsi avanti fu Gabbian Kirk Maynard: barcollando e strascicando un'ala sulla sabbia. Si getto ai piedi di Jonathan. " Aiutami," gli disse molto calmo, con quel tono che è dei moribondi, " desidero volare più di qualunque altra cosa al mondo... " " Vieni con noi, allora" gli disse Jonathan. " Sollèvati dal suolo insieme a me, e cominciamo quando ti pare. " " Non capisci. La mia ala... Io non riesco a muoverla. " Maynard, tu sei libero di essere te stesso, questa è libertà che hai, adesso e qui, e nulla ti può essere di ostacolo. Questa è la legge del Grande Gabbiano, la legge che È. " " Intendi dire che... posso volare? " " Dico che tu sei libero. " Semplicemente, allora, Kirk Maynard allargò le ali, così senza il minimo sforzo, e si levò nel cielo oscuro della notte. Lo Stormo fu destato di soprassalto dalle sue grida. Gridava a squarciagola, da un'altezza di più di cento metri: "So volare! Ehi, guardate! SO VOLARE! ".
Al levar del sole, erano circa mille gli uccelli che si accalcavano intorno alla cerchia degli allievi, per guardare Kirk Maynard, curiosi. E non glien'importava, d'esser notati. Ascoltavano il gabbiano Jonathan, e cercavano tutti di capirlo. Lui parlava di cose molto semplici. Diceva che è giusto che un gabbiano voli, essendo nato per la libertà, e che è suo dovere lasciar perdere e scavalcare tutto ciò che intralcia, che si oppone alla sua libertà, vuoi superstizioni, vuoi antiche abitudini, vuoi qualsiasi altra forma di schiavitù.
Sorse una voce dalla moltitudine: " Scavalcare anche la Legge dello Stormo? ".
" L'unica vera legge è quella che conduce alla libertà " , disse Jonathan. " Altra legge non c'è. "
Brani tratti da "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach - Bompiani