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Acque meteoriche | ultimo aggiornamento 02/01/05 | ||||||
La regione Puglia ha fissato i criteri per la
disciplina delle acque meteoriche. Tutti gli insediamenti destinati alla
produzione, residenza o ai servizi in cui si effettua il transito, la sosta
o il parcheggio di mezzi di qualsiasi tipo devono provvedere al trattamento
delle acque meteoriche ricadenti su queste superfici. I riferimenti
normativi di riferimento sono rappresentati dal
I sistemi di trattamento previsti dipendono dalla tipologia di sostanze che vengono movimentate sulle superfici di transito. Se non vengono prodotte o movimentate le sostanze di cui alle tabelle 3A e 5 dell'allegato n.° 5 al D.Lgs 152/99, il trattamento delle acque meteoriche di dilavamento dovrà consistere essenzialmente in una grigliatura, dissabbiatura e disoleazione. Nel caso invece si movimentino sostanze contenute nelle due tabelle precedentemente mensionate, allora occorre che le acque di prima pioggia siano separate da quelle successive e trattate in modo appropriato in modo che in uscita dall'impianto di trattamento abbiano caratteristiche qualitative conformi ai limiti imposti dalla tabella 3 o tabella 4 previste dal D.Lgs. 152/99 a seconda se lo smaltimento dovrà avvenire rispettivamente in fogna, acque superficiali, mare oppure sul suolo. Per le sole acque di prima pioggia è possibile anche la semplice intercettazione e raccolta, senza alcun trattamento, e successivo allontanamento mediante mezzi autobotte da ditte specializzate (nel caso di aree sprovviste di rete fogna nera pubblica). Per acque di prima pioggia si intendono le prime acque meteoriche di dilavamento fino ad un'altezza di precipitazione massima di 5 millimetri, relative ad ogni evento meteorico preceduto da almeno 48 ore di tempo asciutto, uniformemente distribuite sull'intera superficie scolante. Tutti i sistemi di trattamento dovranno essere
dimensionati sulla base delle portate di piena desunte dalla curva di
possibilità climatica avente tempo di ritorno non inferiore ai 5 anni. Anche
nel caso di raccolta delle acque meteoriche per destinarle al riutilizzo, i
volumi di raccolta devono essere compatibili sia con le quantità d'acqua che
precipitano sulla superficie scolante che con le reali esigenze di
riutilizzo all'interno dell'azienda. Il ruolo del geologo in questo caso
risulta fondamentale sia per la valutazione delle portate da trattare sia
soprattutto per le portate da smaltire. La realizzazione di trincee
drenanti, di pozzi perdenti (di limitata profondità) rappresentano il
sistema di smaltimento consigliato per quelle aree sprovviste di una rete di
fogna bianca pubblica. Tali sistemi devono essere attentamente dimensionati
valutando la reale capacità assorbente delle rocce in posto, eseguendo dei
tests di percolazione, e garantendo comunque il franco minimo di sicurezza
rispetto alla falda acquifera sottostante. Occorre altresì verificare che
dal punto di scarico sul suolo siano rispettate le distanze minime di
rispetto da pozzi adibiti ad uso irriguo (> 250 metri) e da pozzi adibiti ad
uso potabile ( > 500 metri). E' assolutamente vietato lo scarico
diretto nelle acque sotterranee.
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