AMAZZONIA LUGLIO 2000 Prima spedizione
Relazione del viaggio
Il viaggio, completamente autofinanziato, effettuato dal gruppo di 11 GEV della Provincia di Modena in Amazzonia con meta la Riserva di Xixuau sul Rio Jauaperì (Stato di Roraima) a 500 km da Manaus aveva avuto il duplice scopo di conoscere da un lato alcune caratteristiche della selva Amazzonica, il più grande ecosistema tropicale del pianeta e dei problemi di conservazione ad essa connessi e dall’altro verificare la possibilità di un intervento d’aiuto economico a questa Riserva nell’ambito dell’operazione"Una foresta per la vita" che le GEV della Provincia di Modena, stanno portando avanti in collaborazione con l’associazione modenese Amazzonia 90 e sotto il patrocinio della Provincia e di altre importanti Istituzioni modenesi. Il viaggio iniziato con un volo da Bologna a Milano giovedì 13 luglio, ha previsto uno scalo a San Paolo e quindi con un nuovo volo lo spostamento a Manaus. Già in questo tragitto aereo abbiamo potuto renderci un po’ conto delle condizioni di utilizzo e degrado del territorio sorvolato. Da San Paolo al Mato Grosso non esiste in pratica più nessuna area forestata, il forte utilizzo agricolo anche con tecniche moderne è ben visibile e anche aree di degrado e abbandono sono rilevabili. Arrivati sul Mato Grosso abbiamo dovuto constatare che ben poco rimane delle mitiche foreste di quest’area. Esistono lembi di foresta a macchia di leopardo ma dal finestrino aereo non è mai stato possibile avere una visione totale che fosse solo di foresta. Spesso proprio al centro delle aree di selva più grandi comparivano larghe aree deforestate per agricoltura o allevamento o semplicemente bruciate. Questa deforestazione in larga scala procede tuttora in modo assolutamente non pianificato per cui non è stato possibile rilevare corridoi biologici che per lo meno unissero le aree rimanenti di foresta. La nostra preoccupazione era che la situazione rilevata fosse tale anche nel bacino Amazzonico, invece abbiamo potuto felicemente constatare che per lo meno nell’area sorvolata in questo tragitto la selva offre ancora uno spettacolo unico al mondo: infatti, per più di mezz’ora abbiamo potuto ammirare solo un mare intatto di verde percorso da fiumi sinuosi di varia grandezza e portata. Solo verso Manaus abbiamo potuto vedere aree più degradate e variamente disboscate specialmente lungo le sponde del Rio delle Amazzoni ma nel complesso la situazione, almeno dall’altezza dell’aereo (circa 4000 metri), è apparsa accettabile. Il nostro viaggio è proseguito nella stessa giornata dell’arrivo a Manaus verso la Riserva Xixuau con una navigazione di 22 ore su un piccolo battello, la "CERTEZA I°" che l’associazione "Amazonia" ha potuto acquistare grazie anche al nostro contributo di 10 milioni di lire. Questo tipico battello fluviale a due piani interamente in legno di circa 20 metri di lunghezza, servirà alle comunità di "caboclos" che vivono nella Riserva e lungo il fiume Jauaperì per poter raggiungere più facilmente Manaus e quindi poter commerciare direttamente le poche derrate da essi raccolte o prodotte quali castagne (o noci) brasiliane, farina di manioca, gomma caucciù, liane (chipò) per la produzione di cesteria e alcuni tipi di frutta stagionale. Inoltre permetterà loro di raggiungere più velocemente ospedali attrezzati per piccoli e grandi interventi chirurgici e patologie gravi. Il sostegno economico e attraverso servizi, fornito a queste popolazioni che sono in ogni caso molto ridotte (circa 400 abitanti lungo il rio Jauaperì tutti coinvolti a collaborare con la Riserva), servirà a dar loro la possibilità di vivere in modo ecosostenibile ed essere loro stessi i primi guardiani della riserva che con i suoi 72.000 ettari rappresenta una delle più importanti realtà di conservazione nello stato di Roraima (che fa sempre parte del bacino amazzonico). Nella Riserva le GEV hanno potuto visitare, accompagnate in canoa dai caboclos che operano per l’associazione Amazonia come guide e guardaparco, la famosa foresta allagata o igapò dalle caratteristiche uniche. Vi sono stati anche lunghi percorsi a piedi nella foresta non allagata con pernottamenti in campi base. Ciò ci ha permesso di conoscere, grazie anche alle numerose spiegazioni che le nostre guide hanno avuto la pazienza di darci, molte delle caratteristiche botaniche e zoologiche che sono presenti solo qui. Abbiamo potuto costatare che queste persone (che d’altronde discendono da mescolanze di indios, portoghesi e negri) hanno con l’ambiente della selva un rapporto di assoluto adattamento e conoscenza che permette loro di sopravvivere in un ambiente che per noi sarebbe fatale in poco tempo. Questi caboclos, da quando esiste la Riserva, hanno rinunciato a cacciare animali nella foresta e tagliare alberi a scopo commerciale. Essi si sostentano pescando nel fiume e con una minima produzione agricola. Nella foresta si limitano ad un lavoro di raccolta; ci hanno fatto per esempio conoscere il lavoro per la raccolta della castagna brasiliana e del caucciù i cui alberi, due delle specie di più alto fusto, qui crescono spontanei. Nei nostri spostamenti nella selva abbiamo incontrato animali quali il tapiro, il pecari, il cervo americano, il capibara, l’aguti, diversi tipi di scimmie, il bradipo, il kinkajou, alcuni felini e una quantità inclassificabile di uccelli fra cui i variopinti pappagalli arara mentre nel fiume abbiamo potuto osservare l’inia o delfino rosa, la lontra gigante, il coccodrillo e una grande varietà di pesci. I caboclos ammettono che dall’istituzione della Riserva, avvenuta circa otto anni fa, il numero di animali è aumentato notevolmente. Posso però dire che data l’estensione della foresta gli animali vi sono notevolmente sparsi per cui non sempre sono facilmente osservabili. Il nostro operato di volontari si è attuato soprattutto sul versante sanitario, infatti, la presenza del Dott. Giorgio Cavazza, medico odontoiatra e aspirante GEV di Mirandola è stata provvidenziale. Insieme ad alcune altre GEV con esperienza sanitaria professionale o volontaristica e l’aiuto di tutti gli altri componenti del gruppo, il dott. Cavazza ha potuto visitare e curare quasi un quarto della popolazione affetta soprattutto da seri problemi dentali a causa della particolare dieta a base di farina di manioca. Sono state visitate diverse comunità e, approntato in ognuna un piccolo ambulatorio volante all’aperto dove si è proceduto anche ad eseguire numerose estrazioni dentarie e piccoli interventi di chirurgia superficiale. Debbo dire che il comportamento e la disponibilità di tutti i componenti del gruppo in questo tipo di lavoro è stata encomiabile. Si è spesso lavorato per molte ore in condizioni di calore e umidità a volte molto defatiganti. I numerosi medicinali da noi portati sono stati in gran parte utilizzati per la popolazione che non vedeva un medico da quasi due anni. Abbiamo creato un registro medico con nominativi, patologie e tipi di cura per ogni persona visitata. Abbiamo aggiornato anche la piccola dispensa di medicinali e materiale sanitario presente a Xixuau e nel piccolo presidio sanitario di San Pedro. Abbiamo preparato una lista di medicinali e materiale che un prossimo gruppo di GEV potrebbe portare in un futuro viaggio. Uno dei compiti prefissi di questo viaggio era verificare la fattibilità di nostri interventi e la credibilità e attendibilità dell’operato dell’associazione Amazonia che stiamo finanziando e che vorremmo continuare ad aiutare. Come coordinatore di questa spedizione ho avuto modo di conoscere e approfondire i diversi aspetti della questione, data anche la mia precedente esperienza in Costa Rica con l’associazione ASEPALECO. Posso dire di aver trovato in Chris Clark e sua moglie Anna, membri fondatori e attualmente nel direttivo dell’Associazione Amazonia insieme a Daniel Garibotti che vive e lavora permanentemente per l’associazione a Manaus delle persone estremamente valide, che hanno accumulato una profonda conoscenza e una grande amicizia con la popolazione dei caboclos del rio Jauaperì che hanno saputo coinvolgere attivamente nel loro progetto di conservazione dando loro una consapevolezza e orgoglio per il lavoro che stanno facendo per un bene che è di tutti. , Chris e Anna hanno vissuto con noi durante il nostro soggiorno e coordinato la nostra vita al campo e le nostre attività nella Riserva, ed è stato possibile discutere e approfondire con loro i vari aspetti e risvolti positivi e negativi di un’azione di intervento conservazionista e di aiuto alle popolazioni in Amazonia. Nei caboclos che lavorano nella Riserva ho trovato, a parte una grande conoscenza del territorio e delle caratteristiche dell’ambiente della selva, come ho già detto precedentemente, un grandissima carica umana e la capacità di provare emozioni e sentimenti in modi e manifestazioni che noi, esponenti del mondo cosiddetto civile abbiamo ormai perso. E’ stata quindi per noi anche una profonda se pur breve esperienza umana che lascerà in chi vi ha partecipato un ricordo duraturo. Queste stesse persone, che noi abbiamo ammirato con reverenza muoversi con assoluta padronanza nella foresta e sul fiume, e di cui abbiamo apprezzato le profonde doti morali, se fossero costretti a spostarsi a Manaus per cercare di che vivere sarebbero presto ridotti ad essere gli ultimi dei reietti e non avrebbero più nessuno scopo e valore nella vita. Ritengo quindi che lo scopo della nostra iniziativa "una foresta per la vita" per la conservazione della foresta tropicale e dei suoi abitanti sia in questo caso pienamente centrato e questa esperienza ha dato anche a noi stessi una grande carica per continuare a portare avanti e divulgare i nostri interventi in questo settore. Vorrei concludere stigmatizzando e denunciando l’attuale posizione del governo brasiliano che si può a dir poco in mala fede. Infatti, è giunta anche in Italia nelle scorse settimane la notizia che è attualmente in discussione una proposta di legge che di fatto permetterebbe il taglio e la distruzione del 50% della foresta amazzonica. Già di fatto in Brasile si può dire non esista nessun controllo per il taglio della foresta e le grandi multinazionali del legname fanno quello che vogliono. E’ questo chiaramente una specie di ricatto verso la comunità internazionale che non deve essere fatto cadere, nel nome di un bene prezioso che deve essere conservato per tutti. La comunità e le istituzioni internazionali devono contrattare con il Brasile la salvezza della selva amazzonica dando ovviamente in cambio un aiuto al Brasile per uno sviluppo più ecosostenibile e ecocompatibile. A fronte di ciò ho potuto constatare direttamente nei giorni scorsi che sono in atto campagne di stampa filogovernative che accusano in modo abbastanza chiaro le ONG che operano in Amazzonia per la conservazione della foresta pluviale e aiutando le popolazioni caboclos e di indios, di essere le pedine infiltrate per un operazione di internazionalizzazione dell’Amazzonia. Le popolazioni da noi visitate e conosciute dallo Stato ricevono ben poco e se non fosse per l’operato delle ONG molte situazioni sarebbero davvero drammatiche. Penso sia giusto che il Brasile possa controllare e verificare la trasparenza di questo operato volontaristico, che a volte potrebbe nascondere operazioni di scarso valore o non chiare, ma, come nel caso dell’Associazione Amazonia che già per tre volte è stata messa sotto processo con le accuse più assurde e da cui è uscita con un verdetto di completa innocenza, le autorità brasiliane, una volta constatata la validità e onestà dell’Associazione, dovrebbero fare in modo che questa fosse agevolata ad operare nel bene del Paese stesso o per lo meno non sia continuamente ostacolata come avviene ed è avvenuto, a volte con richieste anche di esose tangenti, da parte di politici e autorità locali corrotte. In fede Dario Sonetti Coordinatore GEV progetto foreste tropicali |