Preghiamo per la pace nel mondo


Il partito della pace ha una sola possibilità:
continuare caparbiamente a lavorare con gli strumenti della pace.

Gennaio 2002
Ogni anno preparando il MESE DELLA PACE ci sforziamo di penetrare più a fondo il tema, cercando di sfuggire dall'idea semplicistica e falsa della "pace = assenza di guerra"; questo però è un anno particolare, perché la guerra c'è, ed è forte, devastante, imbarazzante, soprattutto documentata e propagandata come non mai.
Infatti guerre ce ne sono sempre state e se ognuno di noi va indietro nella memoria, per ogni anno della vita possiamo ricordare una guerra, atrocità che sembravano aver oltrepassato il limite e che puntualmente sono state superate (Kosovo, Somalia, Bosnia, Cecenia, Hutu/Tutsi, Medio Oriente, Iraq, ... e così via).
Stavolta però in guerra ci siamo anche noi, il nostro paese: e intorno sentiamo dire da tante persone che siamo dalla parte del giusto, che stiamo facendo bene, che era l'unico modo per stroncare il terrorismo.
L'11 settembre ha cambiato la nostra vita e la vita del mondo intero. Ma la nostra coscienza di cristiani può stare tranquilla di fronte ad una guerra ritenuta "giusta", combattuta con l'arroganza di avere la ragione dalla nostra parte ragione e con l'illusione della benedizione di Dio?
Eppure anche questo Natale abbiamo ascoltato il messaggio di pace che Isaia annuncia ad un popolo sofferente e schiavo, lo stesso che ha guidato i grandi cercatori di pace del nostro tempo, come Giovanni Paolo II, Madre Teresa, La Pira:
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.

Giorgio La Pira ne aveva fatto il proprio slogan, la linea fondamentale che ha guidato la sua attività politica di Sindaco di Firenze e che lo ha portato in Russia (in piena "guerra fredda") e in Vietnam (durante i bombardamenti degli USA) e a far sedere ad uno stesso tavolo arabi ed israeliani: tutto questo in mezzo alle offese e alla derisione di avversari e soprattutto di "amici", che dicevano apertamente che era pazzo.
Era pazzo davvero? Un uomo che ha avuto il coraggio e l'ostinazione di cercare costantemente la pace , anche quando sembrava impossibile (ripeteva sempre "spes contra spem" - sperare contro ogni speranza) grazie alla sua fede nel Signore.
O forse si avvicinava di più ai profeti, come uomo che sapeva interpretare l'oggi alla luce della Parola per guardare con fiducia al domani?

C'è da piangere...
In guerra si muore: sembrerà stupido o banale, ma è così, in guerra realmente si soffre, si rischia e anche si muore.
E' stata assassinata una giornalista italiana, Maria Grazia Cutuli, che veniva spedita in varie occasioni nei "punti caldi" del mondo. Solo che questa volta è stata l'ultima, perché è stata uccisa in un agguato insieme ad altri tre giornalisti!
Eppure nel nostro paese siamo stati colpiti solo dalla morte di un'italiana, abbiamo ricordato solo lei, poco o punto siamo stati sfiorati dalla vita perduta di altre tre persone...
...Ancora sulla morte: nei giorni scorsi abbiamo sentito dire che "L'America piange uno dei suoi figli": in un combattimento è morto un militare statunitense, un Berretto Verde. E la Tv si è affrettata a ricordarlo con tristezza (giustamente), mostrandoci l'immagine di una famiglia felice, marito e moglie e 2 figlie abbracciati insieme, tipica famiglia statunitense serena e sorridente.
Ben pochi - e per lo più senza "voce" - ricordano l'Afghanistan, dove invece non piange nessuno, perché gli afgani, con quelle facce scavate, gli occhi infossati e le barbe lunghe, sono brutti, sporchi e cattivi e ormai non hanno più lacrime dopo 20 anni di guerra ininterrotta; dove i giovani di 20 anni (l'età media di chi legge queste righe) ha forti probabilità di mettere il piede su una mina di costruzione italiana e restare vivo, a godersi una vita straziata: provate a leggere le corrispondenze dall'ospedale della Croce Rossa di Kabul o ripensate alla scena del lancio delle gambe artificiali in "Viaggio a Kandahar": eppure è vita quotidiana, in questo e in tanti altri "angoli del mondo".
Se poi queste riflessioni sembrano uno sfogo "anti", ebbene, non siamo forse fratelli con tutti? Non affermiamo quotidianamente di riconoscere un "Padre Nostro", ma non di noi e basta? E dunque non siamo chiamati a "com-patire" con tutti questi fratelli?
Ben pochi hanno il coraggio di ammettere che la guerra contro l'Afghanistan non è in nome della democrazia: se Bin Laden fosse stato consegnato agli Usa come richiesto da Bush, oggi a Kabul ci sarebbero ancora i Talibani e l'Occidente paladino dei diritti umani continuerebbe a costruire oleodotti, ad importare cocaina (nessuno si è sognato di bombardare i campi di oppio, i più estesi del mondo), insomma a fare affari con i vari mullah oggi ricercati casa per casa (perché la globalizzazione profonda, quella vera sta proprio nell'aver annullato i confini e le distanze all'interno della corsa allo sfruttamento e all'arricchimento).
Allora cosa dire ai ragazzi, ai fanciulli? Come si pone il MESE DELLA PACE in tutto questo?
Ai fanciulli, ai ragazzi dobbiamo annunciare l'essenza del messaggio cristiano, l'amore verso il prossimo, pietra angolare di qualsiasi tentativo di pace.
E allora la guerra, qualsiasi guerra può essere "giusta"? Può lasciarci tranquilli o - addirittura - indifferenti? Può scivolare fra le pieghe della nostra vita, lo studio, il lavoro, le riunioni, le uscite, le corse frenetiche che ci imponiamo spesso, senza lasciare traccia in noi, nelle nostre comunità?
Tutto questo senza voler parlare della Palestina, terra di Gesù ma terra senza pace ormai da tanto, troppo tempo.
L'Azione Cattolica nazionale ha proposto iniziative di preghiera e di aiuto concreto per la popolazione di Betlemme, dove sostiene le "Scuole per bambini e bambine" e un "Centro Anziani": se siete interessati o volete contribuire, andate sul sito della Azione Cattolica Italiana

14 settembre 2001

Questa sera tutti accendano in segno di cordoglio, contro la violenza e per la pace, una candela alla finestra. Che il mondo si illumini PER LA PACE!

Preghiera di Papa Giovanni Paolo II alla Madonna
O Madre degli uomini e dei popoli, aiutaci
a vincere la minaccia del male che si radica così
facilmente nel cuore degli uomini di oggi e che,
con i suoi effetti incommensurabili, pesa già sulla
vita attuale e sembra bloccare le vie verso l'avvenire!
Dalla fame e dalla guerra, salvaci!
Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile,
da ogni sorta di guerra, liberaci!
Dai peccati contro la vita dell’uomo
fin dai suoi primi momenti, liberaci!
Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale,
nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità con cui si calpestano
i comandamenti di Dio, liberaci!
Dal tentativo di soffocare nel cuore degli uomini
la verità stessa di Dio, liberaci!
Dalla perdita della coscienza del bene
e del male, liberaci!
Dai peccati contro lo Spirito Santo,
liberaci! liberaci!
Ascolta, o Madre di Cristo, questo grido carico
della sofferenza di tutti gli uomini!
Carico della sofferenza di intere società!
Aiutaci, con la potenza dello Spirito Santo,
a vincere ogni peccato: il peccato dell’uomo e
il « peccato del mondo », il peccato sotto tutti
i suoi aspetti.
Si riveli ancora una volta nella storia del mondo
l’infinita potenza salvifica della Redenzione,
la potenza dell’Amore misericordioso!
Che esso arresti il Male! Trasformi le coscienze!
Nel tuo Cuore immacolato si manifesti
per tutti la luce della speranza!
(Papa Giovanni Paolo II - 25 marzo 1984, estratto)

Oltre alla preghiera agiamo concretamente: mandiamo una lettera a Carlo Azeglio Ciampi chiedendogli di "di agire perché alla strage disumana compiuta negli Stati Uniti nessuno risponda con la vendetta militare".
Scarica il prototipo della lettera