"Amalek
il dovere della Memoria"
Tratto dal volume di Alessandro Galante Garrone "Amalek il dovere della
Memoria" – Ed. Rizzoli 1989.
[…] Durante una proiezione del Dittatore folle, quello che più colpì non
solo me, ma tutto il pubblico (lo si capiva dall'altissimo silenzio che si fece
nella sala), fu la lunga sequenza, inedita, sul ghetto di Varsavia. La
commozione nasceva, irresistibile, dal rifrangersi dell'immensa tragedia
collettiva – duecentomila ebrei rinchiusi e soffocati nel recinto di un esiguo
quartiere, la selvaggia eliminazione, la resistenza disperata – in mille e
mille tragedie individuali, ciascuna col suo dramma intimo, il suo
inconfondibile volto. Mi tornava a mente quel che Norberto Bobbio ha detto così
bene: la difficoltà, quasi l'impossibilità di scorgere, entro l'apocalittica
strage di milioni di esseri umani, sotto la figura mostruosa del genocido, gli
individui uno per uno, il loro singolare destino, il loro affanno, il loro nome.
I nazisti, nella loro ottusità spirituale, ritraendo con la macchina da presa
le scene del ghetto di Varsavia forse pensavano di farne un film di propaganda;
e solo quando svilupparono la pellicola si accorsero dell'errore commesso; e non
ne fecero più nulla. L'arido numero dei morti si trasformava in una sequenza di
persone vive che, tremende, accusavano. Quei volti scarni e impietriti, quei
sussulti di spavento e di orrore; e i poveri vecchi intabarrati, con i
superstiti segni di un agio e una dignità perduta, trascinati nell'abiezione; e
i fanciulli, soprattutto i fanciulli: quello che, atterrito, alza le braccia in
segno di resa, e un soldato gli sta dietro col mitra puntato; quello che
ostinato danza sul marciapiede, trascinando su e giù i poveri piedini
goffamente calzati , e si sforza di cantare, e di ridere invocando un boccone
che lo sfami, fra la gente che si accascia esausta intorno a lui, quelli che
sono con violenza afferrati e scossi dalle SS, e devono scrollarsi di dosso quel
po' di rape e di carote che si erano illusi di nascondere sotto gli stracci di
cui sono avvolti. E non parlo delle scene più orrende.
Le immagini tratte dal vero, spoglie come sono d'ogni artificio e intento
persuasivo, colpiscono per la loro genuina immediatezza, più di ogni calcolata
parola: hanno l'efficacia nuda e terribile del documento.
"); //-->