Ciclo bretone e ciclo carolingio

I poemi epici che seguono le opere di Omero e Virgilio, riflettono i mutamenti della societa’ del tempo e dei loro modi di vita. Emblematiche risultano essere le differenze tra la canzone di Orlando, appartenente al ciclo carolingio, scritto in volgare, ed il ciclo bretone che, collocato intorno al 1135, è scritto interamente in latino nell’ intento di facilitarne la diffusione. Nella canzone di Orlando prevale l’ esaltazione dell’omonimo personaggio, inserito nel contesto della guerra che si svolge in campo aperto con ampie descrizioni del luogo di battaglia; nel ciclo bretone, punto focale della narrazione è il castello in cui troneggia Artù la cui autorità è universalmente riconosciuta. Il re, nel ciclo carolingio sembra essere molto vicino, quasi familiare con il protagonista; nel ciclo bretone il sovrano e’ persona al di sopra delle parti che di umano ha molto poco. Altra differenza fondamentale tra i due cicli è costituita dall’ elemento femminile: quasi completamente assente nel ciclo carolingio, risulta essere invece presente ed importante nel ciclo bretone. L’ eroe bretone, di cui si evocano le gesta, è fortemente influenzato dall’ innamoramento; alla donna, creatura quasi divina, vengono infatti dedicate le gesta dell’ eroe di turno. Quindi il ciclo bretone che segue quello carolingio, si propone come innovatore, creatore della cultura detta “cortese” con nuovi e piu’ alti valori morali.    

 

                                                                                           Domenico Compagnone