In: La Civiltà Cattolica n. 3769, 2007http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3769/index_3769.html


Pasquale Serra, Giuseppe Rensi. La rivolta contro il reale.

Introduzione agli scritti politici giovanili con una antologia di testi (1895-1906),

Troina (En), Città Aperta, 2006


Serra, autore di diverse pubblicazioni sulla politica italiana ed europea, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Salerno. In questo volume si occupa di G. Rensi (1871-1941), figura emblematica delle contraddizioni del suo tempo, «metafora vivente del dramma e dello sbandamento che la dissoluzione del socialismo lasciava in consegna al mondo contemporaneo» (p. 25). Ma Rensi non è confinabile soltanto nell’ambito politico: è una figura strettamente collegata alla nascita della filosofia della crisi in Italia. Serra racconta e documenta il dramma personale di Rensi, che si consuma in un periodo ristretto, da considerare come fulcro della sua riflessione filosofica e politica, all’interno di quel periodo storico italiano in cui si compie la transizione dal socialismo al nazionalismo. Allora, per cogliere il movimento complessivo del pensiero di Rensi, è decisiva la conoscenza dei suoi scritti politici giovanili, dove sono rinvenibili le premesse delle svolte successive.

Tre le fasi fondamentali poste in evidenza dall’A., la prima (1895-98) vede Rensi alle prese con marxismo, positivismo e critica del capitalismo, per lui sicuramente destinato a lasciare il passo al socialismo. Ma la vicenda italiana di fine secolo — con i grandi movimenti di massa e i tentativi autoritari del 1898-1900 — ha un effetto shock su Rensi e avvia la seconda fase (1898-1902) della sua evoluzione giovanile. Ed ecco apparire le prime riflessioni utopiche e l’iniziale sfiducia nella politica come possibilità di salvezza per l’uomo, con la tentazione di porsi «fuori dalla politica». È il passaggio alla fuga dalla realtà, a una cultura individualistica, che prelude alla crisi della prospettiva democratica nel suo pensiero. Nella terza fase (1903-06) Rensi cerca in vari modi di fondare su altre basi il socialismo e porta avanti una forte critica della religione e un confronto serrato con Nietzsche e con l’idealismo. È un tempo delicato, di indecisione tra nichilismo attivo e nichilismo passivo: alla fine quest’ultimo avrà il sopravvento. Ed ecco la progressiva fuoriuscita dalla politica, la crescente esigenza di pensare e cercare l’assoluto, fino alla fuga «mistica» dal mondo.

Grazie alla competente analisi dell’A. e alla ricca parte antologica del volume, il divenire della riflessione rensiana giovanile risulta convincente e ben documentato. In ogni caso il Serra sembra guidato da una preoccupazione politica più generale, rispetto alla quale la vicenda di Rensi appare emblematica, e per questo particolarmente attuale, con il suo passaggio dall’attivismo al misticismo, dall’accettazione al rifiuto della realtà. L’A. teme il diffondersi e consolidarsi di quella filosofia negativa — prefigurata da Rensi — che considera la realtà come male e dolore, qualcosa da cui fuggire.

Nell’attuale dominante visione senza fiducia e senza speranza, la realtà può ridursi a «una sorta di corridoio di passaggio, per passare incessantemente ad altro, in una fuga senza fine e senza senso, in un eterno cercare qualcosa che non si può e non si deve trovare» (p. 149). Un possibile esito, sotto gli occhi di tutti, è la ricerca informe di una dimensione-altra, un bisogno spirituale generico, un indefinito desiderio di «fare esperienza» di Dio, che tende a giungere a una religiosità sincretica. Quando una simile ricerca non si traduce in un’autentica relazione personale con Dio e rimane confinata nell’ambito dell’esperienza psicologica consolatoria, non rende il soggetto capace di trasformare se stesso e contribuire alla trasformazione della realtà.

Infine, in quella crisi culturale e politica dell’oggi che spinge a fuggire la realtà, non è da sottovalutare l’ultimo richiamo dell’A. sulla possibile perversa combinazione tra angoscia e politica: «Questo a me sembra il compito dell’oggi, un compito che diventa sempre più urgente man mano che, sul dissolvimento di ogni forma di ogni stare, l’autoritarismo torna ad essere percepito come l’unica strada percorribile per conservare la vita nel mondo, come l’unico modo per tenere insieme il mondo, e per vivere in esso» (p. 149).

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