In: La Civiltà Cattolica n. 3804, 2008http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3804/index_3804.html


Pavel Florenskij, Il simbolo e la forma. Scritti di filosofia della scienza,

Torino, Bollati Boringhieri, 2007


Anche in Italia cominciano a ottenere sempre più attenzione la figura e il pensiero di P. Florenskij (1882-1937), sacerdote ortodosso, fisico e matematico, ingegnere elettrotecnico, filosofo della scienza ed epistemologo, teologo, teorico dell’arte, di estetica, semiotica e filosofia del linguaggio. Ci ha lasciato un’opera imponente che comprende oltre un migliaio di titoli tra articoli, saggi, volumi pubblicati e manoscritti ancora inediti. Considerato da subito uno degli intellettuali di spicco della Russia, ottiene incarichi scientifici importanti. In Florenskij la poderosa opera scientifica si unisce a una singolare e coerente esperienza di vita, integrità umana e spirituale della persona. Ma, nella Russia comunista, saranno proprio tali qualità a creargli problemi: dalle persecuzioni, alla condanna ai lavori forzati nei lager, fino alla fucilazione.

In questo volume vengono presentati, in successione cronologica, alcuni suoi principali scritti di filosofia della scienza, appartenenti a diverse fasi storiche della sua grande produzione teoretica e scientifica. Risaltano, così, le tappe fondamentali del suo percorso di ricerca: dalla conclusione degli studi matematici, al progetto di «antropodicea», agli appunti sulla fisica al servizio della matematica. I lavori qui proposti, anche se al primo impatto non tutti di facile lettura, forniscono un’idea molto chiara della grandezza di Florenskij, che si apprezza pienamente in altre sue opere più famose. Alcuni degli studi qui raccolti sono particolarmente interessanti, accessibili anche ai meno esperti, infarciti di considerazioni diremmo meno tecniche e, soprattutto, molto profonde e illuminanti. In particolare si apprezza lo studio intitolato «I tipi di crescita». Qui Florenskij, in modo davvero stimolante, accosta tra loro matematica e teologia e, soprattutto, analizza il «tipo» umano del santo e gli effetti che questi suscita negli altri quando lo avvicinano.

Indispensabile la lettura della lunga e dotta introduzione curata da N. Valentini, che inquadra efficacemente il grande pensatore russo. Il pensiero di Florenskij, che sembra anticipare di oltre mezzo secolo le prospettive epistemologiche incentrate sul metodo «transdisciplinare», è caratterizzato dalla ricerca instancabile di un autentico «ritornare alle cose», ai legami che tengono insieme le singole realtà, per scorgere «l’unità del finito e dell’infinito», l’unità integrale della conoscenza. Nella sua filosofia confluiscono: «l’ardimento teoretico della ragione e la più acuta tensione ascetica, il rigore dell’interpretazione e lo stupore della contemplazione, la profondità del sentire e del comprendere, l’analisi e l’intuizione, l’invenzione scientifica e la creazione artistica» (p. XII).

Uomo di scienza e di fede, Florenskij ha ben presente come il positivismo, il naturalismo, il razionalismo, il dogmatismo scientifico, quella che lui definisce l’«alterigia della scienza», possano diventare vere e proprie barriere nel cammino verso la vera conoscenza. In tale ambito, fra i numerosi e decisivi spunti di riflessione che nascono dal confronto con Florenskij, colpisce in particolare la sua contestazione alla «apparente “antinomia” tra l’ambito dell’osservazione (il pensiero scientifico-filosofico) e quello delle esperienze mistiche (la religione). I due ambiti sono ugualmente necessari all’uomo, ugualmente validi e sacri» (p. 14). Per Florenskij, quindi, scienza ed esperienza religiosa non devono escludersi reciprocamente: esattamente come è avvenuto nella sua vita.

Il confronto con Florenskij suscita nel lettore innanzitutto un vivo senso di rispetto per un uomo grande nel pensiero e nella vita, e fa risaltare la sua ricerca della «spiritualità dell’essere», la sua tensione a non eludere il «richiamo dell’Eternità». E proprio questa sua imponente dimensione spirituale, mai schiacciata dalle esigenze della ragione scientifica, suscita vivo interesse. La sua scrittura, anche quando impegnata in considerazioni più strettamente scientifiche, è potente, convincente, e ricorda la scrittura dei grandi narratori russi. Il libro arricchisce ulteriormente il filone dell’interesse nei confronti di questo grande e originale pensatore e si indirizza primariamente a coloro che si occupano di Florenskij.

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