In: La Civiltà Cattolica n. 3759, 2007http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3759/index_3759.html


Nicola Palermo, Giacobbe: un furbo che la fece franca. Divagazioni di un giurista su alcune stranezze della Bibbia,

Torino, Edizioni Angolo Manzoni, 2006


Già dalla prefazione, N. Palermo chiarisce con sincerità che il suo è un lavoro senza alcuna pretesa di scientificità, senza alcun intento di voler insegnare niente a nessuno. L’A. è semplicemente un giurista, che prende sul serio una domanda fondamentale propria della «condizione umana»: come conciliare un Dio Amore, Bontà, Bellezza e Verità, con il male che attanaglia l’uomo e il mondo in cui vive?

Su tale sfondo problematizzante, l’A. si interessa di Giacobbe: figura biblica fondamentale nella storia ebraico-cristiana e particolarmente emblematica per il tema da affrontare. Storia nota a tutti, in particolare per la furbizia impiegata per togliere la primogenitura al fratello Esaù. E questa furbizia «approvata» da Dio è al centro della riflessione dell’A. Incuriosito, anche e soprattutto in quanto giurista, l’A. analizza la storia biblica nei dettagli e da diversi punti di vista: razionale, emotivo, psicologico, storico, etico…

Tante le domande con cui il lettore si confronta, e un po’ tutte ruotano intorno a una questione fondamentale: il senso della giustizia nell’At. Il confronto con la storia di Giacobbe, con la libertà di Dio e il suo «incomprensibile» senso della giustizia, non può non intrigare il giurista. La ragione si inquieta, cerca disperatamente spiegazioni plausibili che possano «giustificare» Dio.

Ma, alla fine, l’A. sembra arrendersi di fronte all’apparente non senso della sua azione, sembra piegare la superba ragione umana di fronte alle misteriose ragioni di Dio. È vero: le riflessioni dell’A. non sono specialistiche e potrebbero far arricciare il naso a qualche esperto. Ma alla fine incuriosiscono e fanno riflettere.

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