In: La Civiltà Cattolica n. 3804, 2008http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3804/index_3804.html


Nicola Gori, Dove l’amore parla più forte. Biografia di don Giuseppe Gualandi,

Fondatore della Piccola Missione per Sordomuti,

Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2007


G. Gualandi nasce a Bologna nel 1826, in una famiglia molto religiosa. Due le passioni giovanili: il podismo e il disegno. Dopo il diploma in Belle Arti entra in seminario e, nel 1848, viene ordinato sacerdote. L’anno successivo, mentre è alla ricerca del progetto di Dio sulla sua vita, ha come un’illuminazione: occuparsi dei sordomuti che, soprattutto in quel tempo, il più delle volte vivevano nella solitudine e nell’indifferenza. Evangelizzazione e promozione umana dei sordomuti: ecco, d’ora in avanti, la sua missione. Progetto non facile e certamente non compatibile con la carriera ecclesiastica che gli si prospettava. Dopo aver coinvolto il fratello Cesare, anch’egli incamminato verso il sacerdozio, don Giuseppe comincia subito a documentarsi sull’argomento e a visitare gli istituti presenti nel territorio. Con molto senso pratico coinvolge i bolognesi, raccoglie fondi e, nel 1850, avvia a Bologna la prima fondazione. Suo obiettivo non è creare un semplice convitto o una scuola specializzata, ma una vera e propria comunità, in cui gli educatori vivano continuativamente insieme ai sordomuti. Soltanto così, per don Giuseppe, sarebbe stato possibile garantire la promozione umana e sociale dei sordomuti per un adeguato inserimento nella società, affiancata da una buona evangelizzazione.

Negli sviluppi successivi dell’opera, don Giuseppe riesce a contare sull’appoggio concreto di tutta la sua famiglia: il padre, docente di psichiatria all’Università di Bologna, e i fratelli: Giovanni, primario di psichiatria a Roma; Francesco, ingegnere; Angelo, avvocato. Senza dimenticare il fratello Cesare, intanto divenuto sacerdote nel 1852 e ormai stretto e stabile collaboratore del nostro protagonista. I due fratelli sacerdoti riescono, fra l’altro, a porre all’attenzione generale della Chiesa la questione della pastorale dei sordomuti, grazie anche alla pubblicazione di lavori importanti sull’argomento. Finalmente nel 1855 l’opera si stabilizza in un ex convento nel centro storico di Bologna e due anni dopo il papa Pio IX, in visita alla città, vuole conoscere personalmente la comunità. Ne rimane colpito e la incoraggia a proseguire.

Qualche tempo dopo, si concretizza un progetto pensato da tempo: istituzionalizzare la Congregazione per garantire continuità all’opera. Nel 1872, infatti, ottiene l’approvazione canonica diocesana. Intanto viene avviata anche una sezione femminile. Nel 1884 nasce la fondazione di Roma, grazie anche alla collaborazione di un altro fratello del fondatore, don Luigi, gesuita. Successivamente, nel 1885 si avvia anche la fondazione di Firenze. Purtroppo nel 1886 l’Opera perde una delle due colonne portanti: don Cesare. In memoria del suo impegno per i sordomuti appare un suo profilo su La Civiltà Cattolica. Nel 1887 don Giuseppe viene eletto superiore della Congregazione, alla quale dà il nome definitivo di «Piccola missione per i sordomuti». Nel 1903 vede la luce la casa di Giulianova in provincia di Teramo. Due anni dopo esce il primo numero di una rivista specialistica, pubblicata ancora oggi: Effeta. Nel 1907 l’avventura terrena di don Giuseppe si chiude. La sua Opera, però, continua ad espandersi, anche fuori Italia. Oggi l’Opera è costituita da tre rami: Piccola Missione per i Sordomuti (ramo maschile); Suore della Piccola Missione per i Sordomuti; Fondazione Gualandi a favore dei Sordi.

Obiettivo principale di questa biografia, crediamo, è proporre alla nostra attenzione un testimone della fede e dell’operatività cristiana nel sociale: finalità quanto mai opportuna per tempi caratterizzati da carenza di modelli validi e dalla dominanza di modelli negativi. Ma testimonianze come questa potrebbero indurre anche a una riflessione più generale e tradursi in un esercizio della memoria, per i credenti ma soprattutto per i non credenti che conservino un po’ di onestà intellettuale. Sono storie che invitano a riflettere su quanta attività sociale sia stata avviata e tenuta in piedi dai cristiani, anche nel nostro Paese, soprattutto a vantaggio dei più bisognosi e meno tutelati.

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