In: La Civiltà Cattolica n. 3785, 2008http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3785/index_3785.html


Persona e politica. Per la costruzione di un nuovo ethos, a cura di Nevio Genghini - Natalino Valentini

Villa Verucchio (Rn), Pazzini, 2007


Come ricorda N. Valentini nella prefazione, tra le attività che hanno preparato l’avvio della Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico «San Tommaso Moro» di Rimini, vi sono i saggi di cultura politica presentati in questo volume. Si tratta di riflessioni che autorevoli studiosi italiani hanno presentato nell’ambito del percorso seminariale di formazione e ricerca dal titolo Persona e politica. La riflessione si fonda su un dato di partenza: l’attuale dinamica storico-politica nazionale ha ricadute teologiche importanti, soprattutto quando persegue l’intento di distruggere la persona come immagine di Dio.

Di qui la necessità, per i cristiani, di impegnarsi concretamente nello spazio politico e sociale, perché la politica non ignori la filosofia dell’incarnazione come antropologia personalista. N. Genghini nell'introduzione individua l’orizzonte dei problemi e le decisioni critiche inerenti al tema, ponendo in evidenza come i saggi proposti siano convergenti. Nell’ambito di un quadro omogeneo e coerente, infatti, gli autori «puntano immancabilmente al cuore antropologico che pulsa in tutte le questioni all’ordine del giorno sulla scena pubblica» (p. 23).

S. Zamagni tratta del «bene comune» in economia. Ricordando che il fine cui mira la dottrina della Chiesa è l’ordine sociale non solo giusto ma anche fraterno, pone in risalto l’attuale tendenza ad emarginare il principio della «società fraterna», che è invece l’unico capace di motivare creatività sociale e responsabilità civile nelle persone. S. Morandini, che si occupa di teologia della creazione ed etica ambientale, chiarisce come oggi più che mai la ricerca teologica ed il Magistero ecclesiale debbano confrontarsi con l’ecologia, tema oggetto di una sensibilità crescente. A partire dalla riflessione della dottrina sociale della Chiesa sui temi ambientali, offre indicazioni utili a motivare quella passione per l’integrità del creato che deve caratterizzare tutti i credenti.

F. D’Agostino affronta una questione fondamentale per il futuro della nostra civiltà giuridica: perché ogni essere umano merita di essere difeso? Analizza la profonda crisi in cui è precipitata l’idea di «persona» nel contesto culturale attuale, con particolare evidenza nei dibattiti bioetici. Mostra come la crisi sia riconducibile alla forza del pensiero empiristico, che è fondamentalmente anti-metafisico, quindi non disponibile a riconoscere alla persona una qualche forma di fondamento ontologico. Chi non condivide le ragioni teologiche (la persona come creatura) e quelle metafisiche classiche (la persona come portatrice di logos) dovrebbe considerare almeno le ragioni post-metafisiche, per accettare un concetto di persona che coincida con quello di individuo umano. È concreto il rischio che la crisi dell’idea di persona si accompagni alla crisi dell’identità sociale, cioè alla crisi dell’equilibrio tra l’Io ed il Noi, con tutte le conseguenze immaginabili in termini di trasgressione, discriminazione, violenza.

G. Grandi propone un incontro tra sguardo filosofico e sguardo teologico sulla persona. Il Novecento ha condotto a una notevole espansione delle conoscenze sull’essere umano ma, paradossalmente, ha visto aumentare la diffidenza verso l’idea di persona. In pratica è cresciuto l’approccio fenomenologico alla persona ma si è contratto quello ontologico, atto a cogliere l’unità e l’identità del vivente. Ma anche quest’ultimo non basta a rendere pienamente ragione della straordinarietà dell’essere umano. Occorre allora anche un approccio teologico, l’unico capace di offrire una prospettiva complessiva di senso.

M. Nicoletti presenta un interessante percorso di traduzione del concetto di persona dal teologico al filosofico e poi al politico, offrendo stimolanti riflessioni su una «filosofia dell’incarnazione come antropologia personalistica». All’inizio di tutto c’è Dio come «essere personale» e ciò che vale per il divino vale anche per l’umano fatto a sua immagine e somiglianza. Di qui è possibile derivare e individuare alcuni caratteri della persona: la capacità di «dare inizio»; la persona come fine; la libertà; la persona come corpo e affetti; la singolarità della persona; la responsabilità. Ed è proprio nell’ottica della responsabilità che, soprattutto i credenti, devono sentirsi motivati ad un concreto impegno nella realtà politica.

M. Cangiotti, per cercare di cogliere qualcosa della persona, sceglie come punto di osservazione la realtà della persona in azione, più in particolare l’azione del generare: la paternità e la maternità. La generazione umana può essere sottoposta ad una duplice lettura, può essere oggetto di due diversi ordini della coscienza: si ha così la generazione come «progetto» o come «avvenimento». Collocare la generazione nella sfera del progetto proietta in una civiltà della macchinizzazione disumanizzante; mentre, collocarla nella sfera dell’avvenimento, proietta in una civiltà fondata sulla capacità di vivere la novità come dono che si pone e che rende l’uomo più umano. Il generare, allora, è un’esperienza che appare come una decisione critica sul senso complessivo dello stare al mondo. In definitiva, come ricorda il sottotitolo, i diversi saggi offrono effettivamente validi contributi per la costruzione di un nuovo ethos, di una nuova coscienza del mistero e della dignità della persona umana.

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