In: La Civiltà Cattolica n. 3677, 2003http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3677/index_3677.html


Mario Aletti – Fabio De Nardi (edd.), Psicoanalisi e religione. Nuove prospettive clinico-ermeneutiche,

Torino, Centro Scientifico Editore, 2002


Il testo raccoglie le relazioni del Convegno internazionale su Psicoanalisi e Religione, tenutosi a Verona nell’ottobre 2001, che ha visto confrontarsi psicanalisti, filosofi e teologi. Il Convegno e il testo che lo riassume si inseriscono nell’area del non facile confronto tra scienze della mente e scienze dello spirito che, dopo un lungo periodo di pregiudizi e chiusure reciproche fin dagli inizi della psicanalisi, negli ultimi anni è oggetto di un’attenzione crescente e reciprocamente meno pregiudiziale. Da una parte, alcuni nella Chiesa si mostrano più aperti verso una psicologia non riduzionistica, apportatrice di contributi alla comprensione dell’uomo da salvare.

Dall’altra, parte della psicologia riconosce uno spazio maggiore al «vissuto religioso» come tema degno di attenzione scientifica, nei termini di quali siano le sue valenze psichiche nel divenire della personalità. In tale ambito appare legittima e opportuna una psicologia della religione, come settore specifico della psicologia che «studia, con metodi e strumenti psicologici, ciò che di psichico vi è nella religione: strutture, fattori, dinamismi, processi consci e inconsci attraverso i quali l’uomo giunge a un atteggiamento personale (non solo nel senso dell’adesione di fede, ma anche, eventualmente, della negazione e del rifiuto) nei confronti dei sistemi simbolici religiosi» (M. Aletti).

I saggi sono raggruppati in tre parti. La prima si occupa di «Psicoanalisi, religione e fenomenologia del sacro» e raccoglie i seguenti contributi: A. Vergote («Al crocevia della parola personale»), P. Sequeri («Alterità come esperienza fondativa? Psicoanalisi, etica e teologia»), G. Fossi «Psicoanalisi e religione: crisi comune»), M. Aletti («La religione come illusione: modelli, prospettive e problemi»), A. Petterlini («Illusione religiosa e teologia dialettica: S. Freud e K. Barth»), F. De Nardi («Offerta rituale e trasformazione della violenza fondamentale nel mito sacrificale di Isacco»), G. Sassanelli («La dimensione narcisistica nel sacrificio e nel sacro»).

La seconda parte verte su «Psicopatologia e clinica delle esperienze religiose», con i seguenti contributi: G. Benedetti («La “mancanza” nel suo triplice aspetto di angoscia, colpa e creatività come base delle religioni e come fonte della psicopatologia»), R. Speziale-Bagliacca («Colpa e peccato: riflessioni di uno psicoanalista»), A. Correale («Infinitezza e senso del trascendente»), P. Bria («Vicende inconsce dell’individuazione»), A. Rizzuto («Approccio tecnico alle tematiche religiose in psicoanalisi»), M. Peciccia («Psicoterapia del delirio religioso»), E. Shafranske («Il significato dell’esperienza religiosa nel trattamento psicoanalitico»), L. Boccanegra («Memoria evocativa e momenti di invocazione»).

La terza parte ha come argomento «L’esperienza religiosa e la sua pensabilità», con i seguenti saggi: U. Regina («Il problema della verità: dall’inconscio all’interiorità») A. Gargani («Dalla verità al senso della verità: psicoanalisi ed esperienza religiosa»), G. Hautmann («Sviluppi bioniani e alcune forme religiose della mente»), M. Ruggenini («Trascendenza del vero, verità dell’enigma»), S. Resnik («La verità e le sue maschere: religione e psicoanalisi»).

Anche se è impossibile sintetizzare una tale varietà e complessità di saggi, ne deriva almeno che un possibile confronto tra psicoanalisi e religione sembra muoversi lungo alcuni percorsi di fondo: la ricerca di una possibile «motrice proto-mentale del senso del divino»; la religione come relazione, come illusione, come elemento psicopatologico e come fattore terapeutico. I vari contributi, inoltre, prescindendo dalle personali visioni religiose degli AA. e anche solo nell’ottica più generale dell’attenzione all’uomo e di una sua migliore comprensione e cura, contribuiscono a una riflessione critica più rispettosa della complessità dell’uomo, di un uomo in cui dimensione psicologica e dimensione religiosa hanno pari dignità.

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