In: La Civiltà Cattolica n. 3764, 2007http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3764/index_3764.html


Giovanni Novelli (ed.), Nell’anima della storia. Appunti per una biografia di Giorgio Papàsogli,

Pisa, Edizioni ETS, 2006


G. Papàsogli (1906-96) ha lasciato, in quantità e qualità, un segno indelebile nell’agiografia italiana. Le ha conferito una nuova dignità scientifica soprattutto grazie all’accuratezza e ricchezza degli apparati storici, nonché alla profondità dell’analisi psicologica dei personaggi. Il tutto veicolato da una scrittura intensa e accurata, posta a servizio di un appassionante ritmo narrativo. Anche per questo la sua opera è certamente molto nota a quei lettori che negli ultimi decenni si siano appassionati alle vite dei santi. Poco nota, invece, è la sua vita. E allora giunge a proposito questo agile e preciso lavoro di G. Novelli. Egli ci fa immergere subito in un clima interessante: anche se soltanto appena accennate, sotto i nostri occhi scorrono le vicende di una famiglia di antiche origini greche, ormai da tempo radicata in Toscana e da cui, agli inizi del secolo scorso, prende i natali Giorgio Papàsogli.

Non meno interessante è il tempo che riguarda più direttamente Giorgio, soprattutto quello della formazione culturale, non solo universitaria: è il difficile periodo storico che precede e segue la seconda guerra mondiale. A partire da tale sfondo storico, a più riprese l’A. pone in risalto le svolte più importanti nella vita del protagonista. In questa interessante alternanza tra sfondo e primi piani, la descrizione della storia generale e di quella familiare e personale è affidata perlopiù a brani tratti da opere dello stesso Papàsogli.

L’A. si sofferma in particolare sulla vita familiare, dando il giusto spazio alle sue figure più importanti, a cominciare dalla moglie Margherita. Famiglia davvero accogliente, la cui casa diventa progressivamente un vero e proprio «salotto letterario». Qui Giorgio spicca per una capacità tutta particolare: l’ascolto. Tutti i testimoni lo ricordano così: sempre vivamente e sinceramente interessato all’altro, propenso più ad ascoltare che a parlare. Il pregio della conversazione di Giorgio, capace di segnare le persone che incontra, è quella sua «capacità di focalizzare il colloquio su temi profondi, interiori, di fede, anche partendo da una conoscenza più salottiera o da prospettive politiche e sociali» (p. 91). In lui, insomma, spiccano sia la dimensione umana sia quella spirituale: l’interesse per l’uomo e quello per Dio e la sua Chiesa sono un tutt’uno. E forse è proprio qui la radice di ciò che di lì a poco diventa la sua vera specializzazione: l’agiografia.

In effetti, negli anni Cinquanta-Settanta Papàsogli esplode come agiografo e narratore, con notevole successo editoriale non solo in Italia. E così prende concretamente corpo una passione implicita già in uno scritto dei primi anni Quaranta: «Nei momenti nei quali la società sembra allontanarsi da Dio e anche alcune grandi menti sono occupate dallo spirito laico, rimane più fitta, in fondo alle celle piene di ombra e di preghiera, o sui campi delle missioni, o in mezzo alla vita di ogni giorno, la processione dei Santi» (p. 100).

E come non lasciarsi coinvolgere dalle esperienze di quei santi così amati e così approfonditi? In effetti, la dimestichezza con la santità altrui contribuisce alla trasformazione del protagonista, più visibile soprattutto nella maturità. E così alla fine l’A. descrive un Papàsogli «cresciuto nell’amore per il Signore […]: quello che contava per lui era l’unione del cuore col Signore, e in niente voleva velare questa realtà, l’unica che lo rendeva soddisfatto» (p. 101).

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