In: La Civiltà Cattolica n. 3798, 2008http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2008/3798/index_3798.html


Fernanda Dima - Carmelo Mezzasalma,

Giorgio La Pira. Contemplazione e missione,

Panzano In Chianti (FI), Feeria, 2007


Impossibile sintetizzare una vita così ricca come quella di Giorgio La Pira (1904-77), ai più noto almeno nella sua dimensione pubblica di docente di Diritto Romano all’Università di Firenze, membro dell’Assemblea costituente, deputato, due volte sindaco di Firenze. Meno nota, forse, è la sua dimensione spirituale che pure ha condotto la sua diocesi ad avviare nel 1986 il processo per la causa di beatificazione, completato nel 2005. Al fine di conoscere meglio la sua spiritualità nel novembre 2004, presso la Pontificia Università «San Tommaso d’Aquino» (Roma), si è tenuto un Convegno per il centenario della nascita di G. La Pira, dal titolo: «Nostalgia dell’altro. La spiritualità di Giorgio La Pira». In quella occasione F. Dima, abbadessa delle clarisse di San Casciano Val di Pesa (Firenze), e C. Mezzasalma, Superiore della Comunità di San Leolino a Panzano in Chianti (Firenze),  hanno presentato gli interventi riportati nel libro.

Della spiritualità lapiriana i due AA. intendono porre in evidenza soprattutto un aspetto, come chiarisce il sottotitolo del loro lavoro: l’aspirazione di La Pira a conciliare il più possibile «contemplazione e missione». È, questo, un tema fondamentale nella sua esistenza, sempre attratta dal desiderio di vita intima con Dio, ma sempre a pieno servizio della missione nel mondo.

La Pira intravede la continua azione di Dio nella storia, anche quella difficile a lui contemporanea. In questa ottica l’Incarnazione del Verbo e la sua Risurrezione sono davvero centrali. Il Cristo vivente, che riconcilia l’uomo con il Padre, è modello per ogni credente inserito nella storia e protagonista della propria personale vita attiva. Contro i rischi della dispersione occorre mantenere desta la coscienza spirituale e fare diretta esperienza di relazione con Dio. Anche in considerazione del fatto che l’uomo è sempre più immerso nella vita esteriore, La Pira assegna uno spazio prioritario alla dimensione contemplativa nella vita interiore individuale ed ecclesiale. La più forte provocazione in tal senso proviene soprattutto dai monasteri di clausura, veri e propri focolai di vita contemplativa. Non è un caso, allora, che la contemplazione e la relazione con le contemplative siano centrali nel pensiero di La Pira, come testimoniano le sue Lettere alle claustrali.

Giustamente, allora, è su queste lettere che si fonda l’analisi dei nostri due AA., utilmente presentata da L. Artusi. Tra gli aspetti posti in luce dalla Dima, che lei considera veri e propri «inviti» di La Pira, segnaliamo la memoria Dei, cioè la certezza della presenza di Dio nella storia umana e nella vita personale. Nella relazione io-Tu con Dio ognuno può prendere coscienza e fare esperienza che «è possibile, anzi liberante imparare ogni giorno a coniugare la fede con la vita, la preghiera con l’impegno, la gioia di esistere con l’attesa piena d’amore della festa del Paradiso» (p. 39).

C. Mezzasalma, in una lunga e convincente analisi, pone in risalto la spiritualità carmelitana in La Pira, collegandola soprattutto a santa Maria Maddalena de’ Pazzi e a santa Teresa di Lisieux. A più riprese traspare la stima dell’A. per La Pira, come quando definisce le Lettere alle claustrali: «un vero e mirabile capolavoro di spiritualità vissuta. Sono una finestra aperta e inequivocabile sulla fede, la speranza e la carità testimoniate da La Pira in tutto il suo itinerario umano e spirituale» (p. 56).

In Appendice, ma non per questo privata di risalto, viene proposta una lunga lettera Circolare di La Pira alle suore di clausura, intitolata Una teologia del monastero di clausura. La lettera, raccolta dalla Fondazione La Pira e finora inedita, sintetizza il suo pensiero sull’argomento. Fondamentalmente vengono spiegate le ragioni che legittimano l’esistenza dei monasteri di clausura, e la loro funzione nella Chiesa e nell’intera storia umana. Il monastero appare sulla terra come «un abbozzo, un riflesso e un anticipo» della città di Dio; ha il compito di raccogliere e distribuire la linfa della grazia nella vita della Chiesa e agisce come forza motrice sul corso della storia umana.

In definitiva si tratta di un libretto interessante. Particolarmente apprezzabile la scelta degli AA. di interpolare l’esposizione con numerosi brani di La Pira. Ciò può incuriosire il lettore e probabilmente spingerlo al confronto diretto con le opere citate. Pensiamo che le riflessioni degli AA., chiaramente rivolte agli estimatori di G. La Pira e a quanti siano interessati a conoscerlo anche al di là della sua immagine politica, possa lasciare intravedere qualcosa della sua relazione con Dio, in particolare del suo desiderio di contemplazione. Si ha la sensazione di scoprire una vita che, profondamente immersa nella realtà e votata ad un suo miglioramento soprattutto a favore dei più deboli, trae linfa vitale da una vita-altra, nascosta ai più: la vita dello Spirito. Qualunque possa essere la personale opinione su un uomo così complesso come Giorgio La Pira, la sua dimensione contemplativa e il suo sforzo di valorizzare la contemplazione per il bene della Chiesa e del mondo, alla fine non lascia indifferenti. In tempi in cui l’uomo soffre sempre più di amnesia di Dio, sono ancor più necessari luoghi e persone che rinforzino la memoria Dei.

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