In: La Civiltà Cattolica n. 3669, 2003http://www.laciviltacattolica.it/Quaderni/2007/3669/index_3669.html


François-Marie Dermine, Mistici, veggenti e medium – Esperienze dell’aldilà a confronto,

Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2002


L’A., in cinque intensi capitoli affronta un tema vasto e complesso, oltre che particolarmente attuale. Nel primo capitolo si pone la questione fondamentale se le comunicazioni con l’aldilà siano realtà o illusione. Tratta, così, le teorie che negano tale realtà e quelle che riducono i fenomeni soltanto a meccanismi psicologici (suggestione, allucinazione). Eppure, almeno una parte di questi fenomeni resta non spiegabile. La posizione della Chiesa cattolica sull’esistenza e l’intervento degli spiriti — non negativa — si fonda sulla cautela e un serio discernimento caso per caso. Il secondo capitolo tratta delle comunicazioni con l’aldilà nell’ambito non cristiano, con uno sguardo anche alla storia delle religioni, al movimento spiritico e al New Age.

Da questo punto si entra nel cuore del testo: la verifica dell’ipotesi che le comunicazioni con l’aldilà in ambito non cristiano non abbiano finalità «unitive», ma «pratiche». Ciò che conta, quindi, è la «tecnica», la ricerca attiva attraverso appositi procedimenti. In tale ottica risultano fondamentali gli stati modificati di coscienza, le tecniche e metodologie usate per produrli e il ruolo amorale e dominatore della volontà. Il discorso si completa con una rassegna delle tecniche di comunicazione (rituali, iperattivazione, ipoattivazione), dei mezzi materiali (tavolo, scrittura automatica, mezzi elettronici...), delle componenti essenziali della medianità.

Il terzo capitolo tratta delle comunicazioni nell’ambito cristiano, ponendo in evidenza le caratteristiche proprie della componente divina e di quella umana. Ci si confronta così con le comunicazioni presenti nella Sacra Scrittura (Rivelazione e profetismo) e nell’ambito cristiano extra-biblico (profetiche e mistiche). Risaltano, in tal modo, le inconciliabili differenze tra le comunicazioni cristiane e non cristiane e la posizione del Magistero della Chiesa sulle comunicazioni soprannaturali. Il quarto capitolo analizza il «perché» le comunicazioni non cristiane non possano fare a meno della tecnica.

Contrariamente alla visione cristiana, infatti, tra la dimensione umana e quella soprannaturale vi sarebbe un continuum: l’aldilà è percepito come assenza, l’uomo ha bisogno di renderlo presente e, grazie a tecniche opportune, può ottenere tale risultato con la propria volontà. Si attua così una vera «depersonalizzazione» dell’oggetto. Lo stesso effetto, poi, si produce sul soggetto, che scompare in un divino impersonale e indifferenziato. La via cristiana al mistero divino, invece, passa attraverso la fede e l’adesione a Gesù, la cui umanità è sacramento della divinità. Qui non conta la tecnica ma soltanto l’apertura umana al soprannaturale, a Dio che — altrimenti inaccessibile — si dona nella relazione. Nelle conclusioni, infine, si tratta della fenomenologia mistica cristiana ponendo in evidenza le differenze di finalità e modalità dei fenomeni mistici cristiani e non cristiani.

L’ipotesi centrale del lavoro sembra individuabile in una differenza fondamentale posta dall’A. Le comunicazioni con l’aldilà in ambito non cristiano presuppongono o comunque implicano sempre un volere, un’attività e una tecnica dell’uomo. Qui è l’uomo che vuole — o si illude di — controllare le realtà trascendenti: il fine vero è la loro «conoscenza», che produrrebbe la completezza dell’essere. Nelle comunicazioni cristiane, invece, l’uomo può soltanto «essere disponibile» alla libera e incontrollabile iniziativa di Dio. Qui Dio «dona» gratuitamente l’esperienza di un’autentica relazione interpersonale, a prescindere dalla volontà dell’uomo e da ipotetiche sue capacità o meriti personali. Qui l’esperienza domina sulla conoscenza, l’incontro sulla fusione, senza rischi di depersonalizzazione.

Così le comunicazioni tra Dio e l’uomo sono epurate da quell’alone «straordinario», quasi che l’intima relazione con Dio sia appannaggio di pochi suoi prediletti, premiati da conoscenze ed esperienze particolari.Il volume, nonostante qualche non completa corrispondenza tra le citazioni nel testo e quelle in bibliografia, nonché l’assenza di indici, si presenta come molto valido e documentato. Nel crescente confronto tra le diverse religioni, definisce diversi punti oggi poco chiari. Richiamando ai dati fondamentali del credo cristiano, pone solidi argini al caotico sincretismo tra religiosità diverse, oggi in atto anche in alcuni settori della Chiesa.

Particolarmente opportuno, infine, è il tentativo di riportare il gusto dello straordinario nei suoi «giusti» confini: psicologici più che autenticamente spirituali. In tale luce, allora, il testo potrebbe risultare utile a molti, in particolare a quanti si confrontano con il sempre più diffuso e confuso bisogno di un sensibile  «contatto» con l’aldilà, anche all’interno dell’esperienza cristiana.

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